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Digestione anaerobica dei sottoprodotti della lavorazione degli agrum

1.3 Rifiuti dalla lavorazione degli agrumi 1 Premessa

1.3.3 Destino attuale degli scarti dalla lavorazione degli agrum

1.3.3.8 Digestione anaerobica dei sottoprodotti della lavorazione degli agrum

I rifiuti dalla lavorazione degli agrumi hanno un alto contenuto organico, costituito da vari

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carboidrati solubili e insolubili, che rendono tale biomassa suscettibile e interessante per la digestione anaerobica (Kaparaju e Rintala).

In particolare il pastazzo rappresenta una biomassa per produrre biogas, con le seguenti caratteristiche:

 resa specifica in metano: 330 Nm3 di CH4/ t SV;

 elevata acidità (gestione oculata dei carichi, monitoraggio attento per evitare acidosi);

 importanza del monitoraggio del processo biologico per evitare fenomeni di inibizione (acidosi).

Figura 1.13 Digestione anaerobica di rifiuti da frutta e da verdura. (Bouallagui et al., Process Biochem., 2005).

Tuttavia, il problema principale di questi rifiuti è la loro disponibilità stagionale. Oltre a questo, una limitazione importante nella digestione anaerobica dei rifiuti di frutta e verdura è la rapida acidificazione di questi rifiuti (diminuzione del PH nel reattore) e la produzione di grandi quantità di VFAS, che inibiscono l'attività dei batteri metanogeni (Bouallagui et al., 2005). Inoltre la presenza di D- limonene nella buccia, e le acque reflue ostacolano il processo di digestione

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anaerobica (Mizuki et al.). Nonostante il noto effetto inibitorio del D-limonene, vari sono i processi sviluppati per utilizzare efficacemente il pastazzo per la produzione di biogas. Questi processi consistono tipicamente nella riduzione delle dimensioni (Kaparaju et al.), accoppiata con pretrattamento a vapore, distillazione (Martin et al.), estrazione con solvente (Nguyen), e aggiunta di enzimi (Srilatha et al.). Dunque i processi coinvolti per la digestione anaerobica necessitano di un pretrattamento per rimuovere il limonene, ad esempio aerazione, prima di essere digeriti in un CSTR (continuously fed stirred tank reactor) (Martinez e Andreu et al.).

Kaparaju et al. hanno recentemente riportato i risultati di esperimenti fatti sui rifiuti dagli agrumi, concludendo che essi anaerobicamente digeriti possono essere utilizzati in modo sicuro. Tutti gli esperimenti di digestione anaerobica sono stati effettuati a temperatura termofila, ed è stato utilizzato un processo leach-bed per produrre biogas dai rifiuti di agrumi e per valutare il potenziale di biometanazione di queste materie prime.

Le bucce di arancia sono state prontamente convertite in biogas: in 25 giorni è stato prodotto un totale di 0,627 m3 di metano. Non è stata osservata nessuna tossicità dall’olio della buccia durante le esecuzioni di digestione. Anche le acque reflue dalla lavorazione degli agrumi sono un ottimo substrato per la digestione anaerobica. Sulla base del potenziale di biometanazione, è stato stimato che il biogas prodotto mediante digestione anaerobica di scarti di agrumi può essere utilizzato come combustibile per generare elettricità, anche per soddisfare il fabbisogno di calore di processo degli impianti.

I valori di rendimento di metano misurati sperimentalmente, sono stati utilizzati per stimare l’energia elettrica e termica prodotta in un piccolo impianto di trattamento di agrumi in Florida. Tale impianto, ad esempio, produce 162.000 t di agrumi ogni anno. L'impianto consuma 324.000 kWh di elettricità all'anno e 50.064 MMBtu / anno (52.817 GJ / anno) di combustibili fossili sotto forma di olio combustibile e gas. Il consumo totale di energia della struttura di trasformazione (combustibili fossili ed energia elettrica) è 55.592 MMBtu / anno (58.650 GJ). La generazione di biogas, forma di energia utilizzabile, dai rifiuti della lavorazione degli agrumi allevia l'uso di combustibili fossili per produrre energia.

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1.4 Digestione anaerobica

1.4.1 Premessa

Per biomassa si intende «la parte biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze animali e vegetali), dalla silvicoltura e da industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani». (D. Lgs. 387/2003 art.2 comma 1, lett.a).

Le biomasse possono essere distinte in:

 residuali, cioè originate da processi agricoli, industriali e civili di trasformazione e di utilizzazione degli alimenti e della sostanza organica in genere (reflui zootecnici, scarti di industrie alimentari, sottoprodotti della lavorazione del legno, FORSU, scarti vegetali vari da potature e manutenzione del verde pubblico, etc.).

 dedicate, prodotte cioè in alternativa a quelle alimentari per scopi energetici.

Per quanto riguarda la seconda categoria di biomasse si deve considerare il fatto che, sottraendo terreno alle colture alimentari, tale uso comporterebbe un aumento dei prezzi delle materie prime (EPI, Earth Policy Institute).

Le biomasse elencate possono essere sottoposte a diversi processi di trasformazione (figura 1.18).

Figura 1.14 Processi di trasformazione della biomassa (Ragazzoni A., 2010).

La direzione strategica verso cui si muove il sistema industriale è il recupero e la valorizzazione di fonti considerate rifiuti da smaltire, ad oggi valutate come sorgente di oneri economici. Queste possono essere efficacemente convertite in nuovi materiali ad alto valore economico aggiunto. La convergenza tra normativa

Biomassa Digestione anaerobica Trasformazione Combustione Biogas Carburante En. elettrica Calore

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e recupero energetico ha fatto sì che negli ultimi dieci anni la digestione anaerobica si diffondesse in molti Paesi europei tra cui l’Italia. In Italia il rinnovato interesse si deve anche all’introduzione degli incentivi.

La digestione anaerobica è la fermentazione di rifiuti organici in assenza di ossigeno (Abbasi et al. 2012). Tale capacità di alcuni ceppi batterici viene sfruttata in appositi impianti per la produzione di biogas. Il nucleo centrale di questi impianti è il digestore (uno o più) che viene alimentato con un substrato di biomasse e in cui avvengono le reazioni di degradazione. All’interno del reattore si crea un ambiente con determinate caratteristiche (PH, temperatura, composizione) che favorisce il metabolismo di alcuni tipi di batteri. Il prodotto della digestione anaerobica è un biogas ricco di energia costituito per il 50÷70% da metano e per la restante parte soprattutto da CO2, ed avente un potere

calorifico medio dell'ordine di 23.000 KJ/Nm³. Il biogas così prodotto viene raccolto, essiccato, compresso ed immagazzinato e presenta un ottimo potere calorifico dato l’elevato contenuto in metano, per cui si presta ad una valorizzazione energetica per combustione diretta, attuata in caldaia per sola produzione di calore, o in motori accoppiati a generatori per la produzione di sola elettricità o per la cogenerazione di elettricità e calore. Gli impianti termoelettrici a biogas effettuano quindi la conversione dell’energia termica contenuta nel biogas in energia meccanica e successivamente in energia elettrica. L’altro prodotto della digestione è il digestato ricco di sostanze nutritive; esso può essere separato all’interno di un opportuno separatore in una frazione liquida e in una solida. Il liquido ha delle caratteristiche che lo rendono idoneo alla fertirrigazione e il solido può essere usato come ammendante agricolo, sempre entro i limiti normativi. La digestione anaerobica fornisce una soluzione per la conversione dei rifiuti in energia e compost e per prevenire l'inquinamento (Wellinger 2007). La produzione di biogas è uno dei metodi più efficienti e rispettose dell'ambiente, in quanto permette estrazione di energia da biomassa (Weiland 2010). I digestori anaerobici sono stati originariamente progettati per il trattamento di fanghi di depurazione e concime animale. Il biogas viene prodotto ormai da letame, liquami, rifiuti biodegradabili, discariche, colture energetiche e rifiuti industriali e urbani. Quasi tutto il materiale putrescibile può essere digerito. La recente

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diffusione nel mondo occidentale ha visto anche un cambiamento per la digestione anaerobica, che non è più solo una opzione di trattamento dei rifiuti; ora colture energetiche vengono coltivate appositamente per essere sottoposte a digestione anaerobica. Esempi comuni di colture energetiche sono granturco, miscanto, sorgo e trifoglio (Al Seadi et al. 2008).