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Lo sviluppo delle tecnologie e delle pratiche del web ha introdotto dinamiche nuove anche per quanto concerne la disciplina del diritto d’autore. Oggi è possibile per qualsiasi utente attivo in rete pubblicare contenuti propri e quindi viene meno la tradizionale contrapposizione tra autori ed editori ed è stato coniato il termine di prosumer ovvero di utenti che sono al contempo produttori e consumatori di contenuti. In senso tradizionale

9www.skype.com

10http://www.apple.com/itunes/

11Kaufman et al.:Micropayments: A Viable Business Model? 12Odlyzko:The Case Against Micropayments.

il diritto d’autore o copyright prevede la cessione da parte dell’autore dei suoi diritti in blocco ad un editore perché provveda alla produzione e commercializzazione dell’opera: è questo il meccanismo riassunto nella formula all the rights reserved (tutti i diritti riservati). Il copyright è un insieme di prassi consolidate e non una vera e propria normativa ed è proprio su questo confine che hanno operato i fautori del cosiddetto copyleft, un fenomeno giuridico che si sviluppa nell’ambito del movimento free software negli anni Ottanta. Il movimento free software fa capa alla figura di Richard Stallman che nel 1985 crea la Free Software Foundation e dà avvio al progetto GNU finalizzato allo sviluppo di un sistema operativo libero e cooperativo. L’obiettivo di Stallman era la creazione cooperativa di strumenti software di uso generale con la garanzia che questi strumenti restassero disponibili per la comunità.

Il motore che muove Stallman è di natura ideologica ed etica, in quanto mira alla dif- fusione di un’idea di libertà e condivisione nello sviluppo e nell’utilizzo dei software. Per tale ragione di fronte alle limitazioni alla condivisione imposte dal copyright, Stallman contrappone il copyleft che consente all’autore di trasmettere agli utenti il diritto di re- distribuire e modificare la sua opera. Nell’ottica del free software l’unico divieto è quello relativo all’imposizione di restrizioni sull’utilizzo delle modifiche e degli aggiornamenti apportati da ciascun utente in modo tale da lasciare inalterata la libertà di condivisione iniziale13. Il copyleft viene simbolicamente rappresentato da una C rovesciata e dalla

dicitura all rights reversed (tutti i diritti rovesciati). Il left è inteso nel senso di lasciare o permettere e quindi identifica una sorta di permesso di copia, ma non si pone in con- trasto con il copyright ma come un modello alternativo di gestione dei diritti d’autore14. Nel modello del copyleft, infatti, l’autore dell’opera sceglie in che modo utilizzare gli strumenti del diritto d’autore non per controllarne l’uso ma per favorirne la diffusione. L’autore accompagna la sua opera con un documento, la licenza d’uso, nel quale spiega dettagliatamente le condizioni d’uso della sua opera.

Il concetto di free qui sostenuto è basato sulle quattro libertà identificate da Stallman, secondo il quale l’utente ha la libertà di:

• eseguire il programma per un dato scopo (libertà 0)

13Stallman:Software libero, pensiero libero, pag. 16–17. 14Aliprandi:Teoria e pratica del copyleft.pag. 10.

• modificare il programma secondo i propri bisogni, avendo l’accesso al codice sor- gente (libertà 1)

• redistribuire copie gratuite o dietro compenso per aiutare il prossimo (libertà 2)

• distribuire copie modificate del programma così che la comunità possa usufruire dei miglioramenti effettuati, dato anche qui l’accesso al codice sorgente (libertà 3).

Solo se l’utente gode di queste quattro libertà, secondo Stallman, un software può defi- nirsi libero. Questo concetto di libertà non è stato esente da critiche soprattutto per la tendenza a fraintenderne il significato riducendolo essenzialmente al gratis. Da questo presupposto e dalla volontà di uscire dall’approccio prevalentemente idealistico di Stall- man per abbracciarne uno più tecnico e di richiamo per il mondo industriale, nasce nel 1998 il cosiddetto movimento open source. La differenza fondamentale che distingue il pensiero open sourceda quello free software sta nel fatto che per il primo che un software sia o meno libero rappresenta un problema pratico non etico. Il cuore della filosofia open source sta nel fatto che il codice sorgente del software rimane aperto all’utente, il che vale sia nel caso in cui il software sia libero si nel caso sia proprietario o semi-libero. L’open source si presenta più come una metodologia di sviluppo piuttosto che come un pensiero etico-ideologico15. In ogni caso, sia per quanto riguarda il free software che l’open source, non implicano programmi di pubblico dominio ma programmi pur sempre protetti da diritti anche se distribuiti in modo tale da conferire all’utente maggiori possibilità d’uso rispetto a quanto avveniva in regime di copyright.

Un’ultima considerazione per delineare le nuove dinamiche della disciplina del diritto d’autore riguarda il progetto Creative Commons, un ente non profit creato nel 2001 ne- gli Stati Uniti da Lawrence Lessing della Stanford University, allo scopo di estendere il modello del copyleft anche ad altri ambiti della creatività. Il progetto redige e diffonde specifiche licenze, unite a servizi utili alla loro corretta applicazione, che hanno la ca- ratteristiche di modularità e componibilità. Esistono diverse opzioni di licenza che un autore può scegliere di applicare alla propria opera, ferma restando la libertà per l’utente di riprodurre in pubblico l’opera16. Anche in questo caso non si tratta di un meccanismo

15Stallman:Software libero, pensiero libero, pag. 60–81. 16Aliprandi:Creative Commons: manuale operativo.

contrapposto a quello del diritto d’autore tradizionale ma di un’alternativa che lascia all’autore di un’opera la facoltà di decidere quali utilizzi liberi concedere agli utenti17.