CAPITOLO 2 – UNA NUOVA GENERAZIONE DI TECNOLOGIE
2.1 Gli strumenti: dalla manifattura additiva alla sottrattiva
2.1.5 Fresatrici o modellatori 3D
Inseriti tra gli strumenti per la manifattura sottrattiva, questo tipo di utensili vengono utilizzati per lavorazioni complesse e ad alta precisione su legno, cera, materie plastiche o parti metalliche in particolare per la prototipazione rapida, la creazione di oggetti e a seconda del modello anche per la scansione 3D a contatto.
Una fresatrice è dotata di un motore elettrico che muove un mandrino capace di erodere il materiale dalla parte laterale per attrito sui tre assi (lasciando il piano di lavoro fisso e modificando l'altezza del mandrino, o spostando il banco di lavoro lasciando fissa la testa motorizzata). Se lo strumento può muoversi destra-sinistra, giù-su, avanti e indietro la fresatrice è del tipo a “tre assi”, mentre fresatrici più complesse a quattro/cinque assi riescono anche a ruotare il materiale in lavorazione. Un macchinario di questo tipo è in grado di effettuare molte operazioni diverse per asportazione, a partire da arrotondamenti, tagli, fori con profondità accurate e con un'ottima finitura della superficie. Lo svantaggio derivante dalla stessa presenza dello strumento da taglio è il consumo/l'usura della fresa, infatti i risultati del lavoro cambiano drasticamente in presenza di una punta rovinata, da un errore di velocità di rotazione (troppo lento o troppo veloce) o anche con scarsità di lubrificazione necessaria al raffreddamento dell'utensile stesso e dell'eliminazione del materiale eroso.
Sono molte le tipologie di fresatrici: verticali, orizzontali, piatte per superfici piane, sferiche utilizzate per superfici curve, frese con diametri da grandezze nell'ordine di micron a centimetri e motori in grado di ruotare da poche centinaia di giri al minuto a svariate migliaia, in base al tipo di lavorazione, alla fase e al materiale lavorato. Altrettanto vari sono gli stessi materiali modificabili con le frese, andando dalla gommapiuma, alla cera fino ad arrivare ai metalli più difficili. Esistono fresatrici da tavolo per hobbisti come la Roland iModela da poche centinaia di euro, a modelli semi-professionali da banco nell'ordine delle migliaia, fino a grandi macchinari (centri di lavoro) dalle dimensioni e costi di un appartamento in cui l'operatore dispone di una cabina di controllo.
A queste tre categorie di strumenti che caratterizzano i Fab Lab (stampanti 3D per la manifattura additiva e macchine da taglio come plotter, laser cutter e fresatrici per la manifattura sottrattiva) ovviamente si affiancano tutti i tipici utensili da officina- laboratorio elettronico come saldatori, avvitatori, trapani, minuterie, componentistica, controller, strumenti di misurazione, breadboard, cavi elettrici e quant'altro. La particolarità risiede nel preferibile utilizzo di strumenti, anche auto-prodotti, che incorporino tecnologie
Open-based, dall'Open design per la parte “hardware”46
all'Open Source per tutte le componenti software, questo perché il Fab Lab è spesso definito dagli addetti ai lavori un insieme di macchine e componenti accomunati ed organizzati da procedure e software in un'ottica di Open Business. L'Open business si definisce come una modalità di fare business tramite l'interazione di una comunità che collabora in ambienti open space, (anche virtuali come la rete delle reti, il Web), generando contenuti Open content e Open Source, ritenendo queste modalità di creazione di valore come le più trasparenti e come modello efficiente per il controllo incrociato di un progetto, in cui i partecipanti stessi si auto- controllano e verificanp il lavoro degli altri, segnalando alla comunità errori, suggerimenti, critiche o proposte. Wiki come http://issuepedia.org/Open_business_concept, rappresentano il punto di riferimento per lo studio dell'Open Business e proprio lo strumento delle wiki, ovviamente, è ritenuto il più idoneo alla diffusione della conoscenza tramite la sua condivisione. Nei modelli Open business, la parola d'ordine è trasparenza e l'imperativo è la minimizzazione dei costi di transazione seguendo i principi chiave di:
• condivisione a tutti i livelli ed insegnamento aperto;
• partecipazione aperta a chiunque voglia contribuire ai progetti per aumentarne visibilità, diffusione, velocità riducendo inoltre il numero di errori/bug;
• rispetto diritti individuali rispettando le inclinazioni di ognuno, ogni persona può contribuire nel'area di interesse in cui può dare e trarre il meglio di sé;
• focus sulla comunità in cui l'attività di produzione/collaborazione è parte integrante delle attività della vita quotidiana;
• libertà ed indipendenza dalle istituzioni da parte dell'organizzazione e dei suoi partecipanti;
• knowledge sharing e libero accesso ai dati;
• finanza trasparente in cui tutte le informazioni sono visibili a tutti ed il profitto è distribuito in base al contributo individuale.
Alla teorizzazione dell'Open Business si affianca la teoria del professor Yochai Benkler di Harvard espressa nel libro The Wealth of Networks: How Social Production Transforms Markets and Freedom (La ricchezza della rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà), edito nel 2006. La particolarità del libro è la licenza Creative Commons e tramite la wiki http://cyber.law.harvard.edu/wealth_of_networks/Main_Page è
liberamente scaricabile e modificabile stabilendo un rapporto diretto con l'autore ed eventualmente collaborare. Il libro tratta la teoria della produzione paritaria (anche chiamata sociale e orizzontale), forse maggiormente nota con il termine inglese Commons- based peer production: tale modello economico di produzione riguarda la realizzazione di progetti scaturita dall'energia creativa di una comunità, basata sulle nuove tecnologie informatiche e senza una organizzazione gerarchica, puntando piuttosto sui motivi che spingono gli appartenenti alla community a partecipare a questo tipo di progetti condivisi: passione e senso di appartenenza. In particolare, questo modo di produrre informazioni a livello sociale, secondo Benkler aumenta la libertà individuale, rende più partecipata la democrazia e accresce il bagaglio culturale personale in maniera più autonoma. Il cambiamento tecnologico e culturale hanno permesso maggior accesso alle informazioni e il coordinamento di molti individui secondo strutture decentrate a livello globale come i progetti Open Source seguendo la voglia di creare, avere una buona reputazione all'interno del gruppo e soddisfare la parte ideologica di sé o semplicemente divertirsi:motivazioni decisamente diverse proprio perché le community sono eterogenee per estrazione sociale, e non per interesse. Basata sui valori del pensiero liberale47, la produzione paritaria punta sul
ruolo della tecnologia come strumento di innovazione per creare conoscenza diffusa e fruibile in egual misura, decentrando inoltre la produzione di informazione a livello sociale, in cui lo Stato deve avere un ruolo attivo nella diffusione della tecnologia e dell'informazione. Esempi di peer production sono il free/Open Source software (FOSS), protetto da licenze GPL, il sistema operativo Linux e il NASA Click Worker per lo studio e la classificazione dei criteri su Marte. Nella social production ogni partecipante contribuisce secondo le proprie possibilità, competenze, mezzi e tempi grazie alla modularità dei progetti.
47 Come il ruolo centrale della libertà individuale, un sistema politico partecipativo, un sistema culturale trasparente e critico in cui la giustizia sociale si afferma nello sviluppo umano e nell'uguaglianza sociale