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Ragazzi e ragazze nello spazio pubblico

Dimensione di genere e bande

1. La prospettiva di genere nella raccolta dei dati

2.3. Ragazzi e ragazze nello spazio pubblico

Numerosi documenti indicano in modo particolareg-giato i meccanismi che modellano i rapporti degli uo-mini e delle donne, o dei ragazzi e delle ragazze, nei confronti dello spazio pubblico, non solo dal punto di vista delle imposizioni e dei divieti, ma anche delle stra-tegie messe in atto per resistervi, aggirarli o superarli.

Una ricerca-azione presentata a Evry (Francia)53 esa-mina il contesto dei quartieri sensibili, l’inadeguatezza dei genitori di fronte alla scuola, ed evidenzia gli ob-blighi paradossali cui sono sottoposti i giovani di ori-gine immigrata: viene loro imposto di integrarsi, ma si continua a ricordargli costantemente le loro origini. Le madri hanno perso i punti di riferimento al momento dell’immigrazione, ossia le loro attività tradizionali e il sostegno delle reti familiari. Di fronte a modelli di rife-rimento multiculturali, dovuti alle origini diverse degli abitanti dei quartieri, possono avere difficoltà ad af-frontare il cambiamento e finiscono per restare chiuse in case in piena depressione. Certi mariti si oppongono al fatto che vadano a lavorare o svolgano attività es-terne, per cui interiorizzano forme di inferiorizzazione sociale che rafforzano l’inferiorizzazione di genere.

Per questo le ragazze desiderano staccarsi dal modello materno. Si trovano però di fronte a tre tipi di imposi-zioni: controllo delle loro relazioni sociali e delle uscite (principale imposizione), obbligo dei lavori domestici, controllo sociale sull’abbigliamento. Se le ragazze fre-53- Centro di risorse politiche della città dell’Essonne, Evry, ricerca-azione 2004.

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‘invisibili’, con abbigliamento neutro, o persino mas-chile, per non attirare l’attenzione, cancellare la loro femminilità ed evitare critiche o aggressioni.

Un‘altra analisi54 sottolinea che è il carattere chiuso e isolato dei quartieri sensibili a favorire la sorveglianza e la creazione delle « reputazioni ». Visto che il quar-tiere diventa una specie di estensione dello spazio pri-vato, il controllo dei vicini è acuito dalle tensioni quoti-d i a n e : quoti-d i s o c c u p a z i o n e , c o n f l i t t i , quoti-d e g r a quoti-d o , stigmatizzazione. Le città dormitorio caratterizzate da un’insufficiente mescolanza sociale e attività, diven-tano una cassa di risonanza che amplifica le frustra-zioni vissute. L’obbligo della virilità è tanto più para-dossale in quanto certi elementi centrali dell’identità maschile tradizionale (il lavoro, il prestigio sociale) sono inaccessibili. Guadagnarsi il rispetto dei propri simili, esistere collettivamente a scapito degli « altri», diventa pertanto il centro della strategia dei ragazzi. « I gruppi giovanili maschili hanno una strategia di visibilità 54- Horia Kebabza, che prepara un dottorato presso l’Università le Mirail, Tolosa. Revue Hommes et Migrations. France 2004

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e di occupazione dei luoghi del quartiere, un’occupazione rumorosa e ostensibile. Come afferma uno di loro: « Siamo sempre in gruppo quando passeggiamo in città.

Abbiamo paura degli altri, quindi è meglio avere gli amici con sé, abbiamo paura della polizia ». Gli scontri con la polizia e il possesso delle ragazze svolgono il duplice ruolo di affermare la propria virilità e di legittimare la violenza. Chi non si assoggetta alla legge del gruppo, rischia derisione, sanzioni e alla fine l’esclusione. Una ragazza non è quindi la « causa » di uno scontro tra bande, bensì il pretesto, la sfida per affermarsi, una messa alla prova della coesione tra i ragazzi e una lotta per affermare la propria esistenza agli occhi del mondo esterno.

Possiamo quindi abbattere lo stereotipo secondo cui le donne possono sentirsi poco sicure nello spazio pub-blico55 a causa della loro « vulnerabilità». Le donne, durante tutta la vita, sperimentano l’apprendimento dell’ordine sociale, che attribuisce lo spazio pubblico essenzialmente agli uomini e tende a relegarle soprat-tutto nello spazio privato e nella sessualità. Gli ap-prezzamenti da strada, i fischi, le occhiate insistenti e i palpeggiamenti, il fatto di essere seguite, sono pratiche violente invisibili e quotidiane, che ricordano alle donne, e in particolare alle adolescenti, la minaccia delle violenze sessuali. Rigettano la responsabilità di quanto può accadere sulle vittime, cancellando quella degli autori. La paura o la « vulnerabilità» delle donne sono quindi una costruzione sociale che limita la loro libertà di movimento, le obbliga a prendere delle « pre-cauzioni», ad evitare certi luoghi o a non uscire in certe ore, a camminare o vestirsi in un certo modo e a inte-riorizzare la responsabilità delle aggressioni.

Esiste quindi un continuum delle violenze sessiste nello spazio pubblico e in quello privato, il cui caso estremo è costituito dagli stupri di banda, denominati 55- Marylène Lieber : Genre, violences et espace public, 2008.

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« tournantes »56. Una ricerca ha mostrato che le « tour-nantes » non si limitano allo stupro di banda, ma de-vono essere comprese come una « commercializzazione di uno stupro ». Si basano su una « organizzazione cri-minale di stampo mafioso che può in seguito condurre alla prostituzione ». Può iniziare con una forma di violenza coniugale, nell’ambito di un rapporto amoroso che de-genera in rapporti con una pluralità di partner - gli stupri avvengono nella maggior parte dei casi con un solo ragazzo per volta- che si passano, fanno « girare », (da cui deriva il termine tournantes) una ragazza a turno. Le « tournantes » abbinano quindi una domina-zione simbolica violenta, un sistema organizzato sul modello della prostituzione ( in quanto scambio di

« servizi» tra uomini) e una manipolazione affettiva dell’adolescente, la cui età oscilla spesso tra i 13 e i 15 anni. Questa analisi è ugualmente alla base delle azioni di contrasto alla violenza delle gang in Gran Bre-tagna (si veda il capitolo seguente).

3. Azioni

La raccolta allargata a più paesi delle azioni che pren-dono in considerazione le questioni di genere mostra che sono presenti in tutti i settori. Tuttavia, a livello di un territorio, sono solitamente presi in considerazione soltanto uno o due aspetti e l’approccio oscilla spesso ancora in modo ambivalente tra violenze subite o agite da ragazze o da ragazzi. Riconoscere le ragazze in quanto « vittime di violenze » in un primo tempo può aiutare a rendere visibili le violenze di genere, ma considerarle « vulnerabili » per natura, contribuisce a occultare la responsabilità degli autori delle violenze e 56- Béatrice Sberna, EHESS, ricerca-azione commissionata dal Ministero dell’Interno e dal Collectif 13 des Droits des Femmes, Francia.

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impedisce l’analisi dei meccanismi che le producono.

Impedisce quindi di decostruire le ingiunzioni sociali sia nei riguardi degli autori (che producono le vio-lenze), che delle vittime, il cui ruolo è concepito come passivo e naturalizzato sulla scorta della biologia, o che possono essere responsabilizzate per le violenze subite.

Saranno pertanto presentate le esperienze di azioni di strada, come pure le iniziative riguardanti la scuola, la famiglia, la cultura e infine la lotta contro gli strupri di banda e il rischio di prostituzione, poiché è solo grazie all’insieme coerente di un certo numero di tali azioni che si potrà cambiare durevolmente la situazione.

3.1. Prevenzione specializzata da parte degli