CAPITOLO 1 IL PENSIERO POLITICO
1.2 La definizione di una prospettiva liberale della società e dello Stato
L’opera Classe e conflitto di classe nella società industriale è considerata il lavoro di maggior rilievo per la sua struttura, la rilevanza e l’organicità; inoltre, aggiungiamo noi, per la sistematizzazione di concetti sociologici espressi in altri luoghi. In realtà, è doveroso osservare, come qui prendono forma e contenuto i principi ispiratori di una nuova filosofia sociale; in questo senso il Neuntes Kapitel, delle Thesen zur Marx-Kritik, nella tesi dottorale Marx in Perspektive. Die Idee des
Gerechten im Denken von Karl Marx, può essere considerato un manifesto
programmatico81. Qui, ed è il nostro punto di vista, si compie una scelta di campo
decisiva: prima di tutto, nella nona tesi, Dahrendorf indica l’esistenza di un solo punto di partenza per la critica radicale alla concezione speculativa della storia di Marx: l’uscita della conoscenza filosofica dalla fondamentale problematicità sull’intero corso della storia. È il caso di sottolineare l’importanza di questa premessa: la separazione della filosofia sociale di Marx dalla filosofia della storia costituisce un punto di non ritorno82. In secondo luogo, nella decima tesi, egli
sottolinea il ruolo di certi aspetti della filosofia sociale marxiana: la concezione del lavoro, l’idea di libertà. Questi presupposti – dice Dahrendorf – non possono essere elusi se si ha intenzione di teorizzare una nuova filosofia sociale83. In terzo luogo,
nell’undicesima tesi, egli pone in rilievo un aspetto di natura metodologico: la confutazione delle ipotesi sociologiche di Marx deve avvenire sulla base del giudizio
Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1984; tr.it. Pensare e fare politica, Roma-Bari, Laterza 1984, pag. 13.
81 R. Dahrendorf, Marx in Perspektive. Die Idee des Gerechten im Denken von Karl Marx, Hannover,
Verlagsbuchhandlung J.H.W. Dietz, 1952, pp.165-166.
82 Sul rifiuto del determinismo storico: Cfr. R. Dahrendorf, Marx in Perspektive. Die Idee des
Gerechten im Denken von Karl M, cit., pag. 166.
83 Scrive Dario Antiseri: «Secondo Popper, la analisi sociologiche ed economiche che Marx effettuò
sulla società a lui contemporanea, sebbene un po’ unilaterali, furono eccellenti. Marx, in altri termini, riuscì nella sua analisi, nella misura in cui egli esaminò le istituzioni e le loro funzioni. Ma fallì non appena si mutò in profeta». Si deve qui sottolineare la medesima posizione sia di Popper sia di Dahrendorf nel giudizio della filosofia sociale di Marx. Cfr. D. Antiseri, La filosofia politica di Karl
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dei fatti empirici84. Per finire, nella dodicesima tesi, lascia intendere di voler studiare
gli unici contributi fondamentali della filosofia sociale di Marx: il concetto di classe e il problema dei mutamenti sociali.
Per prima cosa crediamo si possa affermare che Dahrendorf, nelle Thesen zur
Marx-Kritik, compia una scelta di campo decisiva, la rinuncia alla visione
deterministica della storia di Marx. Al contrario, ritiene interessanti alcune parti della sua filosofia sociale; esse sono da riconsiderare alla luce degli avvenimenti che hanno interessato le società contemporanee. Qui, le categorie sociologiche tipiche della filosofia sociale marxiana, i concetti di conflitto di classe e di mutamento sociale sono oggetto di un lavoro di analisi e di radicale rielaborazione85. Senonché,
in questo lavoro di rivisitazione, nel chiedersi quali siano gli scopi e gli obiettivi reali di Dahrendorf crediamo sia indispensabile, prima di tutto evidenziare in senso analitico l’entità degli interventi effettuati, poi identificare il procedimento logico seguito, infine indagare la rilevanza e il significato della «rinnovata» formulazione teorica.
In queste pagine intendiamo soffermarci su tre punti; esamineremo: il ruolo dei concetti di classe e di mutamento sociale nell’opera maggiore Classi e conflitto di
classe; in secondo luogo la loro valenza euristica nella pars costruens della teoria sul
conflitto sociale; infine la compatibilità di questa rideterminazione concettuale in relazione alla presenza nell’opera di un preciso indirizzo filosofico-politico.
Iniziamo dal primo punto: il concetto di classe e di mutamento sociale86. È
necessario sottolineare, per prima cosa, un aspetto di natura metodologica: nella sua opera maggiore, Dahrendorf compie il tentativo di impiegare nella scienza sociale sia «modelli teoretici» sia «leggi verificabili». In altri termini, i requisiti metodologici
84 Sulle possibilità di fondare la sociologia come scienza empirica si veda anche la prima parte del
presente lavoro, ad ogni modo: Cfr. R. Dahrendorf, Marx in Perspektive. Die Idee des Gerechten im
Denken von Karl Marx, cit., pp. 165-166.
85 «Pur sottolineando con Marx l’inevitabilità dei conflitti, Dahrendorf non li vedeva come il motore
di un rovesciamento rivoluzionario anticapitalistico. Piuttosto li incanalava, seguendo Karl R. Popper, su binari riformistici, alimentando con essi quelle soluzioni parziali di tipo parlamentare-democratico destinate a produrre, sempre di nuovo, conflitti ulteriori». Cfr. H. Brunkhorst, Habermas, Stuttgart, Philipp Reclam, 2006; tr.it. Habermas, Firenze, Firenze University Press, 2008, pag. 62.
86 Per i cambiamenti delle strutture di classe nelle società europee Cfr. R. Dahrendorf, Recent
Changes in the Class Structure of European Societies, in «Daedalus», Vol. 93, No. 1, Winter 1964,
pp. 225-270. Il saggio Soziale Klassen und Klassenkonflikt: Zur Entwicklung und Wirkung eines
Theoriestücks è da considerarsi una risposta alle critiche dei teorici di Francoforte alla sua teoria delle
classi. Cfr. R. Dahrendorf, Soziale Klassen und Klassenkonflikt: Zur Entwicklung und Wirkung eines
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sono tipicamente riferibili a quelli in uso in una disciplina empirica; così devono essere intesi termini quali: teoria, ipotesi, prova empirica, confutazione e scienza. La scienza sociologica, qui, è posta sullo stesso piano delle scienze naturali. E, come nelle scienze naturali, la sociologia deve essere liberata dagli ostacoli di un indirizzo ideografico-storico, o meta empirico; non si comprende – nota Dahrendorf – il motivo per il quale «non si debba trasformarla in una scienza sociale esatta basata su postulati formulati con precisione», cioè «su modelli teoretici e su leggi verificabili»87. Di fatto si assiste alla compresenza di due aspetti: da un lato la
formulazione teoretica generalizzante, dall’altro la sua verifica empirica. Poi, si aggiunga, in antitesi con i teorici dell’equilibrio, dello struttural-funzionalismo e con Parsons soprattutto, Dahrendorf adotta una prospettiva basata sui principi della coercizione e del conflitto88. I fondamenti di questa prospettiva si basano sull’ipotesi
della natura coercitiva della struttura sociale; sull’esistenza di gruppi organizzati antitetici a causa della presenza di conflitti d’interessi sia nell’ambito dell’intero corpo sociale sia in organizzazioni più ristrette all’interno di esso89. Le posizioni di
87 R. Dahrendorf, Class and Class Conflict in Industrial society, London, Routledge & Kegan Paul,
1959; tr.it. Classi e conflitto di classe nella società industriale, Bari, Laterza, 1971, pp. 6-7.
88 Sul principio di coercizione Cfr. R. Dahrendorf, In Praise of Thrasymachus, in Essays in The
Theory of Society, Stanford, Stanford University Press, 1968, pp. 129-150; ID., Amba, Amerikaner und Kommunisten. Zur These der Universalität von Herrschaft, in Pfade aus Utopia, München, Piper,
1967, pp. 315-336; tr.it. Amba e americani, in Uscire dall’utopia, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 335- 364.
89 L. Cavalli, Autorità, conflitto e libertà nell’opera di Ralf Dahrendorf, in Uscire dall’utopia,
Bologna, Il Mulino, 1971, pp. XII-XIII. L’autore riconosce a Dahrendorf «il grande merito di aver contribuito con pochi altri, in questa opera, a creare le premesse di una posizione alternativa ai teorici dell’equilibrio, incentrata sui principi della coercizione e del conflitto, di cui ha rivendicato con straordinaria chiarezza la rilevanza creatrice e liberatrice nella storia». Con Dahrendorf il conflitto sociale ritorna centrale tra le varie tendenze di studio delle scienze sociologiche. Un buon esempio di questo rinnovato interesse è dato dalla letteratura critica che Class and Class Conflict in Industrial
Society ha generato soprattutto nel mondo anglosassone. Sul conflitto, solo a titolo semplificativo:
Cfr. K. Heidenreich, Die marxistisch-leninistische Theorie von den Klassen und vom Klassenkampf im
Zerrspiegel des Revisionisten Dahrendorf, in «Deutsche Zeitschrift für Philosophie», Band. 8, Nu. 11-
12, Dezember 1960, pp. 1359-1376. K. Messelken, Politikbegriffe der modernen Soziologie. Eine
Kritik der Systemtheorie und Konflikttheorie, Köln und Opladen, Westdeutscher Verlag, 1968,
soprattutto Zu einigen Grundzügen der Konflikttheorie bei Ralf Dahrendorf. Kritische Analysen, Seite 81-121. B.N. Adams, Coercion and Consensus Theories: Some Unresolved Issues, in «American Journal of Sociology», Vol. 71, No. 6, May 1966, pp. 714-717. J. Lopreato, Authority Relations and
Class Conflict, in «Social Forces», Vol. 47, No. 1, September 1968, pp. 70-79. P. Weingart, Beyond Parsons? A Critique of Ralf Dahrendorf’s Conflict Theory, in «Social Forces», Vol. 48, No. 2,
December 1969, pp. 151-165. E.F. Heenan, Ideological and Structural Conflict in a Suburban
Congregation: An Empirical Test of Dahrendorf’s Conflict Model, in «Sociological Analysis», Vol.
33, No. 2, Autumn 1972, pp. 177-187. J. Lopreato, Class Conflict and Images of Society, in «The Journal of Conflict Resolution», Vol. 11, No. 3, September 1976, pp. 281-293. L.E. Hazelrigg, Class,
Property, and Authority: Dahrendorf’s Critique of Marx’s Theory of Class, in «Social Forces», Vol.
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partenza fanno ampio riferimento al modello marxiano della società classista. Nel sistema marxiano il concetto di classe – osserva Dahrendorf – costituisce il punto di congiunzione tra l’analisi sociologica e la speculazione filosofica90. Dunque questi
due aspetti non solo «possono» ma «devono» essere separati. Dahrendorf, infatti, è interessato alla teoria marxiana delle classi solo se riferita all’analisi delle dinamiche sociali in una società capitalista. Com’è noto, Marx individua nella proprietà l’elemento costitutivo delle classi. La proprietà, se assunta come principio euristico, deve essere considerata nel contesto della società borghese. In questo contesto ha una sua rilevanza teorica; di fatto, qui, una minoranza controlla privatamente il possesso
the Dahrendorf Conflict Model, in «Social Forces», Vol. 52, No. 2, December 1973, pp. 236-244. A.
Giddens, Dahrendorf: Classes in Post-Capitalist Society, in The Class Structure of the Advanced
Societies, New York, Harper & Row, 1975, pp. 53-59. J.H. Turner, A Strategy for Reformulating the Dialectical and Functional Theories of Conflict, in «Social Forces», Vol. 53, No. 3, March 1975, pp.
433- 444. R.V. Robinson, J. Kelley, Class as Conceived by Marx and Dahrendorf: Effects on Income
Inequality and Politics in the United States and Great Britain, in «American Sociological Review»,
Vol. 44, No. 1, February 1979, pp. 38-58. AA.VV., Authority Position, Legitimacy of Authority
Structure, and Acquiescence to Authority, in «Social Forces», Vol. 55, No. 4, June. 1977, pp. 966-973.
In Germania, dice Dahrendorf, il suo libro sulle classi non ha avuto un particolare effetto. La prima edizione stampata in circa 2000 copie è esaurita, mentre una seconda edizione nella versione definitiva in lingua inglese non è mai apparsa. Cfr. R. Dahrendorf, Soziale Klassen und
Klassenkonflikt: Zur Entwicklung und Wirkung eines Theoriestücks, in «Zeitschrift für Soziologie»,
Jahrgang 14, Heft 3, Juni 1985, Seite 236-240. Inoltre: «Classi e conflitto di classe – aggiunge – rappresentò in Germania una delle prime spinte alla pedagogia del conflitto; contro le direttive-quadro di Hess sulla specializzazione di dottrina della società non sono riuscito ad opporre che una difficoltosa difesa (Nei paesi anglosassoni il libro fu capito meglio)». Cfr. R. Dahrendorf, Reisen nach
und aussen. Aspekte der Zeit, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1984; tr.it. Pensare e fare politica,
Roma-Bari, Laterza 1984, pag. 13. Egli scrive: «In Germany, Homo sociologicus has gone through six editions and has given rise to more than a dozen critical studies, the most recent of which describes it as probably the most influential contribution to sociological theory that has appeared in Germany
since the war, and the only one that has led to a full-fledged public controversy». Viceversa, «My
publications on class and the theory of conflict have had exactly the opposite fate. Although they were not exactly ignored in Germany, they failed to stimulate discussion, whereas their critical reception both in Britain and in the United States has been very gratifying». Cfr. Essays on the Theory of
Society, London, Routledge & Kegan Paul, 1968, p. V.
Mentre fra i più noti in Italia: Cfr., A. Pizzorno, Le organizzazioni, il potere e i conflitti di classe, in
Classi e conflitto di classe nella società industriale, Bari, Laterza, 19713, pp. VII- XXXIV. L. Cavalli,
Autorità, conflitto e libertà in Dahrendorf, in Uscire dall’utopia, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. VII-
LXXIII. ID., Ralf Dahrendorf e le teorie del conflitto di classe, in «il Mulino», No. 2, 1971, pp. 355- 370. AA.VV., La sociologia del potere, (a cura di) F. Ferrarotti, Bari, Laterza, 1972. C. Mongardini,
L’analisi politica di Ralf Dahrendorf, in L’epoca della società, Roma, Bulzoni Editore, 1970, pp. 383-
418. L. Bottani, Conflitto sociale e modernità in Dahrendorf, in «il Mulino», No. 2, 1990, pp. 311- 315. M. Marroni, Classi, conflitto e tramonto della “società del lavoro”, in Il ritorno del soggetto, (a cura di) A. Izzo, Roma, Bulzoni Editore, 1990, pp. 147-174. Inoltre Cfr. G. Pasquino, voce: Conflitto, in N. Bobbio, N. Matteucci, G. Pasquino, Dizionario di politica, Torino, UTET, 20043, pp. 158-163. 90 Sulla interpretazione del concetto di classe – dice Dahrendorf – non ci sono più controversie.
Dichiara espressamente di concordare con gli studi di Geiger, Bendix e Lipset. Cfr. T. Geiger, Die
Klassengesellschaft im Schmelztiegel, Colonia e Hagen, 1949; R. Bendix, S.M. Lipset, Class, Status and Power: A Reader in Social Stratification, Glencoe, 1953; tr.it. Classe, potere, status, Padova,
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dei mezzi di produzione. I rapporti di produzione – sottolinea Dahrendorf – determinano una serie di conseguenze: in primo luogo «la divisione della ricchezza nella sfera della distribuzione corrisponde alla divisione della proprietà nella sfera della produzione»; in secondo luogo la distribuzione della proprietà nella sfera della produzione determina non solo «la distribuzione del potere politico nella società» ma «modella anche le idee che plasmano il carattere di un periodo»91. Di fatto i rapporti
di proprietà per un verso, quelli di autorità per l’altro non sono altro che due aspetti necessari ma non sufficienti per la formazione delle classi; è indispensabile un ulteriore elemento che precede la costituzione della classe: l’interesse di classe. Se si ipotizza che l’interesse di classe preceda la formazione delle classi, allora si può escludere che questi interessi siano configurabili come interessi soggettivi92. E questa
predeterminazione evita che il conflitto di classe sia derubricato a semplice conflitto interindividuale. Siamo di fronte a un punto decisivo per la formazione delle classi: gli interessi comuni devono essere organizzati e assumere una rilevanza di carattere politico; il concetto di classe acquisisce un preciso significato euristico solo se riferito al conflitto politico93. Nella teoria marxiana delle classi appartengono ai «casi
irrilevanti»: gli individui che agiscono non in base a motivazioni di classe; i casi di «ricambio fra le classi» non hanno una particolare importanza per la lotta di classe che è innanzi tutto una lotta politica. Qui, siamo in presenza di un aspetto centrale nella teoria conflittualista di Dahrendorf: il conflitto di classe in veste di lotta politica è «un conflitto consapevole e determinato tra due interessi contrastanti che sono rispettivamente l’interesse alla conservazione e l’interesse a rivoluzionare le istituzioni e i rapporti di potere esistenti»94. Per di più, nella teoria del conflitto
sociale c’è la questione ulteriore dello «scopo euristico» del concetto marxiano di classe. Questo concetto è «dinamico» e «analitico», rende manifesto un «tipo generale» di assoluto rilievo: non si presta a rappresentare lo stato di una società in
91 R. Dahrendorf, Class and Class Conflict in Industrial society, cit.; tr.it. Classi e conflitto di classe
nella società industriale, cit. pag. 31 e ss.
92 É il problema degli «interessi» il punto sul quale assume una certa rilevanza la critica di Luciano
Cavalli. Infatti egli scrive: «Dahrendorf non si preoccupa della perdita di concretezza che comporta la rinuncia ad indagare in questa sede sull’elemento empirico dell’interesse». Cfr. L. Cavalli, Autorità,
conflitto e libertà nell’opera di Ralf Dahrendorf, in Uscire dall’utopia, cit., pag. XVI.
93 Il passaggio più importante della teoria marxiana della formazione delle classi – scrive Dahrendorf
– presuppone un livello fattuale-istituzionale: l’organizzazione politica; nonché un livello normativo- ideologico: la «coscienza di classe». Cfr. R. Dahrendorf, Class and Class Conflict in Industrial
society, cit.; tr.it. Classi e conflitto di classe nella società industriale, cit. pag. 49-50.
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una precisa fase storica, come in Marx, ma è uno strumento che rende possibile interpretare i mutamenti sociali nel loro sviluppo diacronico. Il modello euristico delle due classi che lottano sulla base di interessi antitetici è quello che interessa Dahrendorf. Esso rappresenta l’insieme delle «condizioni reali di conflitto generanti un mutamento» ed è «costituito dalla contrapposizione di due forze dominanti, di due classi prevalenti»95. Nell’analisi sociologica è uno «strumento legittimo di
conoscenza» a condizione di essere liberato dal rapporto hegeliano che oppone le due classi. Dunque, se cade la relazione con la dialettica e la prospettiva del determinismo storico, allora il conflitto di classe può diventare un dispositivo di analisi per lo studio dei mutamenti sociali. Al contrario, Dahrendorf rifiuta due aspetti decisivi della teoria marxiana delle classi: prima di tutto il legame tra proprietà privata e formazione delle classi; in secondo luogo «la ferma identificazione (unidirezionale) del potere e dell’autorità economica con il potere e l’autorità politica»96. Se così fosse – osserva il nostro autore – allora il potere politico
si ridurrebbe a potere economico. Si aggiunga che Marx avendo considerato la proprietà dei mezzi di produzione nel sistema borghese come criterio determinante per la separazione in classi della società, inseriva la prospettiva rivoluzionaria in una visione della storia in cui si sarebbero susseguiti conflitti con intensità e violenza crescenti. Per giunta, l’assenza di canali e luoghi per la regolazione dei conflitti, la loro sovrapposizione dall’ambito industriale a quello politico, in quel momento storico – dice Dahrendorf – potevano convalidare la teoria marxista e rendere plausibile l’avvento della «società comunista»97. Dahrendorf è contro questa ipotesi.
Siamo così al secondo punto, la pars costruens. Il concetto di classe e quello di cambiamento sociale della teoria marxiana, per prima cosa, subiscono un procedimento di critica sociologica: da un lato alcuni aspetti della teoria sono ritenuti utili e accettati, altri vengono decisamente rifiutati. Poi, sulla base della disamina di
95 Ivi, pag. 42. 96 Ivi, pag. 46.
Sulla unidirezionalità del rapporto proprietà-autorità: «per Marx i rapporti di produzione come elemento determinante della formazione delle classi sono anche rapporti di autorità, ma essi sono tali solo perché sono innanzitutto rapporti di proprietà nel senso ristretto della distribuzione di possesso privato fornito di un potere di controllo. In quanto rapporti di proprietà essi sono anche rapporti di autorità; mentre non è vero l’opposto». Cfr. R. Dahrendorf, Class and Class Conflict in Industrial
society, cit.; tr.it. Classi e conflitto di classe nella società industriale, cit. pp. 46 e seg.
97 Cfr. R. Dahrendorf, Class and Class Conflict in Industrial society, cit.; tr.it. Classi e conflitto di
classe nella società industriale, cit. Si veda il capitolo primo: «Il modello marxiano della società
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Marx, Dahrendorf procede nella pars costruens, delineando una teoria delle classi e del conflitto di classe nelle società industriali occidentali. Nel chiedersi quale sia il reale obiettivo di una siffatta concezione della società, del mutamento sociale, della sfera politica e istituzionale, riteniamo sia indispensabile prendere in esame un punto decisivo: il rapporto tra la sociologia marxiana da un lato, poiché Marx è il riferimento principale dell’analisi di Dahrendorf; la teoria del conflitto sociale dall’altro, secondo la prospettiva delineata dal nostro autore.
Nella teoria conflittualista di Dahrendorf alcuni concetti marxiani sono ripresi fino al punto – osserva Luciano Cavalli – da consentire di «inglobare la teoria di Marx come sotto-teoria»98. In primo luogo, della teoria marxiana delle classi –
afferma il nostro autore – possono essere accettati «il fine euristico» e i «presupposti generali»: si deve riconoscere a Marx, esaminando i cambiamenti della società del suo tempo, il merito di aver individuato l’origine del conflitto all’interno della struttura sociale; il modello marxiano delle due classi antitetiche è un valido strumento analitico nello studio del conflitto sociale. Partendo da questi presupposti, Dahrendorf mette in campo una precisa ipotesi: se i «conflitti sociali generano mutamenti e se essi sono a loro volta generati dalla struttura sociale» allora si può opportunamente sostenere che «dei due interessi che sono coinvolti in ciascun