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Le Public Readings e Little Dorrit 2.1 Le Victorian Public Readings

2.2. Dickens interprete delle proprie opere

La carriera di Dickens come interprete nelle Public Readings inizia quando, ancora giovane, lesse le sue prime opere davanti a un pubblico composto dapprima dai suoi amici più intimi, e poi anche da spettatori sconosciuti, per i quali portava in vita i suoi personaggi. Il successo derivò non poco dalla sua esperienza di attore volto a rendere le performance più complesse, come si è detto, di una semplice lettura pubblica. In tutta la sua carriera artistica, in effetti, Dickens confermò l’opinione invalsa tra i critici contemporanei relativamente alla sua “persona pubblica”, una persona poliedrica, nella quale si compenetravano l’attore, il lettore e l’autore. Dickens fu attivo come interprete nelle Public Readings tra il 1853 e il 1870. La sua prima lettura si svolse a Birmingham nel 1853, per raccogliere fondi a scopo benefico. Questo, tuttavia, non fu il suo primo contatto teatrale, in quanto nel 1832, all’età di vent’anni, gli venne offerta l’opportunità di fare un’audizione al Covent Garden, anche se alla fine non riuscì a presentarsi a causa di un forte raffreddore. Da quel momento la sua passione per il teatro, che non si affievolì col passare del tempo, lo portò a recitare in piccole compagnie amatoriali, all’interno delle quali assunse incarichi sia come attore che come produttore.

Come si è già sottolineato, Dickens rinnovò il format tradizionale, utilizzando la formula già sperimentata dall’attore Charles Mathews: il monopolylogue, che consisteva nella “concentrazione” di più personaggi in una sola persona, la quale li interpretava, assumendone di volta in volta la voce, i gesti e le espressioni peculiari. L’innovatività di Dickens andò oltre, superando il suo stesso modello: egli, infatti, non metteva in scena solo i personaggi, ma anche l’autore, attraverso un’istanza narrante e coordinatrice che aveva il compito di guidare il pubblico attraverso le varie interpretazioni.

Un’altra differenza è che, contrariamente a Mathews, egli non faceva ricorso a peculiari effetti scenici per ottenere un impatto più forte; solo per fare un

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esempio, indossava lo stesso abito durante tutta la serata, senza cambiarsi prima di interpretare un nuovo personaggio; allo stesso modo, non si serviva di strumenti scenografici, quali sfondi o altri tipi di armamentario. Tutto ciò perché desiderava che l’attenzione del pubblico fosse concentrata esclusivamente sull’attore e, a questo scopo, portava con sé in scena solo alcuni oggetti indispensabili: un tavolo, un libro e un bicchiere d’acqua. Durante le sue esibizioni, rimaneva perlopiù fermo in un punto preciso del palco, solitamente dietro il tavolo. Di conseguenza, tutti gli effetti drammatici delle sue rappresentazioni provenivano solo dai suoi gesti e dal tono della voce.

Dickens viene dunque analizzato dalla Vlock quale esempio evidente di come la distinzione convenzionale tra “narrativa” e “teatro” sia in realtà fluida, poiché “everything is read through the lens of popular performance”.14

Un simile connubio tra narrativa e esperienza teatrale si riscontra anche negli Street Sketches dickensiani, frutto della combinazione di un reportage permeato dallo spirito di osservazione giornalistica, e fiction, prodotto della sua abilità creativa. Dapprima pubblicati singolarmente nei quotidiani, vennero raccolti nel 1836 in due volumi che contenevano circa 56 piccole rappresentazioni di scene e persone, tratte dalla Londra variegata ben nota all’autore. Dickens, che firmò la sua prima opera con lo pseudonimo “Boz”, dipinse personaggi di ogni cultura o gruppo sociale di appartenenza, cogliendone persino i differenti accenti. Attraverso i suoi sketches, i lettori erano virtualmente in grado di “ascoltare” e “vedere” Londra senza esservi mai stati.15 L’opera, dunque, si sviluppava su tre dimensioni: visiva, vocale e narrativa. Questo aspetto conferma il legame stretto tra arte performativa e letteratura in Dickens, di cui ha parlato la Vlock nel suo saggio.

Le performance dickensiane creano una corrispondenza tra public reading e acting, elemento che catalizzerebbe un rapporto biunivoco di proiezione tra reader e actor, grazie al quale un lettore può immaginarsi attore e viceversa.16 Dickens, dunque, concentrò nelle sue performance tutti questi elementi, creando una sorta di spettacolo a metà strada tra il letterario e l’istrionico. Questo intrattenimento offriva un’alternativa al teatro vero e proprio, considerato peraltro,

14 Cfr. Deborah Vlock, Dickens, Novel Reading and the Victorian Popular Theatre, cit., p. 3. 15 Cfr. Ivi, p. 61.

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all’epoca, un possibile luogo di corruzione. Coloro che, per non rischiare di violare i codici morali, si rifiutavano di frequentare il teatro, potevano dunque godere di simili spettacoli nelle aule scolastiche, col vantaggio di non vedere compromessa la loro reputazione. Le Public Readings costituivano in questo senso una sorta di compromesso che appagava il desiderio di evasione attraverso forme di intrattenimento “approvate” dalla società vittoriana. Il loro successo si lega alla loro natura ibrida, drammatico-letteraria, che, proprio in virtù di questa sua caratteristica, non faceva calare ombre sull’assiologia coeva.

Dopo aver parlato del concetto di lettura come “esperienza condivisa”, ci soffermiamo ora sul modo in cui Dickens “creò” la propria comunità di lettori. È bene evidenziare che una readership è in genere composta da persone molto diverse tra loro per interessi, genere, cultura, e così via. Compito dell’autore è riuscire a coinvolgere i suoi readers creando una comunità di cui egli stesso diventa parte integrante, poiché si trova nello stesso luogo dei suoi destinatari, al momento della lettura. La presenza fisica dell’autore ha un ruolo fondamentale poiché lo avvicina al suo pubblico, eliminando le barriere tradizionali esistenti tra autore e lettore. Andrews paragona la lettura personale ad una corrispondenza epistolare unilaterale, attraverso la quale l’autore condividerebbe le sue opere con i lettori. Tuttavia, come le lettere, il romanzo si associa nella mente del destinatario all’idea di un’assenza, quella del mittente-autore, di cui il testo è il sostituto.17 Le Readings, al contrario, sono caratterizzate dalla presenza fisica dell’autore e, dunque, sarebbero paragonabili a delle interviews. Lo scrittore, trovandosi nella stessa stanza del suo pubblico, diventa uno di loro, introducendoli nel suo mondo e accompagnandoli di persona.

Nel passaggio tra lettura privata e condivisa, ciò che cambia è dunque il rapporto tra i differenti readers e l’autore: nella prima, essi sono legati da un rapporto di readership, mentre nella seconda da una companionship o friendship, in quanto gli spettatori condividono la loro passione letteraria attraverso una serie di incontri, proprio come farebbero degli amici. L’autore, a sua volta, non è eclissato dietro il testo, ma si trova davanti al pubblico, pronto a condurlo in un viaggio immaginario attraverso la sua performance. Inoltre, come Dickens

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rimarcò, il risultato finale è frutto della collaborazione tra performer e pubblico, in cui anche quest’ultimo partecipa attivamente dimostrando il suo apprezzamento per l’attore. Nel discorso introduttivo alla lettura dei Carols, che si svolse nel 1858 a Bristol, lo scrittore argomentò:

If, as they proceeded, any of his [the author’s] audience should feel disposed to give vent to any feeling of emotion, he would request them to do so in the most natural manner, without the slightest apprehension of disturbing him. Nothing could be more agreeable to him than the assurance of their being interested, and nothing would be more in accordance with his wishes than that they should all, for the next two hours, make themselves as much as possible like a group of friends, listening to a tale told by a winter fire, and forget all ceremony and forms in the manner of their coming together.18

Il tipo di pubblico immaginato da Dickens non doveva restare immobile a guardare e ascoltare passivamente, ma partecipare esprimendo emozioni; in altri termini, Dickens intendeva eliminare quella barriera che esisteva da sempre tra l’autore e il lettore, sollecitando il pubblico ad abbandonare la riservatezza e interagire. Egli chiedeva, in definitiva, l’espressione spontanea e sincera di un apprezzamento verso la sua performance attraverso lacrime o risa. In conclusione, nella visione di Dickens, alla base del successo di ogni performance vi è un rapporto di interdipendenza tra lettore e pubblico.