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Mappature testuali Eterogeneità e polifonia nella letteratura ucraina post-sovietica

3.1.2 Una ‘cultura di transito’

La cultura di transito è post-traumatica, ma non è “incompleta” […] La cultura di transito può essere percepita come la perdita di qualcosa. Ma se la transizione non viene intesa come un passaggio temporaneo e un percorso verso una destinazione finale, ma viene invece osservata dalla prospettiva della sua intrinseca transitorietà ed all’interno della continua ricerca di un dialogo e di nuove corrispondenze tra il sé e il mondo, tra il corpo e l’ambiente, tra la coscienza e l’essere, allora la cultura di transito diventa autosufficiente e completa (Hundorova 2013: 12, T.d.A.). 13

Il processo di maturazione del contesto culturale ucraino che ha avuto luogo nei due decenni post-sovietici ha determinato oggi una fase artistica caratterizzata da una maggiore introspezione, legata al recupero della memoria individuale e collettiva: come testimoniato dalla pubblicazione della recente antologia

Dekameron. 10 Ukrajins’kich prozajikiv ostannich desjati rokiv (Il Decamerone.

Dieci prosatori ucraini degli ultimi dieci anni, 2010), edita da Klub simejnoho

dozvillja, in cui sono racchiuse le principali tendenze della prosa del nuovo

secolo, inclusi i contributi dei già citati Prochas’ko e Žadan. Le strategie narrative della produzione letteraria ucraina del primo decennio del XXI secolo rappresentano il riflesso del perfezionamento del processo di rielaborazione del ‘trauma’ storico. Con la definizione di Tranzytna Kul’tura (Cultura di transito), T.

! 109 “Транзитна культура є посттравматичною, але зовсім не «неповною» [...] транзитна культура може 13 сприйматися як втрата чогось. Однак коли розуміти транзитність не як тимчасовий перехід і рух до кінцевого пункту, а сприймати її з погляду самої транзитности й почуватися всередині постійно встановлюваної відповідности й діалогу між я і світом, тілом та оточенням, свідомістю і буттям, то транзитна культура стає самоцінною і повною”.

Hundorova (2013) propone una felice formula per comprendere la specificità della postcolonialità ucraina, vista come una ‘condizione di transito’ nell’accezione non solo di ‘passaggio’ o ‘temporaneità’, ma soprattutto come ‘momento di coscienza della propria essenza’ in una condizione di transitorietà. Include quei fenomeni che emergono dalle dinamiche della ‘memoria culturale’ post-totalitaria. Guardando al romanzo ucraino post-sovietico, è possibile oggi infatti osservare un ‘sintomo generazionale’: il passato influenza il futuro, sradicando il soggetto dalla sua esistenza, dalla contemporaneità, rendendolo ‘ostaggio del passato’. Ma proprio vedendo la ‘transitorietà’ come modello culturale, si determina il ‘luogo del cambiamento’, che inizia a porsi come bacino di codici simbolici utili a dare una interpretazione adeguata alla propria condizione esistenziale, culturale.

In Tango Smerti di Jurij Vynnyčuk, la riflessione intorno alla tematiche della Shoah diventa un canale funzionale a trasmettere l’esperienza ucraina del trauma storico, mescolando i dati d’archivio con l’elemento finzionale. La sua stilizzazione artistica di L’viv ai tempi dell’Olocausto ha prodotto un risultato ambivalente: da una parte ha attirato nei confronti dell’autore le accuse di mistificazione della realtà storica (Radzijevs’ka 2012), mentre dall’altra l’opera ha comunque ottenuto il riconoscimento della critica, venendo insignita del BBC

Ukraine Book of the year nel 2012. Ha suscitato grande clamore anche il ritorno al

romanzo di Oksana Zabužko nel 2010 con il suo Muzej pokynutych sekretiv (Il museo dei segreti abbandonati), per il quale nel 2013 è stata fregiata a Wrocław del prestigioso premio Angelus, dopo la sua pubblicazione in traduzione polacca. Questo romanzo segna il passaggio ad un nuovo tipo di narrativa incentrata sulla riflessione storica, che prende vita attraverso un’approfondita ricerca d’archivio riguardante il ruolo dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini negli scontri con i sovietici e con le truppe polacche nel periodo tra le due Guerre. Le critiche

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all’oggettività del dato storico presentato dalla Zabužko nel suo lavoro vengono 14 bilanciate dalla capacità dell’autrice di analizzare i profondi legami che intercorrono tra la memoria individuale e collettiva:

Lo scopo di Zabužko è quello di creare un romanzo postcoloniale esemplare in Ucraina [...] Zabužko deve risolvere la questione legata al cambio del centro della narrazione, trovando una nuova struttura interna del racconto. Già nella prima parte del romanzo Zabužko riesce a definire chiaramente questa struttura: deve essere un racconto in cui il tempo venga ad assumere la forma di un labirinto; quest’ultimo si avvicina e al contempo si allontana dai contemporanei, ma, soprattutto, nasconde dei misteri, dei segreti, che è necessario rivelare al fine di recuperare la memoria della specie, la memoria delle generazioni [...] Zabužko sfrutta appieno l’idea del tempo magico (Hundorova 2013: 119, T.d.A.). 15

Il ‘labirinto della memoria’ creato dalla scrittrice attraverso gli strumenti allegorici postcoloniali, consente di schiudere e di ripercorrere il ricordo di una generazione proprio per mezzo della sua ‘testualizzazione’.

Il ricorso alla storia è uno strumento molto efficace anche nel settore della letteratura di massa. Vasil’ Škljar (n. 1951) è uno scrittore affermato tra il grande pubblico, grazie ai suoi thriller di successo costruiti intorno a tematiche fantastoriche. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Čornyj Voron (Il corvo nero), in cui vengono ricostruiti gli eventi relativi alla guerra dei patrioti della Repubblica di Cholodnyj Jar, costituitasi nella regione di Čerkasy tra il ’19 ed il ’22 dopo la Rivoluzione bolscevica, contro l’armata Rossa e le truppe imperiali. Il libro, che dopo la sua uscita era comunque già stato insignito del Knyžka roku, premio relativo ad un rating annuale del mercato editoriale nazionale, è stato oggetto di

! 111 Cf. Blacker 2013. 14 “Мета Забужко – створити зразковий постколоніальний роман в Украіні [...] Забужко має розв’язати 15 питання зміни фокусу оповіді та знайти нову внутрішню структуру оповіді. Уже в першій частині роману Забужко прямо формулює цю структуру – це має бути оповідь, де час ототожнюється з лабіринтом; він то наближається то ховається від сучасників, але головне – він ховає якісь таємниці, секрети, які треба розкрити, щоб відновити пам’ять роду і память поколінь [...] Забужко використовує сповна ідею магічного часу”.

un forte scandalo . Il recupero di una ‘cripto-storia’, di tematiche ‘obliate’ dalla 16 narrazione storica egemonica e di difficile interpretazione , ha provocato un 17 acceso dibattito intellettuale, che è culminato con il provocatorio rifiuto dell’autore di Čornyj Voron di ricevere il prestigioso premio letterario di stato Taras Ševčenko nel 2011.

In generale, la vitalità della letteratura ucraina è segnalata da una forte permeabilità dei confini tra letteratura di genere e letteratura alta, con il proliferare di fenomeni letterari legati alla cultura di massa . La nascita di nuovi festival 18 letterari nazionali segnala il livello di fermento delle iniziative culturali del paese, che iniziano a prender forma nelle diverse regioni ucraine. Tra gli eventi principali si annoverano il Forum vydavciv (Forum degli editori) di L’viv, i più recenti

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112 Cf. Slavins’ka 2011.

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“[…] Nell’opera di Škljar il romanzo storico si combina con l’ultimo derivato del genere fantastico: la “cripto-

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storia”, ovvero la narrazione dei retroscena ‘autentici’, ‘occulti’, il più delle volte a sfondo mistico, di celebri eventi storici. L’atamano soprannominato ‘il corvo nero’ è immortale: una metafora dell’invincibilità dello spirito nazionale. Si tratta di un procedimento artistico tradizionale, e la costruzione del testo segue questo tipo di strategie. Škljar riproduce la poetica, ben consolidata nella letteratura ucraina, del romanzo storico del XIX secolo, tentando di rappresentare non solo gli eventi e i realia occulti, ma anche riproducendo il modo di pensare di persone vissute in un passato più o meno lontano” […у Шкляра исторический роман соединен с новейшим ответвлением фантастики — «криптоисторией», то есть повествованием о «подлинной», «скрытой», чаще всего мистической подоплеке известных исторических событий. Атаман Черный Ворон оказывается бессмертным: метафора неодолимости народного духа. Прием традиционный, и построение текста ему соответствует. Шкляр воспроизводит устоявшуюся в украинской литературе поэтику исторического романа XIX века, пытавшегося не только представить подлинные события и реалии, но и выразить образ мышления людей более или менее отдаленного прошлого…] (Kochanovskaja, Nazarenko 2011, T.d.A.).

“Per la letteratura ucraina lo sviluppo di una letteratura di massa è una questione di sopravvivenza; l’abitudine 18

a leggere in lingua ucraina non può prendere forma soltanto attraverso la letteratura alta. Proprio per questa ragione si spiega la sorprendente vitalità, per i nostri tempi, del concorso letterario ‘Koronacija slova’ […] Secondo gli organizzatori, la ‘letteratura alta’ continuerà ad esistere in ogni caso, ma il mantenimento del segmento di massa ad un buon livello artistico rappresenta una questione socialmente significativa: non è affatto un paradosso, e la pubblicazione di più di cento romanzi da parte di editori ucraini, in seguito ai risultati del concorso, ne è una chiara dimostrazione” [Для украинской литературы культивирование массовой литературы — это вопрос выживания; даже привычка читать на украинском языке не формируется чтением одной только высокой литературы. Именно этим объясняется удивительная по нашим временам жизнеспособность литературного конкурса «Коронация слова»…Утверждение организаторов, что «высокая литература» будет существовать и так, а поддержание массового сегмента на достойном художественном уровне — общественно значимая задача, вовсе не парадокс, и более 100 романов, выпущенных украинскими издательствами по результатам конкурса, являются тому подтверждением…] (Kochanovskaja, Nazarenko 2011a, T.d.A.).

Knyžkovyj Arsenal di Kyjiv e Meridian Czernowitz, ed infine il festival letterario

di Donec’k presso il centro culturale Izoljacija.

Nel corso dei venti anni di indipendenza dell’Ucraina, il generale atteggiamento di inclusività nei confronti degli eterogenei elementi culturali del paese ha dato vita al carattere composito del panorama artistico odierno. Come evidenziato da M. Shkandrij, sembra proprio l’apertura verso il pluralismo culturale ed i fenomeni ‘ai margini’ della tradizione a poter porre le condizioni per il raggiungimento di un nuovo stadio per la tranzytna kul’tura ucraina:

This inclusiveness, to my mind, is a good sign, which does not efface stories and histories, voices and memories. This kind of writing is allied to the refusal of a narrow national paradigm by contemporary historians [...] It is also allied to the writing of a Ukrainian history that includes other cultural and ethnic groups, a project that Paul Magocsi set himself in his History of Ukraine [...] Hence elements of hybridity, marginality such as "surzhyk" (a macaronic mixture of Ukrainian and Russian spoken by many) or the maloros complex (an identity that sees "Little Russian" as merely a colourful variant of "Russian"), which have often been defined in Ukrainian literature as scourges, are frequently seen in postcolonial writings as almost a "natural" and inevitable condition of cultural evolution. Postcolonial criticism has willingly focused on border literatures, migrant communities, and in-between identities (Shkandrij 2009).

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