• Non ci sono risultati.

I caratteri economici del dopo guerra : note ed appunti di dinamica economica

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "I caratteri economici del dopo guerra : note ed appunti di dinamica economica"

Copied!
62
0
0

Testo completo

(1)

MARCELLO M A R IA N I

I CARATTERI ECONOMICI

DEL

DOPO OTTERRÀ

Note ed appunti di dinamica economica

PARTE PRIMA

BOLOGNA

p r e s s o N i c o l a Z a n i c h e l l i

(2)
(3)

MARCELLO M A R IA N I

I CARATTERI ECONOMICI

DEL

DOPO G U E R R A

Note ed appunti di dinamica economica

PARTE PRIMA

b ib lio te c a

^GIOVANNI CUOMOtf

BOLOGNA

(4)

MODENA — Premiata Società Tipografica Modenese

(5)

A L L E T T O R E

L e poche p a g in e qui raccolte d i considerazioni ed a p p u n ti su lla situ a zio n e economica a ttu a le del

nostro pa ese, m entre esso si avvia a l suo rio rd in a ­

mento, m irano a p o rre in luce so p ra tu tto V im por­ ta n za che p er questo riguardo hanno una maggiore volontà ed operosità p ro d u ttiv e ed un maggiore o p iu equilibrato senso d i responsabilità per alcune

categorie so cia li, in contrapposizione d1 in teressi.

Perciò dovrebbero, oggidì, essere so pratutto tu ­ telate la v ir tù del risp a rm io e la libera in iz ia tiv a p riv a ta , contro ogni in g iu sta od esosa speculazione ; contro ogni oppressione fisc a le od in va d en za per p a rte dello S ta to ; e contro in fin e quella ca ra tteri­ stica degenerazione m a te ria listic a della v ita collet­ tiva , a lla quale assistiam o p resentem ente ; che m i­ nacciano le stesse f o n t i della n o stra rinascenza economica.

L ’ A .

(6)
(7)

C a p i t o l o I.

Monopoli di fatto e calmieri.

So m m a r i o. - $ I. Assenza di un equo criterio individuale di scambio. — § 2. Il fenomeno del caro-viveri (g li elementi soggettivi del feno­ meno e gli aumenti di prezzo).

§ 1.

Assenza di un equo criterio individuale di scambio.

P er chi ha seguito, anche negli ultim i avvenim enti, l’ interven to dei poteri pubblici per regolare i prezzi dei consumi e per la generalità dei cittadin i che n ’ebbero a controllare praticam en te gli effetti e nel cui interesse simili provvedim enti regolatori furono provocati, è risul­ ta ta con m eridiana evidenza l’assoluta inefficacia delle norm e inibitorie e re strittiv e em anate dal Governo per il regim e degli scambi.

Il processo della form azione dei prezzi sul m ercato sfugge, nei suoi elem enti e nelle sue variazioni perio­ diche, ad un controllo giuridico, perchè in massima p arte è fondato su criteri di tornaconto e su valutazioni individuali, in diretto rap p orto coi fatti e colle oppor­ tu n ità da essi offerte per un calcolo economico, che in pratica si generalizza, prendendo la form a di un feno­ meno collettivo. Affinchè un pro d u tto re e venditore di determ inati beni economici sia oggidì convinto della necessità di ridurn e i prezzi, en tro certi lim iti, non è sufficiente che i consum atori si agitino e lo stato di­ sponga perchè i prezzi si accostino il più possibile ai

(8)

costi reali di produzione, ma occorre bene determ inare e rendere noto al p ro d u tto re stesso, che lo ignora, quale questo costo possa e debba essere p er corrispondere a un ta n to reclam ato spirito di giustizia.

Tale analisi del costo di produzione, che può a p p a ­ rire facile a prim a vista, per merci acquistate all’estero o all’ interno, m aterie prim e e m ano d’opera, dall’esam e di tu tti i c o n tra tti scritti o verbali o delle diverse f a t ­ tu re di acquisti, risu lta impossibile, in pratica, per la necessità di risalire ai diversi prezzi originari ed allo studio dei profitti e della loro form azione; avendo alla fin line ad esam inare una serie di giudizi v alu tativ i di­ versi e v ariab ili da luogo a luogo e di tempo in tem po, dei quali noi non possiamo riconoscere quale sia equo e quale no, per la m ancanza di un criterio logico e di u n a m isura reale di c o m p arazio n e1). In linea ideale, affinchè uno scambio di lavoro o di beni possa dirsi avvenuto a p a rità di condizioni per entram be le p a rti concorrenti allo scambio, si può affermare che vi d o ­ vrebbe essere p erfetta ug u ag lian za nei sacrifizi o nelle u tilità reciproche; ma in p ratica, invece, non esiste a l­ cuna om ogeneità fra sacrifizi od u tilità da uno ad altro individuo op erante nella stessa società, ed anche di u n a stessa categoria economica. P erciò lo stato od i com uni se d irettam en te richiesti o di loro iniziativa, debbono ricorrere a provvedim enti som m ari ed empirici ed a li­ m itazioni arb itrarie dell’ a ttiv ità di tu tta u n a classe di p ro d u tto ri; provvedim enti tali, cioè che non ten en d o

J) Il cosidetto prezzo equo è quello che risulta per una deter­ minata produzione dalla media dei prezzi correnti in una certa località e in un periodo pressoché normale della vita economica, ossia prossimo all’equilibrio in un regime di libera concorrenza. In periodi di crisi e di successive alterazioni dei valori di scambio il governo è costretto ricorrere alle requisizioni coattive; ma anche in tal caso gli esempi della marina mercantile inglese, del bestiame in Italia, etc. stanno a dimostrare che ogniqualvolta per imposte neces­ sità tali requisizioni avvengono in misura parziale, i beni rimast1 liberi da requisizione aumentano più rapidamente di prezzo.

(9)

conto della n a tu ra e delle vere cause del fenomeno del rincaro, assumono asp etto di arb itrio e di precarietà, e sono destin ati a provocare sem pre nella crisi già esistente delle crisi tem poranee di p en u ria nei m ercati, lino a che sia obbligatoria e più controllata la osservanza delle m isure legali ad o ttate, e il consum atore non si sia con­ vinto, per p a rte sua, della necessità di rito rn are alle condizioni di scambio anteriori, quando ciò gli sia con­ sentito.

M olte volte accade invece, che il produttore, so tto ­ posto al calmiere, per affrontare le m inacce ed i peri­ coli della propria inosservanza, rialzi il prezzo delle sue merci per costituire una specie di riserva di assicura­ zione in caso di contravvenzioni e di confische, e non sia quindi disposto a vendere allo stesso prezzo an te­ riore all’ intervento del pubblico potere.

Le difficoltà di un giudizio sull’eq uità degli scambi economici erano già note agli studiosi ed ai filantropi cattolici e liberali del secolo scorso, quando si occupa­ rono della determ inazione del giusto prezzo in riguardo alla liquidazione del salario, dacché il socialismo ebbe diffuso nelle masse operaie il senso della loro em an­ cipazione ’).

La teoria del fondo salario, nello sviluppo delle cognizioni scientifiche, ap parve allora come un perfe­ zionam ento delle d o ttrin e economiche ed un progresso nell’applicazione e determ inazione del principio d istri­ butivo del reddito. Ma ciò sta a dim ostrare che è esi­ stita sem pre in ogni crisi m ateriale o morale delle so­ cietà, un vivo interessam ento, anche nei priv ati, di di- 1

1 ) I regolamenti sui mercati dei viveri, i prezzi di imperio, le

mete, e le giurisdizioni annonarie risalgono già all’ epoca dei Comuni.

Al tempo della riforma, Lutero si scaglia contro gli accaparratori ed i monopolisti; durante la Convenzione, nel 1793, fu loro decre­ tata la pena di morte; attualmente, in Inghilterra, oltre alla nomina di un comitato d’inchiesta per lo studio dei provvedimenti contro gli eccessivi profitti dei produttori e dei venditori, si pensa di prov­ vedere alla istituzione di un apposito Tribunale.

(10)

8

scerneue e stabilire un a norm a di egual distribuzione di profitti e di perdite nei rap p o rti di concorrenza e di scambio per le diverse catego rie; a tta a determ inare i d iritti reciproci dei contraenti.

I l concetto del salario minimo, da corrispondere al­ l’operaio nella m isura dei suoi bisogni, è anche a ttu a l­ m ente ogg etto di studio e p rovvedim enti pratici ed è rivendicato dagli operai contro il caro-viveri.

Ma l’ insuccesso pubblico e p riv ato , teorico e p ra ­ tico [li u n a tale ricerca, dovuto come si è detto all’im ­ possibilità di rag g u ag liare i prim i m oventi, d’ordine in ­ dividuale e di n a tu ra morale, delle forze econom iche organizzate e o p eranti sui m ercati, non esclude tu tta v ia che esse non debbano e non possano con altro indirizzo in tellettu a le e sociale, per p a rte dei governi a ciò in te ­ ressati, essere co ntenuti nei loro effetti e disciplinate in guisa che non abbiano a nuocere e minacciare la stessa com pagine sociale per il cieco furore di un egoismo economico spinto alla ultim a sua conseguenza, fra in te ­ ressi in an ta g o n ism o 1).

Si deve potere assicurare a ciascuno la propria esi­ stenza.

Se ai desideri di um ano benessere e di progressivo m iglioram ento, che sono alla base di ogni nostra a t t i ­ vità, non si possono assegnare dei lim iti secondo a l­ cuna legge scritta, si possono tu tta v ia studiare e te n ­ ta re l’elim inazione di quelle cause che rompono spesso

') Sulla opportunità o meno di fissare dei prezzi politici, i pa­ reri dei nostri economisti e uomini di Stato sono e rimangono di­ scordi. Nelle « Note in margine della guerra » ed. Laterza, vol. Il, è interessante rileggere quanto scrisse e riferì in merito nel 1917 Maffeo Napoleoni all’on. Colaianni e la replica di questi alle sue osservazioni sull’ argomento. Il Colaianni allora asserì « . . . che, contro la dottrina liberista, il prezzo del grano oggi non è deter­ minato dalla pretesa legge della domanda e dell1 offerta. Oggi — egli diceva — abbiamo un aumento di produzione di grano di oltre 53 milioni di quintali — oltre la produzione della Russia — sugli anni precedenti e il prezzo aumenta ! ».

(11)

0 —

l’equilibrio ap p aren tem en te stabile tra le due grandi categorie dei p ro d u tto ri di merci e d errate alim entari e dei loro acquirenti, in determ inate contingenze storiche.

Il fenom eno del costo della v ita o del suo aum ento progressivo, al quale assistiamo, è di tro p p a alta im po r­ tan za sociale perchè debba essere lasciato all’arbitrio di un a sola classe: quella in possesso dei principali mezzi di produzione; che non ha soltanto un interesse da p er­ seguire ma una funzione da adem piere. Esso va quindi analizzato a n zitu tto nel suo asp etto interiore e nella sua s tru ttu ra naturale, come ci proponiam o qui di fare brevem ente.

§ IL*

11 fenomeno del caro-viveri.

Gli elementi soggettivi del fenomeno e gli aumenti di prezzo

U na prim a dom anda che i poteri pubblici ed i con­ sum atori *) si possono rivolgere è quella di conoscere se i prezzi corrispondano alle vere condizioni del m ercato in un determ inato mom ento, o se siano alterati ed accre­ sciuti per effetto di false speculazioni e di illeciti acca­ parram enti dei generi di prim a necessità. Mai come oggi lo spirito di facile speculazione, ap p licata con mezzi anche fraudolenti e artificiosi, ha sostituito su larga scala, in ogni strato sociale, lo spirito d’ in trap resa e di sana iniziativa. Q uesta tendenza, dovuta in p arte alla scarsa fiducia dei cap itali; che preferiscono oggi i sicuri investim enti alle im prese aleato rie; ed alle condizioni economiche derivate dalla g u erra europea, che lasciano tu tto ra incerta la produzione sulla scelta di un suo pre­ ciso indirizzo, si ricollega altresì ad uno stato d ’animo

*) Col nome di consumatore intendiamo indicare in queste note colui che non produce generi di prima necessità: generi alimentari, combustibili, e materie prime per le industrie, che si ricavano dalla terra, la sorgente naturale di ogni ricchezza.

(12)

10 —

creato dalle facili fo rtu n e economiche costituitesi ra p i­ dam ente in questo periodo bellico a spese del pubblico erario, alla g enerosità dei salari nelle forn itu re m ilitari, ai facili sussidi di disoccupazione etc. Questi fatto ri, u n itam en te al progressivo decrescere del valore della m o n e ta 1), hanno eccitato coll’ ab itu d in e agli alti prezzi, al desiderio dei lau ti e rapidi guadag n i, elevando dal- l’ inizio il tenore di v ita e le esigenze dell’operaio, d if­ fondendo in seguito rip ugn anza verso ogni forma di produzione le n ta e onerosa, benché u tile e redditizia fra i p riv ati in genere, facendo nascere tu tte le illusioni fallaci di u na p leto ra m onetaria.

Non per n ulla il P residente del Consiglio, on. N itti, nel dilagare di queste tendenze, anche più perniciose delle intem peranze nei consumi e dello sperpero dei ri­ sparm i, alle quali egli accenna come ad una delle cause dell’ im poverim ento crescente del paese, ha rivolto a questo anche di recente un richiam o ad una m aggiore parsim onia e a ristabilire le basi p rodu ttive secondo uno spirito di più o rdinato lavoro. M a non credo che 1’ a u ­ to rità dei prefetti, ai quali fa appello nelle sue circolari, e l’ influenza delle classi dirigenti, sia tale da rend ere sufficiente ed efficace una pubblica propaganda co n traria ad uno stato di fa tto com unem ente in contrapposto a questi principi, perchè essi riescano persuasivi e non siano soltanto argom ento di una v u o ta oratoria e le tto ­ rale. Lo S tato dovrebbe e p otrebbe im pedire, con l’ aiu to delle associazioni che più hanno a cuore l’ interesse p u b ­ blico, esercitando un severo controllo sui m ercati, che la bassa speculazione si in tro m e tta tra i grossi p ro d u t­ tori e gli acqu irenti dei generi più essenziali alla v ita; e ciò per mezzo di sistem i di polizia meglio org anizzati che da noi e più d isinteressati e consapevoli del fine da conseguire. In secondo luogo, e più efficaci dei calm ieri, ai quali è facile al prod utto re di sottrarsi negando lo

1 ) Dovuto alla soverchia emissione di carta moneta per i bisogni della guerra.

(13)

11

smercio di quei prodotti di cui sa che la società non può in alcun modo p riv arsi; e meglio di minacciose e m inacciate requisizioni, im possibili ad essere reg olar­ m ente e com pletam ente a ttu a te , clib han n o nel loro in ­ sieme un m ovente ed un fine politico e dal quale sor­ gono in p ratica nuove difficoltà e com plicazioni al con­ sum o; servirebbe e sarebbe m aggiorm ente utile, se bene e p ron tam ente applicato, il sistem a cooperativo, del quale diremo appresso, dopo avere esam inato, sotto 1’ aspetto soggettivo e intrinseco, come ci siamo proposti, il feno­ meno del rincaro ; riserbandoci poi in seguito di accen­ nare meglio alla distribuzione degli oneri di guerra.

La causa dell’elevarsi dei prezzi in un modo a u to ­ matico, col dim inuire del valore del denaro, della q u a n tità delle m aterie prim e e dei capitali circolanti, e im piegati nelle industrie, e dei mezzi di trasp orto per gli scambi, (in rapporto a queste stesse circostanze che costituiscono a ltre tta n te premesse necessarie e m anifeste del fenomeno del rincaro), risiede in un giudizio coesistente nella m ente di chi produce, ed è un giudizio economico o di valore di grande efficacia pratica. Esso è composto, a quanto ci pare, di diversi elem enti di tornaconto individuale, avendo per iscopo: l.° ) di conservare al p ro duttore l’ in­ teg rità del reddito che egli ricavava in precedenza dalla produzione, quando le condizioni sociali e m ateriali della v ita non erano alterate, e di consolidare perciò nel prezzo del suo prodotto 1’ equivalente dovuto alla svalutazione della m oneta. 2.° ) Di far pagare al consum atore le m ag­ giori difficoltà a conseguire il prodotto, in dipendenza delle nuove circostanze restrittiv e del m ercato e delle leggi di concorrenza. 3.° ) Di assicurare al p ro duttore un ulteriore provento, per far fron te alle attu a li e succes­ sive possibili cause di lim itazione nell’ offerta di quei generi ch’egli stesso consuma, ma non produce, quando più incerte siano la tranq uillità, stab ilità e sicurezza dei rap porti sociali ed economici. P rovento che si potrebbe in p arte qualificare come un a specie di riserva contro i prevedibili mali ai quali è esposta una N azione appena

(14)

12

uscita da un lungo conflitto, che ne ha scosse e tu rb ate le precedenti relazioni commerciali coll’ estero, e le sue stesse forze pro d u ttiv e.

Il principio dell’ integrità od immutabilità del red­ dito del p ro d u tto re costituisce in certi casi la rocca forte sino ad ora rim asta inacessibile del regim e capitalistico; ed è sem pre presente ed a ttiv o in ogni m anifestazione della odierna v ita econom ica qualora sussistano priv i­ legi di monopolio. Esso è ben noto alla scienza finan­ ziaria, ed ai finanzieri dello Stato, pernii modo col quale, valendosi della facoltà di trasferire l’ imposizione dei trib u ti, te n ta di liberare il capitale di ogni suo diretto gravam e, anche quando periodi di crisi generali e d’ im­ poverim ento come V a ttu a le lo renderebbe sconsigliabile ed anzi socialm ente dannoso.

Le conseguenze pratich e degli elem enti di questo giudizio di tornaconto delle classi destinate m aterial­ m ente alla produzione, sono brevi e facili a prevedere ed a con statare oggi stesso, in cui si è te n ta to e si te n ta invano e con mezzi in ad eg u ati di riuscire allo scopo di m itigarne gli effetti.

I pro d u tto ri di generi di prim a necessità, ossia sp e­ cialm ente di generi alim entari ed affini, ap p arten en ti perciò alle classi agricole, si arricchiranno ognor più a scapito dei consum atori esclusi dal suolo, che si possono distinguere in due categorie proprie entram be dei centri u rb an i: consum atori organizzati nel p a rtito del p ro leta­ riato o in sindacati industriali, e consum atori non o rg a­ nizzati in alcuna associazione di difesa industriale ed economica. I prim i, di fronte all’elevarsi del costo della v ita potrann o p retendere ed esigeranno un aum ento continuo di salario, come indennizzo tem poraneo e p a r ­ ziale da essi richiesto all’industria, fino a quando qu esta sarà in grado di sopportare la concorrenza dell’ estero e tro v erà modo di sostenersi all’interno, per non com pro­ m ettere gli im pianti propri ed i capitali da essa im pie­ gati. I secondi, da annoverarsi nella piccola e più diffusa borghesia, che vive su e n tra te o canoni fissi, non

(15)

orga-— 13

nizzati, e che rappresentano altresì la classe m oralm ente e civilm ente più edu cata ed intellettuale, sono d estinati invece ad un progressivo rapido e fatale im poverim ento, nel persistere delle cause generatrici del rincaro.

L ’ im poverim ento od estinzione delle industrie, non sussidiate o p ro tette a spese dell’ erario, e P im poveri­ m ento di alcune vaste categorie di im piegati, di profes­ sionisti, o di piccoli prop rietari ed esercenti, sono gli effetti sicuri ed inevitabili ai quali è attu alm en te esposta la società per il monopolio di fa tto nel quale P agricol­ tu ra, (che i fisiocrati a ragione prediligevano sopra tu tte le industrie), svolge per ora la sua piena e assoluta a tti­ v ità ; che sarebbe preziosa se non fosse anim ata dalla coscienza di un privilegio, di disporre cioè esclusiva- m ente pel suo interesse e in circostanze anorm ali di strum en ti e di mezzi di produzione indispensabili alla esistenza complessa di tu tta q u an ta la v ita civile.

Il carattere privilegiato della d etta produzione in Ita lia , derivato dalla te rra e dalla sua lim itazione n a tu ­ rale e relativa, perchè rite n u ta anche insufficiente per rifornire il paese, quando circostanze di credito e di cambio rendono meno consigliabile e conveniente di ri­ correre all’ estero, toglie P unica g u aren tig ia del consu­ m atore per la moderazione dei prezzi degli alim enti in tem pi norm ali ; ag grava in rap id a progressione di tem po la sua inferiorità m ateriale e di fatto, in ragione della cu pidità dei guadagni e dell’ assorbim ento di tu tti quei mezzi di acquisto, e quei fondi di risparm io, di cui può disporre.

M a contro questi eccessi nell’ applicazione del p rin ­ cipio edonistico per p arte della produzione, e cioè di conseguire una massima u tilità col minimo sforzo, che offende, come si diceva avan ti, la solidarietà e la divi­ sione delle funzioni sociali, lo S tato deve e può ancora in tervenire con mezzi diversi da quelli in uso, e di m ag­ giore im portanza p ra tic a ; prom uovendo u n a larga diffu­ sione del metodo cooperativo tra i disoccupati, e distri­ buendo gli oneri derivati dalla guerra su tu tti i produttori

(16)

1 4

-in proporzione dell’ artificioso rialzo dei prezzi. Il che ri

chiede certam ente en ergia di governo ed anche consa­ pevolezza negli uom ini d estin ati ad in tro d u rre nuove vie di coltivazione del suolo e nuovi m etodi di distribuzione o riduzione dei profitti tra gli associati.

La cooperazione, ap p licata alla co ltu ra della terra, si propone in fa tti di an n u llare il reddito del coltivatore a ttu a le facendo concorrere d irettam en te alla produzione gli stessi consum atori, coll’ elim inazione finale dello scambio e del monopolio dei p ro d otti alim entari. Le sue forme, a ttu a lm e n te più in uso te n ta n o infine di surro­ gare l’ interm ediario o ad ap p ropriarsene il profitto; ma non sem pre raggiungono oggi 1’ effetto loro assegnato, cioè quello di abbassare i costi di produzione sul m er­ cato, in an titesi colla speculazione commerciale. T roppo spesso, col nom e di cooperative, si nascondono delle is ti­ tuzioni di p artito , con finalità politiche, e che poco hanno a che vedere coll’ interesse generale ta n to nel- 1’ econom ia della produzione, (cooperative di produzione ) come in quella del consum o (co o p erativ e di consum o) ’).

Il suo concetto del resto è orm ai troppo noto perchè vi si debba insistere, e si debba dim ostrare, come fu fa tto am piam ente da illustri econom isti, che la coope­ razione in base ai suoi principi racchiude in sè una forza di rin novam ento e di ricostruzione di tu tto il regim e economico c a p ita lista ; ci lim iterem o qui a ricono­ scere so ltanto che dove essa fu più larg am ente e sav ia­ m ente ap p licata all’ agricoltura, come ad es. in D a n i­ m arca, non si ebbero a lam en tare scarsità di viveri e gran de rincaro negli acquisti d u ran te e dopo il periodo bellico. 1

1) Cfr. Charles Gide, Coopératives Jaunes et Coopératives Rouges,

a pagina 22, paragrafo 5, — egli dice, della cooperazione socialista « ... elle prétend faire de la coopérative, tout comme du syndicat, une institution de classe, tandis que la seconde ( la cooperazione propriamente detta ) met en pratique la devise qui figure sur toutes les enseignes des coopératives: chacum pour tous, tous pour chacun ».

(17)

15

Con le cooperative poi si raggiun gereb b e altresì l’ effetto di m igliorare la produzione per l’ introduzione di tu tti quei m iglioram enti, im pianti e bonifiche cu ltu ­ rali che richiedono 1’ associazione degli uomini, del capi­ tale e- del credito, con o senza il diretto in terv en to dello Stato, anche per l’ esecuzione di opere pubbliche. Così l’ im portanza del m ovim ento cooperativo irlandese, di­ chiara il D ella Volta in uno studio sulla Riform a A g raria nell’ Irla n d a !), non sta solo nel fatto che esso m igliora la produzione e riduce il costo, m a anche nella circo­ stanza preziosa che per essa il coltivatore può form are meglio la propria istruzione ». Ma l’istruzione ag raria del coltivatore del suolo, che non dispone attu alm en te di capitali sufficienti e sperpera i propri risparm i in consumi im produttivi, o per 1’ alto prezzo dei p rodotti e dei salari non ritiene conveniente ulteriori investim enti ed opere di non im m ediato v an tagg io o ricupero; e ciò anche per la breve d u ra ta dei c o n tra tti ag rari e per la tendenza al rialzo, inevitabile, se pure le leggi a ttu a l­ m ente lo vietano, della locazione dei fondi; vuol dire, in u ltim a analisi, m iglioram ento nella loro condizione e aum ento assicurato della generale produzione in un prossimo avvenire. *)

*) Cfr. Saggi Economici e finanziari sull’ Inghilterra, ed. R. San- dron, pagg. 424.

(18)

Ca p i t o l o I I .

Il fenomeno del caro-viveri

e le circostanze attuali che lo accompagnano.

So m m a r i o. - § 1. L’ indirizzo doganale e il prevalere delle minoranze sull’ interesse generale. — § 2. L'esistenza di un profitto assoluto di monopolio derivato dalla guerra.

§ 1.

L’ Indirizzo doganale e il prevalere delle minoranze sull’ interesse generale.

I l fa tto ammesso dianzi dell’ esistenza di un m ono­ polio derivato dalla lim itazione n atu rale della te rra col­ tiv a ta e dalle contem poranee difficoltà d’ im portare dal- l’ estero quei prodotti di prim a necessità a ttu a lm e n te occorrenti al' paese, non ha bisogno di essere dim ostrato perchè noto come una conseguenza torm entosa del p a s­ sato stato di guerra. Le possibilità di nuovi accordi e di nuovi rap p o rti doganali fra gli stati alleati ed il ri­ torno al libero commercio internazionale, non può far prevedere fino a qual pu n to e quando le a ttu a li condi­ zioni del nostro m ercato intern o possano essere d ure­ volm ente m odificate a favore dei consum atori. D ifficil­ m ente, il problem a doganale, che in Ita lia va sollevando con lena crescente gli a p p e titi degli ind u striali e degli agricoltori sorretti vo lta a volta dal Governo, sebbene con in ten ti spesso diversi e finalità co n tra stan ti fra loro, p o trà essere risolto avendo di m ira la creazione del basso prezzo e del v an tag g io del m aggior num ero di consociati. Il nostro paese ha più di ogni altro bisogno

(19)

— l ì ­

di m aterie p r im e 1), ed esporta principalm ente prodotti agricoli. D u ran te la guerra 1’ im portazione dei prodotti alim entari dall’ estero è au m en tata del 2-'> °/0, e la no­ stra esportazione è dim inuita di circa un terzo, con un eccesso percentuale dell’ im portazione dell’ 8 7 % . Oggi sarebbe quindi nostro interesse predom inante, in un p e­ riodo di depressione industriale, e non solo nostro, di assicurare la più larg a ed economica im portazione di quanto è indispensabile alle nostre industrie, per il loro rapido funzionam ento, quanto di accrescere le esporta­

zioni dei prodotti nazionali. In ciò sussiste la necessità

di quegli accordi solleciti che tornano ta n to più v an ­ taggiosi quanto più sia accordata la possibilità di com ­ pensazione negli scambi tra le diverse nazioni. Orbene, nel caso che ci riguarda, trattan d o si ad esempio di ri­ stabilire rap p o rti commerciali con la G erm ania e con 1’ A ustria, pare, intan to, che per un tim ore analogo a quello m anifestatosi in I n g h ilte r r a 2), (il tim ore cioè dell’ inondazione in tern a di prodotti tedeschi, per l’ esi­ stenza, forse im m aginaria, di stocks di merci p rep arate d u ran te la guerra, e pronte per l’ esportazione), si debba addivenire per questi stati ad u n a tariffa generale ed autonom a per im pedire quella specie di dumping che dal m aggiore deprezzam ento della loro m oneta potrebbe deri­ vare. C ontem poraneam ente pare altresì, dalle voci rac­ colte, che gli industriali italian i vadano prendendo gen e­ ralm ente delle precauzioni, a tte so p ratu tto ad assicurare

1 ) Le materie prime che 1’ Italia, possiede, in quantità sufficiente, sono: zinco, mercurio, piriti, zolfo, marmo, sommacco, canape, gra­ fite, lignite.

2) 11 Ministro inglese del Commercio, Eric Geddes, rispondendo a dei negozianti di giocattoli che richiedevano severe misure di esclusione del commercio tedesco, ha asserito che la Germania, nello stato attuale delle sue industrie, non può entrare con essi in con­ correnza non solo per molti mesi ma per degli anni, e che il decreto di proibizione richiesto per un triennio colpirebbe l’ Inghilterra non meno della Germania stessa. Cfr. il Comm. fra Inghilterra e Germania, Corrispondenza da Londra, al Resto del Carlino, X. 247. c. a.

(20)

18

loro il m ercato in terno da ogni concorrenza estera, sol­ levando, perciò, le proteste di quegli stessi agricoltori che vedrebbero con tali p rovvedim enti m inacciate le loro esportazioni, e forse anche con l’ opposizione di quelle nazioni più decise e interessate a crearsi degli sbocchi com m erciali in E uropa, ossia la F ran cia e gli S ta ti U niti.

D a questi sintom i prelim inari e dalle preced en ti constatazioni, si intuisce chiaram ente, che, m entre quella nostra dipendenza econom ica già accennata, e a g g ra v a ta dalla guerra, può ostacolare la lib ertà delle nostre tr a t­ ta tiv e 1 ), d’ a ltra parte, la ten d enza alla richiesta e alla concessione di favori doganali si è colla g u erra stessa più acc en tu ata ed estesa. I l Governo non cessa anche oggi di seguire quella perniciosa politica, ( perniciosa se specialm ente non tro v a nei p riv ati la volontà e la forza di sapersi valere dei privilegi come di uno stim olo mo­ m entaneo per un m iglioram ento durevole della p ro du ­ zione), di prom ettere prem i, norme, nuovi sussidi e con­ corsi pecuniari, ora alle costruzioni navali ed ai can tieri, ora ai trasp o rti m arittim i o alla preparazione di im­ p ian ti idroelettrici, ecc. che se sono destin ati a scorag­ giare o ad im pedire le singole im prese, non fanno che estendere il lam entato e deprecato regim e parassitario del monopolio e della coalizione finanziaria, in ogni cam po dell’ in d u stria nazionale; col duplice danno di prom uovere artificialm ente degli enti economici che non saprebbero reggersi da soli, e che, nel rap p resen tare un debito p erm anente per i contribuenti, tengono ele­

vato il tasso dei profitti ed il livello generale dei pressi,

a scapito della produzione in genere e del consumo in ispecie.

U n caso tipico di questi organism i

iudustriali-finan-‘) I dazi attualmente in vigore non sono più sufficienti a garan­ tire le nostre industrie, che oltre al maggior costo delle materie prime, dei trasporti, e del cambio, hanno ridotto la giornata di lavoro ad otto ore, ed aumentato in pari tempo i salari.

(21)

19

-ziari, ci era e ci è offerto tu tta v ia dalla nostra re la ti­ vam ente recente in d u stria dello zucchero.

P er quanto rig u ard a le nostre esportazioni in G er­ m a n ia 1), il tra tta to di V ersailles ha stabilito, a quanto risu lta dalle notizie e dai resoconti dei quotidiani, che « i dazi im posti dalla G erm ania alle im portazioni delle potenze alleate ed associate non po trann o essere supe­ riori a quelli più favorevoli che erano in vigore per 1’ e n tra ta in G erm ania sino al 31 luglio 1914 >'.

Ma il periodo di d u ra ta per questa clausola, e di soli sei mesi dalla d ata d’ applicazione del tra tta to , e cioè troppo breve perchè si possano stabilire delle cor­ renti di esportazione vantaggiose, in un prim o tempo, alla nostra agricoltura, ed in seguito a tu tto il com­ plesso dei nostri rapporti interni e coll’ estero.

Credo infine che in occasione di nuovi tr a tta ti do­ ganali, il Governo diffìcilmente saprà o p o trà attenersi alle norm e suggerite, dal Cavour, allorché nel 1851 av v e rtiv a : « Ohe le riduzioni nei dazi doganali, se sono sem pre opportune quando vengano fa tte con giudizio, sono una necessità quando u na fa ta lità vi costringe ad ag g ravare la mano sopra i contribu en ti » : e, si può aggiungere, ta n to più, quando oggi i consumi d’ uso più generale risentono di un g rave rincaro per la cessata azione benefica della concorrenza, ed il Paese non può più ricorrere all’ estero che m ediante la propria inten si­ ficata produzione. Cessato che sia il controllo in tern a­ zionale, per la distribuzione del grano, dello zucchero e degli altri prodotti alim entari, e necessari, di cui la guerra ha intensificato la richiesta e disciplinati i rifo r­ n im en ti; v en u ti meno i d iv ieti; riap p a rirà più u rg en te il prolem a dei nostri traffici con la necessità di prom uo­ vere un increm ento delle fonti di esportazione; le quali,

1 ) È noto che la Germania teneva da parecchi anni prima della guerra attuale il primo posto come mercato per le nostre esporta­ zioni. Ad essa seguivano gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Svizzera, la Francia, l’ Austria Ungheria, l’ Argentina.

(22)

— 20 —

soltanto, possono provocare quella favorevole concorrenza sul nostro m ercato, che, senza nuocere profondam ente al libero sviluppo in du striale, m antenga rela tiv a m en te depressi il costo della vita, con un legame di com pen­ sazione tra gli scambi internazionali di cui abbiam o accennato 1).

! ) « Libera deve essere lasciata l’importazione delle merci di comune necessità, che noi non possiamo produrre economicamente nella misura del nostro fabbisogno: — vietata l’importazione delle merci di puro lusso e non necessarie — ridotta gradualmente quella di merci che noi possiamo assicurare al nostro fabbisogno con un energico richiamo alle attività produttrici nazionali ». Così il prof. Federico Marconcini nel n. 258 dell’ Avvenire d’Italia c. a.

Il R. D.° 24 luglio 1919 che subordinava il permesso di moltis­ sime merci al parere del Ministero delle Finanze non sembrava sufficiente a molti industriali e Commercianti, i quali promovevano dal ministro Dante Ferraris una comunicazione alla Camera di Commercio di Cuneo, che merita, in parte, di essere riferita per il suo valore sintomatico; dice dunque il ministro: « Accrescere e potrarre un sistema di protezione a base di licenze d’importazione significa allargare e consolidare nel tempo un artificioso ambiente di produzione, differire il problema della libertà degli scambi e renderlo di più difficile soluzione. Ciò anche a prescindere dalla grave questione degli alti prezzi e dalle giustificate lagnanze che sono mosse dalla numerosa classe dei consumatori.

« Sembra pertanto non sia il caso di esaminare i voti delle Ditte per accoglierli e consolidarli in un provvedimento di tran­ sizione, quale è quello che s’intrinseca nel R° Decreto più volte ricordato. La sede naturale per l’esame dei voti suddetti è piuttosto jn-esso gli organi preposti alla compilazione ed alla approvazione delle tariffe donganali, i quali, per la loro funzione ed i loro scopi (!), sono in grado di valutarne con equa comparazione la portata e di tradurli in atto con quei temperamenti e quelle modalità che la legislazione doganale suggerisce ».

Pare che il decreto citato sia stato per ora sospeso, salvo che per le merci classificate di lusso, nelle importazioni derivanti dalla Francia e sue colonie, e dalla Svizzera.

Ma il prof. Marconcini afferma più oltre, seguendo idee consone alle nostre e . . . . a quelle del ministro Ferraris: « . . . . bisogna ridare la libertà ai commerci sciogliendoli il più prestro e il più largamente che si possa dalle odierne pastoie. Un decreto tabella oggi in vigore vieta l’ esportazione, « salvo permesso del Ministero delle Finanze » di qualche centinaio di prodotti diversi, fra cui si

(23)

- 2 1

-A tale necessità, ben m anifestata, per la persistente elevatezza del cambio, se contrastano ta lv o lta gli in te­ ressi delle nostre industrie, è contrario pu re il nostro precedente indirizzo doganale ed economico.

Le grandi concentrazioni industriali promosse anche ultim am ente dall’ in d u stria siderurgica, i prestiti di fa ­ vore concessi nel 1912 dallo S tato all’ in d ustrie seriche 1 ) e la crisi dei cotoni che richiesero il suo intervento, i dazi p ro tetto ri e fiscali sugli zuccheri, stanno a te s ti­ m oniare sulla poca v ita lità in genere del nostro regim e ind ustriale e sulle fu neste conseguenze, ta n to per i consum atori che per i produ tto ri, d erivanti dalle condi­ zioni di privilegio di cui si fa da noi troppo facile concessione a qualche forte e non più scarsa m inoranza dell’affarismo speculatore.

osservano le castagne, i formaggi, la cioccolata, le marmellate, le frutta fresche, prodotti che noi otteniamo in abbondanza e dalla esportazione dei quali abbiamo veduto quale benefizio possa derivare al Paese ». « E poi perchè — salvo permesso del Ministero delle Finanze? — A chi verrà dato questo permesso? a quali condizioni? e come verrà provocato o si tenterà di provocarlo dagl’interessati? perchè questa ambiguità di provvedimenti? perchè tanta somma d’interessi lasciati all’arbitrio d’un Ministro e della piccola coorte dei suoi funzionari? Ciò non può in alcun modo essere approvato: e non deve ».

Ma frattanto noi perdiamo quei mercati dove altri ci hanno so­ stituito durante la guerra, ed ad esempio quello della Svizzera, dove la Spagna specialmente inporta frutta (agrumi, fichi), olii, vino ecc.

1 ) Ecco ciò che scriveva in proposito un competente e uno studioso dei problemi doganali, fino dal 1912, l’On. A. De Viti De Marco: « Noi ci avviamo, con mosse iniziali che vorrebbero passare inavvertite, verso una fase nuova di protezionismo, in cui il gioco dei dazi doganali viene integrato dal giuoco nuovo di prestiti di favore concessi dalie Banche di emissione a determinate industrie.. . . Epperò i prestiti di favore, che, con la complicità del Governo e delle nuove leggi esse fanno e faranno alle industrie protette, non nuocciono alla Banca, ma, l.°) distolgono il credito paesano dalle industrie naturalmente più produttive per portarle verso le industrie che lo sono meno. 2.°) Rendono permanente il corso forzoso e pre- parono il nuovo deprezzamento della carta moneta. Cfr. L’ Unità

(24)

_ 22

Colla applicazione poi di u n a nuova tariffa, già p re p a ra ta dal G overno in via provvisoria, e, pare, secondo uno spirito di m alsano protezionism o in d ustriale, si inten derebb e fra tta n to di « salvare i monopoli acq u i­ siti da pochi p riv ati in du striali d u ran te la gu erra » ; e ciò « inanzi tu tto rita rd a la liquidazione della crisi di riassestam ento; per di più, la rende parzialm ente in giusta. In d u stria li di im prese le quali oggi, lasciate a se stesse, non potrebbero continuare a vivere e quindi sm obilite­ rebbero nel- mom ento e nella guisa più o pp o rtu n a, dom ani, auto rizzati dal m aggior dazio a p ersev erare nella stessa via, strozzando coi prezzi artificialm ente elevati i consum atori p riv a ti e lo stato consum atore, si g u ard eran n o bene dal liquidare ». In seguito questi industriali potrebbero dire contro ogni ten tativ o p a rla ­ m entare di riduzione dei dazi stessi : « se volevate che cessassimo dal produrre, dovevate dircelo al m om ento o pp o rtu n o ; quando cioè, noi potevam o ritirarci con poche p erdite e con in ta tti i profitti di guerra. M a Ami allora non voleste: ci im pegnaste, con la difesa doganale a proseguire nella nostra via e ad investire definitava- m ente i capitali disponibili. Oggi togliere la protezione equivale ad una distruzione secca di ricchezza » 1 ).

O rbene, il protezionism o spinto alle sue ultim e conseguenze, se alim enta la speculazione, m antiene però il ristagno o p iu tto sto deprim e ancora quella produzione il cui m iglioram ento dipende d all’im piego delle m acchine a buon m ercato, dalla facilità degli im pianti, d all’ a b ­ bondanza dei mezzi di trasp o rto e di com unicazione, e il cui sviluppo è connesso ad un equo regim e di tariffe convenzionali.

P ro d u rre meglio significa produrre di più e pro­ durre di più, ha av v ertito anche u ltim am en te il V alenti, vorrebbe dire p rodurre meglio, da noi, in quella stessa agricoltura, che è la base della nostra econom ia nazionale. *)

*) Da un articolo scritto da Attilio Cabiati sul Secolo e ripor­ tato dal giornale, già citato, V Unità, N.° 32-33 dell’agosto c. a.

(25)

— 23 —

R ipristinare la concorrenza è oggi il problem a più vitale e più u rg en te per la distruzione dei profitti a rti­ ficiali e per il ritorno g raduale a prezzi norm ali suffi­ cientem ente rem unerativi.

Gli agricoltori, d’ a ltra parte, non restano inerti, e pensano ai loro interessi e sanno in ogni caso come meglio tu telarli presso il Governo, per mezzo dei loro organi autorizzati. N ell’adunanza Consigliare del 3 luglio 1919, in seguito al riferim ento degli studi di una Commissione sulla produzione fru m en taria per il passaggio dallo stato di gu erra a quello di pace, la Società degli A gri­ coltori Ita lia n i fece sue le seguenti proposte: l.°) d ie per un congruo periodo il regim e granario resti nelle mani dello S tato m antenendosi il doppio prezzo politico del grano (d i requisizione e di cessione per uso alim en­ ta re ) allo scopo di ev itare la crisi del rapido eventuale ribasso, il quale non offrirebbe m argine di rim unerazione nò al produttore, nò al contadino; 2°) che lo S tato in terv en g a perchè a seconda delle regioni, sia, facilitato ai pro d u tto ri l’ acquisto di mezzi necessari, di anim ali da lavoro e di concim i; 3.°) che si ten g a conto della differenza sulla p ro d u ttiv ità n atu ra le delle varie regioni, onde evitare come già è accaduto, che il prezzo unico non sia ugualm ente di stim olo alla coltivazione del grano nei terreni di diversa fe rtilità ; 4.°) che infine lo S tato faccia meglio e più apprezzabilm ente valere il criterio del sopraprezzo per speciali difficoltà di coltivazioni » (sic).

Al monopolio industriale essi invocano dallo Stato la contrapposizione del monopolio legale sul grano, e così: dal dazio al finanziam ento, dalla protezione al m antenim ento dei prezzi politici, è lo stesso sistem a che si vuol conservare, favorevole al rincaro, e alla sola tran q u illità morale e m ateriale dei monopolisti. In questa ristrettezza di vedute o di vincoli che offendono la tan to d eca n tata lib ertà di commercio, sc o c ia m o , oltre a quelle im poste naturalm ente, una delle principali condizioni per il perdurare degli alti prezzi in Italia, co n traria­ m ente alle previsioni di quegli econom isti che

(26)

couside-— 24 couside-—

rauo la crisi a ttu a le come già a v v ia ta alla sua risolu­ zione, per un rapido riorganizzarsi delle forze economiche della produzione. Prezzi quindi elevati in un senso asso­ luto e relativo. È poi com une opinione, ormai, che la ta n ta au spicata Società delle N azioni, sorta ip o tetica­ m ente per la difesa e la tu te la degli interessi e dei d i­ r itti dei popoli, non sia se non u n compromesso di nuovi im perialism i, sorti in co ntrappo sto a quello g e r­ manico. È facile quindi prevedere che alle pressioni in tern e per deviare a vantaggio dei pochi le co rrenti dei traffici, ragioni di concorrenza e di predom inio m on­ diale ed europeo, consiglieranno e favoriranno non gli am ichevoli accordi com merciali tra le nazioni, m a la lo tta a base di tariffe e di esclusioni doganali.

Se dunque il prossimo av v enire non lascia g ran di speranze sull’ a p e rtu ra dei m ercati e sul basso costo della n ostra im portazione, tale da agire quale un più efficace calm iere sulle riconosciute e lam entate in g o r­ digie, non si può credere che solo da uno sperato ma non previsto aum ento della produzione e dalla d im in uita estensione e capacità generale e forzata del consumo che costituisce il m ale che si lam enta, si possa e si debba fatalm en te atten d ere la m oderazione n atu ra le del presente d is a g io 1).

!) Il riconoscimento che la guerra non è sempre un fattore di libertà commerciale e di auspicati accordi doganali fra i vincitori, ma che invece ravviva i vincoli e le concorrenze nazionali, appar­ tiene alle esperienze della storia. Il protezionismo fu e rimarrà fa­ vorevole agli armamenti, come a un sistema naturale di difesa, e.... viceversa « Herbert Spencer, dopo la guerra del 1870-71 notò come la guerra sta in relazione allo espandersi della protezione econo­ mica; i fatti che seguono ora confermano tale deduzione... » scriveva ultimamente il Pareto, il quale scorge nell’ attuale disagio il prin­ cipio di una crisi economico sociale. Collo stesso spirito di fatalismo che infornava le previsioni del Marx sulla risoluzione finale della lotta di classe, il Pareto afferma: « Che il ciclo che si è percorso sin ora seguiterà a percorrersi ancora, sinché l’ intensità stessa della crisi modifichi le circostanze economiche e sociali e, con esso, il verso del movimento ». Gli si può osservare, tuttavia, che a tutti

(27)

— 25

Sic stan tib u s rebus, si può opporre che esso non derivi tu tta v ia d all’ esistenza di alti profitti di mono­ polio sui generi di principale e generale consumo, perchè, in m ancanza di veri dati statistici sui veri profitti ri­ tr a tti dagli im prenditori, p rivilegiati della guerra, non si può fondare l’ ipotesi su indizi di fatto scarsi o in­ sufficienti.

L a polemica del rincaro è in fatti quella che offre maggiori appigli per la ritorsione delle accuse fra le p arti che concorrono alla produzione, e che riassum e in realtà la m aggiore complicazione di effètti economici correlativi. T ra le concause del fenomeno fu già ad di­ tato il sistem a protezionistico e la svalutazione m one­ taria. La prim a di queste cause non può avere avu to in passato, tu ttav ia, che effetti lim itati alle in d ustrie pro tette, costituendo delle disparità nei profitti o delle contrazioni nei consumi non essenziali; la seconda, enor­ m em ente accresciuta, per le necessità di stato d u ran te la guerra, è una causa di indole generale, che ha in ­ fluito su tu tti i prezzi come per 1’ adozione di u n a di­ versa o più piccola m isura m onetaria, e non può quindi spiegare, che in parte, « il disagio di certe classi di consum atori rispetto a certe altre » 1 ). La pressione tr i­ butaria, già così elevata in Ita lia prim a della g uerra, può pure essere an n o v erata come concorrente ad a g g ra ­ vare le condizioni economiche di quelle categorie di privati cittadini che non sem pre hanno modo di im ­ porre dei prezzi sul mercato, nè di rivalersi sui terzi del continuo ed inevitabile progresso fiscale e del costo dei servizi pubblici; così pure la politica economica di guerra, che oggi non solo sopravvive, ma te n ta di av-gli uomini d’ azione spetta appunto di modificare nel miav-glior modo quelle determinate circostanze economico-sociali in cui sono costretti a vivere, e clie ogni questione o crisi economica nasce da un atteg­ giamento o da una crisi morale fra coloro clie la subiscono.

1 ) Cfr. Rincaro e Capitalismo. A r tu r o L a b r io la , Napoli, So­ cietà Editrice Partenopea, lezione tenuta all’ Università di Napoli il 6 marzo 1911.

(28)

26

vii ap p are nelle sue spire burocratiche il vasto campo dei traffici e delle forze tu tte di produzione, ha c e rta ­ m ente contribu ito in modo speciale ad inasprire i prezzi generali e parziali, non solo col provvedere alle g ra n ­ diose spese statali oltre i lim iti dei p restiti e del g ettito delle im poste m ediante P emissione di nuova m oneta circolante, m a coll’offerta di corrispettivi extra-economici

per quei beni e quei servizi di cui lo S tato voleva e n ­ tra re in possesso.

Q uesta seconda via di d iretta influenza sugli scambi commerciali, accom pagnata dalla esu b eran te circolazione, ora calcolata più di q u attro volte superiore alla loro in ten sità ed ampiezza, è stato il più potente stim olo occasionale alla creazione di costi di produzione a scopo essenzialm ente speculativo, e ad alterare originariam ente e profondam ente l’equilibrio norm ale della distribuzione dei redditi, aum entando, così, le avid ità e le antinom ie di classe. L ’ accentram ento demografico accresciutosi, negli ultim i anni anteriori alla g u erra per P increm ento dei salari, estendendo i consumi, ha reso più facile e più rapide le form e del rincaro sotto questo im pulso esteriore d erivante dallo Stato, nel suo aspetto e valore politico, ed il loro concretarsi in un nuovo e artificiale regim e di scambio con tendenze di sopraffazione economica.

Noi tu tta v ia riteniam o che uno spirito di sp ecu la­ zione, così alim entatosi, si sia vieppiù imposto anche e specialm ente su quei pro d otti che apparivano ed erano più indispensabili ai consumi generali. In particolare modo quindi su quelli dell’ industrie agrarie, strettam e n te connesse colla g u erra anche per P alim entazione del- P esercito, e che di quelle erano d irette derivazioni. R i­ cordiam o che il prodotto della canepa rag giunse prezzi che si sarebbero in tem pi norm ali riten u ti a d d irittu ra fan tastici, non più rag g iu n ti oggi, sebbene ancora molto elevati, n onostan te P a p e rtu ra di nuovi sbocchi alla sua esportazione, e P a n n u n ciata costituzione di un « gran de consorzio nazionale di canapicoltori » destinato ad as­ sorbire i consorzi già costituiti.

(29)

Però, se alla influenza dei prezzi di n atu ra politica devesi, secondo noi, attrib u ire l’ inizio della corsa v erti­ ginosa all’ aum ento dei profitti in generali, seguiti, ma meno rapidam ente, da quella delle mercedi operaie, che già dapprim a del 1015 erano in un progressivo rialzo, ad un a ltra influenza ancora, e della stessa origine, se ne può ascrivere oggi la persistenza. Colla liquidazione delle industrie di g u erra rim ane anche il m ilitarism o economico, il controllo e la tu te la cioè dello Stato, non più sulla sicurezza della proprietà pubblica e p rivata, m a con l’ intento di regolare e ristabilire i rap porti so­ ciali. Lo S tato divenuto così acquirente e dom inatore e gestore dei m ercati, prom otore e sovventore di industrie, iniziatore di consorzi alim entari obbligatori, distribuitore di m acchine e di arnesi, istitu to re di infinite Commis­ sioni per lo studio di tu tti i problem i nazionali, che il cittadino, oggi così ben tu telato , risolveva una volta per proprio conto nell’ am bito delle sue capacità indi­ v id uali; lo S tato infine, banchiere, assicuratore, d istri­ b u tore di lavoro, im prenditore e coltivatore ed arb itro amichevole. Colla sm obilitazione dell’esercito nazionale, rinasce o perm ane il nazionalism o dell’ esercito b urocra­ tico, forse più costoso e vano sp e rp e ra to li delle p u b ­ bliche en trate. Q uesta conseguenza della g u erra ha, e più av rà in seguito, non poco peso sul disagio delle classi politicam ente indifese e non organizzate, alle quali sarà im posto da ultim o il costo di questa pubblica p a ­ tern ità, favoreggiatrice e prom otrice dei monopoli più e meno fiscali, e di classe ').

’) Se si continua così non ci saranno più nè commercianti, nè industriali, nè operai, nè contadini. A furia di bracciali, di stellette, di Commissari, finiremo che l’Italia diventerà per tre quarti un vasto ministero, in cui il 75% della popolazione abile al lavoro penserà ad organizzare quel 25% che avrà ancora l’ingenuità e la daben- naggine di lavorare, di produrre per far vivere gli altri. Cfr. Fatti

e Problemi economici del giorno, nel Supplemento economico del

(30)

— 28 —

§ 2.

L’ esistenza di un profitto assoluto di monopolio derivato dalla guerra.

D opo di avere accennato alla fisonomia so g g ettiv a del fenom eno del rincaro, in q u an to esso in p arte deriva dalla lim itata produzione del suolo, abbiam o considerato un aum ento di p rodotto n etto come uno dei fa tto ri di m iglioram ento economico del paese, per P associazione, secondo il metodo cooperativo, della mano d’ opera e dei capitali esuberanti. E iteniam o, tu tta v ia , che un ta le espe­ rim ento da p raticarsi in quelle terre che non rendono adeg u atam en te al loro grado di fertilità, o per i m etodi di c u ltu ra in uso, o per incuria del proprietario, e al quale sem bra ispirarsi l’ opera nazionale dei C om bat­ te n ti suggerita e voluta dall’ On. N itti, non possa ra g ­ giungere quell’effetto im m ediato che si richiede per a t ­ ten u are il costo della vita, nella sua curva ascendente. Esperim ento e metodo di coltu ra che si dim ostrano oggi più urgenti se si ricorda che una delle prim e conse­ guenze del progressivo arricchim ento delle classi in te ­ ressate al prodo tto del suolo è la m inore p ro d u ttiv ità della te rra lav o rata in ragioni in versa dell’ aum ento gra­

tuito dei proven ti della produzione.

La coltivazione del grano, ad esempio, si è presso di noi risco n tra ta dal 1916 sem pre più insufficiente ai bisogni, per quanto siasi riconosciuto che ovunque le donne hanno bene sostituito i chiam ati alle armi, anche in quelle regioni dove non s’ ebbe P efficace concorso delle macchine, forn ite spesso dallo Stato, o la mano d’opera fem m inile ap p ariva come meno in dicata ai pe­ santi lavori del campo. M entre il fabbisogno di grano dall’estero si calcolava nel su d d etto anno di 18 m ilioni di Q.li, attu alm en te esso si ag g ira intorno ai 30 m ilioni di Q.li, occorrenti per sopperire alla annuale deficenza del principale pro d otto alim entare.

(31)

— 29

Gli appelli al p atriottism o e gii inviti rivolti dal Governo non hanno sortito V effetto che si rip ro m ette­ vano, perchè i coltivatori, in seguito all’ alto prezzo del bestiam e e per il rifornim ento dei bisogni dell’ esercito, preferivano, con una m inor spesa di conduzione, rica­ vare dei foraggi, bietole, ecc.

Interesse individuale e patriottism o sono spesso term ini antitetici, e chi esclusivam ente m ira a conse­ guire un utile privato non potrà facilm ente sottoporsi all’ adem pim ento di un dovere coi metodi della convin­ zione, e del proselitism o politico. Le difficoltà in cui G overno e Paese si d ib attev an o e si dibattono per la scarsità dei L’accolti di cereali e per le au m en tate esi­ genze belliche, non erano un richiam o per tu tte le classi alla realtà della sua situazione in tern a; ma ponevano i pro d u tto ri in condizioni di elevare in pari tem po il prezzo del grano fino alla concorrenza dell’ estero e di realizzare, così, un provento 1).

I noli, i cambi, le assicurazioni con tu tti gli in a ­ sprim enti derivati dalla g uerra, le spese di trasporto e di scarico, hanno costituito un equivalente in profitto, senz’onere, pari ad u n a sottrazione di risparm i, che sarebbero stati più utilm en te rivolti ad un a re sta u ra ­ zione delle industrie ed al loro consolidam ento, all’ in ­ fuori di ogni protezione e concorso dello Stato, consi­ derato da talu n i come onipossente sostenitore di ogni nostra debolezza economica.

II problem a che si considera, non è però, quale oggi ci si presenta in tu tta la sua g ravità, un problem a di produzione ma di distribuzione. A um entare la p ro d u ­ zione è una condizione necessaria, ma non sufficiente a conseguire un fine di m aggiore giustizia sociale, colla m inore sperequazione delle fo rtu ne economiche e dei

1 ) TI Governo ha acquistato il grano all’estero ad un prezzo enorme, che l’Einaudi dubita possa oscillare approssimativamente, tra 150-170 lire al Ql. Esso è stato costretto a rivenderlo a prezzo molto inferiore all’interno per conservare il costo del pane a 80 cent, al kg. con una perdita di circa 3 migliardi annui a carico dei contribuenti.

(32)

30 —

carichi di g uerra. Insistiam o quindi nel dire che il ca­ ra tte re precipuo che regola oggidì, in genere, le con­ trattazio ni, è dato da questo solo principio : I l valore di ogni prodotto aumenta in relazione a quello degli ostacoli ( valore negativo) che si oppongono al suo conseguimento.

M entre ciò non dovrebbe essere.

Ogni restrizione artificiale n atu ra le o legale, d ’or­ dine economico, viene dalla produzione co n v e rtita in un profitto, esercitando come u na pressione d’am bien te che fa salire la scala v a lu ta tiv a dei valori secondo i desi­ deri individuali del produttore. A llargando g rad u alm en te il suo tenore di vita, egli vi include la soddisfazione di quei bisogni che dap prim a o in tem pi norm ali su p e ra ­ vano le sue legittim e aspirazioni. Il costo di questi nuovi bisogni, divenu ti com uni per u na stessa classe di persone anim ate da reciproca emulazione, in con corso coi profitti abituali dell’an te - bellum o in base al tasso corrente riten u ti come norm ali, e col fondo neces­ sario per prevenire il successivo e previsto rincaro g e ­ nerale e di assicurazione della p ro p rietà dell’ im presa, ne costituiscono il suo vero e nuovo costo di produzione; dando origine a quel so v ra -p ro fitto che tende a trasfe­ rire a poco a poco tu tta la ricchezza sociale in mano dei più favoriti della sorte, e che si è convenuto d’ in­ dicare col nome di sovraprofitto o sovrareddito di guerra.

Esso è l’ effetto n atu ra le di un regim e economico che si regge esclusivamente sulla concorrenza individuale, quando questa per una causa anche ind ipendente dalla volontà degli associati, sia paralizzata. La guerra, a lla r­ gando notevolm ente la richiesta dei mezzi di g enerale consumo, requisendoli, restringen do o vietando in pari tem po le im portazioni, ostacolando i trasp o rti e gli scambi coll’ estero e tra regione e regione del paese, ne ha ristre tto notevolm ente l’ offerta sul m ercato o sui m ercati, assorbiti in consumi im produttivi. La d istrib u ­ zione di m aterie prim e e la requisizione degli uomini e delle in du strie e dei prodotti occorrenti per il m a n te ­ nim ento dell’ esercito, la contrazione del credito per i

(33)

— 31 —

p restiti pubblici, la dim inuzione e l’ approvvigionam ento delle scorte e dei capitali in circolazione; quella forzata e conseguente com pressione od alterazione violenta dei rap p o rti di scambio, speciale per certi ram i del com­ mercio e generale per la svalutazione della m oneta ; sono a ltre tta n te cause concom itanti o esteriori del fe­ nomeno del rincaro, dalla esistenza e conoscenza delle quali trae origine il sovraprofitto.

A tenore di logica si deve quindi prevedere che quanto più queste cause agiranno, in concorso con quelle n atu rali, o per mezzo della illecita speculazione, o dei privilegi doganali e legali, a co ntrarre la produzione di mezzi indispensabili alla v ita fisica dell’uomo, il sovra- profitto, ricavato dall’ uso della terra, salirà, con il con­ seguente rialzo nella tensione dei consumi, quasi fosse un barom etro m isuratore delle ragioni e dei gradi dell’al-, tra i im poverim ento.

Ed il bilancio del consum atore, o non produttore, di quei beni alim entari e fìsici a lui occorrenti? Im p e­ gnato in una lotta, nella quale non p o trà uscire che soc­ com bente per il fatto che il prod u ttore al quale deve rivolgersi si è già prem unito, come si è detto, di un congruo fondo di scorta e dell’ in te g rità del suo profitto normale, il consum atore, è costretto a rivalersi in quei modi che nella società gli consente la sua posizione eco­ nom ica: fissazione del minimo ed elevam ento dei salari per gli operai di qualunque categoria, ind ennità di caro- viveri per gli im piegati ed aum enti degli stipendi se­ condo ruoli im posti dalle loro associazioni, sussidi e dazi doganali di protezione e premi d’ incoraggiam ento per le industrie nazionali; sono ta n ti anelli di una stessa caten a che avvince e m inaccia di soffocare chi la co­ struisce, in un circolo vizioso, che com prende la pro­ prietà e l’ uso della te rra e dei capitali, i salari e i p ro ­ fitti, la ren d ita ed il lavoro. Gli elem enti disorganizzati, le industrie non sorrette contro la concorrenza este^0o( non riunite in sindacati, sarebbero destinate

(34)

— 32 —

crescente e la serie dei trib u ti richiesti dal monopolio p ro d u ttiv o ; od ordinati dallo Stato, al fine di non venir meno agli obblighi di un bilancio che mercè gli stimoli e le pressioni, oggi provenienti da ogni p arte, gli abusi, gli sperperi e la b u rocratica e tradizionale incom petenza dei suoi agenti, av rà presto raggiunto- il p rim ato n el­ l’assorbim ento intenso di quella linfa vitale che è il fru tto del lavoro isolato, allo scopo di alim en tare le m olteplici funzioni dell’ organism o politico ipertrofico.

Ogni recrudescenza d’ im posta sul reddito, che p re­ tenda ad esempio colpire l’ im prenditore ag rario nella sua capacità con tribu tiva, ricadrà sui terzi, lasciandone im m uni ta n to il profitto originario, come quello di g u e rra : avendo egli la possibilità di trasferire su quelli ogni nuovo aggravio, e quindi anche gli oneri finanziari. Il p ro d u tto re isolato, colpito quindi dal rincaro della v ita senza facoltà di rivalsa, colpito dallo stato nel provento lim itato del suo lavoro, colpito nuovam ente, per effetto della traslazione dei trib u ti, sul prezzo delle merci più necessarie, è condannato a un rapido e totale esaurim ento o alla rinunzia delle sue prero gativ e d* indipendenza e d’ intrap ren d en za personale per accedere al p ro letariato 1 ).

*) Un decreto - legge Igt. del 25 maggio 1919, stabilisce provve­ dimenti in favore delle piccole industrie. Su proposta del Ministero per l’ Industria-Commercio-Lavoro, approvvigionamenti e consumi alimentari, saranno poi costituiti degli organi locali per mezzo dei quali svolgere un’ opera di assistenza di perfezionamento e di svi­ luppo a favore delle stesse, fornendo loro materie prime, utensili, attrezzi, piccole macchine, concesse in base al parere di questi co­ mitati locali, dallo stesso Ministero « . . . . in qualità corrispondente al genere d’ industria esercita, ed in quantità non eccedente ai bi­ sogni di ciascun esercente ». L’ iniziativa è certamente molto lode­ vole, sebbene rassomigli alle amorevoli cure rivolte ad un condan­ nato a morte immatura, e siano un sintomo della grave debolezza di tali esercenti. Senza ottenere certamente 1’ effetto che essi si pro­ pongono, tali provvedimenti raggiungeranno quello di sovra-caricare il bilancio dello Stato di spese dannose, perchè improduttive, inco­ raggianti l’ opinione pubblica verso quegli sperperi di ricchezza che si vorrebbero contendere agli arricchiti dall’ erario. Il danno della piccola industria, condannata a sparire, si aggraverebbe in piena

Riferimenti

Documenti correlati

NEL 2016, BANDI PER 450 MILIONI DI EURO SULLA NUOVA PROGRAMMAZIONE ‘14/’20 Trasferire alle imprese e ai cittadini del Lazio tutto quello che l’Europa offre in termini di risorse

Incidence as percentage on total Emergency Room visits In 2007, pneumothorax accounted for 0.11% of all visits to the Emergency Room, breaking down to 0.07% for spontaneous

Two Landsat 8 Operational Land Imager (OLI) images were used to test the method and discuss results. An agriculture-devoted area located in NW Italy was chosen as case study.

«Assaggi 2009» ha voluto fornire ai giovani imprenditori nuovi strumenti di business e soprattutto una maggiore consapevolezza dei processi di pianificazione: «Le idee geniali

Due aziende hanno proposto innanzi alla S.C. di Cassazione due ricorsi, il primo avverso la sentenza della Corte d’Appello di Bologna che aveva accolto il reclamo di un

I prezzi e le condizioni di vendita riportate nel listino non sono impegnativi, e la IP Cleaning Srl si riserva il diritto di modificarli, in qualsiasi momento, senza

La maggior parte della porzione meridionale del continente e delle isole caraibiche si trovano nella Placca caraibica, mentre lungo le coste sud-occidentali il bordo è... La

La dote di Celidonia era quindi molto più bassa di quella assegnata nel 1562 alla suo- cera Vittoria e dimostra come gli Errante si fossero alquanto impoveriti ne- gli ultimi