“Dalla carta al cartone al metallo”
2.1. Dalla carta al cartone Esempi di lavori d’animazione
al Casale dei Monaci, maggio 2003. Laborato rio di -retto da Riccardo Dalisi e condotto in colla bo -razione con Franco Iovanna, Alexandra Adriani, Monica Bar -bieri, Daniela Bello.
A parte alcuni schizzi di Dalisi tutte le immagini si riferi-scono alle realizzazioni degli alunni della Scuola Media “Umberto Nobile” di Ciampino e dell’Istituto d’Arte
“Paolo Mercuri” di Ciampino-Marino pro-dotte durante il laboratorio.
Questo “laboratorio” è stato pensato come un’esperienza progressi-va nella conoscenza del materiale. Partendo dalla carta, passando al cartone e poi alle lamiere di metallo (latta, rame, argento, oro).
Un foglio di carta è un supporto per scrivere, per disegnare, uno schermo che ha memorizzato il segno. Come si può conoscere un mate-riale? Il materiale si conosce per ciò che mi ha dato. Se si disegna sul foglio la carta trattiene il segno. Disegnando la stessa cosa nell’aria, essa non la trattiene.
L’aria è un materiale? L’aereo, le farfalle appoggiano le ali sull’aria e sono sostenuti da essa nel volo. La stessa cosa per l’acqua; ci sostiene quando nuotiamo. Ma l’aria non può trattenere un segno. Non è un sup-porto che memorizza. Girando una corda nell’aria, si sente un sibilo. La corda, un segmento unito ad un moto circolatorio, disegna un cerchio nell’aria, ma non lo trattiene una volta che cessa il moto.
Il foglio di carta è qualcosa di consistente e per conoscere la consi-stenza devo provare il materiale. Il foglio di carta resiste ad una forza che tira, ad una trazione, ma quando viene compresso non ha resisten-za. Se viene piegato, creando così delle nervature, resiste meglio alla compressione.
Il fazzolettino è anch’esso di carta, ma resiste poco sia a compres-sione sia a trazione. Manca di componenti che lo rendono rigido proprio perché deve essere morbido. Proprio per questa sua proprietà cristallina che lo rende rigido, il foglio di carta fa rumore quando si accartoccia.
John Cage ha composto musiche utilizzando questo genere di suoni, di rumori. Se si osserva la gestualità delle mani che manipolano la carta, diventa teatro. Il rumore dei fogli di carta potrebbe simulare suoni misteriosi.
L’origami è l’arte di piegare la carta. Tutti i modi di fare arte inizia-no con cose semplici. Si piega la carta creando uinizia-no spigolo, lasciando un segno. Si crea uno spazio. Un muro non è un’architettura. Due muri creano uno spazio.
Con le piegature si modula lo spazio, si arricchisce. Il riflesso del sole sul foglio crea architettura. L’ombra fa un disegno sul foglio, sullo spazio architettonico.
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Un altro modo di conoscere il materiale è inciderlo. Con l’incisione si lascia un segno. Nel punto dove vie ne piegato o inciso il foglio di carta si deforma. Anche il taglio deforma il foglio. La deformazione rimane, diventa permanente. Medi ante il taglio e la piegatura, il foglio assume una conformazione diversa rispetto alla semplice piegatura.
Piegando più volte ed effettuando ulteriori tagli ottengo un’opera (di architettura). È un’auto operazione. Si fanno delle piccole operazioni, si osserva per cogliere ulteriori cambiamenti da fare.
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Diario di bordo a cura di Franco Iovanna, Alexandra Adriani, Monica Barbieri, Daniela Bello. Casale dei Monaci presso il Centro Culturale Comunale per le Arti Applicate e il Territorio
Alle 9.30 ci siamo incontrati con i ragazzi della 3a della Scuola media Umberto Nobile, un gruppo di 15 alunni e 3 insegnanti. Riprendendo l’introduzione del giorno precedente sul modellare un foglio di carta, attraverso piegature e tagli, i ragazzi hanno iniziato il loro primo giorno di laboratorio.
Dopo i primi timidi tentativi, vinto il disagio di trovarsi davanti ad un foglio bian-co, si è incrementato l’interesse verso questo esercizio. Da forme e modelli semplici si è passati a quelli più complessi. Osservando i modelli dei compagni e confrontan-doli con il proprio ci si è liberati, man mano, lasciandosi guidare dal proprio istinto.
Per esempio, un semplice nastro arrotolato intorno ad un dito è servito come spun-to per creare nuove forme morbide, rispetspun-to allo spigolo netspun-to di una piegatura. Una figura geometrica come un cerchio può diventare un’apertura, una piegatura, un
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... Mentre continuavano l’esperienza, nell’ambiente adiacente, sul pavimento è stata allestita con cartoni colorati una zona per esporre e fotografare i modelli. Si è poi osservato che i giochi di luce e ombre hanno creato nuove forme interessanti disegnate sui cartoni e sui modelli vicini. L’osservazione ha ispirato ulteriormente i ragazzi che hanno così trovato nuovi stimoli per la creazione. L’esperienza dell’esposi-zione ha permesso di studiare la reladell’esposi-zione tra i modelli esposti singolarmente e in dialogo con gli altri...
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...In una seconda fase dell’esperienza, i ragazzi della 3a hanno a disposizione
fogli di cartoncino colorato. Si usano le forbici e i taglierini, e piegando,
tagliando spuntano fuori strutture fan-tasiose, forme astratte, corpi sinuosi, a fiore, visi, animaletti sorridenti e curiosi a volontà. E la luce del sole arricchisce tutto con la sua magia...
Diario di bordo
Istituto d’Arte “Paolo Mercuri” di Ciampino-Marino
In questa seconda esperienza di laboratorio siamo passati dal semplice foglio di carta al cartoncino. Il materiale richiede ora una maggiore cura nella modellazione.
Utilizzando, ad esempio, un righello si può in maniera semplice e sicuramente più pre-cisa fare delle piegature sul foglio e, utilizzando delle forbici, praticare dei tagli. Si è osservato come questo nuovo materiale abbia una consistenza più solida della carta. Si comincia a fantasticare sul cosa potrebbe diventare, ma lasciando in questa fase aper-te le più diverse possibilità creative. I ragazzi, dopo le prime osservazioni fataper-te assie-me al prof. Dalisi, hanno preso dei cartoncini colorati. Il colore in questa seconda fase è fondamentale, non più, quindi, semplici fogli bianchi (il prof. Dalisi ha consigliato tutti i colori tranne il nero)...
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... Insieme stiamo scoprendo come il cartoncino offra possibilità differenti dalla carta. I tagli morbidi diventano ora più stabili. Viene poi ancora una volta ripetuta l’e-sperienza del fotografare. L’armonia delle forme viene ora anche arricchita dalla rela-zione dei colori. Delle vere e proprie forme architettoniche prodotte in maniera com-pletamente spontanea... La partecipazione è totale, anche nella fase espositiva.
Viene poi proposto un secondo esercizio, l’idea è di fare ora uno schizzo che rap-presenti un’automobile. Dalisi mostra i disegni rap-presenti nel suo libro Progettare senza pensare. L’esercitazione prende spunto dall’esperienza fatta precedentemente. Nasce
... Dal bidimensionale si è passati ad un primo modellino tridimensionale; piegan-do il foglio più volte si dà spessore, poi si praticano dei tagli fatti questa volta in maniera più accorta, più curata, si tagliano le ruote, il muso, la portiera e via di segui-to. Pian piano comincia a prendere forma il nostro modellino...
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E poi... modellare una sedia!
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Diario di bordo
Ancora a Casale dei Monaci presso il Centro Culturale Comunale per le Arti applicate e il Territorio
Oggi i ragazzi della 3a hanno a disposizione alcuni cartoncini colorati di diversa dimensione. Il prof. Dalisi inizia la lezione creando un piccolo modellino di una sedia:
tre piegature del cartoncino ed è fatta. Continuando a modellare il cartoncino con le forbici ed effettuando piccoli tagli, la sedia inizia a diventare più complessa.
L’esercizio è quello di provare a creare un modellino semplice, quello della sedia, liberando la fantasia e la creatività. I ragazzi si mettono subito all’opera… Pochi di loro utilizzano il taglierino, quasi tutti le forbici, forse perché è più semplice modella-re, sembra il prolungamento delle mani...
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... Le prime creazioni prendono spunto dal modellino del prof. Dalisi: per ora non hanno ancora liberato la fantasia. Ma dopo il terzo giorno anche il gruppetto più irre-quieto è all’opera, tutti sono attenti. La prova definitiva è quella di verificare se la sedia regge... molte si rovesciano, alcune rimangono in piedi. Dopo i vari tagli, si con-tinua con i colori, pennarelli, pastelli e unioni di cartoncini colorati. Dopo le prime soluzioni semplici, si ci sbizzarrisce con forme più complesse, schienali ondulati, pog-giapiedi che fuoriescono “a richiesta” dalla sedia-poltrona, sedie che “si guardano”...
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Diario di bordo
Istituto d’Arte “Paolo Mercuri” di Ciampino-Marino
L’esperimento della modellazione della sedia, usando delle strisce di cartone colo-rato, viene ripetuto all’Istituto d’Arte. Dopo aver piegato il primo modellino si comin-cia ad osservare come ci siano dei punti che vanno rinforzati, il terzo modo è quello più sollecitato. Praticando dei tagli si arricchisce il modellino con nuovi elementi che possono contribuire alla staticità, ad alleggerire (con dei vuoti ad esempio) ed ad irri-gidire i punti più fragili creando delle nervature. Tali elementi possono anche donare
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Sedie elaborate da artigiani seguendo i modellini dei ragazzi.
Mostra al Casale dei Monaci, aprile 2003.
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Commento del professor Dalisi:
Sul tema della sediolina di G.T. Rietveld: una striscia di cartoncino ripiegato subi-to dà l’idea e lo spunsubi-to per una serie di elaborazioni fertili, inesauribili. L’importanza di un metodo così sintetico ed immediato è che va al cuore del problema compositivo.
Si raggiunge rapidamente come una sintesi, si coglie una globalità, una linea, un per-corso da seguire. I modelli di sedie scelte hanno delle particolarità che le rendono ori-ginali al di là di ogni discorso sulla funzione e sul loro specifico valore di design.
70 Mostra al Casale dei Monaci, aprile 2003