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Cambio paziente 6% 4%

DAT 13% CAMBIO IN AZION+CL.

ACC. 17% AZIONALI+ CLIT DAT 29% NON AZIONALE+CLIT

DAT 13% CAMBIO IN AZION+CL.

DAT 58%

Tabella 7. Percentuali circa le strategie di risposta nel test di produzione delle frasi passive nel gruppo GC

Oltre alle suddette strategie, ve ne sono state altre di tipo SVO, frasi con cambio di verbo in azionale e clitico accusativo, e frasi con verbo non azionale e clitico dativo ma con percentuali

51 più basse.

3.8 Discussione

I dati raccolti mostrano che la comprensione delle frasi passive è più preservata della produzione, sia nel gruppo con DSL che nel gruppo di controllo.

In comprensione, per entrambi i gruppi, maggiori sono state le percentuali di accuratezza nel caso di frasi passive con verbi azionali, risultato riscontrato anche in altri studi come quelli di Horgan (1978), Hirsch e Wexler (2006), Volpato et al. (2013) e Volpato (2016).

In particolare, il gruppo con DSL comprende meglio le frasi passive con verbo azionale e ausiliare “venire” come riportato anche nello studio condotto da Maratsos (1985) e Driva e Terzi (2008),

mentre il gruppo di controllo mostra percentuali alte nelle frasi passive con verbo azionale sia con ausiliare essere che con ausiliare venire, risultato simile a quello ottenuto da Volpato et al. (2013) su soggetti con sviluppo tipico.

Bisogna sottolineare che, nonostante le frasi passive con verbi non azionali presentino percentuali più basse, in entrambi i gruppi, si nota che quelle contenenti l’ausiliare “venire” sono più preservate delle frasi passive con verbo non azionale e ausiliare essere, come riportato anche nello studio di Volpato et al. (2016). La spiegazione di tale comportamento potrebbe risiedere nel fatto che, in italiano, il verbo “essere” comporterebbe due interpretazioni (aggettivale e passiva); mentre, l’uso di “venire”, che risulta essere incompatibile con un’analisi di tipo aggettivale del participio passato con il quale si combina, renderebbe la frase meno ambigua.

Laddove si presentavano degli errori, la scelta ricadeva, per entrambi i gruppi sull’errore circa l’inversione dei ruoli tematici, in cui veniva selezionata l’immagine che mostrava i ruoli tematici invertiti; ciò succedeva soprattutto con le frasi passive contenenti verbi non azionali e il complemento d’agente

.

Tale risultato non conferma quindi la teoria di Collins (2005); in effetti, l’autore che ha riconsiderato l’acquisizione del passivo, proponendo una nuova analisi secondo la quale attraverso un’operazione di MERGE, l’argomento esterno viene saldato con v’, mentre il complemento d’agente espresso e quello omesso vengono saldati come teste della proiezione di VoiceP, non ci si aspetterebbe una minore comprensione in una di esse poiché, secondo questo approccio entrambe, le passive brevi e le passive lunghe, sarebbero derivate allo stesso modo e da più movimenti locali.

Per la produzione, come detto, le percentuali di accuratezza sono molto più basse, come osservato anche nello studio di Cardinaletti e Volpato (2011).

Il gruppo di controllo non ha prodotto alcuna frase passiva, replicando i risultati riportati in Manetti (2013) nel suo test di elicitazione di frasi passive. Il gruppo con DSL, invece, riporta performance migliori nel caso di frasi passive con verbi azionali, sebbene la percentuale di

52 produzione non risulti molto alta rispetto al test di comprensione. La preferenza, come in comprensione, per i verbi azionali, è spiegabile mediante l’idea che quando il bambino si ritrova a sentire una frase passiva o a doverla produrre, cercando di dare un’interpretazione a tale struttura ricorrendo ad una costruzione più semplice per lui e ad optare quindi per il passivo aggettivale, per questo motivo, la frase passiva elicitata conterrà tutte le peculiarità tipiche di questa tipologia di passivo (Guasti, 2007).

Per entrambi i gruppi, le strategie sono state le stesse: il gruppo con DSL si rifà alla strategia della frase attiva SVO, sebbene un solo soggetto (A4) mostri una preferenza per la strategia SVO con clitico accusativo. Il gruppo di controllo ha optato maggiormente per la produzione di frasi con verbi azionali e pronome clitico accusativo, e frasi con cambio del verbo da non azionale ad azionale con clitico dativo. Questi dati sono in linea con lo studio di Volpato et al. (2015) e Manetti (2013), in cui i soggetti, ad una frase passiva preferiscono una frase attiva con pronome clitico, e frasi SVO come i soggetti testati da Arosio (2010).

3.9 Conclusioni

In questo capitolo, sono state analizzate, attraverso dei test linguistici, la comprensione e la produzione delle passive nei bambini a sviluppo tipico e nei bambini con DSL.

I risultati dell’analisi riportano dati simili ritrovati in altri studi commentati in questo lavoro. La comprensione delle passive risulta essere più preservata in generale, sebbene il gruppo di controllo abbia percentuali di accuratezza più alte rispetto al gruppo dei bambini con DSL. Per entrambi i gruppi, le frasi passive con verbi azionali sono maggiormente comprese rispetto a quelle contenenti verbi non azionali. Inoltre, gli errori commessi, risultano essere gli stessi per entrambi i gruppi (sebbene in percentuali differenti per ciascun gruppo).

Nel caso della produzione delle strutture passive, in generale, notiamo che questa risulta essere più deficitaria e compromessa rispetto alla comprensione; ma, in questo caso, è il gruppo sperimentale a mostrare percentuali di accuratezza più alte rispetto al gruppo di controllo che non ne ha prodotto nemmeno una optando per altre strategie di risposta.

Anche nel caso della produzione, i bambini con DSL mostrano percentuali più alte nelle frasi prodotte con verbo azionale.

Per quanto riguarda le strategie utilizzate (frasi semplici SVO e frasi attive con pronome clitico), per le quali i due gruppi non si differenziano particolarmente, sono state osservate anche in studi precedenti

come in

Volpato et al. (2015), Manetti (2013) e Arosio (2010).

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CAPITOLO 4