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La difesa delle classi medie trova in Italia poche aderenze ed uno scarso interesse di organizzazione anche nei momenti critici.

J) Gli enti autonomi e g li spacci comunali e pubblici sono delle tardive forme d’interessamento a un male di cui non possono più

2) La difesa delle classi medie trova in Italia poche aderenze ed uno scarso interesse di organizzazione anche nei momenti critici.

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T u ttav ia, oggidì, lo sciopero, creando nuovi im b a­ razzi alla produzione sarebbe ed è in realtà il mezzo più antisociale e più rivoluzionario di cui per d eterm in a ti interessi si possa fare uso, e che, nell’ acuire ancora il

costo della vita, lascia supporre si voglia, di conseguenza,

provocarne non solo un m om entaneo arresto, ma il suo radicale sconvolgim ento; ciò che però non riten iam o sia nelle vere intenzioni dei d irig enti del p ro letariato , o al­ meno di quelli che sanno ponderare le situazioni e com ­ prendere l’ istin tiv o buon senso delle masse, co in teres­ sate alla stab ilità e tra n q u illità dell’ a ttu a le sistem a eco­ nomico. Ma qualunque sia il regim e al quale ten d e il p roletariato, oltre l’ obbiettivo im m ediato delle sue ag i­ tazioni, e pel conseguim ento della p ro p ria d itta tu ra eco­ nomico - politica, non riteniam o che colla soppressione commercianti o proprietari o imprenditori, direttori di piccole aziende economiche, furono invece bene apprezzati all’estero ed ad esempio nell’ Olanda e nel Belgio. Nella prima, all’esposizione di Amsterdam. La Lega delle classi medie (organizzazione potente per la difesa con­ tro le grandi imprese, l’acquisto delle materie prime ecc.) sino dal 1909, volle fornirne al pubblico una prova evidente, col confronto dei ri­ sultati ottenuti praticamente mercè le azioni associate di quelle forze che avevano prima vissuto stentatamente da sole. Ed al Congresso di Bruxelles dello stesso anno si discussero problemi riflettenti l ’arti­ gianato ed i piccoli proprietari, così riaffermando il movimento econo­ mico sociale per la tutela pratica di queste classi, ossia: per provve­ dimenti di credito, le condizioni di vendita, di fabbricazione, ecc.

Le leghe e le unioni professionali sono in questi paesi, in Au­ stria e Germania, oggetto di interessamento diretto anche per parte del Governo, che cerca di facilitarne la formazione e l’incremento. In Italia, il problema della piccola proprietà fu già oggetto di pro­ poste, di agevolazioni suggerite dal punto di vista fiscale, e per la. tutela del così detto bene di fam iglia ; mentre quello dell’artigianato e delle piccole imprese è affidato attualmente alle cure tardive del­ l’ispettorato dell’industria: ma in nessun caso promosse attorno a sè un movimento autonomo e bene organizzato, con carattere stret­ tamente sociale, al di fuori di ogni altra finalità di partito.

I soli contadini, non combattenti, i quali peraltro furono dalla guerra tanto avvantaggiati, rivendicano la proprietà delle terre, di cui molti sono anche divenuti acquirenti, e trovano eco in quei partiti democratici che si vogliono differenziare dal socialismo autentico.

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della piccola e media borghesia egli rag g iu n g a l’ in ten to di abolire la necessità del lavoro, del cui notevole ra l­ len tam ento oggi si risentono gli effetti sul rincaro ge­ nerale e qu an tu n q u e lo S tato provveda con sussidi e provvedim enti a g aran tire e forse ad ag g rav are la di­ soccupazione.

Ond’è che oggi il problem a della v ita sociale è più che mai preoccupante, e dovrebbe fare riflettere seria­ m ente sulle conseguenze d eriv an ti da certe tendenze di gru p p i e di p a rtiti a fare più largo bottino individuale del pubblico denaro o del risparm io privato. Ritorna quindi opportuno richiam are, a titolo di conclusione alle constatazioni di fatto che siamo v enu ti esponendo agli spiriti più consapevoli dei gravi doveri del m om ento attu ale, il pensiero persuasivo di un econom ista, che ultim am ente afferm ava avere la g u e rra d’ un tra tto p re­ parato l’avvento del socialismo con la volontaria colla­ borazione di tu tte le classi, e il quale ap p arten n e già al socialismo rivoluzionario : « Se l’arricchim ento individuale, se la v ita dedicata ai piacieri, se il sentim ento del p re­ dominio e della sopraffazione, se, infine, 1’ in co n ten tab ilità sog g ettiva nelle soddisfazioni personali, non si arrestano o non si attenuam o, il « trionfo del p ro letariato » non annuuzierà nessuna era novella. Plus ça changera et plus sera la 'même chose.

Cosi nasce un grande problem a: quali sono le p re­ messe psicologiche del socialismo? Quali grupp i sociali si annunziano p ortatori della nuova etica? T u tto sta a vedere quale idea noi ci facciam o delle necessità morali che provocano l’avvento del socialismo. U na cosa è certa, ed è che 1’ u m anità oggi è su di una via senza uscita. E ra gli studiosi di economia, io, ultim o fra tu tti, ho p en ­ sato per il prim o che questo fenom eno del rincaro dei viveri non fosse così semplice come si diceva. (V edi Labriola, Rincaro e Capitalism o, Società Edit. P a rte n o ­ pea ( 1911 ). Se, infatti, su di esso non agiscono le cause doganali (G raziani), o le cause m onetarie (S au erb eck ) o le cause commerciali (i cooperati visti ), la questione

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diviene veram ente grave. Io penso che i consum i im ­ p ro d u ttiv i hanno soverchiato di molto i consum i pro­ d u ttiv i. M asse sem pre m aggiori di capitali e di lavoro sono dedicate alle ind ustrie im m aginarie o del lusso o della guerra. Crescono i tito lari al consumo dei beni di­ re tti e dim inuisce o resta invariab ile o non cresce p ro ­ porzionalm ente la massa dei beni d iretti. L’ equilibrio si ristabilisce col rincaro dei prezzi dei generi di consumo personale. I l rim edio è in u na psicologia del lim ite, in u n ’ educazione del contentarsi, in un im pero di freni, cioè in uno sviluppo dei consumi razionali di fron te agli irrazionali. Ma la tendenza alla ricchezza genera la te n ­ denza verso l’ insoddisfazione e verso i beni chim erici e del lusso. Se la classe lav o ratrice non assum e la d i­ rezione della società e riorganizza la produzione sulla base di una nuova regola, l’ av venire economico e mo­ rale del m ondo è veram ente oscuro. Non solo le dispo­ n ib ilità econom iche non cresceranno, m a la decadenza del costum e non tro v erà più lim iti. A llora si av v ere­ rebbe la profezia del R enan che l’ avv en ire del mondo è riservato a una u m a n ità meno capace d’ innovazioni e più vicina allo stato anim alesco *) ».

§ 2.

Origini e persistenza dalla crisi dei consumi.

P er noi la vera causa del rincaro a ttu a le risiede dunque nell’ insieme delle circostanze che hanno p e r­ messo e con trib u ito a m anten ere l’ aum ento dei red d iti personali delle classi cointeressate alla produzione oc­ co rren te pei bisogni più essenziali della v ita e delle industrie, e che ne perm etto n o il suo m ateriale svolgi­ mento. Ciò abbiam o d etto indicando in precedenza le industrie od im prese agrarie come quelle che hanno na-

') Vedi Arturo Labriola in Economia - Socialismo - Sindaca­

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tu ralm en te fru ito i m aggiori benefici dell’ elevam ento verificatosi nei prezzi, prim a, d u ran te ed in séguito al­ l’influenza d ire tta della guerra.

Citiam o, in proposito, alcune cifre, p er dim ostrare q u a le 'sia stato il loro and am ento dal gennaio del 1915 al marzo 1919, trascritto da uno studio dell’ On. A les­ sio, pubblicato sulle R ivista d’ Ita lia del 30 giugno c. a. ’). Dopo avere av v ertito « che negli alim enti d ’ uso più universale, l’increm ento è ancora costante e progres­ sivo » egli riproduce « gl’ indici generali elaborati dal Bachi in più pubblicazioni, che add itano lo svolgim ento del fenomeno nelle sue fasi di successivo inesoràbile progresso ».

Indice gen erale dei p r e z z i di fron te ai p r e z z i del perìodo 1901=05 con siderati com e 100.

Mesi Anno 1915 1916 1917 1918 1919 Gennaio 132.7 232.3 288.1 457.6 441.3 Febbraio 140.7 240.5 303.0 478.8 435.1 Marzo 146.5 247.8 328.1 496.8 442.0 A prile 152.3 252.7 333.5 505.6 M aggio 159.0 254.5 351.1 515.4 Giugno 161.3 242.8 362.9 523.5 Luglio 164.3 242.8 383.1 540.6 Agosto 170.0 248.1 391.9 544.1 S ettem bre 177.8 256.7 416.8 545.8 O ttobre 186.4 260.2 441.6 566.4 N ovem bre 200.4 269.5 458.8 550.7 D icem bre 214.8 294.6 459.8 467.9

1 ) Cfr. Rivista cV Italia — Fase. VI: L’ Aumento odierno dei

prezzi — Cause e possibili rimedi — In questo articolo 1’ On. Al e s s io,

che fu della commissione finanziaria del dopo-guerra, crede che l’eliminazione del rincaro si possa ottenere mediante una riduzione del medio circolante, ma non s’avvede che se lo Stato è costretto ad aumentare continuamente le proprie spese, gli stipendi ai funzio­ nari ecc. e quindi ad aumentare la circolazione cartacea, è, perchè i prezzi, anche indipendentemente da essa, hanno una tendenza al loro incremento.

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« Come fu osservato dal Bacili — osserva a sua volta l’ On. Alessio — di fro n te all’ ottobre 1918 vi è u na dim inuzione del 21 °/0. A qu esta hanno co ntribu ito p rin ­ cipalm ente i m inerali e i m etalli, che segnano u n a d i­ m inuzione di oltre il 54 % ed in m inor m isura i cereali e le carni scem ate del 16% , le merci varie dell’ 8 % e le fibre tessili del 5 %• P er contro si n o ta un increm ento del 12% nell’ indice delle a ltre d errate alim en tari ».

Non occorrono ulteriori dati ed altre spiegazioni in argom ento, solo vogliam o osservare che per com pren­ derne bene l’ im portan za bisognerebbe separare quegli elem enti che n ell’ aum ento e nelle variazioni dei prezzi stessi si tro vano gen eralm ente consolidati ; essi sono precisam ente: a) la m isura della svalutazione m onetaria g enerale; b) il diverso valore delle merci o d errate in relazione alla m aggiore o m inore richiesta delle diverse q u a n tità p ro d o tte; c) il v ariabile e soggettivo app rezza­ m ento della m oneta come mezzo di acquisizione a se­ conda della q u an tità posseduta ( bilancio del p ro d u tto re e del consum atore).

In base alla loro conoscenza e singola d e te rm in a ­ zione si potrebbe stab ilire con approssim azione le in d en ­ n ità agli im piegati p riv a ti e dello S tato, l’ aum ento correlativo delle m ercedi operaie e di ogni prestazione p ersonale; non occorrerebbero m ete e calm ieri per rego ­ lare i m ercati essendo già noti app rossim ativam ente 1’ aum ento dei prezzi, e non ricadrebbe su u n a classe sola di cittad in i il m aggior costo dei generi di consumo o alm eno ad essa lo S tato potrebbe co n venientem ente venire in aiuto, a preferenza delle altre classi.

T rattan d o si invece di elem enti che si com penetrano a vicenda in un unico fenom eno a seconda di coefficienti variabili, che sfuggono a m isurazione, lo studio di quello riesce più arduo e deve lim itarsi ad approssim azioni logiche e procedere all’ esam e dei fa tti per successive induzioni.

Possiam o però di nuovo afferm are: 1 ) La s v a lu ta ­ zione della m oneta ha determ inato un aum ento generale

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di tu tti i prezzi; 2) le restrizioni nella produzione e 1’ aum ento dei consumi im pro d u ttiv i ha influito sull’ in­ crem ento di valore dei pro do tti di consumo generale, d u ran te la g u e rra ; 3) che, infine, la p erd ita di valore della m oneta, o del suo potere di acquisizione, generale e specifico, è stato sopportato da coloro che non hanno potu to elevare in relazione il costo dei propri beni o servizi. ( Ohi sono le vere v ittim e del rincaro lo abbiam o g ià enunciato altrove, nè occorre rip eterlo ).

Ma però non com prendiam o perchè l’ on. Alessio a ttrib u iv a il fenomeno stesso, ed il disagio che ne de­ riva, dopo nove mesi dacché era cessata la guerra, esclu­ sivam ente o principalm ente al deprezzamento monetario,

e su di questo abbia arrestato la sua attenzione di s tu ­ dioso e di econom ista.

A nostro avviso se il deprezzam ento della m oneta fosse il solo e principale elem ento del rincaro, non vi sarebbe grave ragione di a lla rm e 1). « L’ enorm e massa di circolazione cartacea incom bente sul m ercato » è quella che risu lta dopo il consumo dei beni che la g u erra ha pagato e distru tto , e che non sono stati rico­ s titu iti all’interno per lo scambio. Il suo deprezzam ento è l’aspetto esteriore ed ap p aren te del fenomeno, che colle sue alterazioni ha bensì au m en tato lo spirito di sp ecu ­ lazione; ma l’ aspetto intrinseco e odierno di m aggiore im portanza è invece la persistenza del m aggior valore assunto da certi beni rispetto a certi altri, quando ve­ n u ti a cessare i bisogni delia g u erra il libero equilibrio della produzione e dei consumi generali avrebbe dovuto tendere a ris ta b ilirsi2 ). La connessione poi di tu tti i prezzi e la solidarietà dei profitti fra loro, spiega ancora come il decrem ento si m anifesti specialm ente su di quei

1 ) È, e sarebbe allarmante 1’ emissione di nuova carta moneta per sopperire al costo della nuova politica economica dello Stato, e non soltanto per le residue passività della guerra in liquidazione.

2 ) Circa alcune condizioni di fatto che ostacolano in Italia questo equilibrio, e conservano la crisi dei consumi del dopo-guerra, riman­ diamo il lettore al 2.° capit. ( § 1 ) del presente studio.

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beni ( m e ta lli-m in e ra li) la cui m aggiore richiesta era in un d iretto rappo rto coll’ im presa bellica. M a m entre i cereali e le carni, per il cui rifornim ento si ricorre anche all’ estero, segnano, come si diceva, u n a dim inu­ zione del 16% , l’ indice delle altre d errate alim entari

s’ accresce invece del 12% , a p a rità e secondo le stesse

norm e preesistenti e regolatrici dei consum i personali, che risentono di even tu ali cam biam enti di g u sti dei consum atori con u n a rela tiv a m oderazione.

In d ici che si prestino m aggiorm ente, di quelli con­ siderati, a dim ostrare la esistenza e la m isura, per le classi più m odeste, del rincaro; tenendo presente la im ­ p o rtanza diversa delie merci pel consumo fam igliare e dei prezzi di v en d ita al m inuto e locali; non si hanno, in Ita lia , che p er la sola c ittà di M ilano; dove servono di base a parecchie d itte in d u striali per il calcolo del­ l’in d en n ità di caro-viveri, e sono quelli p u b b licati men­ silm ente dall’ Ufficio M unicipale di S tatistica. Con questa av v ertenza essi sono rip o rtati nel supplem ento Econo­ mico n. 2, del 3 novem bre 1918, del giornale il Tempo ;

e noi li riproduciam o con le spiegazioni utilissim e of­ ferte sull’argom ento, e per la loro accu rata com pila­ zione; tenendo cioè conto dei consumi tipici di una fam i­ glia operaia. Il B ollettino del citato Ufficio di S tatistic a « considera ben 27 merci per 1’ alim entazione, ed inoltre la spesa del vestiario, dell’ abitazione, del riscaldam ento, dell’ illum inazione e dei consumi varii, nelle due ipotesi che la fam iglia considerata avesse sem pre fa tto gli stessi consumi del 1914, o quei diversi consumi man mano im posti dai razionam enti e dalla necessità di m antenere in a ltera te le calorie giornaliere ».

- 5 5- SPESE SOSTENUTE Nel l.° sem. 1914 (Prez. moltiplicato per la quantità consumata o usata nel l.° semestre 1914) Nell’agosto 1918 Prezzo moltiplicato per la quantità consu­

mata od usata ne* nell’agosto 1- semestre 1914 1918 Alim entazione... 25.58 89.75 67.64 V estiario... 4.94 15.16 11.76 A b ita z io n e ... 4.70 4.70 4.70 Riscaldamento e illuminazione. 1.86 4.09 4.09 Spese v a r ie ... 4.12 12.63 9.79 To t a l e . . 41.20 126.33 97 98 In d ic e . . 1 100.00 300.62 237.32

« D a essi, adunque si rileva che la m odesta fam iglia tipica considerata, ove nell’agosto 1918 avesse voluto e potu to consum are o usare gli stessi beni del 1914, avrebbe dovuto spendere anziché L. 41,20, L. 126,33 per settim ana, ossia non più L. 5,90 ma ben L. 18 al giorno; e con gli attu ali razionam enti ed il conseguente m aggior consumo di generi non razionati, avrebbe speso L. 97,98 settim a­ nali, ossia L. 14 al giorno ! ».

« Ciò significa che nella prim a ipotesi il rincaro sarebbe stato da 100 a 306,62, ossia dal 206,62 per cen to ; m entre effettivam ente è stato del 137,32 per cento ».

Nè molto diverso, a nostro avviso, dovrebbe ap p a­ rire oggi nel risultato finale del rincaro il bilancio di fam iglia di un modesto im piegato, professionista o fu n ­ zionario dello Stato, per la quasi id e n tità q u a lita tiv a se non q u a n tita tiv a di consumi riten u ti essenziali. Alle spese varie o alle altre qui contem plate andrebbero ag ­ g iu n te quelle per im poste e tasse, m entre ad una minore

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spesa alim entare corrisponderebbero aum enti relativ i al vestiario ed alla abitazione.

Riferendoci ora specialm ente alla l a delle tre suc­ citate affermazioni ossia a quella rela tiv a alla sv a lu ta ­ zione m onetaria, ci occorre prendere in esame come essa si sia d eterm inata.

Se la carta m oneta emmessa dallo S tato per i bisogni eccezionali di g u erra si fosse po tu ta, per ipotesi, d istri­ buire equam ente fra tu tti i priv ati, in proporzione al loro tenore di v ita preesistente, l’ alterazione di tu tti i prezzi avrebbe av u to per i singoli conseguenze più lievi e meno perniciose. Non si sarebbe insom m a v eri­ ficato quel disagio che si lam en ta per i consumi in d iv i­ duali, d erivante in gran p a rte dalla d iv ersità dei sacrifizi so g g ettiv i; div ersità sem pre più striden te, per l’ im ­ piego sul m ercato di u n a stessa q u a n tità di m oneta richiesta allo scambio. Le condizioni preesistenti nel rapporto di valore dei beni sarebbero allora realm ente rim aste im m utate, e lo S tato non avreb b e dovuto suc­ cessivam ente provvedere per proprio conto, ed influendo ancora sulle cause della svalutazione, a colmare le defi- cenze economiche dei propri inpiegati e dei propri bilanci. D ate invece le condizioni già considerate del m ercato interno, il deprezzam ento del valore della m oneta, per u n a d ata classe di persone, risp etto a certi beni, afferm atosi coll’ esistenza per essi di nuove e m aggiori disponibilità m onetarie, si è esteso a poco a poco a tu tto il meccanismo economico : dal p ro d u tto re al consum atore e dalle merci di lusso a quelle p iù neces­ sarie. Al magro bilancio del consum atore fa ancora strano riscontro quello, creatosi, e che perm ane tale per le a v v e rtite circostanze, dell’in dustriale di g u erra o dei principali produttori, d u ran te e prim a della g u erra stessa. Il dissidio e la d isparità nei giudizi del valore della m oneta da essi posseduta nella diversa q u a n tità relativ a all’im portanza dei bisogni ab itu ali e dei beni da consum are e da produrre, costituisce già per sè stessa una ragione di profitto e di p erd ita che è per il

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consum atore la restrizione crescente delle sue facoltà di acquisto ; m entre al p rod u tto re considerato deriva uno stimolo nuovo per m igliorare indefinitam ente il suo benessere m ateriale, spingendolo alla ricerca a r­ tificiosa del sovra - profitto ed al suo consolidamento.

D alla m aggiore disponibilità di m oneta per alcuni ele­ m enti della produzione all’elevam ento generale dei pro­ fitti per una o più classi concorrenti alla produzione, e da questo al rincaro della v ita in genere, è av venuto un trapasso n atu rale che ne giustifica la persistenza nel d o p o -g u e rra ; e ciò indipendentem ente da ogni nuova emissione dello S tato per considerazioni e bisogni speciali o straordinari. Cosicché alla vaga affermazione circa l’ in­ fluenza dell’inflazione m onetaria come causa dell’ ele­ varsi di tu tti i prezzi, possiamo aggiungere a guisa di coliorario: che la svalutazione della moneta agisce anche oggi come una imposta o come distruzione di ricchezza sui redditi fissi o non elevabili nella stessa misura della svalu­ tazione ; e che la misura del rincaro, a supposta parità di percentuale media per tu tti i consumi tipici delle varie classi sociali, aggrava progressivamente i redditi inversa­ mente alla loro capacità.

L’ On. Alessio, nell’ articolo citato, afferma che il rincaro è causa di nuova emissione di carta - m oneta ; m entre invece si tra tte re b b e sop ratutto, conforme anche al parere della commissione da lui presieduta, di rid u rre il più rapidam ente possibile la massa circolante: ma il miglior mezzo, per tale intento, è quello d’ interd ire in tan to allo S tato qualunque nuova emissione sotto qualunque forma, comprese le ind en nità e gli aum enti periodici ai funzionari pubblici. Ma, d’ altra parte, tale considerazione è sufficiente da sola a spiegare il conti­ nuativo squilibrio tra il costo della produzione e la capacità economica di certi consum atori? L a così d etta

corsa all'■ aumento non è invece parallela, più che alla

crescente massa di emissione, alla crescente e an zid etta possibilità di realizzazione e diffusione degli alti profitti

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