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Cristina Moncalvo, Mariana Mocanu, Manuela Galleazzi Città della Salute e della Scienza di Torino, Molinette

Introduzione

La valutazione del patrimonio venoso non è un’abitudine che risiede nella pratica infermieristica. La popolazione anziana è caratterizzata da patologie croniche, comorbi-dità e polifarmacoterapia, che portano all’ospedalizzazio-ne all’ospedalizzazio-nelle fasi di acuzie. Questo fa si che il patrimonio va-scolare dell’anziano sia spesso depauperato e deteriorato. E’fondamentale una tempestiva valutazione per la scelta corretta del dispositivo da posizionare, agendo in un’ottica di “salvaguardia del patrimonio venoso”.

Obiettivo. Questo studio indaga la valutazione

infermieri-stica del patrimonio venoso del paziente anziano, attraver-so un triage effettuato al momento del ricovero.

Materiali e metodi

Lo studio è stato condotto presso il reparto di Geriatria e Malattie Metaboliche dell’Osso, del presidio ospedaliero Molinette di Torino. Il triage del patrimonio venoso è av-venuto attraverso la compilazione di una scheda che lo va-luta attraverso codici colore: rosso se insufficiente, giallo se compromesso, e verde se adeguato; durata della terapia, caratteristiche del farmaco infuso e le necessità del pazien-te. La scheda è stata compilata al momento del ricovero a tutti i pazienti tra novembre e dicembre 2018 (83 in totale).

Risultati

Il 47% dei pazienti presenta un patrimonio venoso insuffi-ciente (codice rosso); il 26% presenta un patrimonio com-promesso e per il 27% risulta adeguato. La terapia venosa somministrata risulta essere principalmente non lesiva per il letto vascolare (69,34%) e somministrata per brevi pe-riodi (67% inferiore a una settimana).

Conclusioni

Dai dati raccolti risulta che la scelta ottimale per il paziente anziano è rappresentata dai devices periferici ad inserzio-ne ecoguidata (mini Midliinserzio-ne e Midliinserzio-ne), che garantiscono maggior stabilità e minor invasività, con la riduzione di eventuali complicanze dovute a multiple venipunture per il posizionamento dei dispositivi tradizionali. La valuta-zione precoce garantisce il posizionamento del dispositivo più idoneo, l’accesso alle cure in tempi brevi e una ridu-zione del disagio del paziente.

SOCIODEMOGRAPHIC AND HEALTH-RELATED PREDICTORS FOR FUNCTIONAL DECLINE AFTER AN INJURIOUS FALL: A POPULATION-BASED COHORT STUDY

Anna-Karin Welmer,Stina Ek, Debora Rizzuto, Amaia Calderon Larrañaga, Weili Xu

Aging Research Center (ARC), Department of Neurobiology, Care Sciences and Society, Karolinska Institutet and Stockholm University, Stockholm, Sweden

Background and Aims

A proper understanding of the long-term functional consequences of an injurious fall can guide care planning, rehabilitation, and resource allocation. In this study, we aimed to investigate whether sociodemographic and health-related factors may predict the long-term functional decline after an injurious fall in terms of disability.

Methods

We used data from the Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen, including 1,426 community dwellers aged ≥60 years. Functional status over 12 years of follow-up was assessed using number of dependencies in basic and instrumental activities of daily living. Sociodemographic and health-related factors including sex, cohabitation status, physical activity and self-rated health were assessed at baseline. Injurious falls over three years since baseline were defined as falls requiring inpatient or outpatient specialist care. Data were analyzed using linear-mixed effects models.

Results

During the follow-up, the fastest increase in the annual number of disabilities was observed in those fallers living alone (β coefficient=0.408; p<0.001), physically inactive (β coefficient=0.587; p<0.001), and with poor self-rated health (β coefficient=0.514; p<0.001). The negative impact of these factors was even more accentuated among fallers compared to non-fallers.

Conclusions

Living alone, being physically inactive and having a poor self-rated health magnify the negative effect of an injurious fall on functional status. These results contribute to a better understanding of the development of disability after an injurious fall, and can guide future health care strategies in particularly vulnerable individuals.

ALIMENTAZIONE E FARMACI:

PRINCIPALI INTERAZIONI E PROGETTO PER UNA VALUTAZIONE DI CONTESTO IN UN CAMPIONE DI SOGGETTI ISTITUZIONALIZZATI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Maria Parpinel1, Alessandro Cavarape2, Federica Fiori3, Francesca Primossi2, Francesca Valent4, Massimo Baraldo5

1 Dipartimento di Area Medica-Università degli studi di Udine; 2 Clinica Medica, Dipartimento di Area Medica-Università de-gli studi di Udine; 3 Dipartimento di Area Medica-Università degli studi di Udine; 4 SOC Istituto di Igiene ed Epidemiologia Clinica, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine; 5 Istituto di Farmacologia Clinica, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine

Stato dell’arte

Invecchiare non è sinonimo di debolezza e malattia ma un privilegio fisiologico, purchè si tenga presente la ne-cessità di considerarne sia i cambiamenti fisiologici sia la presenza di patologie croniche. Alla luce della necessità di affrontare tale processo nella sua complessità, presso l’Università di Udine è da poco nato il Gruppo interdisci-plinare aperto denominato “Active Ageing UNIUD”, cui partecipano 62 docenti di 8 diversi Dipartimenti organiz-zati su quattro cluster tematici: Benessere e Prevenzione; Infrastrutture e Tecnologie; Welfare; Ricerca Traslaziona-le, Diagnostica, Clinica e Assistenza.

Nell’ambito del cluster Benessere e Prevenzione di parti-colare rilievo è lo studio della relazione tra alimentazione e farmaci. La presenza di patologie croniche nell’anziano è in grado di instaurare diversi gradi di disabilità condi-zionanti la necessità di terapie farmacologiche protratte nel tempo. In Italia, tra gli utilizzatori di farmaci di età ≥ 65 anni, il 21,6% assume da 10 a più sostanze diverse al giorno (AIFA, 2018) ed in Friuli Venezia Giulia uno studio di prevalenza compiuto nel 2014 ha stimato che il 13.5% dei pazienti di età ≥ 65 anni segue una terapia con almeno 10 farmaci al giorno (Arnoldo, 2016). Si definisce politerapia l’assunzione di 5 o più farmaci al giorno e con iper-politerapia l’assunzione di 10 o più farmaci al giorno. È noto altresì che il fabbisogno nutrizionale dell’anziano risulta spesso alterato e/o modificato dagli effetti diretti ed indiretti della patologia stessa (LARN, 2014) e che l’inte-razione tra farmaci ed alimenti può essere particolarmente grave in quanto i componenti alimentari condividono con i principi attivi presenti nei farmaci le vie di assorbimento, distribuzione, metabolizzazione ed eliminazione (Boulla-ta, 2012; Briguglio, 2018; Genser, 2008).

Scopo di questo lavoro è presentare lo stato dell’arte degli studi sull’interazione farmaco-alimento ed un protocollo per la stima della prevalenza delle terapie farmacologiche e delle abitudini alimentari di un campione della popola-zione anziana istituzionalizzata residente in Friuli Venezia Giulia.

Approccio metodologico

La valutazione degli studi sull’interazione farmaco-ali-mento è stata compiuta attraverso la revisione della lette-ratura scientifica utilizzando il database SCOPUS (www. scopus.com).

Il protocollo per l’indagine, prevista per l’inizio del 2020, prevede di contattare le case di riposo della regione Friu-li Venezia GiuFriu-lia e di prendere in esame un campione di

soggetti li ricoverati. Verranno raccolti in forma anonima ed aggregata i dati relativi alle patologie ed alle relative terapie nonché i menu serviti dalle strutture. La stima del-la polifarmacoterapia neldel-la popodel-lazione generale si baserà sull’analisi di database amministrativi sanitari quali quel-li relativi alle prescrizioni farmaceutiche. La valutazione dell’adeguatezza nutrizionale della dieta verrà condotta analizzando le caratteristiche del servizio di ristorazione degli istituti partecipanti ed operando una valutazione di-retta attraverso la somministrazione di tre recall delle 24 ore nell’arco di una settimana ad un campione di 300 sog-getti selezionati in modo casuale tra gli ospiti delle strut-ture coinvolte. L’analisi di adeguatezza nutrizionale verrà condotta utilizzando un database italiano (www.bda-ieo.it) ed i LARN (LARN, 2014).

Principali risultati

Allo stato attuale l’interazione farmaco-alimento è sta-ta studiasta-ta solo singolarmente e quasi sempre su modelli in vitro o animali (Egashira, 2012). Ad esempio gli ini-bitori della calcineurina (Tacrolimus, ciclosporina) sono metabolizzati dal sistema CyP3a4 epatico che è inibito da alcuni componenti il succo di pompelmo, e questo por-ta ad avere il livello di sospor-tanza circolante alterato anche significativamente tanto da doverne evitare l’assunzione contemporanea, soprattutto se presente disfunzione renale ed epatica (Masuko, 2013). Le erbe aromatiche e le spezie, utilizzate nelle preparazioni alimentari o nelle tisane, pos-sono portare ad aumentare l’attività degli anticoagulanti (Leite, 2016).

Conclusioni

I risultati dell’applicazione del protocollo di studio con-sentiranno di fotografare la situazione attuale nella regio-ne Friuli Veregio-nezia Giulia ed uniti a quelli della revisioregio-ne sistematica della letteratura permetteranno di integrare le linee guida per la ristorazione dell’anziano ed a definirne di specifiche per i caregivers. Questi ultimi infatti spesso non sono adeguatamente formati in quanto si tratta di fa-miliari o amici privi delle necessarie conoscenze in ambito farmacologico e nutrizionale ma devono tener conto degli alimenti maggiormente a rischio di interazione con i far-maci per poter affrontare la problematica in sinergia con il personale medico/infermieristico con un buon margine di autonomia.

PALESTRA DI VITA DEL CONSORZIO SOCIO–ASSISTENZIALE DEL CUNEESE - CUNEO