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DELLA PRIMAVERA

Nel documento STAGIONI. primavera. IgO J (pagine 50-62)

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superuomo pubblicitario. L'uomo sano e sorridente, la donna sexy, l'imbecille simpatico, il raffmato intenditore: questa è la popolazione del mondo pubblicitario. E in più, il superuomo, l'eroe da fumetti o da film fantascientifici, l'eroe che possiamo essere noi, se ...

Un tempo la pubblicità prometteva molto, ma non tutto.

Prometteva una capigliatura folta e perennemente nera, la pelle senza rughe, la virilità, il peso giusto, qualche centimetro in più di statura. Poi si è fatta più ardita. Non esistono più donne brutte, più uomini deboli, che non desiderino esserlo. Dateci mezz' ora al giorno del vostro tempo e faremo di voi un altro uomo. Le fotografie mostrano Tarzan coi muscoli lucidi, il petto come una piramide rovesciata. Una crema, Wl0 strumento massag-giatore, un po' di ginnastica, il « culturismo» insomma, fanno il miracolo.

Tarzan deve curare anche i dettagli. La sua voce deve essere maschia. Voi potete avere «A HE-MAN VOlCE ». Rafforzate la vostra voce col nostro metodo sicuro, scientifico. Si, voi ora potete migliorare la « POTENZA» del vostro parlare e cantare.

In privato, a casa vostra! Autoaddestramento, in gran parte silenzioso. Non occorre l'accompagnamento musicale. Opu-scolo gratis. Scrivete oggi e chiedete il famoso opuscolo « Come sviluppare una vo~e di successo». Indicate la vostra età. L'opu-scolo è spedito gratis in busta bianca sigillata.

Con la voce adatta, il superuomo conoscerà la tremenda forza delle parole. Imparate ad imporre le vostre idee, ottenere i vostri desideri (sic), persuadere, interessare, avvicinare, commuovere.

Quel che i muscoli non fanno, fa la voce; o il Kung Fu. Che cosa è il Kung Fu 1 È semplicemente il metodo per diventare 48 invulnerabili. Non richiede né forza fisica né allenamento. Creato

PRIMAVERA 1965 par-ticolari. Ci si può anche autoipnotizzare, per vincere la timidezza e combattere il fumo, l'insonnia, l'appetito smodato, ecc.

Ecco il nostro superuomo pubblicitario: atletico, grande ora-tore, con la memoria di ferro (in due ore vi proveremo che la vostra memoria può essere decuplicata), lo sguardo carico di una forza magnetica irresistibile, sgomina tre o quattro avver-sari armati, che ignari lo attaccavano. La « DOPPIA ~ presa alla degli antichi, istituisse una scuola di retorica.

È questa una parola che suona male, che si pronunZia con osten-tato disprezzo: infiorettata come si presenta di astrazioni, interro-gazioni, esclamazioni. Ma nel significato suo proprio - non in quello distorto, spregiativo - la retorica perfettamente si intona alla necessità tutta moderna (in quanto imposta dalla struttura

LE STAGIONI

mente strumentale; ed il Croce relegarla definitivamente nella sfera della pratica. Tuttavia, in un' età contrassegnata dal progresso della tecnica, il sopravvivere, anzi il rifiorire della retorica - quantunque cosi ridimensionata - rappresenta in definitiva una vittoria della parola sul numero, dell'uomo sopra la mac-china: sempreché, modernanlente, la si riguardi nella sua veste formale, intesa a chiarire, sviluppare, coordinare i vari aspetti di una determinata sostanza; altrimenti, si contribuirebbe a per-petuare, anzichè ad eliminare, gli equivoci; a confondere, anziché meglio individuare, le idee ed i valori.

E accaçrebbe - come accade - in certa politica, che si mascheri sotto un apparato di generiche affermazioni e definizioni, una carenza di reali propositi, di concreti suggerimenti: a tutto sca-pito della soluzione dei problemi economici, . che della politica costituiscono il supporto. E i giornali - ne abbiamo purtroppo moltissinlÌ esempi - anziché attendere ai loro compiti istitu-zionali di informazione, decadrebbero al ruolo di propugnatori di miti, di suscitatori di istinti: comprendendo nei miti non solo, grossolanamente, le visioni di impossibili «Italie romane», od i milioni e milioni di baionette, ma anche le sottili finezze che consentono di conquistare i mercati, di convertire gli strumenti di potere; e a proposito delle sollecitazioni sugli istinti, si pensi ai « servizi» sul Congo, o sui resti della povera ambretta.

Il discorso sui pericoli della retorica non potrebbe, ovviamente, non toccare il problema degli usi - o degli abusi - delle tecniche pubblicitarie, di relazioni pubbliche, ecc.; con il con-seguente condizionamento che esse determinano in coloro a cui si rivolgono. Né sono estranee al discorso certe altre tecniche - o cosiddette tali - che si presentano strettamente connesse alla psicologia, alla sociologia, alla scienza dell' organizzazione, e sono facili mezzi per montare in cattedra a chi non ne avrebbe altrimenti l'occasione. La stessa poesia fu accusata (cfr. Saltini sull'« Espresso») di lasciarsi sopraffare dalla retorica, nel senso di avvicinarsi estremamente, se non addirittura di coincidere, con una pura tecnica di saper porgere determinati contenuti, che nulla hanno a che fare col sentimento poetico. Ora, è vero che la poesia contemporanea, nel suo sforzo di perfezione formale, ha mutato non poche figure dell' antica retorica (l'analogia, l'ipèr-50 bole, la metafora, ecc.). È vero anche che tale sforzo espressivo,

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tendenzialmente anti-retorico, ha portato in alcuni a Wla nuova retorica (vedi il culto del Nord e del Sud, dei vari venti, della bussola; e del mare, e la flora e la fauna marina, e le conchiglie);

come pure, è palese il cattivo servizio reso a molti dalle loro convinzioni - o dalle mode - di carattere politico e sociale.

Ma si prendano i testi esemplari degli autentici poeti contem-poranei, e ne risulterà chiaro il passo avanti che è stato compiuto rispetto alle ridondanze ottocentesche.

Quanto al concetto di retorica, come strumento indispensabile alla pratica del secolo XX, vi porta Wl contributo perfino Moravia, laddove afferma che « i tecnici non parlano: il loro linguaggio non è comunicativo, è solo un gergo»; donde la necessità di Wl adeguato mezzo espressivo. Un mezzo, sia chiaro.

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compia-cimento retorico - è U11 discorso vecchio di millenni, ci vor-rebbe l'antico Solone per dargli il rilievo che merita - potrebbe condurre tutto all'opposto di quanto richieda l'aderenza alla realtà.

FERDINANDO CLAVAlUNO

Ogni mestiere è nobile. Un recente libro di Nora Galli de' Paratesi, Semantica dell'eufemismo (ed. Giappichelli, Torino, 1964), ripropone, fra l'altro, il tema della denominazione dei mestieri, cui « Le Stagioni ~ ebbe già occasione di accennare. Poiché col passar del tempo « i nomi di mestiere sono sottoposti ad Wl peggioramento di significato molto forte, per cui diventano spesso sinonimo di condizione sociale misera e inferiore o anche di difetti morali », è continua la creazione di eufemismi o di

« abbellimenti,. Anche lo « spirito di socialità & dei nostri tempi favorisce la formazione di più nobili= nomi di mestiere, come mostrano gli esempi seguenti.

Lavoratore = collaboratore Impiegato = funzionario Dattilografa = segretaria

Usciere, portinaio = custode 5I

LE STAGIONI

Bidello = usciere scolastico (in una precedente legislazione fu presentato un disegno di legge per tale sostituzione)

Muratore = lavoratore edile Spazzino = netturbino Insegnante = docente

Contadino = coltivatore, bracciante (villano, bifolco, burino sono ormai degli insulti, così come bovaro)

Facchino = portabagagli, porter (il termine anglosassone è sempre nobilitante, si ricordi hostess)

Serva = dOlma o! persona di servizio, ma meglio domestica, cameriera, e meglio ancora lavoratrice domestica o di casa privata

Pompiere = vigile del fuoco:

Postino = agente 'postale

Negoziante ,o mercante = commerciante (ma mercante d'arte va sempre bene)

Meccanico = tecnico Commesso = salesman

Padrone = datore di lavoro, imprenditore.

E l'elenco potrebbe continuare. Anche la retribuzione che tocca alle varie categorie professionali è più o meno nobilitata:

è indispensabile distinguere tra paga, salario, stipendio, emolu-mento, onorario, compenso, parceUa, mensile, appannaggio, ecc.

Una curiosa tendenza alla nobilitaziol1e e trasfigurazione dei nomi di mestiere è in D'Annunzio, che si serve di sinonimi o aUotropi o perifrasi inusitati e con intenzioni poetiche. D'An-nunzio è forse lmo dei responsabili deUa gran voga che questi processi ebbero al tempo fascista. L'elenco esemplificativo seguente è stato compilato con l'aiuto di La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romancia, di M. Praz (Sansoni, Firenze, 1948) nelle pagine dedicate appunto a D'Annunzio.

Apprendista = apprendente 52 Statista = uomo statuale

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Operaio = uomo operatore Contadino = uomo della gleba Marinaio = uomo della vela Becchino = operaio mortuario Astrollomo = dottore di stelle Artigiano = uomo di grembiule Boia = uomo della mannaia Masseur = manipolatore di muscoli.

Capito il sistema, ciascullo può proseguire da sé.

li B1BLlOTECARIO

La «drive-in bank». Ormai tutti sanno che la drive-iH bank è la banca per gli automobilisti, che cosÌ fanno le loro operazioni senza scendere dalla vettura. È entrata in funzione a Torino nel nuovo palazzo dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino, in piazza San Carlo. Gli automobilisti possono accedere ai loro sportelli, in numero di sei da un apposito ingresso in Via XX Settembre. li collegamento tra esterno ed interno è consentito da una rampa a due corsie con pendenza graduale.

L'illuminazione della pista e del locale dove sono gli sportelli è assicurata da lampade al sodio per attenuare il contrasto tra la luce naturale dell' esterno e la luce artificiale.

Al termine della discesa un quadro luminoso, gradito semaforo planirnetrico, segnala all'automobilista in arrivo, con il classico colore verde, gli sportelli al momento liberi ai quali egli può avvicinarsi e svolgere con celerità le operazioni bancarie che lo interessano, e con colore rosso gli sportelli già occupati da altre autovetture. li quadro luminoso di indicazione è azionato da cellule fotoelettriche che fanno scattare il rosso dell' occupato sul quadro stesso non appena la vettura si affianca allo sportello

per iniziare 1'operazione. 53

LE STAGIONI

Gli sportelli, raggruppati in due box (a prova di proiettile per ragioru di sicurezza), sono muruti di collegamenti televisivi, di posta pneumatica, filo diretto ecc. con gli altri uffici della banca. L'automobilista, giunto allo sportello libero, può com-piere qualsiasi operazione di suo interesse senza mettere piede a terra. Un apposito apparato interforuco, di cui è muruto ogni sportello, consente il passaggio della voce tra l'esterno e l'interno del box; nei casi di conversazione che rivesta carattere di riser-vatezza, il cliente può usare un telefono che lo sportellista gli fa avere, azionando un apposito congegno, a portata di mano.

La consegna dei documenti e dei valori è resa fattibile da un cassetto movibile azionato dallo sportellista. I vari collegamenti audiovisivi con gli uffici centrali consentono al personale di dare immediata esecuzione alle operazioru. '

Non solo ragioru di traffico e di posteggio possono indirizzare l'automobilista ad utilizzare questo nuovo servizio che la banca offre; il fatto di non lasciare la propria autovettura, quando si operano versamenti o prelevamenti di denaro, può essere un fattore di sicurezza per nulla trascurabile.

M. N.

54 F.lli Pozzo-Saluati-Gros MOllli & C. - Poli.,a~clze Riullite S.p.A. - Torino 1965

L'auto fa scattare la cellula fotoelettrica

che iudica lo sportello occupato su un quadro di segnalazione

Lo sportello automatico per il passaggio dei valori

Il telefono per le conversazioni riservate

Lo sportelli sta è collegato televisiva mente con gli uffici interni

Quadro di segnalazione per indicare gli sportelli liberi

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Nel documento STAGIONI. primavera. IgO J (pagine 50-62)

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