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FORMA E CONTENUTI DEL BEST SELLER

III.7 La diffidenza della critica

In sintesi lo stile di scrittura limpido dei due scrittori, la chiarezza espositiva degli argomenti e il fatto di utilizzare temi di sicura presa su qualsiasi tipo di pubblico resero le due narrazioni molto appetibili per il mercato, ma non si è ancora sottolineato il fatto che tutto ciò fu una delle cause per le quali vennero giudicati negativamente da una parte dalla critica. La struttura narrativa, gli argomenti e il tipo di scrittura nel loro insieme vennero ritenuti da più di qualche critico troppo ottocenteschi e quindi attardati. Basti pensare alle affermazioni di Gian Carlo Ferretti, il quale, pur non bocciando le due opere, nemmeno le promosse:

Anche se bisogna distinguere, per la precisione, una prima fase di fortuna quasi inattesa, legata a situazioni ancora preindustriali, a curriculum letterari specifici, ad alleanze intellettuali con proprie logiche interne, a una «qualità alta» del prodotto; e una seconda fase che vede l’intervento sempre più consapevole e organizzatore della grande industria culturale, una tendenziale definizione della «qualità media», e vede ancora (a partire dalla seconda metà degli anni sessanta) questa stessa industria e la corporazione letteraria cercare programmaticamente una conciliazione delle rispettive esigenze, dei privilegi dello scrittore d’élite e della conquista degli spazi sul mercato, nel segno della «qualità media» appunto e del best seller «d’autore».

Quanto ai titoli e ai nomi (per restare qui ai più noti), se alcuni appartengono decisamente alla prima (dal Gattopardo al Giardino dei Finzi-Contini, da Pratolini a Testori); […] 28

In maniera esplicita afferma che le due narrazioni sono certamente di alta qualità, ma fu proprio dalla loro fortuna che l’industria editoriale elaborò il modello per creare dei libri nati dal compromesso tra autore ed editore la cui letterarietà esiste solo in apparenza. Essi non vengono condannati, non vengono inseriti nella categoria del “best-seller medio”, ma nemmeno vengono inseriti nella categoria di “opera letteraria”; in sostanza la narrativa proposta da Tomasi di Lampedusa e Bassani fece da modello a:

Un romanzo, in sostanza, di impianto prenovecentesco, ottenuto spesso dalla dilatazione più o meno programmatica di piccoli nuclei narrativi (i racconti sempre mal tollerati dall’industria culturale), recuperando da periodiche crisi ed eclissi, «attualizzato» con riferimenti o allusioni alla storia recente, «rinfrescato» con «bagni sociologici» ella realtà contingente, complicato da scandagli familiari e privati, «restaurato» alle aure della prosa poetico-consolatoria, della prosa d’arte, dell’idillio autosufficiente e di altre esperienze novecentesche ritardate. 29

Questo tipo di critica non riuscì ad accettare la chiarezza comunicativa dei due romanzi per il fatto che favorì l’avvicinamento di un pubblico non specializzato a un libro che in linea di principio non era rivolto a quest’ultimo; tuttavia molti altri critici videro positivamente il raggiungimento di un alto numero di lettori e non confusero lo stile di scrittura limpido con quello del romanzo d’intrattenimento.

Probabilmente lo scetticismo innato che alcuni critici hanno verso un’opera che supera i confini del circuito letterario, unito alle riserve deliberate verso ciò che non è sperimentale, creò in alcuni lettori l’impressione di avere in mano un’opera non propriamente letteraria e sicuramente attardata. Un esempio concreto di critica negativa fu il giudizio di Gianfranco Contini il quale vide nel Gattopardo nient’altro che un’elegante versione divulgativa di

Proust, che, secondo Francesco Orlando, fu un «obliquo modo per penalizzare l’assenza di sperimentazione».30

Per quanto riguarda Bassani è famosa la querelle con il Gruppo ’63, il quale era promotore di una letteratura sperimentale e quindi non potevano accettare una narrativa come quella di Bassani. Fu questa la causa per cui il gruppo «gli si scagliò contro accusandolo di essere, assieme con Cassola, la Liala della letteratura italiana».31

I critici che al contrario apprezzarono i due romanzi – e non si fecero ingannare dalla denominazione “best seller” – videro che questo tipo narrativa non era affatto arretrata, ma pienamente allineata a scrittori della statura di Henry James, Marcel Proust, Virginia Woolf; autori che nel ’900 che avevano dato una svolta alla narrativa occidentale scandagliando nelle profondità più recondite dell’animo umano.32 Tra questi ci fu il noto poeta Eugenio

Montale, il quale fin dalla prima pubblicazione affermò che Il Gattopardo rivelava «un artista maturo e aggiornatissimo»33 che aveva scritto un’opera di cui «è difficile trovare

antecedenti».34

Un ammiratore indiscusso di Bassani fu Italo Calvino il quale, rispondendo a una lettera speditagli da Parigi dall’editore François Wahl, afferma: «Sono molto contento che Le piaccia B. È uno dei due o tre scrittori italiani di valore rivelatisi negli ultimi anni».35 In

sostanza la parte della critica favorevole aveva riconosciuto ai due autori l’ottenimento di un risultato difficilissimo: descrivere con una prosa trasparente, senza perdere nulla nell’accuratezza dell’analisi, una materia complessa come l’interiorità dell’uomo e la realtà. Molti scrittori nel ’900, anche in Italia, crearono delle narrazioni di alto livello con lo stesso

30 F.ORLANDO, L’intimità e la storia. Lettura del «Gattopardo», Torino, Einaudi, 1998, p. 17. 31 R.COTRONEO, Cronologia, cit., p. LXXXIII.

32 F.ORLANDO, L’intimità e la storia, cit., p. 17. 33 Ibidem.

34 Ibidem.

tipo di modernità, ma pochi sono riusciti a tradurre il loro messaggio rinunciando a una prosa difficilmente comprensibile al lettore non specializzato – si pensi all’esempio di Carlo Emilio Gadda.