Gli approcci più noti degli studiosi nei confronti dei concetti di nazione e nazionalismo sono principalmente due: quello primordialista e quello del costruttivismo sociale (a mio parere più realistico), di cui a seguire cercherò di tracciare le linee principali.
La teoria primordialista sostiene che il legame che gli individui hanno con la propria “madrepatria” sia qualcosa di innato, assimilabile alle connessioni familiari, religiose e culturali.
Uno dei più importanti esponenti di questa teoria è il professor Walker Connor, secondo cui il nazionalismo sarebbe una sorta di sentimento insito in ogni individuo, frutto dell’autodefinizione di ciascuno piuttosto che da qualcosa di imposto dall’esterno34. Connor infatti definisce questo sentimento di
connessione nazionale come “una forma di conoscenza sensoriale”35 per cui
l’attaccamento alla nazione risulta essere una sorta di sentimento irrazionale, un impulso umano che, a suo avviso, è sempre stato chiaro ai grandi leader politici e che i teorici del costruttivismo sociale scelgono, erroneamente, di ignorare.
Un altro importante esponente della teoria primordialista è Anthony Smith, che conclude il suo Nations and Nationalism in a Global Era con un capitolo in difesa della nazione, dove afferma che:
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“...La nazione e il nazionalismo rappresentano l’unica realistica cornice socio-culturale per la costruzione e il mantenimento di un ordine mondiale [...] Moltissime persone sono pronte a [...] mettere a disposizione la
34 C. Minca, L. Bialasiewicz, Spazio e Politica, Padova, ed. CEDAM, 2004, p.99
35 Connor W., A Nation is a Nation, is a State, is an Ethnic Group, in a ..., in Ethnic and Racial
propria via per la causa nazionale. Inoltre, le nazioni sono legate dalle catene della memoria, del mito e della sfera simbolica...”36
E’ facile capire a questo punto che il riferimento a una storia passata e gloriosa, anche se non sempre veritiera, è parte delle strategie politiche di costruzione di un’identità nazionale, che si fonda quindi su un sentimento di appartenenza non solo a un territorio ma anche a un bagaglio storico e culturale che unisce coloro che da sempre hanno partecipato a costruire la grandezza della loro terra natia nel corso dei secoli.
Questi concetti si tramutano ad uso governativo in dispositivi politici estremamente funzionali per stimolare e rafforzare il sentimento nazionalista. Questa strategia si può infatti ritrovare più volte a servizio di costruzioni politiche nel corso di tutta la storia, a prescindere dall’orientamento ideologico di coloro che ne fecero uso. Esempi si ritrovano sia in posizioni avanzate dal Partito Comunista di Mao Tze Dong che dalla Germania nazista Hitler che, a mio avviso, nella propaganda Sionista (e che a sua volta si avvale anche di altri “dispositivi di aggregazione” dei suoi seguaci).
Semanticamente, è importante anche sottolineare la differenza presente tra la parola Stato e la parola Nazione, che ad oggi spesso vengono presentate invece come sinonimi.
L’Enciclopedia Treccani definisce così questi due concetti:
Stato: “Ente dotato di potestà territoriale, che esercita tale potestà a titolo originario, in modo stabile ed effettivo e in piena indipendenza da altri enti.”37
che si integra con la definizione del Dizionario di Storia Treccani:
36 Anthony Smith, Nations and Nationalism in a Global Era , Cambridge, MA, Polity Press, 1995
37 Enciclopedia Treccani Online, http://www.treccani.it/enciclopedia/stato-diritto-internazionale/,
“Comunità politica costituita da un popolo stanziato in un determinato territorio e organizzato unitariamente come persona giuridica collettiva, e titolare di un potere sovrano (governo), cui è riservato il monopolio dell’uso legittimo della forza (potere coattivo), allo scopo di garantire l’ordine pubblico interno e di assicurare la difesa contro eventuali nemici esterni. Il concetto e il termine stesso di S. sono relativi a una particolare strutturazione del potere politico, come meccanismo centralizzato di sovranità territoriale, che in quanto tale appartiene a un’esperienza storica che si forma e si evolve in tempi relativamente recenti, a partire grosso modo dal 16° sec. . Nulla di veramente paragonabile a ciò che definiamo comunemente come S. è possibile rinvenire in epoche precedenti, nonostante l’applicazione che si è soliti fare di questo termine anche con riferimento a esse.”38
E Nazione:
“Il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica.”
che a sua volta viene integrato da:
“Il termine n. sta a indicare un tipo particolare di gruppo umano che
spesso – anche se non sempre – aspira a darsi un’esistenza statuale, a farsi Stato, ma che non coincide con lo Stato. Secondo
una definizione consolidata, la n. è una comunità di persone che si sentono legate tra loro per il fatto di condividere le stesse origini, di risiedere in un medesimo territorio, di possedere uno stesso patrimonio linguistico e culturale, di riconoscersi in una storia
38 Dizionario di Storia Treccani online (2011): http://www.treccani.it/enciclopedia/stato_ %28Dizionario-di-Storia%29/, consultato il 20.12.2012
comune, o di essere sottoposte alle medesime istituzioni politiche, a uno stesso governo e alle stesse leggi.” 39 [grassetto aggiunto]
Ed è proprio questo sentimento di condivisione ed unità a tramutare un gruppo (etnico, politico, sociale) in una nazione.
Ma è davvero importante tenere presente che solo tra l’Ottocento e il Novecento si è cominciato ad instaurare un’associazione tra idea di nazione (talvolta mitizzata) ed un’entità politico-amministrativa statale, dando così vita all’Era stessa dello Stato-nazione.
Una sorta di “confusione di significato” deriva proprio dal fatto che l’aggettivo nazionale viene utilizzato per riferirsi a processi di matrice statale. Basti pensare allo stesso termine “Relazioni Internazionali” che in realtà è una disciplina che studia le relazioni interstatali, o ancor più evidentemente al termine nazionalizzazione che nel settore economico indica il passaggio di un’attività dalla gestione privata e a quella statale. Bisogna quindi tener presente che questa sorta di parificazione di significato che si è fatta strada nel lessico utilizzato non è affatto ininfluente: questo processo infatti favorisce la realizzazione dell’intenzione politica di far assimilare ai cittadini la nozione per cui l’ordine mondiale basato sulla divisione tra Stati-nazione sia l’unica struttura possibile e naturale per la governabilità politica globale.
A contrapporsi a questa interpretazione c’è la teoria costruttivista, egregiamente rappresentata tra gli altri da Eric J. Hobsbawm e Benedict Anderson.
Questi non accettano la tesi per cui negli uomini esista un attaccamento innato alla nazione, ma anzi affermano che il sentimento nazionale-nazionalista sia il risultato del recente sviluppo storico che ha portato alla nascita dello Stato moderno, che sia insomma il risultato pianificato dell’esigenza politica tesa a rafforzare la struttura statale esistente.
39 Dizionario di Storia Treccani Online (2010) http://www.treccani.it/enciclopedia/nazione_res- eab5e02b-bfb1-11e1-bb7e-d5ce3506d72e_%28Dizionario-di-Storia%29/ , consultato il 20.12.2012
Hobsbawm afferma che “non sono le nazioni a fare gli Stati e a forgiare il nazionalismo, bensì il contrario”40. Lo stesso autore sottolinea anche l’enorme
differenza tra come viene percepita la corrispondenza tra Stato e nazione dai nazionalisti e dai democratici (richiamandosi ancora alle rivoluzioni dei cittadini di Francia e Stati Uniti): mentre i primi infatti contrappongono lo Stato-nazione all’altro, allo straniero, il punto di vista democratico e proprio anche ai rivoluzionari dal XVIII secolo interpreta questa assimilazione come simbolo della sovranità del popolo all’interno del suo Stato, così da creare una vera e propria Nazione.
Per quanto riguarda la costituzione dei movimenti nazionali, Hobsbawm ne divide lo sviluppo in tre principali fasi: la prima si fonda prevalentemente sul contributo culturale e letterario che non ha particolare impatto sulla società né sulla politica, la seconda vede l’emergere dei primi sostenitori della cosiddetta “idea nazionale” a livello politico, mentre la terza corrisponde con il momento in cui queste teorie cominciano a far presa sulla massa popolare. A questo proposito l’autore nota anche che storicamente i gruppi sociali che per primi si appropriano del sentimento nazionale sono quelli delle classi medio alte, mentre per quanto riguarda le masse popolari appartenenti ai ceti più bassi questo fenomeno sembra richiedere più tempo. Non bisogna nemmeno dimenticare che l’esistenza pregressa di uno Stato nazionale non è presupposto necessario per la nascita del sentimento nazionalista, come dimostrano vari movimenti indipendentisti, quali ad esempio quello irlandese o catalano.