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52 Fraccaro 1952, p. 253. 53 Torelli 1998b, p. 21.

54 Il processo di penetrazione romana nella Venetia fu agevolato dalla realizzazione di altre tre vie: la discussa Aemilia “veneta” o “altinate” che collegava Bologna ad Aquileia (175 o 152 a.C.); la via Annia da Adria ad Aquileia (153 o 131 a.C.) e la via Popilia da Rimini ad Adria (132 a.C.) (Bandelli 2007, p. 21). L'intervento romano nella parte occidentale della Pianura fu, al contrario, meno incisivo. Va segnalata, oltre alle fondazioni di Tortona – Dertona (tra il 173 ed il 149 a.C. o tra il 122 ed il 118 a.C.) e della colonia romana di Ivrea – Eporedia (100 a.C.), l'apertura anche della cosiddetta via Fulvia nel Monferrato e della via Aemila Scauri da Luni a Tortona. Per Dertona si veda: Torelli 1998b, pp. 23-24; Bandelli 2007, pp. 18-19. Per Eporedia e le due vie: Bandelli 2007, pp. 20-21.

55 Lo stesso Catullo menziona alcune sue proprietà nel Lazio ed è stata ipotizza l'esistenza di interessi commerciali, suoi o della sua famiglia, nell'isola di Delo, principale centro commerciale degli Italici nell'Egeo (Wiseman 1985, pp. 44-58).

La Padana tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. fu inserita nella nuova provincia della Gallia Cisalpina, che partendo dalla linea Rimini-Pisa si estendeva sino alle Alpi57. Gli eventi della guerra

sociale (91-87 a.C.), scoppiata a seguito del mancato riconoscimento della cittadinanza romana agli alleati italici, non interessarono direttamente il territorio della nuova Provincia. Alcuni accenni nei testi di Sisenna ed Appiano evidenziano però un probabile coinvolgimento di contingenti militari cisalpini a fianco dei Romani58. Le fonti sono confermate dal rinvenimento di varie ghiande missili

con iscrizioni venetiche ad Ascoli Piceno, uno dei centri principali degli Italici, e nei pressi dell'Aquila59.

Il sostegno all'Urbe portò grandi vantaggi agli abitanti della Gallia Cisalpina, divisi giuridicamente in cittadini romani, cittadini di diritto latino ed indigeni federati. Il primo provvedimento a favore dei provinciali fu la Lex Iulia de Civitate emanata nel 90 a.C., che concedeva a tutti gli alleati di diritto latino la piena cittadinanza romana. Tutte le colonie latine presenti sia in Cispadana che in Traspadana – Rimini, Bologna, Piacenza, Cremona e Aquileia – diventarono quindi municipia

civium romanorum. Ascanio Pediano ci dà inoltre notizia di una Lex Pompeia de Transpadanis

emanata dal console Pompeo Statone nell'89 a.C. che, di poco successiva alla precedente, concedeva il diritto latino a buona parte degli abitanti della Traspadana (Asconio Pediano, Contra

L. Pisonem, 2-3). I maggiori oppida indigeni, tra cui Verona60, divennero quindi colonie latine

“fittizie”. L'estensione del diritto latino permise inoltre, come ci ricorda sempre il passo di Asconio, ai maggiorenti delle comunità indigene di ottenere, tramite lo ius adipiscendae civitatis per

magistratum, la cittadinanza romana, superando quindi il divieto presente nei vecchi foedera61. Con

questa legge si portò a termine il processo di integrazione nel mondo romano delle élites locali, composte ormai sia da indigeni che da immigrati centro-italici62.

Questo nuovo assetto giurisdizionale portò ad un rafforzamento a scopo elettorale dei rapporti clientelari già esistenti tra i maggiori centri della Padana ed alcune importanti gentes: M. Torelli segnala i legami esistenti tra l'oppidum di Brescia e i Postumii63, mentre G. Bandelli - oltre ai

Postumii – evidenzia l'influenza dei Flaminii, dei Giunii Bruti e degli Emilii Lepidi64.

57 Il silenzio delle fonti impedisce di precisare la data di nascita della Provincia che fu comunque istituita tra il 143 ed il 95 a.C. (Càssola 1991, pp. 30-40; Bandelli 1998a, p. 153).

58 Per le fonti e la discussione: Bandelli 1992, p. 36.

59 Da Ascoli provengono vari proiettili con iscrizioni in latino e in venetico che menzionano gli abitanti di Opitergium, lanciati probabilmente da un reparto di funditores di Oderzo durante l'assedio della città. Mentre da Monte Monicola, vicino l'Aquila, proviene una ghianda missile con un'iscrizione venetica che menzionano un librator probabilmente di Este (Buchi 1987, p. 22; Bandelli 1998b, p. 156)

60 Potrebbe far riferimento a questa fittizia acquisizione dello stato giuridico di colonia latina il discusso passo di un Panegirico di Costantino, che ricorda come Verona colonia di Pompeo fu portata alla rovina da un Pompeiano, Ruricio Pompeiano, prefetto del pretorio di Massenzio (Buchi 1987, p. 23).

61 Luraschi 1979, pp. 143-156. 62 Bandelli 1998b, pp. 156-157. 63 Torelli 1998b, pp. 25-26

L'interesse dei politici romani per la Cisalpina è dovuto infatti, al di là degli evidenti fattori militari, all'importanza che la provincia ebbbe nelle elezioni dell'Urbe; lo stesso Cicerone ci ricorda che la Gallia contava molto in fatto di voti (Cicerone, Ad Atticum, I, 1.2). La consapevolezza dei vantaggi derivanti dall'optimo ius spinse tutte le comunità che non ne erano ancora in possesso a richiedere la cittadinanza romana: nacque così la causa Transpadanorum della quale si farà portavoce Gaio Giulio Cesare.

Cesare risulta presente nel nord Italia già tra il 68-67 a.C., quando ritornando dalla questura in Spagna visitò, come ci informa Svetonio, le colonie latine in lotta per la cittadinanza con l'intenzione di tentare un colpo di mano, preventivamente sventato dai consoli (Svetonio, Divus

Iulius, 8). Va segnalato però che le fonti di Svetonio, il quale ci informa di un'altra congiura ordita

l'anno seguente da Cesare a Roma (Svetonio, Divus Iulius, 9), sono tutte anti cesariane. Se, quindi, certa è la presenza del futuro proconsole in Cisalpina, non chiare sono le motivazioni del suo viaggio65.

La lotta degli abitanti della Cisalpina per l'acquisizione dell'optimo ius trovò comunque in Cesare un attento interlocutore a partire dagli anni del suo proconsolato. Nel 59 a.C. la Lex Vatinia gli assegnò, come concordato tra i membri del primo triunvirato, il governo per cinque anni delle due Gallie, la Cisalpina e la Narbonense, e dell'Illirico66. Il nuovo Proconsole attraversò certamente il

nord Italia nel 58 a.C. per arruolare due legioni e trarre le tre che stanziavano presso Aquileia in previsione dello scontro con gli Elvezi (Cesare, Bellum Gallicum, I, 10.3). Vari passi del Bellum

Gallicum ci informano inoltre di come tra il 58 ed 52 a.C. fosse abitudine del Governatore passare

gli inverni in Cisalpina, denominata già a volte Italia (Cesare, Bellum Gallicum, II. 35.2-3; 3.1), per amministrare la giustizia (Cesare, Bellum Gallicum, I, 54.3; II, 1.1; V, 1.1 e 5; VI, 1.1; VI, 44.3; VII, 1.1; VII, 6.1; Irzio, Bellum Gallicum, VIII, 23.3). Sappiamo che Cesare, durante la sua permanenza nella Provincia, risiedette frequentemente ad Aquileia (Cicerone, In Vatinium testem,

16.38), dove vi era il campo invernale per l'acquartieramento delle legioni, e a Verona, ospite del padre di Gaio Valerio Catullo (Svetonio, Divus Iulius, 73). Agli anni del proconsolato si fanno

particolare sembra il loro legame con la Liguria. Per quanto riguarda i Flaminii, importantissimo fu il ruolo svolto da questa gens tra il III ed il II secolo a.C., basti ricordare l'apertura delle due omonime vie, la Flaminia (maior) del 220 a.C. e la Flaminia (minor) del 187 a.C. Tra il 178 ed il 42 a.C. ben tre generazioni di Giunii Bruti, tra i quali due consoli, sono attestate fra la Cisalpina e l'Illirico (Bandelli 1998c, pp. 35-36). Per quanto riguarda i Lepidi, indubbia è la vasta clientela che il Princeps Senatus costruì nel nord Italia, dove partecipò alla fondazione di colonie, all'assegnazione di terre e a vari arbitrati. I rapporti clientelari dei Lepidi erano sicuramente ancora attivi nel 78-77 a.C., quando l'omonimo console ribelle, contando su forze fedeli nella Cisalpina, si ribellò a Silla e agli Ottimati marciando su Roma (Bandelli 1998c, pp. 37-39; Rossi 2003; pp. 158-160).

65 Interessante a tal proposito è il punto di vista di R. F. Rossi, il quale ritiene che la presenza di Cesare sia da ricollegare ad un tentativo di acquistare popolarità in una regione in cui il ricordo di Mario era legato alla lotta per la cittadinanza (Rossi 2003, pp. 162-163).

66 Il proconsolato verrà, come è noto, prorogato per altri cinque anni dagli accordi stipulati a Lucca dai triunviri nel 56 a.C. (Svetonio, Divus Iulius, 24).

inoltre risalire le fondazioni delle colonie di Como – Novum Comun e Trieste – Tergeste e dei centri minori di Zuglio – Iulium Carnicum e Cividale del Friuli – Forum Iulii67.

Forte fu il legame che il Governatore instaurò con gli abitanti della Gallia Togata come, ricorda un passo di Irzio, il quale, se pur di parte, ci dà notizia della calorosissima accoglienza riservata al Proconsole nel 50 a.C. da tutte le colonie ed i municipi della Provincia (Irzio, Bellum Gallicum, VIII, 51). Il suo enorme prestigio, cresciuto sia tra i ceti meno abbienti, dai quali provenivano gran parte dei sui legionari68, sia tra le élites locali69, lo favorì sicuramente agli inizi della guerra civile

rendendo ininfluente la clientela pompeiana70. Il sostegno della Provincia alla sua causa fu ripagato

dal futuro dictator che, entrato in Roma dopo la fuga di Pompeo, fece subito emanare una legge che promuoveva i centri indigeni della Cisalpina al rango di municipia civium romanorum, estendendo di fatto la cittadinanza romana a gran parte della pianura Padana71.

Gli ultimi interventi dell'ex proconsole in Cisalpina, provincia non coinvolta nella guerra civile, furono legati allo stanziamento di veterani. Sono probabilmente riferibili a questo periodo le fondazioni coloniali di Pola/Pula (Pietas Iulia) e Concordia Sagittaria (Iulia Concordia) e le assegnazioni di terre ai veterani a Ravenna e Parenzo/Poreč72.

La morte del dictator nel 44 a.C. aprì una delle fasi più convulse della tarda repubblica nella quale fu direttamente coinvolto il nord Italia. Dopo le idi di marzo, come ben noto, il potere a Roma venne conteso tra il console Marco Antonio ed Ottaviano, nipote ed erede di Cesare, il quale strinse un'alleanza con le fazioni anti cesariane presenti in Senato. Le tensioni politiche dell'Urbe portò i contendenti ad uno scontro armato nella Cisalpina, assegnata in quell'anno al cesaricida Decimo Giunio Bruto. Antonio, cercando una nuova posizione di forza, spostò le sue legioni nel nord Italia per estorcere a Bruto il governo della provincia. Il senato intervenne prontamente a favore del Governatore inviando nel 43 a.C. entrambi i consoli, Auro Irzio e Gaio Vibio Pansa, ed alcune milizie arruolate da Ottaviano in soccorso di Bruto assediato a Modena. Il Bellum Mutinense fu vinto a caro prezzo dalla coalizione senatoria; entrambi i consoli morirono per le ferite riportate in

67 Per le date di queste fondazioni: Buchi 1999, p. 308; Rossi 2003, pp. 165-168. Anche la città di Trento va annoverata, per alcuni autori, tra le fondazione di Cesare (Bassi 2007, pp. 51-60).

68 Va ricordato a tal proposito l'importanza della Cisalpina come bacino di reclutamento legionario; R. Chevallier definisce questa Provincia “vivaio/semenzaio” delle legioni romane (Chevallier 1983, pp. 194-204; Rossi 2003, pp. 163-164).

69 La famiglia della moglie di Cesare, Calpurnia, era imparentata in linea femminile con la nobiltà celto-romana della Cisalpina: ottimi dovevano quindi essere sin dal 59 a.C. i rapporti tra il proconsole e l'aristocrazia locale (Càssola 1991, pp. 27-28).

70 La clientela di Pompeo nel Piceno ed in Cisalpina era legata a suo padre Pompeo Strabone, emanatore della citata

Lex Pompeia dell'89 a.C. Questo sistema clientelare, che lo aveva sicuramente aiutato a reprimere la rivolta di

Lepido del 77 a.C., risultò però inefficace contro Cesare (Bandelli 1998a, pp. 156-157).

71 Incerto è sia il nome della legge che il promulgatone del provvedimento. Per una trattazione dell'argomento: Luraschi 1979, pp. 394-399.

72 Per la discussione sulla datazione di queste probabili fondazioni/assegnazioni cesariane: Bandelli 1998a, p. 158; Rossi 2003, pp. 165-168.

battaglia, mentre Antonio sconfitto fu costretto a ritirarsi (Cassio Dione, XLVI, 29-38)

Nell'agosto del 43 a.C. Ottaviano si fece nominare console iniziando un nuovo corso politico che lo portò ad avvicinarsi ai cesariani. Nello stesso anno fu stretta un'alleanza tra Ottaviano, Antonio e Lepido che porterà in novembre alla nascita del secondo triunvirato, ratificato dalla Lex Titia. Gli accordi stipulati a Bologna tra i triunviri assegnarono infine a Marco Antonio il Governo delle Gallie (Cassio Dione, XLVI, 39-56).

Le fonti, se pur di parte, sembrano mostrare durante il Bellum Mutinense una certa ostilità della Cisalpina nei confronti di Antonio. Cicerone ricorda in vari passi delle Filippiche la fedeltà della provincia al Senato (Cicerone, Philippicae, III, 5.13; III, 15.37-38; IV, 3-4 e 7-9; V, 9.24; V, 13.36- 37; VII, 4.11; VII, 8.14-15; X, 10.21) rimarcando l'ostilità verso Antonio della Transpadana, sul cui appoggio l'ex luogotenente di Cesare aveva sperato (Cicerone, Philippicae, X, 9.10), a tal punto che la città di Padova non volle nemmeno ricevere i suoi legati (Cicerone, Philippicae, XII, 4.9-10). In una lettera indirizzata a Cicerone, lo stesso Bruto sottolinea, inoltre, la grande stima dei Vicentini verso di lui e verso lo Stato (Cicerone, Epistulae ad familiares, XI, 19.2).

Il cambio dello scenario politico, ora favorevole ad Antonio divenuto Governatore, mise in grande difficoltà le comunità che lo avevano osteggiato. Varie città subirono pesanti confische di denaro e beni. A questi spogli fa riferimento un passo dell'autore tardo antico Macrobio il quale, esaltando la

fidelitas servorum, ricorda come a Padova gli schiavi non tradirono i loro padroni nascostisi per non

consegnare ad Asinio Pollione, luogotenente di Antonio (Velleio Patercolo, Historiae Romanae, II, 76.2), il denaro e le armi che voleva confiscare (Macrobio, Saturnalia, I, 11.22). Il rinvenimento sia nel territorio veronese che in quello padovano di vari tesoretti monetali riferibili proprio a quegli anni fa supporre, nel silenzio delle fonti, che espropri e confische colpirono gran parte della Provincia, compresa Verona73.

Finalmente dopo la battaglia di Filippi venne abolito tra il 42 ed il 41 a.C., tramite l'emanazione di una legge, probabilmente la Lex Roscia, l'ormai anacronistico regime provinciale74. La pianura

Padana, i cui abitanti erano ormai quasi tutti già cittadini di diritto romano, venne così amministrativamente unita all'Italia75. Gli accordi di Brindisi del 40 a.C. misero, infine, l'intera

penisola sotto la sfera di influenza di Augusto, ormai incontrastato signore d'occidente.

Il successivo scontro tra Antonio e Ottaviano, conclusosi nel 31 a.C. con la battaglia navale di Azio,

73 Per un elenco dei depositi monetali della Venetia: Gorini 1987, pp. 237-241. Per Verona: Arzone 2013, pp. 50 e 58- 62.

74 Poco dopo venne emanata un'altra legge, probabilmente la Lex Rubia, che definiva le competenze dei magistrati dei nuovi municipi (Bandelli 1998a, p. 159).

75 Va segnalato il permanere di comunità, site quasi esclusivamente nelle vallate alpine, che, legate ai centri maggiori della regione da adtributio, mantennero sino al 212 d.C. (Constitutio Antoniniana de civitate) una condizione giuridica inferiore (Bandelli 1998a, p. 160)

non interessò direttamente il nord Italia, geograficamente lontano dai luoghi della contesa. Le comunità della Padana subirono, come a seguito di Filippi76, vasti espropri per le assegnazioni di

terre ai veterani, che non sembrano però interessare il territorio veronese77 .

Dopo Azio la politica di Augusto verso l'Italia del nord fu tesa principalmente al consolidamento del confine alpino. Si susseguirono varie campagne militari che portarono alla sottomissione prima della tribù dei Salassi nel 25 a.C., ad opera di Varrone Murena, e poi di Reti e Vindelici, realizzata nel 15 a.C. da Druso e Tiberio78.

La pianura Padana, non più teatro di scontri militari, divenne il centro logistico per la conquista romana dell'Europa nord-orientale, ospitando spesso sia generali che membri della famiglia imperiale, tra i quali lo stesso Augusto. Il futuro imperatore soggiornò, come ci conferma tra gli altri Svetonio, a Ravenna, Milano ed Aquileia in occasione di alcune campagne militari in Germania e Pannonia. Certa è la sua presenza ad Aquileia durante la seconda campagna pannonica condotta da Tiberio tra il 12 ed il 9 a.C.: Augusto ricevette nel 10 a.C. in questa città la visita del re Erode e dei suoi figli che ricorsero a lui per risolvere gravi dissidi (Flavio Giuseppe, Antiquitates Iudaicae, XVI, 1, 4 e 90-91). Durante la stessa campagna militare anche Tiberio e Giulia risiedettero ad Aquileia, dove sappiamo che la coppia ebbe un bambino, morto prematuramente (Svetonio, Tiberius, 7.5).

Nonostante nessuna fonte citi esplicitamente Verona, è più che probabile che questa città abbia visto il passaggio ed il soggiorno di Tiberio e Druso durante la già citata campagna del 15 a.C. A questa data si fa risalire, infatti, l'apertura da parte di Druso di una nuova via, la Claudia Augusta, che passando da Verona metteva in contatto l'Italia con la nuova provincia della Raetia79.

Messi in sicurezza i confini dell'Italia, Augusto divise amministrativamente la penisola in regioni e Verona, come tutto l'ex territorio di Veneti e Cenomani, fu inserita nella X Regio. Questa città, definita già grande da Strabone (Strabone, Geographikà, V, 1.6 ), si impose, grazie alla sua felice posizione a ridosso del val d'Adige, come importante nodo di scambio tra il nord Italia ed il mondo transalpino, divenendo nella prima età imperiale uno tra i più floridi e vivaci centri urbani della pianura Padana.

76 Dopo lo scontro di Filippi furono confiscate e riassegnate parte delle terre pertinenti alle città di Cremona, Brescia, Mantova, Bologna e Rimini (Bandelli 1998a, p. 159).

77 A seguito della battaglia di Azio gli espropri interessarono Tortona, Piacenza, Parma, Brescello (?), Modena ed Este (Bandelli 1998a, p. 159).

78 Rientrano in questa politica le fondazioni coloniali di Torino – Augusta Taurinorum del 29 a.C. e di Aosta –

Augusta Pretoria, dedotta a seguito della sconfitta dei Salassi (Bandelli 1998a, p. 159).

I.3 – Storia degli studi e popolamento

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