1.2 INTERAZIONE PIANTA PATOGENO
1.2.2 DIFESE INDOTTE
Durante l’interazione pianta-patogeno, il meccanismo molecolare che si mette in atto può essere ricapitolato come segue:
Le piante inizialmente riconoscendo un pattern di molecole associato al patogeno (PAMPs) attivano un tipo di risposta immunitaria precoce (PTI) in modo da contrastare la colonizzazione da parte del patogeno stesso. In molti microrganismi come nei batteri vengono rilasciate ulteriori molecole effettrici che determinano l’instaurarsi di un tipo di suscettibilità detta ETS
(suscettibilità scatenata dagli effettori). Questi effettori contribuiscono ad aumentare la virulenza del patogeno in modo da determinare un’interferenza con il meccanismo che porta all’attivazione della PTI. A questo punto l’effettore è riconosciuto da proteine codificate dai geni di resistenza NB-LRR che comportano l’attivazione di un altro tipo di immunità più tardiva scatenata dagli effettori stessi (ETI). L’ ETI amplifica e accelera la risposta PTI determinando la resistenza della pianta e attivando la risposta ipersensibile (HR) che può portare alla morte la cellula infettata limitando e bloccando la colonizzazione da parte del patogeno (Jones e Dangl, 2006).
Gli eventi che caratterizzano la risposta precoce possono essere distinti in due gruppi, elencati di seguito (Buchanan et al., 2000), e successivamente ad essi si inserisce anche la risposta sistemica.
RISPOSTA IMMEDIATA ALL’INVASIONE CELLULARE: Risposta ipersensibile (HR)
Generazione di specie reattive all’ossigeno Apertura dei canali ionici
Sintesi di ossido nitrico
Fosforilazione e defosforilazione delle proteine Riarrangiamenti citosheletrici
Induzione genica
RISPOSTA LOCALE E ATTIVAZIONE GENICA Alterazione delle vie metaboliche secondarie Cessazione del ciclo cellulare
Sintesi di proteine relative alla patogenesi (PR) Accumulo di acido salicilico e benzoico Produzione di etilene ed acido jasmonico
Fortificazione della parete cellulare (lignina, PGIPs)
RISPOSTA SISTEMICA ACQUISITA
La risposta sistemica acquisita (SAR) è una forma di resistenza aspecifica manifestata dalla pianta verso ripetute infezioni, attuate da un ampio numero di patogeni (Rials et al.1996; Sticher
In piante transgeniche per il gene che codifica per la salicilato idrossilasi, non viene accumulato l’SA e di conseguenza è stato dimostrato che esse non sviluppano la SAR (Gaffney et al., 1993). Nella SAR vengono attivati molti geni che codificano per le proteine correlate alla patogenesi, e ciò determina un rilevante cambiamento quali-quantitativo, nella composizione proteica della cellula (Friting et al., 1998). Da studi condotti in vivo, su piante di tabacco infettate con il virus del mosaico del tabacco (TMV) usando SA marcato con 14C, è emerso che l’SA accumulato
nelle foglie infettate, viene trasportato nei tessuti non infettati. Infatti l’aumento della concentrazione del 70% di SA osservato nelle foglie non infettate è dovuto a questa traslocazione. Comunque, anche se l’SA non rappresenta il segnale di attivazione, è in ogni caso necessario per la cascata di segnalazione che si attua a seguito della SAR e che conduce all’induzione di numerosi geni che codificano per le proteine correlate con la patogenesi (Loake et al., 2007).
1.2.2.1 RISPOSTA INDOTTA E GENI R
L’induzione di queste risposte indotte è preceduta da una fase di riconoscimento pianta- patogeno mediata dai prodotti dei geni di resistenza (R). A tal proposito è importante ricordare la teoria gene per gene proposta da Flor nel 1947. Sulla base di questa teoria l’assenza della malattia è regolata dall’interazione incompatibile tra l’ospite, il quale può essere considerato resistente, e il patogeno avirulento. In questo modello Flor spiegava che l’interazione pianta- patogeno è determinata da una coppia di geni: il gene di resistenza (R) nell’ospite, ed il gene di avirulenza (Avr) nell’invasore, che possono presentarsi in due forme alleliche: dominante e
recessiva. Se il gene di resistenza nella pianta e il corrispettivo gene di avirulenza nell’invasore
sono presenti in forma dominante, allora la pianta risulta resistente al parassita e quest’ultimo risulta a sua volta avirulento (interazione incompatibile). Se invece almeno uno di questi geni si trova in forma recessiva, allora la malattia insorge (reazione compatibile). Il riconoscimento dei patogeni nelle piante quindi è spesso determinato da singoli geni R (di resistenza), mentre il gene corrispondente nel patogeno è chiamato “gene Avr” (di avirulenza).
La maggior parte dei geni di resistenza, clonati fino ad oggi, sono rappresentati da una famiglia di proteine contenenti sia un dominio che possiede il sito per il legame nucleotidico (NB) e sia il dominio caratterizzato da ripetizioni ricche il leucina (LRR) (Crisholm et al., 2006).
Figura 5 Rappresentazione dei domini che vanno a costituire le proteine codificate dai geni di resistenza, tratto da (Crisholm et al., 2006).
I prodotti proteici codificati dai geni resistenza possono essere raggruppati in due categorie principali:
- Agenti detossificanti (es: Hm1) (Johal e Briggs, 1992).
- Prodotti proteici bifunzionali, con funzione di riconoscimento e di trasmissione del segnale (Baker et al., 1997; Ellis e Jones, 1998) che dovrebbero condurre all’induzione dei geni di difesa.
I prodotti dei geni di resistenza appartenenti alla seconda classe possono essere ulteriormente suddivisi in :
- Proteine NB-LRR: sono proteine che possiedono un dominio di legame dei nucleotidi (NB) e un dominio costituito dalla porzione LRR caratterizzata da ripetizioni di 20-30 residui amminoacidici e ricchi in residui di leucina. Sia nelle piante che negli animali, sono state identificate proteine analoghe, rispettivamente le NB-LRR e NACHT-LRR, che presentano domini corrispondenti; in entrambi i casi le proteine in questione sono coinvolte nella risposta ai patogeni. I domini strutturali simili, presenti in questi due regni, sono probabilmente il risultato di un evento di evoluzione convergente e ciò si rispecchia nel fatto che in entrambi i casi queste proteine sono coinvolte in meccanismi simili adottati dall’ospite nei confronti dei patogeni (Rairdan e Moffett, 2007).
Le proteine NB-LRR possono essere a loro volta suddivise a seconda del dominio N-terminale che posseggono in CC-NB-LRR (CC: coiled-coil) e TIR-NB-LRR (TIR: dominio di segnalazione citoplasmatico di Toll di Drosophila e del recettore per l’interleuchina 1 di
presenta effettori batterici corrispondenti ai geni AvrRpt2, AvrRpm1/AvrB, e AvrPphB (Dangl and Jones, 2001).
-Proteine eLRR (LRR estracellulari).Questa classe è stata suddivisa in ulteriori tre classi in accordo al loro dominio strutturale (Fig. 5):
RLP (LRR estracellulari, e domini transmembrana (TM)).
RLK (LRR estracellulari con dominio TM e chinasi citoplasmatica): un rappresentante di questo gruppo è il prodotto genico di Cf di pomodoro che conferisce resistenza a C. fulvum (Jones et al., 1994).
PGIP (inibitori proteici delle poligalatturonasi appartenenti alle proteine LRR di parete) e PGIP- like-protein. Ques’ultima comprende proteine che, pur caratterizzate da una struttura proteica simile a quella delle PGIP, non presentano la loro stessa attività inibitoria nei confronti delle PG fungine (vedi sezione PGIP). Un esempio è ritrovato nella proteina isolata da carota (AFP) che svolge una differente funzione nella pianta rispetto alle PGIP canoniche. L’AFP è implicata nei meccanismi di tolleranza a stress da freddo ed evita infatti, la formazione di cristalli di ghiaccio nella cellula, essendo responsabile dell’abbassamento della temperatura di congelamento di soluzioni acquose (Worrall et al., 1998).
La maggior parte delle proteine caratterizzate appartengono a queste classi, ma alcune sono difficili da catalogare data la presenza di nuovi domini.
Ad esempio l’RRS1-R che riconosce Ralstonia solanacearum è una proteina TIR-NB-LRR contenente sia un segnale di localizzazione nucleare all’estremità carbossi-terminale sia un dominio di attivazione transcrizionale WRKY (Fig. 5).
Anche un’altra proteina di resistenza non mostra omologia con le altre proteine R. Questa proteina è la Xa27 che viene espressa solo nei tessuti infettati da Xanthomonas oryzae pv.
oryzae che esprime a sua volta l’effettore codificato dal gene avrXa27 (Crisholm et al., 2006).
Secondo la classificazione delle eLRR in base ai peculiari domini proteici ritroviamo anche un altro gruppo di proteine designato come:
Arabidopsis LRX1 e LRX-like-protein: queste contengono dei piccoli domini eLRR fusi con un
dominio simile all’estensina che ha un ruolo chiave nella morfogenesi delle radici aeree ma non ci sono ancora evidenze del loro coinvolgimento nella risposta di difesa (Federici et al., 2006)