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2.1. Esercizio, soluzione, strumento assecondante.

In tempi recenti la Cinematica della Genialità (una nuova disciplina psicologica che studia le persone mentre lavorano) ha scoperto che un individuo percepisce tre tipi di immagine fondamentali: prodotto, soluzione, strumento assecondante. Per esempio uno può acquistare un orologio, oppure una soluzione al problema di arrivare in tempo agli appuntamenti (probabilmente un orologio), oppure uno strumento per assecondare il suo desiderio di prestigio (forse un orologio di gran marca).

In tutti e tre i casi torna a casa con un orologio, ma il vero oggetto dell’acquisto è stato assai diverso nei tre casi, si tratta sempre di un orologio, ma le percezioni per lo stesso oggetto, sono tre percezioni diverse. Per il venditore è sempre un orologio.

2.2. Pensiero pratico, logico e creativo.

Ad un’ atleta succede la stessa cosa e esistono per lui tre tipi di immagine: esercizio, soluzione, strumento assecondante.Un uomo percepisce le tre immagini di una medesima offerta come se fossero tre offerte completamente differenti. Tutto è dovuto al modo in cui è fatto il cervello umano: esso ha una struttura modulare, le sue varie parti si sono specializzate nello svolgere specifiche attività, come un’ azienda, che ha vari specialisti che svolgono differenti funzioni.

Anziché avere un solo direttore generale, il cervello umano ne ha tre, che si alternano a prendere la direzione delle operazioni. Ogni “direttore generale” ovviamente organizza il pensiero secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni e, ognuno dei tre ha un modo di comportarsi tutto suo. Il risultato è che ogni uomo ha tre distinti modi di pensare, cioè tre distinte procedure in base alle quali organizza le proprie intelligenze specialistiche, le idee, i ricordi e le percezioni allo scopo di decidere le azioni e alterna i tre modi suddetti, senza rendersene conto.

I tre modi di pensare si chiamano <<Pensiero Pratico>>, <<Pensiero Logico>>, <<Pensiero Creativo>>, ognuno dei tre comprende due sottocategorie.

Si può cambiare il tipo di pensiero attivo in pochi istanti. In generale però esiste una certa resistenza al cambiamento, per cui è possibile che si resti nello stesso tipo di pensiero anche per ore.

Anche il portiere ha tre tipi di pensiero. Che cosa succede se usa un pensiero diverso dal nostro? Possiamo comunicare solo se attiviamo lo stesso pensiero che sta usando il nostro atleta? Come una tv, una

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persona può ricevere solo se è sintonizzata sullo stesso canale su cui è sintonizzata la trasmittente.

Il nostro portiere ha a disposizione tre tipi di pensiero: ne usa (salvo rare eccezioni) uno solo per volta. Non è però necessario che si usi lo stesso suo tipo di pensiero: quello che conta è emettere un tipo di messaggio che sia adatto al tipo di pensiero che in quel momento sta usando, se ci si riesce, si hanno le condizioni ottimali per comunicare e , lavorando bene lo si può persuadere e convincere.

Ma se il messaggio non è “sintonizzato” col tipo di pensiero che il portiere sta usando, succede una cosa strana: si riesce a trasmettergli informazioni (il che dà l’illusione di comunicare), ma non è possibile persuadere, motivare, convincere, far sorgere desiderio, indurre all’azione, in altre parole si chiacchera ma non si progredisce. Molte volte addirittura si ottiene (senza volerlo) di demotivare l’atleta, nel caso avesse già una forte motivazione prima che il preparatore arrivasse. Se il messaggio è adatto al suo modo di pensare, egli non cambia tipo di pensiero nel corso della seduta. Attenzione però: dopo qualche giorno o dopo qualche ora per un nuovo allenamento lo si potrebbe trovare in un pensiero differente da quello in cui lo si era lasciato.

Se si lavora con un portiere che non si conosce, abbiamo uguale probabilità di trovarlo in pensiero pratico, oppure logico, oppure creativo: l’umanità utilizza i tre pensieri in misura all’incirca uguale. Se invece alleniamo un portiere che già si conosce è molto probabile ritrovarlo in un pensiero in cui l’abbiamo già trovato altre volte. Ognuno di noi ha un suo “pensiero preferito” che utilizza più spesso degli altri: all’incirca per l’80% del tempo.

Chi usa il pensiero pratico vuole esercizi. Qualunque sia l’offerta, il pensiero pratico la interpreta sotto forma di cose concrete, cose rientranti in categorie conosciute.

Invece il portiere in pensiero logico vuole soluzioni. Il pensiero logico ragiona per obiettivi, interpreta la vita come una serie di problemi che devono via via venire risolti e , esamina l’offerta esclusivamente per vedere se rappresenta una soluzione ai propri problemi.

Infine, il pensiero creativo vuole strumenti assecondanti. Il pensiero creativo ricerca delle emozioni che siano un’ affermazione di sé, della propria libertà, della propria iniziativa. Se si fosse davvero potenti, liberi di fare ciò che si vuole, non costretti a sacrifici per sopravvivere, pieni di pregi e privi di difetti, sempre al centro dell’ ammirazione, si proverebbero delle emozioni piacevoli. Il pensiero creativo ricerca tali medesime emozioni, senza però pretendere di essere davvero (nei fatti) potente, libero, non costretto a sacrifici, privo di difetti, al centro reale dell’attenzione e, si procura tali emozioni con l’esecuzione anche di esercizi fuori dagli schemi che assecondino queste emozioni. In lui questo provoca una grossa sensazione di piacere, per cui poi non si pente affatto

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di ciò che ha fatto anzi, è scientificamente provato che un certo numero di esercizi di questo tipo sia assolutamente necessario per la salute psicologica dell’ individuo.

Attenzione a questi fatti importanti:

1. Chi usa il pensiero pratico, vuole (o rifiuta) esercizi e viceversa: se richiede (o declina) esercizi è sicuramente un pensiero pratico. Il pensiero pratico non è in grado di percepire in un primo tempo il problema e successivamente una soluzione come concetti astratti. Il pensiero pratico ragiona in termini di azioni e cose, inoltre il pensiero pratico non è sensibile agli strumenti assecondanti.

2. Chi usa il pensiero logico vuole (o rifiuta) soluzioni e viceversa: se ragiona per problemi (definendo le sue necessità prima di cominciare a pensare alla soluzione) e ricerca soluzioni con un processo analitico (cioè esaminando un dettaglio per vedere se risponde alle sue necessità, poi passando al dettaglio successivo, e così via), è senz’altro un pensiero logico. Il pensiero logico è in grado di assegnare un valore alle cose esclusivamente in funzione dell’utilità di tali cose nei confronti di un obiettivo o di un problema e anch’esso non è sensibile agli strumenti assecondanti.

3. Chi usa il pensiero creativo, vuole strumenti assecondanti (o ritiene che l’offerta non assecondi nessuna delle emozioni prima descritte e, allora ignora l’offerta; oppure non è stimolato perché non ha l’attenzione di altri su di sé e viceversa: se una persona si lascia attrarre da uno strumento assecondante, certamente sta usando il pensiero creativo. Il pensiero creativo non è attratto da una cosa oggettivamente migliore delle altre, ne da una soluzione oggettivamente migliore. Il pensiero creativo ricerca cose e soluzioni emotivamente migliori.

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