Pasqua 2 aprile. Indizione XIV.
Ottavo anno di papato per Bonifacio VIII.
Alberto d’Austria, re dei Romani, al IV anno di regno.
Et venit Florentiam Carolus Sineterra, et destruxit bonum statum Florentiae.1
§ 1. Umbria
A gennaio, su richiesta del pontefice Bonifacio VIII, Orvieto e Todi si rappacificano. Orvieto cede a Todi il castello ed il territorio di Montemarte per 24.000 libbre di denari.2 Tra gennaio e febbraio l'esercito della Chiesa continua la guerra contro il conte di Santa Fiora, del ramo ghibellino degli Aldobrandeschi. Il comando delle truppe è affidato a Gentile ed Orso Orsini. Le truppe di Orvieto, comandate da Rinaldo di Aldobrandino de' Medici, apportano il loro contributo all’esercito guelfo e le loro forze consistono in 150 cavalieri.3
Perugia, sotto il capitanato dello Spoletino Carlo di Manente,4 pone le sue cure alle opere civili. Viene disposto che sia rifatta la via che da Deruta porta a Casalino, quella da Ponte di Pattolo a Civitella delle Benedizioni, che venga migliorata quella della fonte di Veggio.
Sono erette porte e torri sopra i ponti di Val di Ceppi e Pontefelcino e viene costruita una torre sul ponte della Resena, non lontano da Fratta.5Qualche vaga eco di azioni militari, i cui particolari non sono meglio specificati, arriva dalla notazione che un certo ser Bartolo d’Oddo da Castel della Pieve, a capo di una banda di gente della Val di Chiana, strappa la sua città natale al podestà messer Giovanni di messer Baglione Baglioni. I Perugini, in breve tempo però, riescono a riacquistarla.6
Anche lo “Studio Generale” o Università di Perugia viene fondata, o ampliata in quest’anno.7
§ 2. Caroberto re d’Ungheria
In gennaio, Andrea il Veneziano, il re che gli Ungheresi hanno opposto a Caroberto d’Angiò, muore. Caroberto viene incoronato re, ma non con la corona di Santo Stefano, che è ancora in mano ai sostenitori del Veneziano. La maggioranza dei potenti ungheresi offre la corona al re di Boemia Venceslao, che l'accetta per suo figlio Ladislao. Questi, il 26 agosto 1301, viene
incoronato a Szekesfehervar ed assume il nome di Ladislao V d’Ungheria. La delusione degli Angiò trova un interprete in Bonifacio VIII che invia in Ungheria Nicolò Boccasini, vescovo di Ostia e futuro papa.8
§ 3. Bologna
È un anno di gran fermento per Bologna, caratterizzato da una politica reattiva a quanto le accade intorno. Reazione alle trame che i Fiorentini trasportano a Bologna; reazione al matrimonio che Galeazzo, il figlio di Matteo Visconti, ha contratto con Beatrice, la sorella dell'odiato e temuto Azzo d'Este e che porterà i Visconti nelle file del nemico.
Nella prima parte dell'anno Bologna si allea con i signori ghibellini di Verona e Mantova. A maggio e giugno invia soccorsi ai Bianchi di Firenze e Pistoia.
Ad ottobre e novembre vengono disposte una serie di provvigioni per aiutare Alberto Scotti di Piacenza, che capeggia la lega lombarda contro i Visconti; ma, nello stesso periodo, per timore, Bologna tradisce se stessa inviando aiuti a Carlo di Valois.
Il 15 novembre sono emanate provvigioni tese ad evitare tumulti e possibili conflitti civili, testimonianza questa di quanto agitato e ricco di fermenti sia il clima politico bolognese.9
§ 4. Bonifacio VIII toglie la scomunica ai Genovesi
Il 26 gennaio, grazie alla felice mediazione dell’arcivescovo di Genova Porchetto Spinola, il pontefice libera dalla scomunica i Genovesi, che, da parte loro, si impegnano a non immischiarsi nel conflitto che in Sicilia oppone Federico d’Aragona agli Angioini.10
§ 5. Piemonte e Lombardia
Il 13 febbraio, a Roma, Filippo di Savoia prende in moglie Isabella di Villehardouin, erede al principato d'Acaia. Isabella è rimasta vedova del suo secondo marito, Florent d'Avesnes e si è impegnata con re Carlo II di Napoli a non contrarre nuove nozze, se non previo suo consenso.
Carlo II, continuatore della tradizionale politica angioina tesa a crearsi un impero mediterraneo, quando apprende che il matrimonio è stato celebrato, dichiara Isabella decaduta dal principato. Poi, grazie alla mediazione di Bonifacio VIII, la reintegra, ma comunque soggetta alla sua alta signoria.
Ad ottobre Filippo di Savoia e Isabella salpano da Venezia, per recarsi a prendere possesso del loro regno.11 Uno dei principali collaboratori di Filippo di Savoia è Guglielmo di Monbello “guerriero e prudente”, cui, nel partire, il principe consegna il suo dominio in Piemonte. Guglielmo si può avvalere di un consiglio composto da Guglielmo Provana, Facio Lardono di Vigona, Berrino di Piossasco, Oberto di Lucerna, Giacomo di Scalenghe. Nel suo difficile viaggio il principe è accompagnato da Ottone di Miglioretto, giudice generale del Piemonte, Giacomo Scalenghe e il notaio Yaino di Prolormo.12
§ 6. Guerra in Friuli
Il 10 di febbraio il venerabile padre messer Pietro Gera, patriarca d’Aquileia, muore. Il 24 febbraio si riunisce il capitolo della chiesa d’Aquileia ed elegge il suo successore nella persona di messer Pagano della Torre. Come suo vicario viene eletto Guidone di Villalta, il quale incontra grosse resistenze nel ridistribuire i vari castelli della provincia a persone da lui scelte. Ne scaturisce un conflitto.
La chiesa d’Aquileia il 5 luglio nomina il conte Enrico di Gorizia suo capitano generale. Il 13 luglio i cittadini di Cividale, comandati dal conte Mainardo di Ortumburch, entrano nella
villa di Fagedo e la danno alle fiamme. La guerra continua per tutta l’estate, tra sortite, distruzioni e violenze, finché il 14 settembre la ragionevolezza conduce alla pace i contendenti.13
§ 7. Giovanni di Monferrato aiuta gli Avvocati a scacciare da Vercelli i Tizzoni
Il 18 marzo, Giovanni, marchese di Monferrato, alleato del marchese di Saluzzo, di Manfredi Beccaria e Filippo di Langosco, aiuta la famiglia Avvocati a scacciare da Vercelli la parte dei Tizzoni. I Tizzoni si rifugiano a Milano. Infatti Matteo Visconti è avversario del marchese di Monferrato, in quanto questi si è alleato con Filippo conte di Langosco, signore di Pavia. Anche a Novara i Brusati hanno espulso i Tornielli e i Cavallazzi.14
Ricapitoliamo: gli alleati di Visconti sono i Tornielli di Novara e i Tizzoni a Vercelli; suoi nemici invece: i marchesi Giovanni di Monferrato, Manfredi di Saluzzo, e Manfredi Beccaria, Filippo di Langosco, gli Avvocati di Vercelli, i Brusati di Novara.
§ 8. Brescia
La città di Brescia è divisa in 5 fazioni: ghibellini, Bardelli, Griffi, Ferioli e guelfi. Le principali famiglie guelfe sono i Brusati, Gambara, Madii, Flamingi, Salii, Lavelongo, Palazzo, Pontecarali, Calcaria, Martinengo, Gaitani, Pedezocchi e gli Ugoni. Anche in queste famiglie non sono infrequenti conflitti interni, ed il risultato è che i dissidenti passano tra le fila dei ghibellini. Aderiscono ai guelfi anche le casate dei Moreschi, Palazzolo, Concesio, Umiltà, Mayrano, Suragi, Coati, Porzano, Guzago, Salodo. Sono invece ghibelline la famiglie Bocacci, Ocanoni, Prandoni, Mandigafeni, Tangetini, Agnelli, Fregamoli, Alberticoli, Gisli, Pescheri, Lamite, Turbiado, Federici, Iseo. Sono dei Bardelli le nobili famiglie di Bucchi, Calzavelli, Pregnachi, Leccapesti e una parte dei Cazago, Mayrano e Concesio.15
Questo sistema complesso è dominato dal 1298 dal vescovo Bernardo Maggi che ha ricevuto la dignità di signore per 5 anni. Un affresco che ci è pervenuto, la Pace Maggi, che mostra il vescovo nell’atto di pacificare i principali esponenti delle famiglie bresciane importanti, risale al 1298 e ci mostra la fisionomie dei Bresciani illustri del tempo. La fisionomia del vescovo è stata rimaneggiata in seguito, ma le sue fattezze sono ritratte nel suo sarcofago sepolcrale. Berardo ha un viso ossuto, sbarbato, energico, un naso spiovente, gli occhi grandi.16
§ 9. Orvieto ristabilisce il suo potere su Lugnano
Il 24 aprile l'esercito orvietano si dirige su Lugnano, che, istigata dai Colonna, si è rifiutata di pagare 1.000 fiorini ad Orvieto. I cittadini di Lugnano scelgono il male minore, si umiliano e si sottomettono, ottenendo il perdono, senza dispendio di vite umane. Il 5 giugno Ofreducciolo d’Ugolino d’Alviano viene eletto podestà di Lugnano dai signori Sette delle Arti, i governatori di Orvieto.17
Tuscania o Toscanella in conflitto con Roma, l’anno scorso è stata costretta a sottomettersi dall’esercito romano, ad accettare il podestà designato da Roma ed un tributo annuo di 2.000 rubbie di grano. La debolezza di Toscanella dà possibilità al conte Galasso di Bisenzio di cercare di usurpare alcuni castelli nel territorio.18Questi chiede aiuto a Viterbo, che lo promette, a patto che Galasso governi e possegga questi castelli in nome di Viterbo. Il 15 maggio il conte di Bisenzio si reca in Viterbo e giura, accettando. L’esercito di Viterbo, nella seconda metà di maggio scaccia le genti di Toscanella dall’assedio di Piansano, che si dà al conte Galasso.19
A maggio, nell’Orvietano, compaiono molti grilli e vermi «ad media cruce», senza piedi, color oro, che hanno faccia e sembianza umana, e corona in testa.20
Il papa Bonifacio VIII appoggia i Chiaravallesi, facendo in modo che Gherardello degli Atti, dal quale in gioventù ha ricevuto molte offese, venga scacciato da Todi.21
§ 10. Gubbio
In maggio, i ghibellini di Gubbio, soccorsi da quelli della Marca e da Arezzo, scacciano i guelfi dalla città. I fuorusciti ottengono soccorsi da Perugia ed il 24 giugno riescono a riprendere Gubbio, scacciandone i ghibellini.
§ 11. Romagna e Marche
I signori ghibellini di Romagna rinsaldano le loro alleanze con matrimoni. Il primo maggio vengono a Reggio Giberto da Correggio e Ugolino de' Rossi con molta gente. Ugolino dà la figlia in moglie al figlio di Gerardo da Camino e Giberto sposa una delle figlie di questi.22
§ 12. I ghibellini vengono cacciati da Cesena
Matteo d'Acquasparta, legato apostolico del papa, conte di Romagna, il 14 febbraio ha convocato a Ravenna23 un parlamento generale per la pacificazione della Romagna, nel quale propone, inascoltato, il suo piano per la pacificazione della Romagna. Al convegno hanno partecipato Federico di Montefeltro, i rappresentanti di Cesena, Maghinardo da Susinana e i Forlivesi, Faenza, Imola e molti altri della parte avversa. La pace è ben lontana, il marchese d’Este prepara il suo esercito, e Bologna, per difendersi, fa altrettanto.
Faenza, all’inizio di aprile, invia ad Imola 200-300 cavalieri, per allestire una spedizione insieme a Bologna, ma rumori di possibili colpi di mano a Faenza convincono a rientrare i soldati. Viene costituita una lega tra Bologna, Imola, Forlì e i Bianchi banditi da Firenze. Il 27 aprile messer Salinguerra di Pietro Torelli ne viene messo a capo.24
Uno dei cittadini più importanti di Cesena, Raule dei Mazzolini, il 13 maggio, induce i Cesenati a ribellarsi ed a scacciare il conte Federico di Montefeltro, Uguccione della Faggiuola e Ciappettino degli Ubertini. Il giorno seguente il rettore di Romagna, il cardinale Matteo d'Acquasparta entra in Cesena.25Il primo giugno Gerardo dei Mazzolini viene eletto podestà di Cesena;26 il 21 giugno Offreduccio di Alamanno, dei conti di Aurelia, assume la carica di capitano del popolo.27
§ 13. Piemonte e Lombardia
A maggio il marchese di Monferrato prende Cugnolo e, nello stesso mese i Lodigiani assediano il castello di San Floriano, in possesso di Tresseno.28
L'associazione al governo di Galeazzo, da parte di Matteo Visconti, ha suscitato la rivalità di parte dell'aristocrazia milanese, che vede come il potere si stia consolidando in una dinastia. La rivalità sfocia in congiura; questa viene scoperta nel maggio e le persone coinvolte: Albertone Visconti, Landolfo Borri, Corrado da Soresina, Simon da Corte, Gabrio da Monza e uno zio di Matteo, uno dei più violenti oppositori, Pietro Visconti, sono costrette a fuggire, avendo le case diroccate.29
La lotta delle fazioni si risveglia anche a Bergamo, dove, in maggio, Colleoni e Soardi si battono contro Bongi e Rivoli. I primi, il 20 maggio, offrono a Matteo Visconti la signoria della città. Matteo manda forze al comando di suo figlio Galeazzo, che scaccia i Bongi, i Rivoli ed i loro seguaci.30
A giugno Matteo è proclamato capitano generale per 5 anni e messer Jacopo Pirovano podestà.31
§ 14. Terremoto in Toscana e nel Friuli
A Pistoia una serie di scosse di terremoto atterrisce la città per una settimana.32 L’11 di giugno, all’alba, una grossa scossa di terremoto fa balzare i Friulani dai loro letti. L’evento si ripete lo stesso giorno, con scosse importanti nel primo pomeriggio e dopo il vespro. Un’altra allarmante scossa semina il panico nella notte seguente.33
§ 15. I Bianchi di Pistoia ne scacciano i Neri
Contino di messer Amadore di Cavalcanti, capitano di Pistoia, fa in modo che, nell'elezione degli anziani, siano designati solo Bianchi. Quando gli anziani entrano in carica nominano a guardia di castelli e torri tutti loro seguaci.
I Neri incassano lo scacco e cercano la vendetta: si procurano l'alleanza dei Lucchesi e dei Neri fuorusciti, per portare al potere la loro parte nelle tre città. I guelfi Bianchi allora si alleano con i ghibellini e, in maggio, conducono una rabbiosa repressione tramite il successore del Cavalcanti, Andrea Filippi di messer Pergolotto de' Gherardini, detto per il suo zelo, Andrea Cacciaguelfi.34
Andrea si circonda di cavalieri e di armati e prepara quanto necessario per scatenare la repressione e la battaglia cittadina. Quando si sente pronto, il 24 maggio, cita in giudizio Baschiera de' Rossi, uno dei capi del partito dei Neri pistoiesi, con molti della sua parte. In tutto 70 maggiorenti (28 Cancellieri, 14 Tedici, 19 Rossi, 9 Siniboldi). Che compaiano alla sua presenza, pena la libertà e i beni! Baschiera, il primo convocato, invece di mettersi nelle mani dei suoi nemici, si fortifica nelle sue case.
Andrea Cacciaguelfi fa suonare le campane a raccolta e radunato il popolo lo conduce dietro al suo gonfalone contro le case dei Rossi. Queste sono ben munite e non possono essere prese con un assalto frontale, allora, dopo un nutrito scambio di verrettoni, Andrea fa portare legna per bruciare le case. Contro questa tattica non c'è difesa. Molti Rossi si gettano dalle finestre sul retro e fuggono, benché feriti; altri si rassegnano a consegnarsi nelle mani del capitano dei Bianchi. Il giorno seguente, il 25 maggio, la furia dei Bianchi si rivolge contro i Siniboldi. La resistenza di questi è più forte, o meglio difese sono le loro case, per cui l'assedio dura un paio di giorni, ma le fiamme fanno precipitare la situazione. I Siniboldi si rivolgono allora a Schiatta de' Cancellieri, che conoscono come uomo retto e non amante della guerra,35 e si mettono sotto la sua protezione. Schiatta li scorta verso la fortezza di Simone da Pantano, della famiglia Cancellieri ma di parte avversa a Schiatta, fortezza di fronte alla chiesa di San Pier Maggiore e così forte che, dal nome del famoso castello crociato, è comunemente chiamata Damiata (Damietta).
Quando la fuga dei Siniboldi viene scoperta, Gherardo Fortebracci conduce l'inseguimento, ma Schiatta riesce a difendere i fuggiaschi ed a farli rifugiare nella fortezza di Simone, «uomo di mezza statura, magro e bruno, spiantato e crudele, rubatore e fattore d'ogni male», come lo chiama Dino Compagni, che però è suo nemico di parte.36La furia partigiana dei Bianchi pistoiesi saccheggia e devasta le case dei Siniboldi; poi, rinfrancatisi, i combattenti si scatenano contro Damietta. Questa è realmente fortissima e non si può conquistare né con le armi, né col fuoco. Ma gli assediati sanno che non possono contare su nessuna possibilità di soccorso, allora trattano offrendosi di lasciare la città se viene garantita la loro incolumità.
Messer Barone de' Mangiadori da San Miniato, onorato ed esperto capitano delle truppe fiorentine, ottenuto il permesso dei Pistoiesi, riceve la resa e, insieme a Schiatta de' Cancellieri, scorta i Siniboldi ed i loro armati fino alle porte della città, difendendoli peraltro dagli scalmanati che vorrebbero disonorare gli impegni del governo. Fattili uscire, Barone e Schiatta fanno chiudere le porte della città per evitare che qualcuno si possa lanciare al loro inseguimento.37
Una volta scacciate le famiglie Tedici, Siniboldi, Rossi, Tebertelli, Lazzari e Ricciardi, Andrea Cacciaguelfi scatena una vergognosa persecuzione. Non pago di far abbattere le case dei
fuorusciti, processa e fa suppliziare numerosi seguaci dei Neri. In 7 mesi non meno di 295 persone sono condannate all'attanagliamento e al rogo. Tra le vittime numerosi bambini, per i quali, misericordiosamente, si usa solo la forca e non le tenaglie roventi.38I fuorusciti cercano rifugio in Prato, che non li accoglie per timore di Firenze. Una parte di questi si recano allora a Pescia, in Val di Nievole, in mano a Lucca dal 1282.
§ 16. Gli Interminelli cacciati da Lucca
I conflitti di parte a Pisa, rinfocolati dagli avvenimenti di Pistoia, fanno sì che i Bernarducci e gli Obizzi, famiglie guelfe dominanti a Lucca, chiamino a raccolta i fuorusciti pistoiesi che sono a Pescia e con loro assaltino le case degli Intelminelli (Antelminelli), presso il duomo di San Martino, distruggendole.
Le radici dell’evento vanno ricercate nell’anno scorso, quando «i Pisani deliberarono di mectere diferenza e parte in Lucchi» perché vi prevalgano i ghibellini. A tal fine hanno scelto 24 cittadini pisani, che sono stati mandati a prendere residenza a Lucca, «socto spetie di mercantia», fingendo dunque che il loro interesse principale sia il commercio. Gli osservatori pisani, o le spie, constatano l’esistenza di due partiti, uno che fa capo a «messer Opizzo, giudice degli Opizzi, molto amato dal populo», l’altro, capeggiato da Bacciomeo Ciapparoni e Bonuccio Interminelli. Le spie pisane hanno convinto Bacciomeo, cui hanno fatto enormi promesse, ad uccidere il principale avversario, il giudice Obizzo. Il primo gennaio di quest’anno, mentre Obizzo è a Vicopelago viene assassinato. Giovanni Sercambi, cui dobbiamo questa narrazione, insinua che siano i Pisani a spargere la voce che il crimine sia dovuto a Interminelli, Mordecastelli, Tassignanesi e «quelli da Porta et del Fondo». Avviene ora la reazione degli Obizzi e Bernaducci. Oltre a saccheggi e distruzioni, viene catturato e decapitato Manuccio Mordecastelli. «E per questo modo s’incorporò in Lucha divizione e parte ghibellina».39 Gli Interminelli, e fra questi il ventenne Castruccio Castracani, vengono scacciati da Lucca insieme ai Tassignani, Da Porto e Del Fondo. Il papa benedice la cacciata dei ghibellini.40 Castruccio si stabilisce ad Ancona, poi a fine anno, perduti entrambi i genitori, si reca in Inghilterra, dove si addestra al mestiere delle armi.41
I Neri di Firenze radunano armati nelle loro case-torri, ma non sono animati da sufficiente decisione o esasperazione e, abbindolati dalle ipocrite promesse dei priori Bianchi, che assicurano il richiamo dei confinati della loro fazione, si disarmano.42 Il governo fiorentino invece chiede soccorso a Bologna, che in giugno invia 400 cavalieri, arma le genti del contado e consente agli uomini della parte bianca di portare armi in città. Così rafforzati, i Bianchi non solo si rimangiano le promesse, ma citano in giudizio i Neri per aver radunato gente armata. Molti Neri sono condannati, ma riescono a fuggire.43
§ 17. Umbria
L’irrequieta Radicofani, istigata dal conte di Santa Fiora si ribella ad Orvieto. In giugno messer Ermanno Monaldeschi vi conduce le truppe orvietane, rinforzate da quelle fornite da Valle di Lago, Valle Paglia e Valdichiana. I soldati danno il guasto al territorio di Radicofani e di Santa Fiora.44
Il 22 agosto transita per Orvieto Carlo di Valois, ricevendone molti festeggiamenti. Il 22 ottobre il comune di Orvieto invia 125 cavalieri a Carlo di Valois a Firenze.45
§ 18. Lombardia
Lodi, Crema e Cremona prendono le difese dei fuorusciti di Milano e di Bergamo.
In giugno seguono scorrerie reciproche tra Milanesi, Bergamaschi e Novaresi da una parte e Cremonesi, Lodigiani e Cremaschi dall'altra. Galeazzo Visconti «giovane di vivacissimi spiriti,
avendo cominciato a gustare il mestiere dell’armi e il piacere di comandare a un esercito, non ama molto la quiete».46 A capo dei suoi armati e, preso con sé il podestà di Milano, il Pistoiese Guidozello Guidozelli, compie scorrerie nel Novarese, passa il Ticino, prende Oleggio, Pombia, Galliate, Mairano, poi torna. Lodi, Cremona e Crema si dichiarano protettori dei Bongi e Rivoli cacciati da Bergamo, e a luglio assalgono la città. Questa è ben difesa e il 6 luglio costringe gli aggressori a ritirarsi. Matteo Visconti, constatando che i suoi nemici continuano ad aumentare, decide di trovarsi un alleato potente e si appresta ad onorare Carlo di Valois.47
§ 19. Pisa contro i pirati
I consoli di Pisa48sono informati che alcuni pirati rendono insicuro il mare ed il litorale, minacciando il libero e sicuro commercio pisano. Inoltre i consoli hanno ragione di sospettare che il vessillo pirata possa in realtà essere uno schermo per altre intenzioni, impadronirsi cioè del porto di Pisa. In estate ordinano quindi di rafforzare la guardia al porto.49
§ 20. Guerra tra il vescovo di Trento e il conte del Tirolo
Il duca Alberto d’Austria, appena eletto re di Germania, ha cercato di far pacificare il