Capitolo 1 - Introduzione allo studio
2.6 Digitalizzazione e e-health
Le prime linee guida ministeriali in merito alla documentazione elettronica risalgono al 2010, ma solo nel 2012 con il Decreto Legge n. 179 sono state emanate delle procedure attuative.
Il Ministero della Salute parla in particolare di "e-health” o “Sanità in Rete” inteso come l’utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il
trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita. La realizzazione di tali sistemi richiama lo sviluppo di una “e-health
Information Strategy a livello di sistema Paese” con “una regia unitaria” e con
l’obiettivo principale di “assicurare uno sviluppo armonico, coerente e
sostenibile” dei sistemi informativi sul territorio in grado di assicurare:
accesso ai servizi sanitari: sistema articolato a rete di CUP - Centri Unici
di Prenotazione che consentano ai cittadini di prenotare le prestazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale;
disponibilità della storia clinica del paziente: FSE - Fascicolo Sanitario
Elettronico per l’archiviazione e l’accesso alle informazioni sanitarie individuali; innovazione nelle cure primarie: connessione in rete dei medici del SSN,
digitalizzazione e trasmissione elettronica delle prescrizioni (ePrescription) e dei certificati di malattia (certificati telematici di malattia);
ridisegno strutturale ed organizzativo della rete di assistenza mediante la
telemedicina.
Il Rapporto Innovazione nell’Italia delle Regioni 2012 – CISIS (Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici) riporta che gli investimenti delle Regioni nel periodo 2007-2013 dedicati alla società dell’informazione sono stati pari a 5,3 miliardi di euro, di cui 559 milioni di euro
investiti in e-health (circa il 10,5%); nonostante il significativo valore degli
investimenti, l’Italia è al 30° posto nella classifica mondiale dell’e-health e pertanto sorge spontaneo il dubbio sull’efficacia e la qualità degli investimenti realizzati. In questo senso, malgrado le linee guida ministeriali abbiano chiaramente evidenziato l’esigenza di una regia unica, è necessario che tali investimenti siano programmati e realizzati all’interno di una visione unica sviluppando un’agenda digitale che consenta di mettere a punto una “strategia Paese” in grado di cogliere appieno il vantaggio dell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione oggi già disponibili senza disperdere energie e risorse in localismi che hanno dato vita, in alcuni casi in forme eclatanti anche per via dei diversi standard tecnologici di interconnessione, ad investimenti alla fine poco produttivi.
Ciò considerando inoltre che lo stesso rapporto CISIS evidenzia l’esigenza di continuare su questa direttrice dato che l’informatizzazione completa della sanità
comporterebbe risparmi stimati in almeno 7 miliardi di euro10 così distribuiti:
• 3 miliardi di euro in deospedalizzazione di pazienti cronici mediante l'utilizzo di tecnologie per l'assistenza domiciliare
• 1 miliardo di euro con la cartella clinica elettronica
• 860 milioni di euro con la dematerializzazione dei referti e delle immagini
• 370 milioni di euro con la refertazione on line.
Il punto-chiave riguarda certamente il superamento degli aspetti strutturali e la realizzazione della cosiddetta “banda larga”. Da non sottovalutare comunque il superamento del gap culturale, sia dei professionisti che dei cittadini, che sarà garantito dal cambio generazionale e dall’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani di oggi che vivono oramai nella e con la rete.
Interessante, rispetto ai medici di medicina generale, è la ricerca Politecnico di Milano, Doxapharma, Centro Studi FIMMG – del Febbraio 2012 - che ha esplorato l’utilizzo e il livello di soddisfazione dei sistemi di comunicazione on-line:
“Principali barriere che frenano l’introduzione dei sistemi ICT (per MMG)
• Difficoltà nell’utilizzo dei sistemi ICT istituzionali
• Difficoltà nell’identificazione di un attore che presidi le decisioni di
acquisto sui temi ICT
• Scarsa conoscenza, da parte dei MMG, dei benefici connessi all’utilizzo
dei sistemi ICT
• Formazione inadeguata per l’utilizzo di sistemi ICT da parte dei MMG
Principali benefici raggiungibili attraverso l’introduzione dei sistemi ICT (per MMG)
• Maggiore velocità dei MMG nello svolgimento delle proprie attività
mediche
• Aumento della qualità delle prestazioni offerta
• Semplificazione dei processi (snellimento burocratico, razionalizzazione
attività)
• Maggior servizio offerto ai propri pazienti”
In relazione alla spesa annuale per servizi ICT dei MMG, la stessa ricerca ha evidenziato che la spesa annuale media per i servizi ICT di un MMG nell’ambito
Tabella 2. 13 – MMG - Spesa annuale media per i servizi ICT – 2011 e 2012
Fonte: Ricerca Politecnico di Milano, Doxapharma, Centro Studi FIMMG – del Febbraio 2012
L’analisi effettuata tramite i siti delle Regioni ha evidenziato la seguente situazione:
1. Fascicolo sanitario elettronico: inteso come strumento di aggregazione e
di raccolta delle informazioni sanitarie del paziente rappresenta lo strumento centrale per la presa in carico del cittadino e la continuità assistenziale.
Figura 2.20
Fonte: Elaborazioni su informazione presenti ne siti delle Regioni
Le percentuali evidenziano che solo una Regione su quattro dichiara di avere
realizzato il FSE mentre quasi la metà sono ancora ad uno stadio progettuale.
Laddove il FSE è stato realizzato, il numero di fascicoli attivi è peraltro ancora abbastanza basso; nel suo rapporto il CISIS parla di circa il 13% della popolazione italiana con un Fasciolo Sanitario Elettronico attivo.
2. Ricetta elettronica
La ricetta elettronica è uno strumento per garantire:
- appropriatezza clinica,
- controllo della spesa farmaceutica.
Secondo il programma previsto dalla Legge n. 221/2012, le prescrizioni elettroniche dovrebbero arrivare all’80% nel 2014 e al 90% l’anno successivo.
Realizzato, 24% I n fase di Sperimentazione, 33% I n corso di Progettazione, 43% FSE
Figura2. 21
Fonte: Elaborazioni su informazione presenti ne siti delle Regioni
Dai dati raccolti emerge che 8 Regioni su 10 dichiarano di trovarsi in fase
sperimentale. Vale molto probabilmente per alcune di esse la politica degli
annunci sebbene esistano oggettive criticità di attuazione quali in particolare:
- la messa a punto del software di gestione,
- l’infrastruttura telematica e la continuità della rete Internet sul territorio.
Occorre comunque evidenziare che la valenza di questa applicazione è molto importante quale supporto al monitoraggio della spesa farmaceutica mentre per il cittadino tale innovazione è di scarso rilievo in termini di benefici diretti (di servizio) e di grande ausilio invece in termini di benefici indiretti (liberazione di risorse ed investimento in altre aree di assistenza).
3. CUP e referti on line
Figura 2 22
Fonte: Elaborazioni su informazione presenti ne siti delle Regioni
Si tratta di un tema delicato che riguarda l’accessibilità al sistema sanitario e la diffusione delle informazioni. Per quanto riguarda il CUP, il grafico evidenzia che
referti on line le progettualità sono ad uno stadio molto avanzato: la quasi totalità
delle Regioni dichiara o di avere realizzato il progetto oppure di trovarsi in una fase di sperimentazione comunque di attuazione progettuale.
Non sfugge peraltro l’importanza per il cittadino di queste due iniziative che sono servizi effettivi che avvicinano in modo sensibile i servizi al domicilio dell’utente.
4. Telemedicina
Tenendo conto delle dimensioni assunte dall’incidenza della popolazione anziana e dal fenomeno delle cronicità e richiamando l’utilità reale che le nuove tecnologie ed i nuovi dispositivi (device) applicati all’assistenza domiciliare potrebbero garantire alla vita delle persone, anche con gravi fragilità e/o non autosufficienti, occorre sottolineare come, le telemedicina sia lungi dal potersi considerare a regime risultando per lo più ad un livello inziale e sperimentale. Per telemedicina si intendono 2 ambiti di applicazione:
a) Tele-salute (disease management e telemedicina): offre un supporto nelle
relazioni tra professionisti e assistiti, la comunicazione avviene sia tra i pazienti e i professionisti socio-assistenziali, sia tra i professionisti stessi (consulti o refertazioni a distanza). Queste attività comportano la raccolta e il trasferimento dati, informazioni e segnali per svolgere attività remote (ad esempio diagnosi, monitoraggio, gestione del piano assistenziale, etc.); gli operatori che ricevono i dati intervengono poi a seconda degli esiti dall’analisi degli stessi. In tale ambito è importante l’educazione del paziente affinché possa gestire la sua salute.
b) Tele-assistenza o telemonitoraggio: offre un supporto specifico
nell’erogazione di servizi socio-sanitari, con soluzioni che consentono di monitorare a domicilio le condizioni psico-fisiche e comportamentali di persone parzialmente non autosufficienti anche tramite l’utilizzo di sensori e dispostivi domotici ambientali; questa applicazione permette la disponibilità di prestazioni assistenziali a cura dei servizi sociali, quali il tele-soccorso, le attività di health coaching, la sorveglianza attiva o passiva per cadute, fumo e quant’altro.
A tal riguardo, si riscontrano:
servizi a livello ancora locale riferiti per lo più a singoli distretti oppure
all’ambito provinciale;
servizi sperimentali ed allo stadio di progetti pilota correlati a contributi
regionali vincolati che devono ancora trovare criteri e modalità di finanziamento per divenire continuativi e stabili nel tempo.
La telemedicina, intesa come utilizzo della rete per migliorare la qualità e l’efficienza nella gestione della salute e delle condizioni di vita dell’assistito, è certamente un facilitatore del processo di cambiamento e di integrazione
ospedale-territorio e può contribuire all’appropriatezza organizzativa del Servizio
Sanitario Nazionale.
La sua grande versatilità permette infatti di costruire modelli innovativi di erogazione dei servizi sanitari e sociali che non solo possono migliorare l’assistenza al paziente (personalizzazione, accesso, qualità, tempestività) ma al contempo contribuire a fornire risposte in termini di sostenibilità complessiva del sistema.
Ulteriore chiave di volta per la diffusione della telemedicina è la creazione di
nuovi ruoli professionali sanitari anche non medici. L’utilizzo della telemedicina
può infatti valorizzare nuove professionalità e rendere possibile l’esecuzione di procedure diagnostiche e/o terapeutiche sotto la guida remota di specialisti permettendo di gestire il paziente anche a mezzo di una consultazione remota con il personale medico.
Anche in quest’ambito quindi, si auspica, il Paese abbia una strategia unitaria che eviti la formazione di macchie di leopardo spesso di durata limitata e che finiscono con il rappresentare la risposta ad iniziative impostate in un’ottica “mordi e fuggi”.
In tal senso, definire anche in questo ambito un quadro normativo e regolamentare ed infrastrutturale utile a superare la fase delle sperimentazioni in modo tale da permettere che la telemedicina, nelle sue diverse articolazioni, possa entrare appieno nell’ambito dell’offerta di servizi quale tessuto connettore di servizi diversi che insistono sul territorio e sull’ospedale. Un sistema integrato di strumenti tecnologici organizzati in procedure e protocolli scientificamente
testati in grado di avvicinare sempre più le prestazioni ed i servizi al cittadino,
soprattutto quando le condizioni di accesso diventano difficili ove si pensi ad esempio alle caratteristiche morfologiche del territorio italiano (isole minori, comunità montane, …).
Per questo, parlare di riorganizzazione delle cure primarie e, più in generale, di riorganizzazione dell’offerta sanitaria significa non poter prescindere da uno
ASPETTI POSITIVI PUNTI DI ATTENZIONE Linee guida ministeriali e
sensibilità dichiarata ad una agenda digitale unica
CUP e referti on line
Caratteristiche della popolazione giovane (gli adulti del futuro) che vive oramai “dentro” e “con” la rete Tante sperimentazioni e progetti ancorché spesso fini a sé stessi Valorizzazione di nuove professionalità anche in ottica di riconversione di professionalità in esubero
Realizzazione di un’agenda
digitale
Investimenti in e-health già
effettuati negli anni passati con bassi ritorni
Rete ICT inadeguata e
diffusione banda larga
FSE ancora poco diffuso
Ricetta elettronica ancora molto
sperimentale
Servizi di telemedicina,
teleassistenza ancora allo stadio sperimentale e fuori dai LEA
Difficoltà di utilizzo dei sistemi
ICT istituzionali da parte degli operatori sanitari
Scarsa conoscenza dei benefici