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La radicalità del primo liberalismo

CAPITOLO 1 IL PENSIERO POLITICO

1.1 La radicalità del primo liberalismo

Capitolo 2 Un «nuovo» liberalismo: 2.1 Una costruzione teorica completamente rinnovata; 2.2

Libertà assertoria; 2.3 Liberalismo istituzionale. Capitolo 3 Lebenschancen. Un concetto in via

di definizione: 3.1 Alla ricerca di una categoria analitica; 3.2 La svolta normativa; 3.3 Chances di

vita, libertà ed eguaglianza; 3.4 Le aporie del liberalismo conservatore. Capitolo 4 La giustizia

sociale: 4.1 La fine del consenso socialdemocratico; 4.2 La crisi dello Stato sociale; 4.3 I limiti

della società del lavoro; 4.4 Contro la diseguaglianza sistematica

109 CAPITOLO 1 IL PENSIERO POLITICO

Sommario: 1.1 La radicalità del primo liberalismo; 1.2 La definizione di una prospettiva liberale della società e dello stato; 1.3 Fondamenti antropologici.

1.1 La radicalità del primo liberalismo

Comprendere lo studioso nella società del suo tempo. È il filo conduttore seguito in questo lavoro. Nella teoria e nella prassi, nel modo di pensare e di giudicare, nel prendere posizione nell’ambito del dibattito critico sulla scienza Dahrendorf si caratterizza per essere un pensatore eretico: diverge dalle opinioni e dalle ideologie comuni, di frequente, si distanzia dalla comunità scientifica; in diversi contesti afferma senza mezzi termini: «non mi piace farmi incasellare»1. I motivi e le

circostanze di certe prese di posizione si possono comprendere solo se sia prima chiarito lo stato delle strutture sociali, politiche e istituzionali della società nel suo tempo, dove vive, studia e svolge la sua attività accademica. La realtà qui è rappresentata dai riflessi sulla libertà che hanno contraddistinto il tradizionalismo autoritario dell’ideologia tedesca. Dahrendorf in Gesellschaft und Demokratie in

Deutschland affronta la questione tedesca riconducendola alla ragione per la quale la

Germania si è preclusa la via alla democrazia liberale2. Di fatto l’intenzione è fare

1 R. Dahrendorf, Autoritratto, in «Biblioteca della libertà», Anno XLIV, n. 195, maggio-agosto, 2009,

pp. 27-54. Cfr. C. Rossetti, Ralf Dahrendorf, in «Quaderni di sociologia», Numero 51, 2009, pp. 3-7.

2 Studi preliminari: Cfr. R. Dahrendorf, Conflict and Liberty: Some Remarks on the Social Structure

of German Politics, in «The British Journal of Sociology», Vol. 14, No. 3, September 1963, pp. 197-

211. ID., The New Germanies: Restoration, Revolution, Reconstruction, in «Encounter», April 1964, pp. 50-58; fa parte anche di: Politics in Europe, (edited by) A. Lijphart, Berkeley, University of California, Prentice-Hall, 1969, pp. 226-237. ID., Deutsche Oberschicht im Übergang, in «Merkur», Heft 194, 18. Jahrgang, April 1964, pp. 323-333.

Inoltre: R. Dahrendorf, Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, München, R. Piper & Co. Verlag, 1965; tr.it. Sociologia della Germania contemporanea, Milano, Mondadori, 1968. ID., Das

Kartell der Angst, in «Merkur», Heft 210, 19. Jahrgang, September 1965, pp. 803-815. ID., Bonn after Twenty Years: Are Germany’s Problems Nearer Solution?, in «The World Today», Vol. 25, No. 4,

April 1969, pp. 158-171. ID., Introduction, in The unresolved past: a debate in German history, R. Dahrendorf (chaired and introduced), G. Thomas, (Hrsg.), London, Weidenfeld and Nicolson, 1990. «Gesellschaft und Demokratie in Deutschland è stato per molto tempo libro di testo e di lettura per i più giovani. Frutto delle lezioni tenute a Tubinga e alla Columbia University, apparve come libro solo

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luce sui fattori che hanno impedito l’affermazione della democrazia in questo paese, nella sua accezione liberale3. Se questa è la prospettiva, allora è possibile intuire la

radicalità del primo liberalismo di Dahrendorf. Questo atteggiamento intellettuale produce i suoi effetti anche nell’attività politica. Così si comprende l’abbandono del partito della socialdemocrazia tedesca; la sua precoce adesione avvenuta più per rispettare le tradizioni familiari che per effettiva convinzione. Senonché, nella prassi, il partito socialdemocratico tedesco – rileva Dahrendorf – è stato l’esecutore della ideologia espressa dalla «classe-maggioranza». Di fatto i socialdemocratici si distinguono per essere i conservatori più coerenti. Scrive: «Mentre i cosiddetti partiti conservatori mirano a programmi che abbiano un contenuto di princìpi, a una nuova moralità o anche al ritorno radicale ai valori di ieri, i veri socialdemocratici si accontentano del minimo non solo nel programma ma anche nel governo: non mettono in discussione le ipotesi prevalenti di politica economica e sociale e, per il

nel 1966». Cfr. R. Dahrendorf, Reisen nach und aussen. Aspekte der Zeit, Stuttgart, Deutsche Verlags- Anstalt, 1984; tr.it. Pensare e fare politica, Roma-Bari, Laterza 1984, pag. 13.

3 Nella tradizione di studi sociologici o storico-sociologici l’opera di Dahrendorf Sociologia della

Germania contemporanea è collocata in una tendenza di pensiero che ritiene l’esperienza storica della

Germania e, soprattutto il nazionalsocialismo «un tipo di società radicalmente nuovo». In tal senso scrive Rositi: «Ancora in questa direzione di spregiudicata valutazione della diversità radicale fra la storia tedesca e lo sviluppo normale delle democrazie occidentali, si pone il recente libro di Dahrendorf su Società e democrazia in Germania». Cfr. F. Rositi, La democrazia in Germania

nell’interpretazione sociologica di Ralf Dahrendorf, in «Studi di sociologia», Anno 5, Fascicolo 1,

gennaio-marzo 1967, pp. 74-91. Serie riserve sullo studio di Dahrendorf della società tedesca sono espresse da P.N. Stearns, recensione a Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, di R. Dahrendorf, in «Central European History», June 1968, Vol. 1, No. 2, pp. 175-181. Infatti Stearns sottolinea come «The image of de Tocqueville looms behind the study, for this too is an effort to capture the essence of a national political society». Inoltre aggiunge: «Professor Dahrendorf does not live up to his model, if only because his picture of the direction of modern political society seems dated rather than prophetic». Ivi, pag. 175. Con Stearns, si deve evidenziare che i punti critici più rilevanti nell’opera di Dahrendorf sulla Germania contemporanea riguardano la sua ipotesi sulla nozione di modernità politica e la comparazione valutativa tra la Gran Bretagna e la stessa Germania. Ivi, pp. 177-179. Così Feldman colloca il lavoro di Dahrendorf: «His discussion is very much in line with Wolfgang Sauer’s suggestion that National Socialism was Germany’s uncompleted revolution and David Schoenbaum’s argument that the Nazis, despite their reactionary ideology, promoted socio-economic modernization». Cfr. G.D. Feldman, recensione a Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, di R. Dahrendorf, in «Journal of Social History», Vol. 2, No. 3, Spring 1969, pp. 273-277. Barkin e Maier sottolineano l’intersezione fra storia e sociologia: Cfr. C.S. Maier, recensione a Gesellschaft und

Demokratie in Deutschland, di R. Dahrendorf, in «History and Theory», Vol. 8, No. 1, 1969, pp. 119-

133; K.D. Barkin, Conflict and Concord in Wilhelmian Social Thought, in «Central European History», Vol. 5, No. 1, March 1972, pp. 55-71. Cfr. K. H. Jarausch, Illiberalism and Beyond:

Germany History in Search of a Paradigm, in «The Journal of Modern History», Vol. 55, No. 2, June

1983, pp. 268-284.

In Società e democrazia in Germania, dice Rusconi, Dahrendorf «mette a fuoco con molta precisione i tratti negativi della via speciale percorsa dalla Germania: la mancata realizzazione dei diritti civili, l’avversione alla regolamentazione dei conflitti, la scarsa sintonia tra popolo ed élite e il basso sviluppo delle virtù civiche, sacrificate al principio della comunità etnica». Cfr. G.E. Rusconi, La

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resto, si preoccupano di garantire il law and order e di amministrare l’esistente»4. In

altri termini, i socialdemocratici non hanno avuto sufficientemente cura dei gruppi sociali esclusi dalla sfera tutelare dei diritti civili di natura sociale; hanno ignorato gli individui relegati ai margini delle società moderne; hanno finto di non vedere quelli posti nell’ombra della underclass, limitandosi alla conservazione dello status quo.

In questa parte del lavoro intendiamo soffermarci su due punti: il primo, le ragioni della radicalità del primo liberalismo di Dahrendorf; il secondo, la relazione fra questo radicalismo e il deficit di democrazia nelle strutture sociali della Germania contemporanea. Si intendono esaminare, in primo luogo, i fattori sociali che rendono possibile l’instaurazione di una costituzione della libertà5. La nostra tesi qui è questa:

la presa di posizione radicale di Dahrendorf può essere interpretata come una reazione ai residui del tradizionalismo e del conservatorismo dominante nella metà degli anni Cinquanta del secolo scorso in Germania6.

Per iniziare, possiamo quindi dire, con Habermas, che la situazione della società tedesca contemporanea «spiega una certa rigidità e radicalità di molte sue prese di posizione, e anche certe incongruenze che queste hanno provocato nel milieu della

4 R. Dahrendorf, Lebenschancen. Anläufe zur sozialen und politischen Theorie, Frankfurt am Main,

Suhrkamp Verlag, 1979; tr.it. La libertà che cambia, Roma-Bari, Laterza, 1981, pag. 69.

5 Nel pensiero politico di Dahrendorf il concetto di «costituzione della libertà» è da intendersi nel

senso hayekiano, infatti egli scrive «noi proprio dal (tedesco-inglese) Hayek abbiamo preso invece in prestito il concetto di costituzione della libertà». Dunque deve essere considerato in questa accezione. Cfr. R. Dahrendorf, Massendemokratie und Legitimität, in Reisen nach innen und aussen. Aspekte der

Zeit, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1984, Seiten 114-127; tr.it. Democrazia di massa e legittimità, in Pensare e fare politica, Roma-Bari, Laterza 1985, pp. 95-113.

6 Sul «tradizionalismo» in Dahrendorf: Cfr. M. Nacci, Tradizionalismo, in «La filosofia», (diretta da)

P. Rossi, volume IV, Milano, Garzanti Editore, 1996, pp. 587-630. Michela Nacci scrive: «Un altro studioso tedesco, Ralf Dahrendorf, utilizza invece nel suo libro sulla sociologia della Germania contemporanea un miscuglio di questi due usi possibili di Tradizionalismo (tradizionalismo oggettivo, tradizionalismo soggettivo, K. Mannheim, 1925). Definito il moderno come ciò che viene dopo la Rivoluzione francese e la Rivoluzione industriale, e ne accetta l’esistenza, egli considera il tradizionalismo come l’insieme dei modi di vita, dei comportamenti sociali e politici che sono pre- industriali, pre-democratici, pre-moderni. È l’atteggiamento di chi non osa e non rischia, […] diffuso

soprattutto in gruppi omogenei per provenienza etnica e fede religiosa, per appartenenza regionale e professionale, per dialetto e ricordi collettivi (Dahrendorf, 1968:131). Contro l’uomo moderno, che è

razionale rispetto al mercato, e dunque autocosciente, emancipato, determinato dai propri interessi e capace di compiere scelte, l’uomo tradizionale incarna il carattere sociale della rassegnazione che nel

complesso è soddisfatta, forse addirittura felice. Non approfitta delle possibilità offerte, si adatta alle

circostanze, è scettico rispetto alle innovazioni fino a rifiutarle per principio, ha un grande senso di sicurezza, un campo visivo limitato. Insomma, il carattere tradizionale è soprattutto una figura

sociale passiva, il ruolo della sofferenza senza lamenti, priva di rabbia e di pretese (Dahrendorf,

1968: 135)». Ivi, pag. 589. Inoltre, Cfr. P. Serra, Crisi della modernità: Dahrendorf e la «Libertà che cambia», in «Democrazia e diritto», numero 3, 1987, pp. 215-239.

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Repubblica Federale»7. Oltre a quanto già detto, aggiunge: «La radicalità di quel

primo liberalismo, con il quale Dahrendorf tenta di rimediare al deficit di democrazia della tradizione tedesca – così come altri tentano, recuperando il pragmatismo americano – dovrebbe del resto spiegare anche perché egli non abbia mai nutrito alcun risentimento anticomunista»8. Come spesso succede nella metodologia

dahrendorfiana, l’analisi inizia con un problema: «perché in Germania la democrazia liberale mancava o manca tutt’oggi?»9. Il punto di vista sociopolitico diventa il

criterio direttivo per l’analisi della società tedesca negli ultimi cento anni: prima la Germania imperiale, poi la Repubblica di Weimar e la rivoluzione del nazionalsocialismo, infine le due Germanie. La questione tedesca è ricondotta agli «ostacoli che si sono frapposti alla democrazia liberale in Germania»10. Per

Dahrendorf, il punto fondamentale sul quale converge la sua indagine sono le strutture sociali, partendo dal presupposto che le strutture politiche trovano la loro ragion d’essere a partire dalle basi sociali: il principio politico della democrazia, qualora si reifichi in un sistema politico, affonda le sue radici in specifiche strutture sociali. Di fatto Dahrendorf imposta una teoria sociologica della democrazia per la quale le «costituzioni politiche dipendono da determinate strutture sociali, nel senso che la costituzione non può divenire effettiva se non sono date le (corrispondenti) strutture sociali […] ma le strutture sociali pongono limiti molto ristretti all’effettività delle forme politiche»11. Prima di tutto una teoria sociopolitica della

democrazia deve prendere in esame la forma specifica delle strutture sociali, affinché sia possibile l’affermazione del principio liberale e quindi l’instaurazione della

7 J. Habermas, Der Erste. Eine Laudatio, in Die nachholende Revolution, Frankfurt am Main,

Suhrkamp Verlag, 1990; tr.it. Il primo. Un’apologia in Rivoluzione in corso, Milano, Feltrinelli, 1990, pag. 71. Cfr. H. Brunkhorst, Habermas, Stuttgart, Philipp Reclam, 2006; tr.it. Habermas, Firenze, Firenze University Press, 2008. Hauke Brunkhorst scrive: «Contro la società chiusa della tecnocrazia funzionale protestò tra i primi il giovane Ralf Dahrendorf. Egli contrappose allo stato tecnico una

sociologia del conflitto di ascendenze marxiane». Ivi, pag. 62.

8 Ibidem.

9 R. Dahrendorf, Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, München, R. Piper & Co. Verlag,

1965; tr.it. Sociologia della Germania contemporanea, Milano, Mondadori, 1968, pag. 27. Si consideri che la monografia viene pubblicata in Germania nel 1965, tuttavia questo scritto è frutto delle lezioni di Tubinga e della Columbia University. Pertanto ogni riferimento inerente la società tedesca del suo tempo deve essere ricondotto a quel periodo storico.

10 Ivi, pag. 39. 11 Ivi, pag. 40.

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costituzione della libertà12. Qui, Dahrendorf segue una via diversa rispetto a coloro

che – per esempio Lipset – hanno adottato il metodo del procedimento cumulativo nell’analisi sociologica della democrazia. Al contro, ammette di servirsi di una «rudimentale» teoria della democrazia, per la quale è il caso di interessarsi a un numero limitato di fattori sociali, che sono considerati determinanti, affinché le costituzioni politiche siano dotate di effettività e possano definirsi liberali. Formulare una teoria sociologica per l’analisi sistematica delle costituzioni ispirate al principio della democrazia liberale, scrive Dahrendorf, vuol dire innanzitutto prendere in considerazione una serie di argomentazioni basate su quattro asserzioni: una società può dirsi democratica se «in primo luogo si siano affermati i diritti d’uguaglianza borghese, in cui in secondo luogo i conflitti sociali siano riconosciuti in tutti gli ambiti, in cui in terzo luogo le élite rispecchino al loro interno la varietà e la molteplicità degli interessi sociali, e in cui in quarto luogo le virtù pubbliche rappresentino l’orientamento di valori predominanti degli uomini»13. È questa la

novità rispetto alla letteratura esistente sulla questione tedesca. Infatti, per lui, i precedenti tentativi si caratterizzano per essere privi di un’analisi sistematica dei fattori che hanno determinato il nazionalsocialismo. Ciò che li contraddistingue è la loro portata; essi si collocano su una scala temporale che va «da Tacito a Hitler». Senonché, da un lato essi sono viziati da generalità: chiamano in causa universalità storiche o archetipi lontani; dall’altro denotano la loro specificità: il singolo avvenimento storico o un solo individuo sono innalzati a causa scatenante dell’evento. In altri termini, Dahrendorf conduce uno studio sociologico adottando un punto di vista politico che non si limita a considerare i fattori sociali, economici, istituzionali, e la loro relazione con l’affermarsi del nazionalsocialismo, ma spazia secondo una prospettiva sistematica sulle strutture sociali tedesche che, negli ultimi cento anni, si sono opposte all’affermazione del principio liberale. Dunque la

12 Nell’analisi di Dahrendorf della società tedesca ci sono aspetti che fanno pensare al Tocqueville non

solo della Democrazia in America ma anche dell’Antico regime e la Rivoluzione. In questo senso che dire dell’intimo nesso, messo in luce da Dahrendorf, tra la dinamica della società civile e le corrispondenti istituzioni politiche o, per altro verso, la rinuncia a considerare decisivo il «carattere tedesco» per spiegare le vicende della Germania, così come Tocqueville rifiuta il tema del «carattere nazionale». Inoltre, come considerare quel mobile incontro di eguaglianza e libertà, il primato accordato alla libertà dall’uno e dall’altro pensatore politico. Per non parlare delle similitudini con lo «stato sociale» e lo «stato politico» del pensatore francese.

13 R. Dahrendorf, Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, cit.; tr.it. Sociologia della Germania

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premessa di Dahrendorf è questa: per prima cosa i fattori sociali determinano la forma delle istituzioni politiche, ritenute una sorta di sovrastruttura; poi egli limita il campo dell’analisi a un insieme di quattro condizioni, in assenza delle quali prevale l’illibertà nelle sue molteplici espressioni. In questo senso, il nostro autore si limita a esaminare esclusivamente quattro fattori: il primo, il concetto di uguaglianza, cioè il tipo di partecipazione del singolo alla vita sociale; il secondo, la razionalità delle istituzioni nel regolamento dei conflitti sociali; il terzo, le élite: la forma e il grado di molteplicità politica; infine il rapporto tra virtù pubbliche e virtù private nell’ambito della sfera pubblica.

Prendiamo in esame questi aspetti partendo dal primo: il grado di effettiva affermazione dei diritti di uguaglianza. L’uguaglianza, infatti, è una condizione senza la quale la piena partecipazione politica e sociale dell’individuo manca di effettività14. Per prima cosa, Dahrendorf pone una relazione tra la rivoluzione della

modernità, i diritti di cittadinanza e, in Germania, l’affermazione incompleta del ruolo sociale del cittadino. Poi esamina le ragioni. Seguendo lo schema marshalliano, il ruolo di cittadino è associato ai diritti di uguaglianza: diritti civili, diritti politici e diritti sociali. Prima di tutto i diritti civili e politici. La modernità – osserva Dahrendorf – ha imposto il cittadino al suddito; di fatto ha sostituito i vincoli della tradizione con i diritti di uguaglianza15. L’espressione del Maine «From status to

contract» offre una buona rappresentazione di questa trasformazione, non a caso Dahrendorf spesso la chiama in causa. In Germania, tuttavia, il processo non può dirsi completato per la permanenza di impedimenti tradizionali che si sono frapposti sulla via della libertà. In realtà, questi impedimenti rappresentano i caratteri distintivi della Sonderweg tedesca, per la quale «la strada alla modernità è stata tanto difficile e continua ad esserlo tuttora»16. Se, infatti, si prendono come riferimento i diritti

civili giuridici e politici, allora la loro effettività si realizza esclusivamente in uno stato di diritto. Uno degli equivoci che ancora persistono consiste nel ritenere lo stato di diritto un sinonimo di democrazia. Infatti, i principi dello stato di diritto

14 Sulle modalità e la valenza euristica del concetto di partecipazione ai processi politico-sociali: Cfr.,

F. Rositi, op. cit., pp. 75-76.

15 Cfr. P. Serra, Crisi della modernità: Dahrendorf e la «Libertà che cambia», in «Democrazia e

diritto», numero 3, 1987, pp. 215-239.

16 R. Dahrendorf, Gesellschaft und Demokratie in Deutschland, cit.; tr.it. Sociologia della Germania

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stabiliscono le regole e i limiti attraverso i quali si esplicita l’esercizio del potere, ma quegli stessi principi non entrano nel merito sul contenuto e gli scopi ultimi del potere politico. Dahrendorf chiarisce questo fraintendimento: «senza la base dello stato di diritto non può realizzarsi neppure la costituzione della libertà; ma di per sé la base dello stato di diritto non garantisce la costituzione della libertà»17. Così non è,

tuttavia, se lo stato di diritto è assunto come garanzia di uguali diritti, allora sussiste esclusivamente per le istituzioni della Repubblica federale. Poi, i diritti sociali. Qui, come in Thomas. H. Marshall, i diritti sociali sono considerati decisivi. La cittadinanza può dirsi compiuta quando gli individui sono messi in condizione di poter esercitare le libertà civili e la partecipazione politica, con l’istruzione e la politica sociale. L’effettività dei diritti civili, politici e sociali è legata a un complesso di istituzioni che perseguono l’ideale liberale dell’emancipazione individuale. Si tratta delle istituzioni scolastiche e di quelle burocratico- amministrative responsabili per l’attuazione delle politiche sociali. La tesi di Dahrendorf è questa: in Germania, l’educazione e la politica sociale non sono concepite secondo i principi liberali; nel passato come nel presente, l’obiettivo è quello di mantenere gli individui in uno status di minorità. La struttura del sistema scolastico tedesco-occidentale, infatti, è tuttora caratterizzato da notevoli diseguaglianze nelle possibilità d’istruzione18. Dunque, l’istruzione è ritenuto un

diritto civile fondamentale, una delle condizioni per l’effettività dei diritti in generale, tuttavia si assiste alla «tenace sopravvivenza di una scandalosa disuguaglianza delle possibilità d’istruzione», e in questo aspetto «si può individuare la carenza fondamentale nell’affermazione dei diritti civili uguali in Germania»19. In

17 Ivi, pag. 247.

18 «La ricerca sull’educazione (sempre assieme con Hansgert Peisert) costruì, per così dire, le

condizioni per la possibilità stessa della riforma». Cfr. R. Dahrendorf, Reisen nach und aussen.

Aspekte der Zeit, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1984; tr.it. Pensare e fare politica, Roma-Bari,

Laterza 1984, pag. 13.

19 Ivi, pag. 89.

Cfr. R. Dahrendorf, Bildung ist Bürgerrecht: Plädoyer für eine aktive Bildungspolitik, Hamburg, Nannen-Verlag, 1965. R. Dahrendorf, The Crisis in German Education, in «Journal of Contemporary History», Volume 2, No. 3, «Education and Social Structure», Jul. 1967, pp. 139-147. Sulle istituzioni universitarie e la forza dei loro valori Cfr. R. Dahrendorf, Capire e apprendere, in «Universitas»,

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