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Da Carlo V a Filippo II, da impero asburgico ad impero spagnolo

LA COMPETIZIONE PER LA SUPREMAZIA NEL MEDITERRANEO NEL XVI SECOLO

4) Da Carlo V a Filippo II, da impero asburgico ad impero spagnolo

Gli effetti sulla Spagna della politica imperiale di Carlo V erano evidenti ai ministri spagnoli dell'imperatore, che continuamente inviano missive al loro sovrano chiedendo che rientrasse immediatamente in Castiglia per prendere conoscenza diretta della situazione. Il segretario di stato, Francisco de los Cobos, negli anni quaranta del Cinquecento supplicava all'imperatore di ripristinare la pace, poiché ormai era impossibile trovare nuovi fondi per le campagne militari.

Poco prima della metà del XVI secolo, scomparve dalla scena politica tutta una

generazione di politici che, avevano amministrato direttamente il regno di Spagna per Carlo e contribuito a preparare il giovane Filippo ad ereditare parte dei domini del padre. Nel 1545 morì il cardinale Tavera, nel 1546 il precettore del principe Juan de Zúñiga ed infine nel 1547 spirò anche Cobos280. Nel 1548 Filippo, ormai maggiorenne, raggiunse il

padre a Bruxelles per prepararsi ad ereditare i suoi titoli. L'opposizione del Ferdinando d'Asburgo fece naufragare il progetto. Anche la critica situazione finanziaria della corona spagnola contribuì ad accelerare il processo di scissione dell'impero carolino. Dato che la Spagna non poteva più sostenere le spese militari per la pacificazione dell'area tedesca, venne a mancare l'unico motivo per cui i principi del Sacro Romano Impero avrebbero potuto accettare un monarca “spagnolo” al vertice dell'impero281. Carlo, ormai stanco ed

invecchiato, decise di spezzare in due l'enorme entità politica su cui aveva governato per più di tre decenni. Filippo venne incoronato re di Spagna, mentre Ferdinando ottenne il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero.

Carlo V abdicò il 25 ottobre 1555 con una cerimonia solenne. Con quest'atto il vecchio e stanco monarca cessò di agire sulla scena internazionale, tuttavia il processo di trasferimento della sua autorità politica era già cominciato molto tempo prima. Precisamente nel 1541, quando l'imperatore conferì al figlio il titolo di duca di Milano282.

Filippo già negli anni precedenti all'abdicazione aveva anche cominciato ad esercitare una discreta influenza all'interno del governo della Spagna. Il giovane principe si distinse inoltre per alcune iniziative autonome, prese senza la consultazione del padre. Come quando, nel 1554, ordinò alla flotta spagnola, con 3000 fanti a bordo, di fare rotta verso la Corsica caduta l'anno precedente in mano francese283.

280 J. Elliott, La Spagna imperiale, cit., pp. 235-236. 281 Ivi, pp. 237-238.

282 M. J. RodríguezRodríguez-Salgado, Metamorfosi di un impero, cit., pp. 148-163. 283 Ivi, p. 161.

I domini ereditati da Filippo II rappresentavano comunque un vastissimo impero, anche se di grandezza inferiore rispetto a quello governato dal padre. Anzi, da un punto di vista amministrativo questa entità politica era più coerente e più solida di quella di Carlo V. Meno coinvolta nelle vicende europee e più proiettata in una nuova dimensione atlantica. L'unico dispiacere per Filippo fu la mancanza di un titolo imperiale:

Di un impero, ha la sostanza, l'estensione, le realtà disparate, le ricchezze, sebbene il suo sovrano non possieda il titolo prestigioso che avrebbe compendiati e quasi incoronati gli innumerevoli altri titoli portati da Filippo II. Il figlio di Carlo V fu escluso, sa Dio dopo quali esitazioni, dalla successione imperiale che, in via di principio, ma in via di princiio soltanto, gli era stata riservata ad Augusta nel 1551. Ed egli sentì dolorosamente la mancanza del titolo imperiale, se non altro nel conflitto di precedenza con gli ambasciatori francesi alla corte di Roma, in quel teatro di capitale importanza cui guardavano tutti gli occhi. Perciò nel 1562, il Re Prudente pensò di brigare per la corona imperiale. Nel gennaio del 1563 corse voce che sarebbe stato proclamato imperatore delle Indie.284

Uno dei tratti distintivi del nuovo monarca spagnolo fu la sua poca mobilità. Filippo scelse di governare il suo impero rimanendo in Castiglia, insediando degli alti ufficiali nei vari possedimenti della corona per governare in sua vece. Egli era talmente convinto che l'eccessiva mobilità in un sovrano fosse un male che lo scrisse anche nella sua ultima lettera al figlio285. Inoltre il Re Prudente non provava particolare simpatia per quei

sovrani che si ponevano alla testa di un esercito, partecipando direttamente ad un'azione militare (come aveva spesso fatto il padre)286.

L'impero di Filippo II fu sostanzialmente spagnolo. La sua decisione di

284 F. Braudel, Civiltà ed imperi del Mediterraneo, cit., p. 711. 285 G. Paker, Un solo re, un solo impero, cit., p. 40.

soggiornare sempre in Spagna fu presa anche in risposta alla precarietà finanziaria degli altri possedimenti. Durante il suo soggiorno nei Paesi Bassi tra il 1555 e il 1559 le sue spese personali vennero coperte dal denaro che gli veniva inviato dalla Castiglia287.

La presenza del re in Spagna contribuì a creare un forte legame affettivo della popolazione verso il sovrano. I castigliani adoravano Filippo II, allo stesso modo in cui Carlo era apprezzato dalle popolazioni fiamminghe. Per l'amministrazione della macchina statale da lui governata, il Re Prudente ricorse al servizio delle maggiori personalità provenienti dalla penisola iberica. Uno degli aspetti più evidenti tra il modo di condurre la monarchia da parte di Carlo e quella del figlio è proprio questo. L'imperatore del Sacro Romano Impero “vagabondava” per i suoi domini. Invece, durante il regno di Filippo, si diffuse la sensazione che i possedimenti italiani e i Paesi Bassi venissero considerati come paesi secondari dal sovrano288; luoghi da cui attingere risorse finanziarie in caso di bisogno. Questo fattore contribuì a diffondere un senso di ostilità nei confronti degli spagnoli.

Il dubbio che Filippo II non abbia avuto il senso di questi cambiamenti, che abbia creduto di essere il prosecutore della politica del padre, viene sollevato da Braudel. «[...] il discepolo conservò troppe cose delle lezioni ricevute, ebbe troppo presenti alla mente i precedenti degli affari su cui doveva prendere decisioni risolutive»289. Dal padre egli acquisì soprattutto l'alto senso del dovere e la consapevolezza che Dio aveva affidato a lui un compito da svolgere. In quanto re, Filippo doveva eseguire un duplice compito: agire per la gloria dell'onnipotente e per il bene dei suoi sudditi. Era suo preciso dovere proteggere il popolo dai nemici esterni ed amministrare la giustizia.

287 F. Braudel, Civiltà ed imperi del Mediterraneo, cit., p. 712. 288 M. J. Rodríguez-Salgado, Metamorfosi di un impero, cit., p. 148. 289 F. Braudel, Civiltà ed imperi del Mediterraneo, cit., p. 713.