Artista e facilitatrice del processo ceativo attraverso il metodo The Self-Portrait Experience
La mia prima e ultima retrospettiva l’ho fatta a Casa Sponge nel 2013. In nessun’altra galleria ho esposto tutti i miei progetti autobiografici insieme in fotografia, video e performance.
E’ buffo perché questa collaborazio-ne non è nata da un incontro, da un buon feeling con Giovanni Gaggia, ma quando ho vinto il Premio Ora, cui mi sono presentata senza sapere nulla di nessuna delle gallerie della giuria. Gaggia mi ha scelta, il che non è scontato. Pochi galleristi scelgono
un lavoro come il mio. Non ho una galleria che venda il mio lavoro. Le mie opere non interessano ai colle-zionisti, quindi neanche ai galleristi.
Molti dicono che io non faccio arte ma terapia. Mi è stato persino
det-to di risolvere i miei problemi prima di mostrarli al pubblico (ho esposto l’e-mail in mostra). Comunque le mie opere non sono decorative né piace-voli da vedere, anzi, sono perturban-ti, ti obbligano a guardarti dentro o per lo meno, a guardare il dolore o il disagio di un altro. Molti collezio-nisti sono ricchi e potenti. Molti ap-partengono alla tipologia che decide tutto nel mondo: maschi, mezza età, bianchi, molto ricchi, quindi potenti.
I più importanti galleristi e curatori appartengono a quella tipologia, alla quale guardare il disagio altrui non interessa e l’ultima cosa che vorreb-be vedere è il dramma di una donna di mezza età. Invece sono stata scel-ta da un giovane pioniere gallerisscel-ta, curatore, critico, artista e performer, che a venti e pochi anni ha costruito una home gallery in una cascina nel-le campagne intorno a Pergola, nelnel-le Marche e l’ha fatta diventare un cult.
Insieme abbiamo deciso di fare una mostra retrospettiva che conteneva opere di Someone to Love17, La Vie en Rose18 e Higher Self 19, una per-formance insieme a lui e il mio work-shop in video, a dicembre 2013. Sono arrivata a Casa Sponge, subito colpita
17. https://cristinanunez.com/portfolio/someone-to-love/
18. http://lavierose.eu/
19. https://cristinanunez.com/portfolio/higherself/
20. https://www.carolinalio.info/
dall’atmosfera solenne, monacale.
C’era la neve sulle strade e intorno alla cascina. Giovanni mi accoglie, e anche lui ha l’aria di un monaco me-dievale, un San Francesco contem-poraneo, magrissimo, bianchissimo, il naso aquilino, barba e baffi come un Cristo di El Greco e uno sguardo triste e profondo. M’innamorai subi-to, già dal primo giorno e ogni giorno
di più, anche se capivo di non essere esattamente corrisposta. O almeno nel modo in cui l’avrei voluto. Io che da anni cerco l’amore, in quella set-timana mi sono sentita letteralmen-te al settimo cielo. Abbiamo filmato delle nostre azioni, l’incontro quasi matrimoniale nella cappella di un monastero vicino, una conversazione sull’arte contemporanea seduti sul camino, il rituale della mia rasatura nel prato sopra la casa. Io nella mia stanza blu mi filmavo in monologhi sulla mia cotta sconvolgente. Alcune di queste scene sono poi diventate
parte del terzo video della trilogia La Vie en Rose. Le mie opere erano di-stribuite per le stanze di casa. Some-one to Love proiettato nella stanza di Giovanni, La Vie en Rose 1 in salone, e il 2, quello inguardabile della dispe-razione totale, nella mia stanza blu, forse per sollevare un po’ gli spetta-tori coraggiosi. Le piccole immagini autobiografiche erano montate su alluminio, come cartoline sparse per le mensole, i corridoi, e nei luoghi più svariati. Un video di una conversazio-ne in Skype con Carolina Lio20, che dopo questa mostra è diventata la mia curatrice preferita e una grande e cara amica, esposta in un’altra stan-za, quella rossa dei libri. Quella Cristi-na che appare nelle foto e nei video veniva accolta e avvolta dall’atmosfe-ra antica della casa, ed edall’atmosfe-ra perfetto.
Era la mia storia, e mi dava l’idea che poteva ben passare alla Storia. Come se gli abitanti di quella casa, nei se-coli, potessero guardarmi piangere o mostrarmi nuda, vulnerabile,
for-se proteggermi. Che bel sogno, per un’esibizionista come me, che de-sidera essere vista da chiunque, ad ogni costo. Nella performance sono riuscita a entrare nel letto di Giovan-ni, vestirmi coi suoi abiti mentre can-tavo New York Conversation di Lou Reed e poi sedermi con lui a ricamare e parlare dell’amore non corrisposto.
La presenza meditativa e lo sguardo di Giovanni mi facevano star bene.
Le persone che sono venute non hanno affatto disturbato la sacralità e l’atmosfera empatica ed accoglien-te della casa e di Giovanni, anzi, pa-revano confermare la sensibilità di questo progetto. Tra di loro, contatti umani caldi e autentici, senza fron-zoli né facce finte. Quella settimana celestiale mi ha caricato di un’ener-gia particolare e mi ha permesso poi di continuare con un progetto du-rissimo che ho fatto in Norvegia nel 201421. Forse senza quella settimana a Casa Sponge non avrei retto. Dopo la mostra Giovanni ed io non ci sia-mo quasi più sentiti per quattro anni.
Forse io avevo bisogno di distacco.
Non è un caso che ricompare adesso, dopo un’altra cotta non corrisposta, mannaggia a me. Perché non riesco a trovare il mio amore?
21. https://cristinanunez.com/portfolio/herstory-women-behind-the-camera/