L’Enterprise Risk Management
2.2 Dall’assicurazione alle prime forme di gestione dei risch
L’attitudine delle imprese al controllo dei rischi ha attraversato nel corso degli anni un grande sviluppo, passando da semplici forme di mutualità, ai contratti di assicurazione, fino all’introduzione dei modelli per la gestione dei rischi, come il Risk Management ed il più recente
Enterprise Risk Management. Difatti, come conseguenza allo sviluppo del concetto di rischio
considerato dapprima solamente come un rischio puro, e quindi negativo, e poi come opportunità di creazione di valore, si è passati da modelli di gestione del rischio preventivi a proattivi.
Le prime forme di copertura possono essere ricondotte all’VIII secolo a.C., quando i Fenici elaborarono delle forme di copertura dal rischio chiamate “prête à la grosse”, nelle quali il debitore, ossia l’assicurato, restituiva l’importo preso a prestito con gli interessi solo dopo che la merce oggetto della transazione fosse giunta intatta al porto di arrivo. Questa grezza forma di copertura venne ampiamente utilizzata negli scambi marittimi fino a quando papa Gregorio IX pubblicò il Liber Extra34, nel quale si vietava ogni forma di usura, compreso il “prête à la
grosse”. Questo diede l’input alla creazione delle prime convenzioni assicurative, secondo le
34 Il Liber Extra, o Decretales Gregorii IX, è un testo di diritto canonico, suddiviso in 5 libri, contenente definizioni
quali l’assicurato cedeva la merce prima del trasporto, con l’obbligo di riacquistarla all’arrivo al porto di destinazione ad un prezzo maggiorato, perché comprendente il premio per il rischio per l’assicuratore.
Le prime vere polizze assicurative nacquero proprio in ambito marittimo: verso la prima metà del XIV secolo presso le repubbliche marinare di Genova e Venezia nacque l’obbligo per i commercianti di stipulare i loro accordi di fronte ad un notaio, esplicitando l’importo delle somme assicurate. Nel 1424 a Genova sorse inoltre la prima vera e propria società assicurativa, chiamata Tam mari quam terra.
Dopo l’incendio di Londra del 1666 le assicurazioni cominciarono ad espandere le loro attività, oltre che ai trasporti di merci, anche alla copertura di danni derivanti da disastri naturali. Inoltre, fu proprio in quegli anni che videro il loro sviluppo le assicurazioni sulla vita, grazie soprattutto ai progressi delle analisi statistiche e all’elaborazione di nuovi principi sul calcolo delle probabilità.
Il XIX secolo vide la capillare diffusione delle società assicurative in Europa e negli Stati Uniti, dove il politico e studioso Benjamin Franklin si fece proprio promotore della pratica assicuratrice, favorendone lo sviluppo.
Possiamo quindi capire che l’assicurazione ha rappresentato la principale forma di difesa dai rischi fino al secondo dopoguerra, rappresentando così le prime forme primitive di risk
management. Le imprese infatti cominciarono a predisporre organi aziendali e personale
specializzati per la gestione delle polizze assicurative, per ridurre i rischi ai quali erano esposte, dando vita così all’Insurance Management [Forestieri, 1996; Prandi, 2010].
Il Risk Management nella sua ottica aziendale moderna nacque negli Stati Uniti tra gli anni ’40 e ‘50, con le prime pubblicazioni accademiche riguardanti la gestione dei rischi. In particolare, la locuzione “risk management” si ritrova per la prima volta nell’articolo scientifico intitolato
Risk Management: A New phase of Cost Control, pubblicato da Gallagher Russel nel 1956.
[Prandi, 2010].
Il primo testo dedicato interamente al risk management, intitolato Risk Management and the
Business Enterprise, è stato pubblicato nel 1963, dopo sei anni di lunghe ricerche ed
elaborazioni, ad opera di Robert I. Mehr and Bob Hedges. Come inizialmente introdotto nel libro, lo scopo del risk management è “massimizzare l’efficienza produttiva dell’impresa”. Il rischio infatti non deve essere semplicemente mitigato tramite contratti assicurativi, ma deve essere gestito in modo comprensibile [D’Arcy, 2001].
L’approccio del tradizionale Risk Management cominciò a diffondersi come pratica aziendale solo attorno agli anni ’70, grazie alla comprensione che le pratiche assicurative non fossero il
solo strumento per la copertura dei rischi, e si cominciarono così ad adottare i primi modelli di gestione dei rischi. In tali modelli il compito di gestire i rischi era affidato ad ogni singola unità organizzativa dell’impresa, senza alcun coordinamento tra di esse (gestione silos by silos), con lo scopo di contenere le minacce con il minor costo possibile, senza quindi una gestione organica, con la considerazione del solo down-side risk [Prandi, 2010]. In quegli anni inoltre i rischi finanziari iniziarono a diventare una sempre più rilevante fonte di incertezza per le imprese, le quali cominciarono a sviluppare diversi strumenti per la loro copertura.
Il passo successivo è stato lo sviluppo di questa concezione, con la considerazione positiva dei rischi, i quali, se gestiti in maniera appropriata, possono portare a potenziali guadagni.
Questo cambiamento di prospettiva, insieme alle condizioni economiche dell’inizio degli anni Novanta di grande volatilità dei tassi di interesse, favorirono la capillare diffusione degli strumenti derivati e di contratti assicurativi più sofisticati. Parallelamente, si cominciò a comprendere che l’affidamento della gestione dei rischi alle singole business unit non fosse del tutto efficiente, e che attraverso il coordinamento e la comunicazione fra di esse si potessero raggiungere gli obiettivi aziendali prefissati [Forestieri, 1996; Prandi, 2010]. Possiamo individuare in quegli anni l’evoluzione del Risk Management tradizionale al Financial Risk
Management (FRM), che riguarda in particolare la gestione dei rischi finanziari con l’affermarsi
così della funzione finanziaria all’interno delle aziende, nelle quali le scelte di investimento e finanziamento diventavano via via sempre più importanti per raggiungere gli obiettivi aziendali. Il compito del FRM è garantire un’ottimale allocazione del capitale per avere un’adeguata remunerazione in termini di rischio accettabile, in modo da assicurare la continuità aziendale. Seppur costituendo una nuova metodologia di visione del rischio, il FRM si focalizza su un ambito gestionale ristretto [Del Pozzo, 2009].
L’ultimo step della nostra disamina storica è lo sviluppo dell’Enterprise Risk Management, che considera tutte le tipologie di rischi e le gestisce in maniera integrata. Lo scopo non è eliminare i rischi in maniera totale, essendo per loro natura ineliminabili, ma gestire i fattori che li influenzano in maniera da ottenere un vantaggio competitivo [Tarallo, 2000]. La gestione integrata del rischio ha carattere globale all’interno dell’impresa, e si estende in maniera trasversale in tutti i livelli dell’organizzazione, con l’intento di superare i limiti della visione tradizionale, come l’approccio parcellizzato, non comprendente le complesse relazioni tra le singole business unit e le diverse tipologie di rischi.