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Definizione dei termini usati in questa trattazione

1. Turismo “religioso”

1.4 Definizione dei termini usati in questa trattazione

Per questa trattazione, ci si riserva la facoltà di considerare quest‟ultima categoria di

turismo (ossia i turisti halal e kosher) estranea al fenomeno del “turismo religioso”, in

quanto non si tratta di viaggi intrapresi con il particolare scopo di visitare luoghi

patrimonio della propria cultura e religione; spesso infatti si tratta semplicemente di

poter coniugare il tempo libero dedicato alla vacanza con la pratica dei precetti della

propria religione, senza necessariamente essere mossi da motivazioni religiose nella

scelta della meta né del percorso da seguire per giungerci né del periodo scelto per

intraprendere il viaggio; Vukonić (1996: 72) infatti riporta una citazione di Rinschede

(1992) secondo cui “il turismo religioso è quel tipo di turismo i cui partecipanti sono

motivati in parte o esclusivamente da motivi religiosi”

49

.

Per lo scopo di questa tesi, il pellegrinaggio viene considerato esclusivamente un

determinato viaggio connotato da una meta specifica verso un luogo sacro e da una

motivazione specifica (ossia quella di devozione, per assolvere a particolari prescrizioni

della propria religione); per gli scopi prefissati in questa discussione, si tende a

distinguerlo dal turismo religioso in senso ampio, in quanto questa seconda categoria

comprende viaggiatori il cui scopo primario è quello di godere del proprio tempo libero

fruendo del patrimonio artistico, culturale e religioso offerto dalla destinazione, ma il

cui scopo principale del viaggio non è la visita ad un determinato luogo sacro. È invece

fondamentale per la tesi separare queste due categorie di „viaggiatori‟, in quanto nei

48 Originale inglese: “A rigorous distinction must be made here between the religious content and the touristic content, even though both may be (and frequently are) found in the same location in space. [...] Therefore, the very fact that a tourist is a believer, i.e., that he is a member of a certain faith (more or less devoted to a religious teaching) is not sufficient for such a tourist to be called a religious tourist. Even those tourists who perform a religious ceremony daily or at regular intervals during their vacation are not therefore religious tourist, although they certainly belong to the category of tourists who are religious. [...] By assuming a religious stance, the tourist who is religious is simply manifesting his or her personal conviction. Such a tourist does not join a touristic movement impelled by religious motives; he or she uses their religious needs and rituals in the same way that he or she usually does in the permanent place of residence. Therefore, such a tourist also demands that certain religious contents be included in the obligatory range of touristic supply amenities; but these contents and buildings are not crucial to his or her decision to travel to a certain touristic destination, although they may affect his or her final decision (especially when one of the alternatives includes such a content)”.

49 Originale inglese: “religious tourism is that type of tourism whose participants are motivated either in part or exclusively for religious reasons”.

prossimi capitoli si vedrà in che misura i turisti di fede islamica ed ebraica giungono

alla destinazione prescelta (Venezia), per quali motivi e soprattutto se il rispetto delle

prescrizioni della propria religione può costituire un „pellegrinaggio‟ (si vedrà nei

capitoli seguenti che queste tipologie di viaggiatori difficilmente rientrano nel „turismo

religioso‟ ed a maggior ragione non sono compatibili con la figura del pellegrino come

intesa e specificata in questo paragrafo).

Tuttavia, come accennato, la distinzione fra queste motivazioni di viaggio non sempre è

così netta nella mente dei viaggiatori (si rivedano le citazioni di Sesana e Vukonić, che

spesso riuniscono questi due fenomeni in un‟unica categoria), per cui spesso anche chi

intraprende un pellegrinaggio potrebbe essere considerato un turista religioso (perché

magari è mosso unicamente da curiosità e voglia di imparare, e non da motivazioni di

fede), così come un “turista religioso” potrebbe assumere le caratteristiche di un

pellegrino qualora il viaggio (sovente quello di ritorno) lo porti ad un‟autentica

esperienza di fede: Vukonić (1996: 72) ad esempio, sempre citando Rinschede, spiega

che “Questo autore considera il turismo religioso [come] sottocategoria del turismo

culturale, ma anche avanza la tesi che i partecipanti a pellegrinaggi organizzati spesso

programmino un „giorno extra‟ che consente loro di visitare attrazioni marcatamente

turistiche”

50

e così anche Sesana (2006: 40) riporta che

“Le ricerche sui fruitori principali di queste organizzazioni, cioè i pellegrini, condotte alla metà degli anni „90, mettono in evidenza come i viaggiatori dello spirito siano più sensibili a ciò che attiene al religioso in senso proprio, e il loro porsi in viaggio sia motivato anche da una ricerca delle radici comuni dei popoli. Scelgono mete qualificate da testimonianze di storia e di arte, ma sono viaggiatori che solo in parte possono essere ascritti alla tradizione degli itinerari culturali. Superano l‟ambito della curiosità intellettuale e camminano verso un luogo che esce dall‟ordinario.”

E lo stesso autore (2006: 11) riporta anche che “Nel 1962 Famiglia Cristiana osserva

come „ogni anno, quindici milioni di italiani [...] si recano a un santuario. Molti sono

spinti da pura e semplice devozione, altri da curiosità turistica‟”.

In ogni caso, si ribadisce che nel corso della tesi si è ritenuto più utile separare le

categorie del pellegrino e del turista religioso, ed in particolar modo di separare queste

due figure (pure simili) dal turista tradizionale con esigenze specifiche, come possono

essere i turisti halal e kosher: si vedrà infatti nel corso del terzo capitolo che i turisti

50 Originale inglese: “This author considers religious tourism to be a subclass of cultural tourism, but also puts forward the thesis that the participants of organized pilgrimages often plan „a day extra‟ which allows them to visit markedly tourist attractions”.

halal difficilmente possono essere inclusi nella categoria di “turisti religiosi” poiché non

è presente nella destinazione presa ad esame (Venezia) alcun luogo significativo per la

religione islamica; i turisti kosher invece, quando mossi dal desiderio di visitare il primo

ghetto europeo (come definito anche nella Treccani Enciclopedia dei Ragazzi Online,

oltre che nel sito dell‟United States Holocaust Memorial Museum), possono essere

considerati “turisti religiosi”, mentre qualora visitino la destinazione in sé (e non in

particolar modo dei luoghi importanti per la propria cultura) possono essere anch‟essi

considerati turisti tradizionali con esigenze specifiche.

D‟altronde, come anche suggerito da Claudio Scarpa, direttore di AVA

51

, il “turismo

religioso” dovrebbe essere considerato quello il cui scopo è religioso, e non

semplicemente quello in cui si vive la religione: i turisti che praticano queste due fedi

sono alla ricerca di strutture d‟accoglienza in grado di capire le loro esigenze di fede e

cultuali (e che dunque siano in grado di offrire determinate strutture o piccoli

accorgimenti per consentire a questi ospiti di seguire le prescrizioni della propria

religione, come verrà spiegato nel dettaglio nei prossimi capitoli), e perciò potrebbero

essere paragonati a qualsiasi altra tipologia di utenti con esigenze specifiche (come ad

es. gli utenti disabili), ma non si recano a Venezia solo ed esclusivamente per motivi

religiosi.

Nemmeno per quanto riguarda il turismo kosher al Ghetto, come suggerito ugualmente

da Claudio Scarpa

52

, si può parlare sempre ed univocamente di “turismo religioso” in

quanto il visitare un luogo storico importante o pregare in una sinagoga antica è solo un

momento del viaggio, una delle tante componenti del loro soggiorno, ma non lo scopo

principale: il direttore di AVA infatti è convinto che, sia nel caso di turismo kosher che

a maggior ragione nel caso di turismo halal, l‟attrattiva principale sia la città stessa di

Venezia, e che poi questi turisti colgano l‟occasione di soggiornare in strutture adeguate

alle prescrizioni della propria fede e possano così visitare la città coniugando il tempo

della vacanza con il tempo dedicato alla spiritualità.

Per questo lavoro si concorda quasi totalmente con questa visione, salvo le

specificazioni enunciate in questo sottoparagrafo.

51 Intervista con il Dott. Claudio Scarpa, Direttore Generale di AVA (Associazione Veneziana Albergatori), 06/12/2016.

Prima di addentrarsi nell‟analisi della destinazione prescelta, si è ritenuto opportuno

approfondire le prescrizioni specifiche per la religione musulmana e quella ebraica, in

quanto si ritiene fondamentale la conoscenza preliminare delle esigenze di queste

particolari tipologie di utenti, per poter poi valutare se (e in che misura) le strutture

selezionate ne favoriscano il rispetto e l‟integrazione con le altre tipologie di utenti. Il

secondo capitolo, pertanto, approfondirà le prescrizioni previste per queste due

religioni, che dovrebbero (o potrebbero) essere seguite anche al di fuori del proprio

ambiente usuale di vita.

“La felicità è un mistero, come la religione, e non dovrebbe mai essere razionalizzato” Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), scrittore e critico inglese.