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Il criterio di preferenza di Friedman e l'attività del policy

Abbiamo detto che la teoria della scienza positiva di cui necessitano i policy maker, almeno coloro che condividono l’obiettivo di manipolare il numero di denunce, consiste in una spiegazione del mondo che li metta nella condizione di predire l’effetto degli interventi a loro disponibili sul numero di denunce. I policy maker non sono interessati a conoscere l’esatto meccanismo che caratterizza il processo decisionale dei decisori. Ciò che vogliono spiegare del meccanismo decisionale proprio dei potenziali whistleblower è esattamente quel che serve a predire l’effetto degli interventi politici a loro disponibili. Una teoria realistica della decisione del potenziale whistleblower non sarebbe di certo la teoria preferita. La prima ragione è da individuare nel fatto che la teoria deve selezionare gli aspetti della realtà che hanno peso per la predizione, perché l’obiettivo è predire, e una teoria realistica sarebbe inutilizzabile nella pratica. Esattamente come una teoria sull’andamento del Dictator Game, mirata a scoprire se la maggioranza dei proponenti offrirà o meno la cifra più bassa possibile ai riceventi, deve astrarre dal contesto culturale. Inutile complicare una

teoria se ciò non porta ad una maggiore accuratezza predittiva. Ancora, è bene sottolineare che una volta selezionati gli aspetti della realtà che hanno peso sulla predizione del fenomeno in questione, il criterio di semplicità suggerisce che tali aspetti siano sostituiti con altri irreali ma più trattabili. La predizione di cui necessita il nostro policy maker è molto specifica. Per realizzare il proprio obiettivo, egli non deve sviluppare una teoria sulla decisione di un gruppo di potenziali whistleblower, bensì una teoria su alcune manipolazioni della decisione di un gruppo di potenziali whistleblower. Ciò significa che non siamo interessati al processo decisionale di quel potenziale whistleblower o a come modifiche dell’ambiente decisionale non disponibili al policymaker possono cambiare le decisioni di un gruppo di whistleblower, o ancora alle conseguenze fisiologiche e neuronali della scelta.

La spiegazione che il policy maker dovrebbe preferire è quella indicata dal criterio di Fridman: quella con la migliore accuratezza predittiva; il più semplice possibile e indifferentemente dal grado di realismo.

In ultimo, va sottolineato, così come ha fatto Friedman, che scienza positiva e scienza normativa sono in relazione asimmetrica, nel senso che la scienza normativa dipende dai risultati della scienza positiva, mentre non vale certamente il contrario:

“Le conclusioni della economia

positiva sembrano essere

immediatamente rilevanti per problemi normativi importanti [...] L’economia positiva è in principio indipendente da qualsiasi particolare posizione etica o particolari giudizi normativi [...] al contrario l’economia normativa e l’arte economica non possono essere indipendenti dalla economia positiva. Ogni conclusione politica si basa necessariamente sulle predizioni che riguardano le conseguenze di fare una cosa piuttosto che un’altra, una predizione che deve essere basata – implicitamente o esplicitamente – sulla economia positiva”.37

I risultati dell’economia positiva non dipendono dalle indicazioni della scienza normativa, mentre le indicazioni della scienza normativa dipendono dalle predizioni rese disponibili dalla scienza positiva. D’altra parte, la relazione fra scienza positiva e scienza

normativa non si esaurisce nelle parole di Friedman. In un certo senso, infatti, la scienza positiva può dipendere da quella normativa. Le predizioni che rende disponibili la scienza positiva hanno come oggetto un gruppo ristretto di fenomeni. Come abbiamo ampiamente visto, per lo strumentalismo non standard, le teorie sono strumenti per soddisfare precise necessità predittive. Tali necessità predittive definiscono quindi l’andamento della scienza positiva, determinano di quali teorie necessitiamo e di quali non siamo interessati. Le teorie che sviluppiamo sono dettate dai nostri obiettivi normativi, e in questo senso la scienza positiva dipende dalla scienza normativa. L’obiettivo normativo non conduce necessariamente ad avere obiettivi predittivi che hanno a che fare con l’effetto di manipolazioni. L’obiettivo normativo consiste, come abbiamo detto, nella particolare volontà di cambiare il mondo da com’è a come dovrebbe essere, in una certa particolare maniera. Cambiare il mondo non significa necessariamente manipolarlo. La differenza fra il mondo così come dovrebbe essere e il mondo così com’è potrebbe anche consistere nella spiegazione (predizione) di un fenomeno su cui non si ha nessuna volontà manipolativa. Tale differenza è una conoscenza e non una manipolazione. Pensiamo, ad esempio, alla prima necessità predittiva riguardante la

scatola: la predizione della percentuale di accensioni della spia dato un numero molto alto di inserimenti di palline nella fessura. Qui non c’è nessuna volontà manipolativa, e soddisfare la necessità predittiva significa trasformare il mondo da com’è a come dovrebbe essere semplicemente aggiungendo una conoscenza su di esso.

In conclusione, la teoria che il policy maker dovrebbe preferire, la cui necessità predittiva riguarda l’effetto di manipolazioni all’ambiente decisionale dei potenziali whistleblower sul numero di denunce, è la teoria ritenuta migliore affidandosi allo strumentalismo non standard di Friedman. Allora, la teoria migliore deve fornire la massima accuratezza predittiva possibile; fra le teorie che forniscono la massima accuratezza possibile deve essere preferita quella più semplice; la teoria più semplice è, non necessariamente, ma spesso, una teoria irrealistica. Il fatto che la necessità predittiva riguarda l’effetto di una manipolazione non implica il realismo delle assunzioni. Ciò significa che fra due teorie in competizione fra loro, il policy maker – con l’obiettivo normativo di incrementare il numero di denunce – deve preferire la teoria che predice più accuratamente l’effetto degli interventi a lui disponibili sul numero di denunce. Se si dà un grado di realismo differente fra le due teorie (sia in termini di astrazione

che in termini di sostituzione), tale fatto non fa propendere il policy maker né verso la teoria più realista, né verso quella meno realista. Fra due teorie con identico potere predittivo il policy maker deve preferire la teoria più semplice. Il criterio di preferenza fra due teorie che emerge dallo strumentalismo non standard è il criterio che dovrebbe adottare.