• Non ci sono risultati.

Indossano una maglia diversa da quella dei compagni, i guanti a volte una maschera persino. A loro sono consentite cose che a tutti gli altri sono vietate. Privilegiati? Mica tanto. Certo, non è come per i bambini, che mandano in porta il meno bravo a tenere la palla, ma tra i professionisti le gioie del portiere sono bilanciate da tanti piccoli dolori. In tutti gli sport.

IL FOOTBALL: 10+1

Più che da 11 giocatori, una squadra di calcio è composta da 10 giocatori più uno, al punto che quando si parla di schemi (i famosi 4-4-2, 3-5-2 e così via) il totale fa 10. Perché il portiere è un ruolo a parte. Se la gioia del calcio sono i gol, lui in teoria dovrebbe essere considerato l’anticalcio, visto che il suo compito è di non farli realizzare e per farlo ha regole tutte sue, a partire dalla madre di tutte le norme, quella che vieta ai giocatori di prendere la palla con le mani.

Guascone, solitario, spesso individualista e fuori dal coro. Le caratteristiche del portiere derivano dalla sua solitudine: a volte passa intere partite a osservare i compagni all’ attacco degli avversari: a volte, invece, è lui il protagonista dell’ assedio, l’ultimo baluardo prima della capitolazione. Le doti del portiere sono l’esplosività muscolare, il colpo d’occhio, la prontezza di riflessi e il coraggio. Queste erano le qualità di LevJashin, il grande numero 1 dell’unione sovietica, unico portiere della storia ad aggiudicarsi, nel 1963, il Pallone d’oro, il premio assegnato dal setimanale francese “France Football” al miglior giocatore europeo. Lo chiamavano il “ragno nero” per la sua presa salda e il colore della divisa. La sua specialità era parare i rigori, lo sa bene Sandro Mazzola che negli ottavi di finale degli Europei del 1964 fu ipnotizzato e che racconta: <<lo guardai e mi parve una figura ingigantita dal nero della maglia, una sorta di mostro che, invece di mani e piedi, sembrava aver tentacoli. Un senso di soggezione, poi il fischio dell’arbitro e il tiro, mentre scorgevo Jashin gettarsi e chiudere la porta sulla destra, proprio dove avevo indirizzato la palla, là dove lui aveva voluto che io tirassi il rigore. Aveva rimpicciolito la porta, mi aveva stregato>>.

BASEBALL E RUGBY PORTIERI “VIRTUALI”.

Tutti portieri quando si difende. È così nel baseball: l’attaccante (il battitore), solo contro 9 avversari, deve colpire la pallina e correre sulle 4 basi per arrivare a segnare un punto (o, con la propria battuta, consentire l’avanzata di un compagno già su una delle basi). Tutti i difensori diventano così portieri perché con i guantoni devono fermare le battute degli avversari. Ci sono 3 modi per bloccarli (eliminarli); o si prende la pallina battuta con la mazza al volo nel guantone; o si raccoglie la palla

pag. - 37 -

dopo un rimbalzo servendola al compagno che difende la base; oppure il lanciatore fa tre lanci che il battitore non riesce a colpire con la mazza.

Nel rugby, un ruolo simile a quello del portiere è l’estremo (il n°15): l’ultima linea di difesa quando l’avversario è lanciato verso la meta. Deve anche recuperare i calci di rinvio avversari e rilanciare l’attacco. Una posizione amata da quelli con le spalle larghe, i giocatori tipo “morte o gloria” i quali devono proteggersi anche dai loro compagni, evitando di essere travolti o ostacolati.

HOCKEY: CHE RIFLESSI!

Bastone, divisa imbottita, gambali, maschera per proteggere il volto. Un addetto allo smaltimento di scorie nucleari? No, il portiere di hockey (su ghiaccio, pista, prato e in-line): se lui non è bravo la squadra non vince. Il miglior interprete del ruolo è stato senza dubbio il cecoslovacco DominikHasek, vincitore per ben 6 volte del VezinaTrophy (il premio che nella NHL, la lega professionistica Americana, viene dato al miglior

portiere dell’anno).

Anche il portiere dell’hockey ha dei privilegi: solo lui può usare bastone, mani e piedi per fermare la palla nella propria area. Rispetto al calcio, l’estremo difensore dell’ hockey resta sulla linea di porta quasi immobile. Non gli serve esplosività muscolare, ma riflessi eccezionali: respingere il disco che viaggia a più di 100 km all’ora ed è scagliato da pochi metri è una questione di istinto, colpo d’occhio, reattività.

pag. - 38 -

PALLANUOTO: GIGANTI IN VASCA.

Lavoro faticoso, quello del portiere di pallanuoto. La necessità di muoversi in continuazione per restare a galla è la caratteristica che lo distingue dai colleghi degli altri sport. Non potendo toccare il fondo della vasca per darsi lo slancio, infatti, il portiere “acquatico”, per i 35 secondi dell’azione degli avversari, “sgamba” in

continuazione e tiene alte le braccia sopra la testa: sembra quasi che chieda aiuto e forse ne avrebbe bisogno, visto che deve fronteggiare avversari in superiorità numerica, regola principe della pallanuoto.

La scuola slava è storicamente la più apprezzata in vasca. I portieri di pallanuoto più bravi dalla storia sono

stati jugoslavi (oggi serbi e croati) e ungheresi. Omoni grandi e grossi, perché per un portiere di pallanuoto avere un’apertura “alare” ampia è davvero fondamentale.

PALLAMANO: MICROPALLA E BRACCIA A MULINELLO.

Una noce di cocco, tanto è grande il pallone nella pallamano: per il portiere è una vitaccia. La dimostrazione? I risultati tipici delle partite: 32-28, 26-29, 25-34…se èvero che ogni gol è una ferita all’amor proprio del portiere, allora gli estremi difensori della pallamano devono avere una vena masochista. Eccetto il basket (che però non ha un portiere a difesa del canestro) non c’è sport di squadra nel quale i punti siano così numerosi. Troppo il vantaggio dell’attaccante, che lancia saette sui 100 km/h a pochi metri dal portiere.

Eppure lui sta lì, mulinando velocemente le braccia nella speranza di incocciare la sfera. Alla fine da uno sguardo al tabellone: quando subisce solo una ventina di gol fa festa, beato lui…

pag. - 39 -

capitolo 2

LE DINAMICHE DELLA PSICHE: CINEMATICA DI