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5.2. LA SITUAZIONE NELLA CASA CIRCONDARIALE DI FERRARA

La Direzione della Casa circondariale di Ferrara e l’Azienda sanitaria locale hanno affrontato con la dovuta tempestività la nuova situazione, approntando una serie di misure che si sono rivelate pronte ed efficaci nel contrastare il pericolo di ingresso e di diffusione del virus.

Già il 25 e il 26 febbraio la Direzione e la AUSL si sono impegnate a concordare protocolli di azione volti alla prevenzione a alla limitazione del contagio in carcere. Le regole sono state via via adattate all’evolversi della situazione nazionale e ai provvedimenti governativi nel frattempo emanati.

Sono stati organizzati nelle prime settimane dell’emergenza incontri informativi tenuti dai referenti della Casa della salute Arginone a cui hanno partecipato su base volontaria 250 detenuti su 370.

Il 9 marzo è stato collocato nel cortile d’ingresso della Casa circondariale un prefabbricato con funzioni di pre-triage. La struttura è più solida e più ampia di una tenda e appare meglio garantire le condizioni di sicurezza in cui il personale si è trovato ad operare. All’interno dell’unità i detenuti provenienti da altre carceri o giunti dall’esterno sono sottoposti dal personale sanitario alla misurazione della temperatura e a un’intervista sullo stato di salute, sulla presenza di eventuali sintomi, sulle zone di provenienza e sui contatti avuti.

Anche in assenza di sintomatologia, ogni nuovo giunto viene collocato in una apposita area ricavata nella sezione nuovi giunti/isolamento dove viene tenuto separato dagli altri detenuti per 14 giorni.

Il personale sanitario e di polizia e i detenuti addetti ai servizi di istituto adottano ogni precauzione prevista dai protocolli sanitari quando devono avvicinarsi alla zona deputata all’isolamento.

Il personale in servizio è stato dotato dopo breve tempo di idonei dispositivi di protezione individuale, presenti tuttavia in quantità non sufficiente per essere distribuiti alla popolazione detenuta.

Non risultano pervenute in carcere, alla data di fine mandato, le mascherine messe a disposizione della Regione Emilia-Romagna a tutti i comuni (2 milioni) per la distribuzione gratuita ai cittadini. Il piano regionale ha previsto l’assegnazione di 155.000 mascherine al Comune di Ferrara, per la distribuzione alle persone che ne fossero sprovviste. Nonostante le sollecitazioni della Direzione all’invio anche alla popolazione detenuta degli strumenti protettivi, anche in vista dei particolari rischi di contagio dovuti alla vita in comune, le

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mascherine chirurgiche non sono state consegnate all’istituto. Si tratta di una omissione di particolare gravità, sia per l’esclusione di una fetta di residenti nel territorio che non vanno privati dei diritti fondamentali spettanti agli altri cittadini;

sia per l’oggettiva presenza di un rischio più intenso di infezione per le persone detenute, suscettibile di ripercuotersi sul personale e su tutta la popolazione esterna.

La Direzione ha reperito autonomamente scorte di detergenti sufficienti ad assicurare almeno il rispetto delle norme igieniche rafforzate.

Le ore d’aria si sono svolte a turni per garantire gruppi ristretti in grado di mantenere il distanziamento richiesto. Il lavoro è proseguito nel rispetto delle norme di sicurezza.

La maggiore difficoltà che è stata posta da subito all’attenzione di tutte le autorità competenti attiene alla scarsità di camere da adibire all’isolamento cautelativo e sanitario. In caso di diffusione del contagio, le stanze detentive individuate (7) si sarebbero rivelate del tutto insufficienti, in quanto costantemente occupate dalle quarantene imposte ai detenuti trasferiti da altri istituti, ai nuovi giunti dall’esterno, o alle persone con sintomatologie compatibili con l’infezione ma in attesa di esiti dei tamponi.

Pieno apprezzamento va espresso per i lavori compiuti con sollecitudine per garantire acqua calda e docce nelle camere di isolamento.

La Direzione ha anche assicurato ampio ricorso alle telefonate e alle videochiamate, anche grazie alle dotazioni di dispositivi TIM pervenute all’istituto ferrarese a fine marzo (12 dispositivi, utilizzati prevalentemente come ponte dati), che hanno consentito di moltiplicare le postazioni Skype.

Ai primi di aprile sono attive in istituto 6 linee di telefono, oltre a 5 postazioni Skype per i detenuti comuni e una per collaboratori. A metà aprile, anche grazie a donazioni che hanno permesso di incrementare ulteriormente le apparecchiature elettroniche, risultano attivate 12 postazioni Skype, 2 nella sezione collaboratori e 10 per i detenuti comuni.

L’interruzione dei rapporti con i familiari ha provocato problemi di reperimento di beni di prima necessità, come indumenti e alimenti, di solito consegnati in occasione dei colloqui.

Grazie a collette di volontari è stato reperito del caffè e altri generi alimentari.

Il numero di persone ristrette si è mantenuto piuttosto stabile, senza far registrare cali significativi.

A 7 semiliberi sono state concesse le estensioni delle licenze previste dalla legge. A fine marzo 35 persone avevano già presentato istanza per la nuova

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detenzione domiciliare di cui all’art. 123 d.l. 18/2020. Altre istanze erano pendenti presso il competente ufficio di sorveglianza per la concessione della misura

“ordinaria” (prevista dalla l. 199/2010), che non richiede l’attivazione del braccialetto elettronico. All’inizio di aprile solo una persona aveva ottenuto la nuova misura prevista dal decreto legge, a conferma della scarsa efficacia del provvedimento varato. Sono state inoltre segnalate alla magistratura per le sue autonome determinazioni 25 persone affette da patologie croniche o gravi già accertate in precedenza.

Il calo delle presenze risulta tuttavia, in proporzione, pari alla metà rispetto a quello registrato sul piano nazionale. Probabilmente la ragione è da individuare (anche) nei massicci trasferimenti scattati dopo le rivolte verificatesi in altre carceri della regione, che hanno affievolito gli effetti delle maggiori uscite e dei minori ingressi.

Dati Ministero della Giustizia

A Ferrara si contano nei mesi di marzo e aprile 22 detenuti in meno, con un calo delle presenze pari al 6%.

Non si registrano casi di positività al virus alla data di fine mandato, né fra i detenuti né fra il personale.

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29.2.2020 31.3.2020 30.4.2020