Contesti e material
TAVOLA 31 fig 1-11 lucerne
II.6 – Via Rigaste Redentore 8-10
Figura 15 – posizionamento dello scavo di via Rigaste Redentore 8-10 II.6.1 – Lo scavo
Lo scavo archeologico effettuato a seguito della ristrutturazione di un edificio posto a pochi passi dalla testa di ponte Pietra, sull'angolo tra via Rigaste Redentore e Scalone San Piero (fig. 15-16)497,
ha messo in luce un'interessante stratigrafia relativa all'abitato premunicipale di Verona. I molti interventi edilizi di epoca antica e moderna hanno asportato gran parte del sedime, ma in un'area aperta attigua all'edificio, denominato vano M (fig. 16), si è conservata integralmente una buona sequenza stratigrafica, databile tra gli inizi del IV secolo a.C. e l'età moderna.
In questo vano sono state individuate ben ventidue distinte fasi498, quattordici delle quali sono
databili tra il IV secolo a.C. ed il I secolo d.C. Le fasi dalla 1 alla 12 sono relative a distinti momenti di vita dell'abitato premunicipale di Verona, la 13 alla demolizione degli edifici presenti
497Lo scavo è stato effettuato dalla cooperativa Multiart tra il 1998 ed il 1999, la suddivisione in fasi è stata realizzata dall'archeologo P. J. Hudson.
498La relazione presenta una suddivisione in fasi che vanno però intese come periodo. Si è lasciata la terminologia fase solo per richiamare la terminologia della relazione di scavo.
sul colle di San Pietro499 e la 14 alla costruzione di un criptoportico di età
augusteo/primoimperiale500.
Figura 16 – posizionamento del vano M e di due murature del criptoportico (US 14 e 39)
499Per i lavori di monumentalizzazione del colle di san Pietro si rimanda al capitolo I (supra). 500Il criptoportico si sviluppava a sud del vano M.
Nello scavo del vano M a fronte di una buona attestazione di frammenti ceramici, soprattutto comune da fuoco, sono stati rinvenuti pochissimi pezzi di vernice nera (12 fra.) che risultano concentrati in due unità stratigrafiche, US 174 e US 144, pertinenti la prima alla fase 11 e la seconda alla 13. Si è deciso quindi di presentare, in questa sede, solo i materiali rinvenuti in queste due unità.
II.6.2 – L'US 174
Questa unità è il primo riempimento di una grande buca realizzata nella fase 11, momento nel quale si assiste, dopo un omogeneo susseguirsi di piani orizzontali, ad un innalzamento delle quote tramite riporti di terreno, dovuti probabilmente alla realizzazione di un terrazzamento. Incerta è la funzione di questa buca che sembra essere, insieme ad altri due tagli, l'unico intervento di cui rimane traccia sul nuovo piano terrazzato.
Figura 17 – sezione est del vano M con posizionamento delle unità 174 e 144
I materiali rinvenuti in questa US forniscono, a parte alcuni elementi residuali, una cronologia inquadrabile genericamente tra la seconda metà del III e la prima metà del II secolo a.C. Datanti risultano in particolare le tre coppe celtiche con orlo ingrossato sottolineato da una fascia prima dell'attacco della carena tipo MM3 3, inquadrabili tra il IV ed il II secolo a.C.501, e la coppa a
501Queste coppe celtiche, seppur già attestate nel IV secolo a.C., trovano la massima diffusione nel III secolo a.C. (per la tipologia si rimanda a: Guglielmetti, Lecca Bishop, Ragazzi 1991, pp. 140-141; per la diffusione nell'area della Lombardia occidentale a: Ragazzi, Solano 2014, p. 65).
vernice nera Morel 2538d, prodotta verso il terzo quarto del III secolo a.C.502. Se la presenza di
questa coppa rimanda alla seconda metà del III secolo a.C., la completa assenza di altro materiale romano-italico, non solo in questa US, ma in tutti i riempimenti della buca503, indica gli anni centrali
del II secolo a.C. come possibile data di chiusura di questo contesto504.
I materiali
L'US 174 ha restituito vari materiali, tra i quali un buon numero di frammenti ceramici, alcune ossa di volatili e di ovino/caprini, molti frammenti di argilla concotta (provenienti probabilmente dalla demolizione o di un piano di calpestio o di un alzato), molti ciottoli di media dimensione, alcune scaglie di pietra tufacea e due grandi blocchi squadrati di pietra calcarea505.
Per quanto riguarda il vasellame, la classe meglio documentata è la ceramica da fuoco, con quattrocentocinque frammenti, mentre scarsi risultano i pezzi (48) riferibili al servizio da mensa e dispensa506. Va segnalata infine la presenza di cinque grandi recipienti (un dolio e quattro bacini) e
di un solo frammento di vernice nera.
Catalogo La vernice nera
La vernice nera è attestata grazie ad un solo grande frammento di orlo di coppa associabile alla forma Morel 2538d (tav. 32.1)507. Quest'esemplare presenta un impasto duro, molto depurato ed
un'ottima vernice metallica con sfumature bluastre associabile a produzioni di Volterra, in
502Per la datazione si rimanda a: Morel 1981, p. 181.
503Tutti i materiali che riempivano questa grande buca sono stati visionati in maniera preliminare.
504Questa US sembra avere una cronologia affine al contesto 1 della chiesa di Santo Stefano (si veda il paragrafo II.4.2). Per le prime attestazioni di frammenti romano italici si rimanda al contesto 2 di Santo Stefano (paragrafo II.4.3).
505L'US 174 è il primo strato dello scavo a restituire blocchi di pietra squadrati, forse indizio di un cambio nelle tecniche edilizie.
506Sono stati rinvenuti inoltre 7 frammenti di ceramica grezza riferibili all'età del Bronzo Finale/primo Ferro, che data l'estrema residualità non sono stati inseriti nel catalogo.
507Il pezzo è stato identificato come 174/1.
Tabella 36 – Rigaste Redentore US 174: quantificazione
Classi fra. D Fra. ND Tot
vernice nera 1 1
comune da mensa e dispensa 13 35 48
comune da fuoco 31 374 405
grandi recipienti 5 5
particolare alla volterrana D. In mancanza di analisi questa attribuzione è però da considerarsi, prudentemente, solo presunta. Va ricordato, a tal proposito, il rinvenimento in area mantovana di alcune coppe attribuite alla stessa serie508, che associate in un primo momento alla produzione
volterrana sono state, a seguito di analisi archeometriche, classificate come produzioni locali509.
La ceramica comune da mensa
La ceramica da mensa, caratterizzata sia con impasti depurati che semi depurati, ha restituito, nonostante uno scarso numero di frammenti, una discreta quantità di pezzi diagnostici. Ben attestate sono in particolare le coppe, delle quali tre presentano orlo ingrossato sottolineato da una fascia prima dell'attacco della carena tipo MM3 3 (tavv. 32.2-3) e tre orlo rientrante tipo MM3 7 (tav.
32.4)510. Tra le prime, databili genericamente tra il IV ed il II secolo a.C., una è caratterizzata da un
impasto micaceo di color rosso vivo, tipico dell'area lombarda511.
Due sono le tazze che rimandano al noto tipo con profilo a “S” e fondo ombelicato, assai frequente in area retica/pedemontana (tav. 32.5). Queste tazze in ambito veronese sono attestate soprattutto in contesti di IV-II secolo a.C.; si rimanda a titolo esemplificativo alla pubblicazione dello scavo di monte Castejon a Colognola ai Colli dove questo tazze sono presente nella fase 2 e 3 (metà IV-inizi II sec. a.C.)512. Vanno segnalati infine due piccoli orli, pertinenti uno ad una forma chiusa e l'altro
probabilmente ad una forma aperta (per i quali, data l'estrema frammentarietà, non è stato possibile risalire al tipo) e un fondo apodo ricoperto di un sottile ingobbio bruno, che per via del
508Per la tipologia si rimanda a: Frontini 1987, p. 136.
509Le coppe mantovane, che ho visionato personalmente, presentano però impasti e vernici non compatibili con il pezzo di Verona (per le analisi archeometriche sui frammenti di Mantova si rimanda a: Frontini, Grassi, Locatelli, Mello 1998, p. 46).
510Le ciotole con orlo rientrante sono particolarmente diffuse tra II e I secolo a.C. (si veda la ceramica comune da mensa e dispensa nel paragrafo II.4.2).
511Questo pezzo potrebbe essere forse un'importazione dall'area insubre (si veda Ragazzi, Solano 2014, pp. 59-60). 512Salzani 1983, pp. 114-117.
Tabella 37 – Rigaste Redentore US 174: c. comune da mensa e dispensa
Forma definizione orlo tipo n° es. n° fra. Tav.
coppa/ciotola ingrossato con fascia sotto l'orlointroflesso MM3 ciotola 3MM3 ciotola 7 33 35 32 – 2-332 – 4
tazza Indistinto, corpo con profilo a S 2 3 32 – 5
non id 2 2 Totale D. 10 13 fondi indistinti 1 1 2 2 pareti 32 Totale 11 48 Salzani 1983, fig. 11.4 e 15 fondi ombelicati
rivestimento non è associabile a nessuno dei pezzi precedentemente descritti513. Tutto il materiale
sopraccitato può essere considerato genericamente in fase col contesto.
La ceramica da fuoco ed i doli/grandi bacini
Tra la ceramica da fuoco, realizzata con impasti grossolani, la forma meglio documentata è l'olla con ben ventuno esemplari. Tredici di questi presentano, come il reperto “e” della tomba 89 di Casalandri ad Isola Rizza, orlo ingrossato o arrotondato e spalla distinta (tav. 32.6)514. Tra i restanti,
quattro sono caratterizzati da orlo estroflesso arrotondato, similmente al pezzo 18 della tomba 17 di Valeggio sul Mincio (tav. 33.1)515, mentre altri due presentano, uno orlo estroflesso ingrossato (tav.
33.2), come il reperto 4 della tomba 12 bis di Casalandri ad Isola Rizza516, e l'altro orlo in continuità
con la parete (tav. 33.3)517. Concludono i pezzi riferibili a questa forma altre due olle che per la
morfologia degli orli, uno arrotondato (tav. 33.4) e l'atro a sezione sub triangolare (tav. 33.5), rimandano al mondo etrusco-padano518.
Discreto è anche il numero delle ciotole coperchio presenti con cinque esemplari, dei quali tre con orlo ingrossato di tradizione etrusco-padana (tav. 33.6)519 e due con orlo indistinto (tav. 33.7),
associabili al reperto 3 della tomba 2 della necropoli di Cassinate a Gazzo Veronese520. Concludono
i pezzi diagnostici tre piccoli orli che vista la scarsa superficie conservata non è stato possibile inserire in una precisa tipologia. Tra il materiale non diagnostico vanno segnalati varie pareti con decorazioni a nido d'ape e a tacche che rimandano genericamente alla seconda età del Ferro.
La maggior parte del vasellame da fuoco sopra descritto può essere considerata in fase col contesto, fanno eccezione le olle con orlo arrotondato e le ciotole coperchio di tradizione etrusco-padana che vanno considerate come residuali.
Per quanto riguarda i grandi contenitori atti alla conservazione di alimenti va segnalata la presenza di un orlo estroflesso arrotondato di un dolio ad impasto grezzo riferibile al mondo etrusco-padano
513L'orlo della forma chiusa ricorda l'olla 1 della tomba 26 della necropoli di Mirandola a S. Maria di Zevio, ma il frammento è troppo piccolo per proporre il confronto (per quest'olla si veda: Salzani 1996, pp. 34-35).
514Questo tipo di olla è molto comune nella seconda età del Ferro (per la cronologia della tomba, databile tra il La Tène C e D, si rimanda a: Salzani 1998, p. 51).
515Anche questo tipo di orlo risulta, come il precedente, molto comune nella seconda età del Ferro (per il pezzo citato come esempio si rimanda a: Salzani 1995, pp. 29-30).
516La tomba si data al La Tène D1 (Salzani 1998, pp. 16-17).
517Quest'olla trova un confronto con il reperto 1b della tomba 90B della necropoli di S. Maria di Zevio, databile tra il La Tène C e D (Salzani 1996, pp. 62-63)
518Mentre l'orlo a sezione subtriangolare, presente in contesti bresciani di III secolo a.C., potrebbe essere in fase col contesto, l'orlo arrotondato rimanda ad esemplari più antichi ed è da considerarsi quindi residuale (Ragazzi, Solano 2014, p. 71).
519Questo tipo di orlo è ben presente nel Capitolium di Brescia in stratigrafie databili tra il V ed il III secolo a.C. (Ragazzi, Solano 2014, p.76).
(tav. 34.1), che trova un confronto con il tipo B individuato nello scavo del Forcello a Mantova521.
Esemplari riferibili alla stesso tipo sono stati rinvenuti nello scavo del Capitolium di Brescia, in fasi di frequentazione di VI-IV secolo a.C.522. Lo scavo ha restituito inoltre quattro bacini con impasto
grezzo caratterizzati da orli a sezione quadrangolare (tav. 34.2), che rimandano a manufatti pertinenti alla cultura di Golasecca. La presenza sulla parte superiore dell'orlo di doppie scanalature concentriche avvicina questi pezzi ai grandi contenitori in ceramica depurata rinvenuti nel
Capitolium di Brescia, in contesti di III secolo a.C.523. I frammenti veronesi sembrerebbero essere,
quindi, un'imitazione in ceramica grezza di queste forme. Tutti i pezzi pertinenti a questo tipo di vasellame vanno considerati residuali.
II.6.3 – L'US 144
Questo riporto è uno dei principali strati della fase 13, riferibile al momento di demolizione delle
521Per la tipologia dei dolia del Forcello si rimanda a: Casini 2007, p. 230. 522Ragazzi, Solano 2014, pp. 68-69.
523Ragazzi, Solano 2014, p. 64.
Tabella 38 – Rigaste Redentore US 174: c. comune da fuoco
Forma definizione orlo tipo n° es. n° fra. Tav.
olla
ingrossato o arrotondato 13 14 32 – 6
estroflesso arrotondato 4 4 33 – 1
estroflesso ingrossato 1 1 33 – 2
in continuità con la parete 1 1 33 – 3
arrotondato 1 1 33 – 4 1 1 33 – 5 indistinto 3 3 33 – 6 ingrossato 2 2 33 – 7 non id 3 4 Totale D. 29 31 prese 4 fondi indistinti 14 15 7 7 2 2 pareti 346 Totale 29 405 – doli/grandi bacini
Forma definizione orlo tipo n° es. n° fra. Tav.
dolio estroflesso arrotondato Casini 2007, p. 230, fig. 140 B 1 1 34 – 1
grandi recip. a tesa, sez. quadrangolare 4 4 34 – 2
Totale 5 5
Salzani 1998, p. 51, Tb 89.e Salzani 1995, p. 30, Tb. 17.18 Salzani 1998, p. 17, Tb 12bis.4 Salzani 1996, p. 62, Tb. 90B.1b Ragazzi Solano 2014, p. 71, Tav XXIII 5
subtriangolare Ragazzi Solano 2014, p. 71, TavXXIV 6
ciotola coperchio
Salzani Mazzetto 2007, p. 61, Tb 2.3
Ragazzi Solano 2014, p. 76, Tav XXXV, 4 f o n d i c o n p i e d e a d anello fondi ombelicati
Ragazzi Solano 2014, p. 64, Tav XII, 3-4?
strutture premunicipali presenti sul colle di San Pietro. I primi riporti pertinenti a questa fase, tra i quali l'US in questione, erano composti quasi esclusivamente da materiali edili provenienti dalla distruzione di edifici probabilmente di una certa importanza (tra le macerie erano presenti vari blocchi di pietra tufacea di grandi dimensione).
Dopo le demolizioni si assiste ad un riassetto dell'area ottenuto tramite la stesura di nuovi sottili livelli limo sabbiosi che, privi di macerie, conservano labili tracce di attività edilizie. Questi strati sono stati interpretati come probabili piani di cantiere, funzionali ai grandi lavori di trasformazione che interessarono, a partire dall'età augustea, l'intera superficie del colle di San Pietro.
Per quanto riguarda la datazione di questa US va segnalata, tra i pochi materiali rinvenuti, la presenza di una patera Lamboglia 6/Morel 1631524, databile alla seconda metà del I secolo a.C. Il
rinvenimento inoltre di tre frammenti, purtroppo non diagnostici, di una grande patera in terra in sigillata (Consp. 1?) porta a proporre come post quem il 40/30 a.C.
Figura 18 – sezione est del vano M con posizionamento dell'unità 144 I materiali
La maggior parte dei materiali rinvenuti in questa US, come già accennato, proviene dalla demolizione di diverse strutture. Elevato risulta soprattutto il numero di pezzi di scaglie di pietra calcarea, frammenti di laterizi e grumi di malta. Vari sono i ciottoli ed i blocchi squadrati di pietra
tufacea, che misurano quasi tutti circa 30-40 centimetri di lato525. Scarsi risultano, al contrario, i
frammenti di metallo, legno combusto, ceramica ed intonaco.
Per quanto riguarda la ceramica, che risulta in gran parte residuale526, le uniche classi presenti con
un numero apprezzabile di frammenti sono il vasellame da fuoco (84 fra.) e i manufatti riferibili al servizio da mensa e dispensa, attestati grazie a ventinove prezzi. Le restanti classi sono presenti con pochissimi frammenti: undici di vernice nera, sei di anfore, tre rispettivamente di terra sigillata e di ceramica grigia di tradizione venetica ed un solo infine di vernice rossa interna527.
La vernice nera
Gli undici frammenti di vernice nera rinvenuti sono riconducibili a tre esemplari, dei quali solo uno conserva parti diagnostiche. Si tratta di una grande patera con orlo pendente riferibile alla serie Morel 1631 (tav. 34.3): questa tarda evoluzione della Lamboglia 6 si può genericamente datare nella seconda metà del I secolo a.C.528.
525Fa eccezione solo un grande blocco che ha 70 centimetri di lato.
526L'alta residualità dei materiali è dovuta alla natura stessa di questa US, frutto della distruzione di edifici e contesti precedenti.
527Vanno segnalati inoltre due frammenti riferibili al Bronzo Finale/primo Ferro, non inseriti nel conteggio. 528Per la datazione della Lamboglia 6/ Morel 1631 si rimanda a: Frontini 1991, p. 25.
Classi fra. D Fra. ND Tot
vernice nera 4 7 11
terra sigillata 3 3
vernice rossa interna 1 1
ceramica grigia veneta 1 2 3
comune da mensa e dispensa 1 28 29
comune da fuoco 21 63 84
anfore 6 6
Totale frammenti 27 110 137
Tabella 39 – Rigaste Redentore US 144: quantificazione
Tabella 40 – Rigaste Redentore US 144: vernice nera diagnostica
n° id. Produzione Forma Tipo Imp. n° O n° F n° P n. fra. Tav.
144 1 nord italica Lamb 6 2B 3 1 4 34 – 3
Totale n° esemplari: 1 Totale fra.: 4
– vernice nera non diagnostica
n° id. Produzione Forma Tipo Imp. n° A n° F n° P n° fra. Tav.
144 2 nord etrusca coppa piede tipo 1 E 1 1 43 – 4
144 3 locale - regionale coppa piede tipo 2 3 1 1 34 – 5
144 4 nord italica patere 2B 2 2
144 5 nord italica 2B 1 2
144 6 nord italica 2B 1 1
Totale piede ad anello: 2 Totale fra.: 6 7
Tra i pezzi non diagnostici vanno segnalati due fondi di coppe, uno con piede ad anello tipo 1 (tav.
34.4.) e l'altro con un piccolo piede tipo 2 (tav. 34.5), oltre ad alcuni frammenti non meglio
identificabili529. Tutti i pezzi rinvenuti, eccetto il piede ad anello tipo 1 (reperto 144/2)530, si possono
considerare in fase col contesto.
La terra sigillata, la ceramica grigia e la ceramica comune da mensa e dispensa
La terra sigillata, come già accennato, è presente con soli tre frammenti, due pareti ed un fondo, riferibili ad un unico piatto di produzione nord italica531. La mancanza di parti diagnostiche
impedisce però di precisarne la forma532. Anche la ceramica grigia di tradizione venetica è presente
solo con tre frammenti, dei quali solo uno diagnostico. Si tratta dell'orlo di un'olla con corpo troncoconico e labbro internamente ispessito tipo Zec IIIa 1 (tav. 34.6), databile genericamente tra gli inizi del I secolo a.C. e l'età augustea533.
Maggiore è il numero dei frammenti di ceramica comune da mensa e dispensa, tra i quali vi è però un solo pezzo diagnostico. Si tratta di un orlo verticale di mortaio acromo a listello, simile al tipo
529Questi pezzi presentano lo stesso impasto della Lamboglia 6 e non si può quindi escludere che siano parte di questa patera.
530Il piede tipo 1 rimanda, come l'impasto nord etrusco (pasta E), a materiali di II - inizi I secolo a.C. 531I tre frammenti hanno lo stesso impasto e la stessa vernice.
532Le due pareti rettilinee potrebbero riferirsi ad un piatto tipo Consp. 1, ma questa attribuzione rimane solo ipotetica. 533Zec 2009, pp. 68-69.
Tabella 41 – Rigaste Redentore US 144: terra sigillata
Tipo Produzione n° es. n° fra. Tav.
fondi e pareti nord italica 1 3
Totale 1 3
– vernice rossa interna
Tipo n° es. n° fra. Tav.
fondi e pareti 1 1
Totale 1 1
– c. grigia
forma definizione orlo tipo n° es. n° fra. Tav.
olla internamente ispessito 1 1 34 – 6
Totale D. 1 1
totale pareti 2
Totale 1 3
– c. comune da mensa e dispensa
Forma definizione orlo tipo n° es. n° fra. Tav.
mortai orlo distinto verticale CL mortaio 13 1 1 34 – 7
Totale D. 1 1
pareti 3 28
Totale 4 29
CL 13 (tav. 34.7)534, databile tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. Vanno segnalati inoltre altri tre
esemplari di forme chiuse non identificabili, attestati solo grazie a pareti535. La ceramica a vernice
rossa interna è, al contrario, attestata solo da un frammento di fondo di teglia, del quale si può dire ben poco.
Tra i materiali descritti in questo paragrafo, i frammenti di sigillata vanno considerati certamente in fase col contesto, mentre il resto del vasellame, fatta eccezione forse per la vernice rossa interna, sembrerebbe riferibile ad un momento anteriore536.
La ceramica da fuoco
Questa classe risulta, come sempre, la meglio documentata (84 fra.). La forma presente con il maggior numero di esemplari è l'olla. Cinque di queste sono caratterizzate da orlo estroflesso a “mandorla” (tav. 35.1), che trova un confronto con un'esemplare rinvenuto nel Capitolium di Brescia537, e tre da orlo arrotondato con scalino interno (tav. 35.2), come il reperto 10c della tomba
90A di Mirandola a S. Maria di Zevio538. Vanno segnalate infine altre tre olle, due con orlo
estroflesso leggermente ingrossato (tav. 35.3)539 ed una con orlo estroflesso a sezione sub
triangolare (tav. 35.4), di traduzione etrusco-padana540.
Ben documentate risultano anche le ciotole coperchio, delle quali due (tav. 35.5) risultano associabili al reperto 17 della necropoli di Fenil Nuovo a S. Maria di Zevio541 e le restanti tre al tipo
MM3 3-4 (tav. 35.6)542. Concludono i reperti diagnostici riferibili a questo servizio due grandi catini
coperchio (tav. 35.7) che rimandano al tipo MM3 3543 e due orli per i quali, a causa delle scarse
dimensioni conservate, non è stato possibile risalire alla forma.
534I mortai CL 13, ben attestati in Lombardia nel tardo La Tène, si possono datare genericamente tra il II secolo a.C. ed il I secolo d.C. (Della Porta, Sfredda, Tassinari 1998, p. 178).
535Questi tre esemplari presentano: il primo pareti esternamente ricoperte da un ingobbio rosso, il secondo un impasto grigio ed il terzo, del quale sono stati rinvenuti vari pezzi, un sottile ingobbio beige.
536La scarsa presenza della ceramica grigia in contesti pre augustei/augustei di Verona è già stata evidenziata in merito ai materiali di via Redentore (si veda paragrafo II.6). Per quanto riguarda il mortaio, il frammento rinvenuto risulta al momento l'unico esemplare riferibile al tipo CL 13. Le stratigrafie veronesi del I secolo a.C. hanno restituito, a parte alcuni manufatti in ceramica grigia, solo mortai con listello continuo e versatoio del tipo MM3 4 (si vedano paragrafi II.3 e II.5).
537Quest'olla è molto comune in ambito veneto e lombardo tra II e I secolo a.C. (per il confronto proposto si veda: Ragazzi, Solano 2014, p. 73).
538La sepoltura 90A si può datare tra il La Tène C e D (Salzani 1996, pp. 61-62).
539I due orli sono simili al reperto 1 della tomba 90A di della necropoli di Mirandola a S. Maria di Zevio (Id. supra.). 540L'orlo trova un confronto con il tipo 2-A2 identificato nello scavo del Forcello, rinvenuto in stratigrafie databili tra
la metà del V e gli inizi del IV secolo a.C. (Casini, Frontini 1988, pp. 266-268).
541I pezzi presenti riferibili a questa necropoli sono frutto di un recupero e si possono datare genericamente tra II e I