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Delinquenza minorile femminile,

Dimensione di genere e bande

1. La prospettiva di genere nella raccolta dei dati

2.2. Delinquenza minorile femminile,

delinquenza minorile maschile, sfide di genere

Due documenti affrontano la questione del confronto tra la delinquenza minorile femminile e maschile52, esaminando le ragazze in quanto « protagoniste » e non in quanto vittime. Nel primo documento, degli educatori specializzati relativizzano in primo luogo la gravità della delinquenza giovanile e della delinquenza giovanile femminile. Pongono in risalto che la prima rappresenta solo il 17% delle incriminazioni nel 2009, mentre le ragazze costituiscono solo il 15% dei mi-norenni delinquenti, ossia in totale solo il 2,8 % delle persone incriminate. È vero che le cifre sono raddop-piate negli ultimi 10 anni, ma si partiva da livelli molto bassi. Presentare tale evoluzione come un aumento, rischia di deformare la realtà e di dare troppo risalto al fenomeno, che, seppure in aumento, resta ancora limi-tato in termini assoluti.

Per quanto riguarda la tipologia di reato, le constata-zioni coincidono con l’analisi precedente: la delin-quenza minorile femminile riguarda soprattutto i reati contro il patrimonio, e non i reati contro la persona, mentre le ragazze sono poco coinvolte nelle violenze.

Le strategie utilizzate dalle ragazze nei quartieri sensi-52- Josette Magne, seminario CNAPE 2010, « Les filles sont un problème », e Claire Gavray 2009 Délinquance juvénile et enjeux de genre.

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bili sono molto diverse da quelle dei ragazzi, visto il controllo cui sono sottoposte: al massimo rapide e in-visibili nel loro quartiere, frequentano in piccoli gruppi altri quartieri, ricercano piuttosto gli spazi misti, si spostano per motivi essenzialmente pratici, mentre i ragazzi possono riunirsi senza scopi precisi, semplice-mente per stare insieme. Occupano maggiorsemplice-mente lo spazio e cercano di farsi vedere o di farsi temere, per affermarsi. Le ragazze, invece, anche se delinquenti, si espongono molto meno, per le ragioni precedente-mente esposte.

Il secondo documento è un’indagine realizzata in Belgio sulla delinquenza giovanile « autorivelata ». Ha preso in esame i meccanismi sociali che differenziano l’esperienza deviante o i comportamenti a rischio dei giovani adolescenti maschi e femmine. Nell’adottare una prospettiva di genere, elimina le spiegazioni « na-turali » delle differenze tra i maschi e le femmine e ri-cerca le cause sociali: ricollega gli atti di delinquenza rivelati dai giovani a forme di socializzazione, al rap-porto con l’autorità e con la scuola. Fin da giovanis-simi, i bambini sono maggiormente incoraggiati ris-petto alle bambine a combattere fra di loro, a sfidarsi per affermare la propria individualità, mentre dalle ra-gazze ci si aspetta maggiormente che si conformino e si assomiglino. Per esempio, il 32% delle ragazze ris-petto al 67% dei ragazzi approva l’affermazione che

« la violenza fa parte del gioco » e il 33% delle ragazze, contro il 66% dei ragazzi pensa che « usare la forza è importante per guadagnarsi il rispetto degli altri e perché una vita senza violenza sarebbe noiosa ».

Non si possono tuttavia spiegare i tassi inferiori di vio-lenza e di delinquenza registrati dalle ragazze sempli-cemente ritenendo che il loro senso di malessere psico-sociale sia inferiore. Si constata al contrario « un maggiore livello di disagio psicologico nelle ragazze» e anche « una maggiore correlazione tra sintomi depres-sivi, vittimizzazione in ambito familiare e intensità

delin-89 quenziale ». È soprattutto il contesto sociale (in partico-lare la scuola e la famiglia) a orientare il malessere personale verso altre forme di espressione. La ques-tione dei rapporti ragazzi/ragazze svolge un ruolo im-portante nella violenza maschile. Quest’ultima infatti

« dimostra di essere legata all’interiorizzazione di valori e di credenze in materia di rapporti tra gruppi di sesso di-verso ». I ragazzi sembrano essere meno in grado di sottrarsi facilmente all’influenza del gruppo (e agli ste-reotipi di genere che implica), il che incide negativa-mente sul loro inserimento scolastico e sulla loro rius-cita scolastica. I ragazzi, meno sottoposti a divieti e obblighi rispetto alle ragazze, sono proporzionalmente più numerosi a provare noia, frustrazioni e a sentirsi vittimizzati per cause che ritengono esterne. La delin-quenza femminile sembra essere maggiormente legata ai limiti imposti dal loro ruolo sociale e alla vittimizza-zione psico-sociale, mentre quella dei maschi dimostra soprattutto di essere dovuta alle esigenze di ‘‘mascoli-nità’’ che devono soddisfare. Paradossalmente, le ra-gazze sono in genere più impegnate a scuola e dimos-trano maggiore volontà di riuscire negli studi. Si sono rese conto che un titolo di studio rappresenta un van-taggio per garantire l’accesso all’occupazione e all’au-tonomia, proprio nel momento in cui la scuola svolge meno il ruolo di ascensore sociale per i ragazzi. Essi infatti sono disillusi rispetto alle prospettive di inseri-mento professionale. Percepiscono le ragazze come

« concorrenti non legittime » e accordano poco valore alla scuola, incapace di garantire uno status sociale.

Alcuni si costruiscono un’identità ‘‘maschile’’ attverso vie alternative. Per esempio, perseguitando le ra-gazze o anche i primi della classe, come controesempio e capri espiatori . Nella classi ‘’ghetto’’, il gruppo dei pari esercita pressioni per svalorizzare l’insegnamento scolastico. Alla fine, però, malgrado i risultati scolas-tici scadenti, dovuti a scarsa applicazione durante l’adolescenza, i ragazzi restano malgrado tutto favoriti rispetto alle ragazze in materia di riuscita

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nale e sociale, a causa del persistere dei rapporti sociali diseguali tra i sessi. L’insuccesso scolastico incide più direttamente sul livello di delinquenza delle ragazze, poiché le priva completamente di qualsiasi speranza di recupero e di gratificazione professionale.

Queste differenze si ritrovano ugualmente nell’uso dif-ferenziato che viene fatto dello spazio pubblico.