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Diffusione mondiale dei Fab Lab

CAPITOLO 2 – UNA NUOVA GENERAZIONE DI TECNOLOGIE

3.3 Diffusione mondiale dei Fab Lab

Per comprendere la portata del fenomeno Fab Lab, seguirne gli sviluppi e la diffusione è sufficiente visitare l'indirizzo http://fab.cba.mit.edu/about/labs/, contenente la lista ufficiale gestita direttamente dal MIT oppure effettuare la ricerca su Google Maps “Fab Labs on earth”, che darà come risultato la seguente mappa interattiva personalizzata ed aggiornabile.

È immediatamente visibile come la diffusione dei laboratori abbia raggiunto una scala globale in pochissimi anni con ovviamente la parte Est degli Stati Uniti e la parte del Nord Europa a formare la parte trainante dell'intero sistema. Attualmente in particolare, seguendo la lista del MIT71

sono operativi laboratori in:

• Afghanistan a Jalalabad;

• Austria a Vienna;

• Belgio (Gent e Leuven);

• Costa Rica a Cartago;

• Colombia a Medellin;

• Francia (vedi paragrafo 3.3.1);

71 Aggiornata al 22 gennaio 2012, meno recente della mappa presente su Google Maps

• Germania (quattro);

• Ghana (uno) e Kenya (due) per quanto riguarda l'Africa;

• Islanda (ben tre, considerando la scarsa estensione);

• India, per sei laboratori;

• Indonesia a Yogyakarta;

• Olanda con nove Fab Lab, la nazione europea in cui sono maggiormente presenti, diffusi e funzionanti;

• Norvegia e Portogallo ugualmente con due strutture;

• Russia con solamente un laboratorio a Mosca;

• Spagna con cinque fabrication labs, seconda nazione europea per diffusione, al pari del Sud Africa, primo stato africano;

• Svizzera e Regno Unito rispettivamente con un laboratorio a Lucerna e uno a Manchester;

• Stati Uniti per chiudere con trentuno laboratori in diciassette stati.

Sempre seguendo la lista, al 22 gennaio 2012 erano “planned” pianificati altri laboratori, nello specifico uno in Belgio, due in Canada, uno in Repubblica Ceca, uno in Germania, Grecia, Italia (viene menzionato solamente il Frankenstein Garage di Milano), Namibia, ulteriori tre Fab Lab in Olanda, uno in Nuova Zelanda e uno aggiuntivo in Spagna per chiudere con ben sette strutture negli Stati Uniti.

Da notare come la geografia dei Fab Lab escluda quasi totalmente il Sud America e l'Asia, ad eccezione di India, Giappone, Australia e Nuova Zelanda (una sola struttura a testa), collocandosi piuttosto dove è presente la miglior spinta innovativa ed è diffusa la conoscenza e l'accessibilità agli strumenti informatici.

La nascita di maker facilities, hacker space e laboratori anche con organizzazioni informali è continua e in accelerazione costante; eventi come il World Wide Rome e le prime Maker Faire europee accrescono il bacino di potenziali utenti/persone interessate moltiplicando le iniziative a favore della nascita di nuovi lab; in Italia attualmente la comunità di fabbers preme, con una certa decisione e fermento, per la realizzazione di nuovi laboratori tra Milano, Roma e Firenze e in questa fase l'entusiasmo non manca come è iniziale l'interesse delle imprese più attente all'innovazione e alla tendenza in stile coolhunting verso questo tipo di fenomeno.

3.3.1 Diffusione dei Fab Lab in Europa

Il 27 marzo 2012 nel numero 3277 della testata francese L'Usine Nouvelle Patrice Desmedt scrive un articolo dal titolo “Avec un fab lab, produisez près de chez vous!”72

, analizzando la situazione francese del fenomeno arrivato in Francia nel 2010. La presentazione iniziale parla di tendenza “underground” della fabbricazione con una piccola critica all'eccessivo entusiasmo dei promotori che parlano dei laboratori in termine di rivoluzione sociale della produzione. Descritti come luogo conviviale di scambio di saperi e conoscenze, in cui la manifattura additiva permessa dalla stampante 3D ha un ruolo centrale; i caratteri universitari-associativi ed interdisciplinari che contraddistinguono i Fab Lab fanno si che questi luoghi non possano essere pensati come sostituti dell'industria e delle imprese. È riconosciuto il ruolo invece di possibile luogo dove scoprire nuovi talenti e prototipare a basso costo, funzioni di interesse per le piccole imprese in particolare.

72 http://www.usinenouvelle.com/article/avec-un-fab-lab-produisez-pres-de-chez-vous.N171183#xtor=EPR- 169

Illustrazione 12: Diffusione Fab Lab in Francia, Fonte: http://www.usinenouvelle.com/article/avec-un-fab-lab-produisez-pres-de-

Dall'immagine alla pagina precedente tratta dall'articolo si può notare come si stiano moltiplicando i Fab Lab sul territorio francese: dieci già attivi (indicati con il pallino azzurro e dalla data di fondazione) e otto annunciati (pallino rosso). Desmedt suggerisce dunque per i Fab Lab un ruolo di riferimento a fianco della piccola impresa per accedere alle nuove tecnologie di prototipazione rapida e per conoscere meglio il potenziale delle logiche Open Source nella gestione dell'innovazione, contrarie alla tutela tramite brevetti e segretezza, pratiche da tempo al centro di accesi dibattiti ed accusate di rallentare, se non bloccare, i processi di innovazione con alti costi, tempi lunghi, e mancanza di uniformità in materia di diritto internazionale della tutela della proprietà intellettuale. La distribuzione in Francia non appare troppo sbilanciata a favore del nord del paese anche se non si può tuttavia definire sufficientemente uniforme per supportare efficacemente le numerose PMI disperse sul territorio. In Italia la situazione è ancora peggiore con laboratori e progetti attualmente ancora allo stato iniziale con croniche difficoltà di spazio, finanziamento e con modelli di business incerti.

Nel Regno Unito la situazione è differente, in rapido cambiamento e con una discreta programmazione di lungo periodo come testimonia il piccolo articolo del 25 aprile 2012 sul Manchester Evening News alla sezione innovazione73

. Il caso di successo del Fab Lab di Manchester (il primo in Gran Bretagna, aperto nel 2010 ) come facility a supporto di inventori ed innovatori ha suscitato tanto entusiasmo (oltre tremila progetti) da voler essere replicato in tutto il paese. Anche in questo caso, il laboratorio è gestito e finanziato da una charity, ovvero da una organizzazione di volontariato no-profit, The Manufacturing Institute74

, fondata da un pool di Università britanniche per supportare le imprese in termini di produttività, abilità e conoscenza; il Manufacturing Institute intende aprire un network di trenta nuovi Fab Lab diffusi in tutta la Gran Bretagna nei prossimi otto anni. L'amministratore delegato Julie Madigan ha dichiarato che inizialmente lo scopo del Lab di Manchester era di fornire alle persone gli strumenti per realizzare concretamente prodotti ed idee attraverso educazione ed addestramento alla prototipazione, ma dopo due anni e dopo aver assistito al successo sul mercato di alcuni prodotti, è stato compreso il potenziale futuro della manifattura, da assicurare tramite la diffusione dei laboratori per formare una nuova generazione di artigiani digitali, anche tramite nuove forme di educazione organizzate direttamente dal laboratorio:la Young Fab Academy, una summer school per

73 http://menmedia.co.uk/manchestereveningnews/news/business/innovation/s/1492132_the-manufacturing- institute-rolls-out-fablab-across-the-country

ragazzi dagli undici ai sedici anni di età per formare la prossima generazione di innovatori tramite ambienti di formazione e ricerca non convenzionali.

La Gran Bretagna vuole puntare su un nuovo tipo di educazione dunque, che comincia con le nuove generazioni, per allargare la base di creativi ed inventori a proprio agio con le tecniche digitali. La necessità di un sistema educativo diverso dal passato è un'esigenza fortemente avvertita in Italia, come sottolinea Micelli a pag. 182-184 di Futuro Artigiano: “Il fallimento di diverse scuole tradizionali [….] non deriva semplicemente dalla difficoltà di offrire titoli di studio riconosciuti, ma dall'inadeguatezza della proposta formativa in senso generale. [….] È necessario immaginare scuole e percorsi formativi al passo con i tempi, che diano chiaramente il segnale del potenziale di un nuovo lavoro artigiano. [….] l'Italia avrebbe la possibilità di mettere in campo una serie di collegamenti con il mondo della produzione che pochissimi altri paesi possono vantare. I legami con le imprese, sia grandi che piccole, potrebbero essere parte integrante di un percorso formativo di tipo innovativo in cui, oltre a insegnare, si prova a raccontare in modo diverso la cultura del paese.”. Una nuova proposta dunque, che unisca Università, artigiani ed imprese che puntino ad un empowerment culturale e alla trasmissione di un sapere manuale che contraddistingue il panorama italiano ed il made in Italy nel mondo. Il Fab Lab, potrebbe essere il luogo adatto, la palestra dove svolgere corsi improntati alla cultura della manualità, coinvolgenti, credibili e soprattutto più vicini ed imprese e persone, creando un matching tra domanda/offerta meno incerto e più vantaggioso per tutti in termine di realizzazione di prodotto, cultura, creatività ed innovazione potenzialmente assicurando benefici sia di breve che di lungo periodo.