BIOLOGICA IN PROVINCIA DI V ITERBO
4.1 L A DIFFUSIONE DELL ’ AGRICOLTURA BIOLOGICA
4.1.1 I dati sull’agricoltura biologica
La disponibilità di dati affidabili e aggiornati rappresenta certamente la questione centrale nello svolgimento delle analisi che si pongono l’obiettivo di quantificare ed interpretare la dimensione e l’evoluzione dei fenomeni economici. Il problema diviene ancor più rilevante quando oggetto dell’analisi è un intero universo, per la conoscenza del quale non sono sufficienti le informazioni che possono essere tratte da un campione, indipendentemente dalla sua rappresentatività.
Per quanto riguarda il settore agricolo, un fondamentale ausilio nella conoscenza delle sue caratteristiche strutturali e produttive ad un elevato dettaglio territoriale è fornito dalle risultanze del censimento generali dell’agricoltura. Fermi restando i limiti dei dati censuari, sia riguardo alla loro completa affidabilità, sia alla periodicità decennale, è indubbio che questi rappresentino il principale riferimento conoscitivo della situazione e dell’evoluzione dell’agricoltura italiana.
Tuttavia, sono proprio i limiti a cui si è accennato, affidabilità e periodicità, che limitano, o addirittura impediscono, l’utilizzo dei dati censuari nelle analisi che guardano a specifici aspetti del comparto agricolo la cui dimensione e la cui rapida dinamica possono essere fortemente distorte da un supporto informativo che non abbia le necessarie caratteristiche qualitative.
E’ questo il caso dell’agricoltura biologica le cui caratteristiche strutturali, così come emerge da quanto descritto nella prima parte della tesi, sono tali da non poter essere colte nella loro interezza e specificità dalla rilevazione censuaria. Questa può essere certamente utile nel delineare, sempre con gli inevitabili limiti, la dimensione dell’agricoltura biologica ed alcune eventuali differenze rispetto alla convenzionale, anche se in termini statici, ovviamente riferiti alla data della rilevazione.
Quando, come in questo lavoro, l’attenzione viene posta sull’evoluzione del fenomeno dell’agricoltura biologica nei suoi aspetti strutturali, territoriali e produttivi, i dati censuari si rivelano del tutto inadeguati ed è necessario fare riferimento a fonti che garantiscano, oltre ad una elevata affidabilità, una continuità nella rilevazione e nella disponibilità delle informazioni.
Inoltre, ed è questo l’aspetto più rilevante, va precisato con grande chiarezza a quale tipo di agricoltura biologica si riferisce lo studio e, di conseguenza, quali dati sull’agricoltura biologica debbano essere considerati nello svolgimento dell’analisi.
Quando, come nel nostro caso, l’attenzione è rivolta agli aspetti strutturali e territoriali dell’agricoltura biologica, l’unità di indagine è rappresentata dalla singola azienda biologica e l’universo è costituito dall’insieme di tutte le aziende biologiche che ricadono all’interno di un determinato territorio.
La questione centrale è, però, cosa si intende con azienda biologica in quanto è proprio da questa interpretazione che derivano tutte le valutazioni e le riflessioni che possono essere fatte sul settore dell’agricoltura biologica. In questo caso, come del resto accade molto spesso, non esiste l’interpretazione corretta, ma l’interpretazione coerente con la prospettiva in cui si pone.
Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, è possibile individuare tre diverse letture che possono essere identificate in via esemplificativa come ambientale, commerciale e politica.
In una prospettiva ambientale sono biologiche tutte quelle aziende che adottano tecniche di coltivazione e di allevamento rispettose dei criteri dell’agricoltura biologica, indipendentemente dalla conoscenza di tali criteri, dalla volontà di rispettarli e dal riconoscimento da parte di una figura esterna. Questa interpretazione dell’agricoltura biologica, sicuramente la più vicina all’etica ecologica che è alle sue origini, non trova alcuna possibilità di riscontro dal punto di vista della possibilità di quantificazione. Ci sono, infatti, molte aziende, quasi sempre di piccole dimensioni e di quasi esclusivo autoconsumo, che pur essendo a tutti gli effetti delle aziende biologiche, sfuggono ad ogni tipo di rilevazione.
Diverso è il discorso per l’agricoltura biologica certificata, intesa come quella forma di coltivazione e di allevamento che dà origine a prodotti, appunto, da agricoltura biologica. Si tratta, in questo caso, di una convenzione i cui termini sono stati definiti dal legislatore il quale ha fissato uno standard e identificato il termine con cui definire i prodotti che rispondono a tale standard. Questa accezione di agricoltura biologica, proprio perché deve essere resa esplicita in una transazione economica, o per accedere a dei benefici, è legata ad una interpretazione
sostanzialmente commerciale secondo la quale le aziende biologiche sono quelle nelle quali uno o più processi produttivi che vengono condotti secondo uno specifico disciplinare danno origine a prodotti certificabili come biologici da un organismo terzo che controlla il rispetto dei requisiti fissati dal disciplinare stesso. In questa prospettiva viene a perdersi il concetto di azienda biologica, in quanto nella medesima unità produttiva possono coesistere processi convenzionali, biologici e in conversione. E’ evidente, allora, come i dati che si riferiscono alla dimensione dell’agricoltura biologica certificata abbiano scarsa utilità riguardo alla descrizione strutturale del settore mentre possano fornire interessanti indicazioni sugli aspetti territoriali e sulla dinamica dell’offerta dei prodotti biologici.
Si è visto nella prima parte del lavoro come l’agricoltura biologica sia stata, fin dall’anno successivo alla sua regolamentazione del 1991, oggetto di sostegno da parte delle politiche comunitarie. L’importanza che le misure agroambientali hanno avuto nel sancire la crescita e l’affermazione dell’agricoltura a basso impatto ambientale, e in particolare del biologico, è fuori discussione, come evidenziato da numerosi studi (Padel et al., 1999; Lampkin, 2000; Cicia e Del Giudice, 2001). Questa situazione, riscontrata talvolta facendo riferimento a dati incerti e a interpretazioni non sufficientemente attente, ha portato ad una sostanziale identificazione fra l’agricoltura biologica nel suo complesso e quella oggetto delle misure di aiuto previste prima nel regolamento 2078/92 e poi nel 1257/99. Viene così a prendere forma un’altra dimensione dell’agricoltura biologica, quella oggetto della politica agricola, la quale è definita dall’universo delle aziende che aderiscono alla relativa misura agroambientale percependo il premio previsto. Da notare che, in questa prospettiva, la differenza fra aziende in regime biologico e aziende in conversione è scarsamente rilevante, in quanto entrambe percepiscono i contributi. La stessa differenza assume, invece, dei diversi connotati in un’ottica commerciale dato che le superfici in conversione, non potendo certificare le relative produzioni, non possono essere annoverate all’interno dell’agricoltura biologica.
Da queste considerazioni è facile comprendere come la fonte, la tipologia e il livello di disaggregazione dei dati possono fornire un’immagine molto diversa dell’importanza e della crescita dell’agricoltura biologica. Da considerare, poi, che nel momento in cui la dimensione dell’agricoltura biologica viene confrontata con quella dell’agricoltura convenzionale, tali differenze tendono a pesare il doppio; facendo, ad esempio, riferimento alla superficie, la SAU che non rientra nella interpretazione di agricoltura biologica adottata nella specifica valutazione viene automaticamente attribuita al suo complemento, ossia l’agricoltura convenzionale.
Per queste ragioni si è deciso di fare ricorso a tutti i dati disponibili riguardanti l’agricoltura biologica nell’area di studio rappresentata dalla provincia di Viterbo con un duplice obiettivo. Da un lato, si è cercare di comprendere il fenomeno nella sua accezione più ampia tenendo conto delle diverse prospettive con cui può essere interpretato e, dall’altro, di approfondire l’origine delle differenze, spesso rilevanti, che emergono dal confronto dei dati che quantificano la realtà dell’agricoltura biologica.
Scartando l’idea di pervenire ad una valutazione soddisfacente della dimensione dell’agricoltura biologica intesa come diffusione delle pratiche di coltivazione e allevamento rispettose dei relativi disciplinari per la impossibilità di disporre di informazioni a riguardo, si è rivolta l’attenzione ai due sottoinsiemi di questa rappresentati dalla agricoltura biologica “certificata” e “aiutata”.
L’agricoltura biologica certificata è identificata dalle superfici, e non dalle aziende per quanto detto precedentemente, le quali sono, per l’appunto, certificate da un soggetto terzo, rappresentato dall’Organismo di Controllo. L’agricoltura biologica aiutata riguarda invece le aziende, con la relativa superficie, che hanno aderito alla misura agroambientale relativa all’introduzione o al mantenimento dell’agricoltura biologica le quali, per poter accedere a tale misura, devono avere la certificazione per l’intera superficie aziendale.
I dati relativi all’agricoltura biologica certificata in provincia di Viterbo sono stati desunti attraverso la consultazione di un database reso disponibile dall’ufficio competente della Regione Lazio il quale raccoglie la documentazione trasmessa annualmente da tutti i tredici Organismi di Controllo. I dati informatizzati consentono di ottenere informazioni a livello comunale riguardo al numero di aziende suddivise per tipologia ed organismo di controllo e le relative coltivazioni ed allevamenti. Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, si è fatto riferimento al un periodo di sei anni dal 1999-2004 in quanto era questo l’intervallo per il quale erano disponibili i dati già inseriti nel sistema informativo sviluppato presso l’assessorato.
I dati relativi all’agricoltura biologica aiutata in provincia di Viterbo sono stati resi disponibili dal Settore Decentrato Provinciale dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio presso il quale vengono presentate le domande di adesione alle diverse misure di politica agricola e che è preposto all’espletamento dell’iter amministrativo relativo alla liquidazione dei relativi pagamenti. Anche in questo caso i dati utilizzati si riferiscono al periodo 1999-2004, un intervallo di tempo che si presenta di grande interesse anche per capire l’eventuale ripercussione del passaggio dell’agricoltura biologica dal regolamento 2078/92 ai Piani di Sviluppo Rurale.
In entrambi i casi si è potuto contare sulla collaborazione dei funzionari preposti i quali non si sono limitati a rendere disponibili i dati, ovviamente privati di tutti i riferimenti che consentissero di risalire ai singoli agricoltori, ma hanno fornito tutti i chiarimenti necessari ad una loro proficua utilizzazione12.