• Non ci sono risultati.

“La disciplina pertanto non annulla la personalità e la libertà”…

…se l’origine del potere che ordina la disciplina è democratica la disciplina è un elemento fondamentale di ordine democratico, di libertà.

La lotta è contro un determinato individualismo, e precisamente contro l’individualismo economico… lottare per distruggere il conformismo autoritario e sviluppando l’individualità e la personalità critica giungere all’uomo collettivo.

La disciplina dunque è da intendersi come CONFORMISMO DINAMICO, RAZIONALE O SOCIALE… si tratta di un conformismo proposto, voluto e accettato liberamente e responsabilmente.

“La tendenza al conformismo contemporaneo è più estesa e più profonda che nel passato: la

standardizzazione del modi di pensare e di

operare […] grandi fabbriche, taylorizzazione, ecc. Ma nel passato esisteva l’uomo collettivo?”

“Lo sviluppo delle forze economiche sulle nuove basi e l’instaurazione progressiva della nuova struttura saneranno le contraddizioni che non possono mancare e avendo creato un nuovo

‘conformismo’ dal basso, permetteranno nuove possibilità di autodisciplina, cioè di libertà

anche individuale” (A. Gramsci, L’alternativa pedagogica, cit.)

Gramsci criticò J. J. Rousseau (1712 -

1778) e il principio della natura libera e

buona dell’uomo, proprio a proposito dello spontaneismo, invece l’uomo va educato, formato, istruito, abituato al sacrificio, al lavoro, in maniera graduale, con la

disciplina, non solo esteriore, ma anche interiore.

Questa educazione interiore porta all’autodisciplina anche

intellettuale. Non c’è spazio, dunque, per lo spontaneismo, che Gramsci definisce come “teoria dello sgomitolamento”:

“Questo modo di concepire l’educazione come sgomitolamento di un filo preesistente ha

avuto la sua importanza quando si

contrapponeva alla scuola gesuitica […], ma oggi è altrettanto superato” (A. Gramsci, L’alternativa

pedagogica, cit., p. 174).

Il rapporto educativo secondo Gramsci non consiste nel tirar fuori, socraticamente, ciò che già sarebbe insito nel bambino. Il soggetto, invece, va formato dall’esterno. Gramsci vede perciò nel fanciullo, valori storici e non solo valori naturali.

LA SCUOLA

Gramsci si schierava contro il moltiplicarsi delle scuole professionali che tendevano a cristallizzare le differenze tradizionali e stratificazioni interne, poiché la tendenza democratica deve dare ad ogni cittadino la possibilità di diventare governante.

“La scuola è lo strumento per elaborare gli

intellettuali di vario grado. […] Alla più raffinata specializzazione tecnico-culturale non può non corrispondere la maggiore estensione possibile della diffusione dell’istruzione primaria e la

maggior sollecitudine per favorire i gradi intermedi al più gran numero” (Ivi, p. 14)

Sostenne una critica accesa verso la riforma Gentile del 1923 che si era scagliata a favore di quelle divisioni: era una vecchia scuola, che concepiva la formazione manuale nella scuola elementare e faceva della scuola superiore una scuola prettamente votata all’educazione umanistica (che, beninteso, Gramsci aveva lodato negli anni giovanili).

Gramsci, invece, sosteneva il rifiuto del vecchio umanesimo per individuarne uno nuovo.

 

  Il vecchio intellettuale era votato alla

retorica, alla persuasione, quello nuovo è il tecnico votato alla produzione

industriale, costruttore, organizzatore.

Significava ritrovare un’unità tra lavoro

manuale e intellettuale. A tal proposito nel primo quaderno indica la necessità di un tipo di scuola “unica, intellettuale e

manuale” ispirata alla cultura moderna che si poteva definire americana.

Nel quarto quaderno, affermava la necessità di formare i produttori non solo attraverso la semplice scuola professionale-manuale, bensì tramite una scuola tecnica ma di cultura. La soluzione stava nel creare…

…una scuola unica di base, cioè non professionale ma tale da fornire la

capacità di operare sia manualmente che intellettualmente.

…si trattava, cioè, una scuola integrale, un collegio scuola, con refettorio,

dormitori ecc. più breve dei corsi liceali per consentire ai ragazzi di terminare gli

studi verso i 15 e i 16 anni.

Questa sorta di attivismo portò con sé una dose inevitabile di conformismo, ma si

tratterà di un dogmatismo dinamico

(diverso, come vedremo, dalla coercizione brutale di Ford e Taylor).

Una “scuola unica iniziale di cultura generale, umanistica, formativa, che contemperi

giustamente lo sviluppo della capacità di lavorare manualmente (tecnicamente, industrialmente) e lo sviluppo delle capacità del lavoro intellettuale.

Da questo tipo di scuola unica […] si passerà a una delle scuole specializzate o al lavoro

produttivo” (Ivi, p. 101).

Il Primo grado elementare della durata di 3-4 anni =

insegnamento delle prime nozioni strumentali dell’istruzione, diritti e doveri (indirizzo dogmatico, conformismo dinamico);

Il resto del corso di studi non sarebbe dovuto durare più di sei anni. A quindici-sedici anni di età = fine scuola unitaria.

Ai gradi successivi la scuola dovrà passare da scuola attiva a scuola creativa, ossia diretta verso l’autodisciplina intellettuale e l’autonomia morale.

La fase ultima doveva creare i valori fondamentali dell’umanesimo =autodisciplina intellettuale, autonomia morale, studio e apprendimento dei metodi creativi.

La scuola creativa era il coronamento di quella attiva, creativa nel senso di apprendimento spontaneo del discente.

 

Dopo la scuola unitaria alle accademie aspettava il compito di preparare coloro che sarebbero passati al lavoro professionale = istituti specializzati in tutte le branche di ricerca e di lavoro scientifico.

Organizzazione scolastica e ricerca del principio educativo sono altamente legati. Sempre nel quarto quaderno Gramsci chiarirà cosa si intende per

principio educativo.

PRINCIPIO EDUCATIVO = IL CONCETTO E IL FATTO DEL LAVORO (DELL’ATTIVITÀ TEORICO-PRATICA) come

principio educativo immanente della scuola elementare.

La scuola di base, uguale per tutti, era fondata su un nuovo modello educativo in cui si univano sia l’attività intellettuale, con la riscoperta delle fonti classiche, sia quella manuale attraverso il lavoro, così da stimolare l’allievo alla crescita verso

un’etica del lavoro.

Una scuola, quindi, di cultura, non di tipo

politecnico, ma che sia sempre lavoro, impegnata in una trasformazione della realtà.

Egli era sensibile e attento ad una pedagogia, che da Célestin Freinet (1896 - 1966) in poi si chiama

“popolare”, volta all’emancipazione delle classi povere.

Necessità di un’educazione che con Marx chiameremo tecnologica, teorica, pratica, e anche Gramsci sembrava recuperare i valori di quello storicismo che però era legato dell’umanesimo tradizionale:

necessità di una formazione umanistico-storica e tecnologica insieme.

Uniformare il motivo storicistico a quello tecnologico = storia della scienza e della tecnica.

Metodologicamente sosteneva la logica che si allontana da quella matematica per elaborare un GIUDIZIO STORICO E PSICOLOGICO.

Da Giovane universitario Gramsci era stato

studioso di linguistica, ciò lo aveva portato ad esaltare la logica formale che si nutriva di

grammatica e non di aritmetica.

IL METODO

Il suo pensiero si origina da un’analisi quanto più obiettiva del reale “Poste queste ragioni, si presenta il problema…”

= “IL METODO DEL POSTO CHE… “

Gramsci era in realtà un politico impegnato che voleva comprendere storicamente il reale e trovare soluzioni dalle contraddizioni che esso mostrava.

LA SCUOLA E IL MODELLO SOVIETICO

La scuola unica è l’originale interpretazione dell’esperienza sovietica, “la scuola unica del

lavoro” (che si era imposto di trattare nel piano di lavoro del 1932)…

…risentiva del modello propugnato da Lenin nell’opuscolo “Materiali per la revisione del

programma di partito”, posto alla base dell’VIII Congresso del Partito comunista bolscevico nel 1919 e che sosteneva il valore politico dell’utopia.

IL MODELLO SOVIETICO

DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE

In Unione Sovietica si era manifestato un certo interesse per il modello di vita

americano e di un uomo capace di reintegrarsi nella produzione

razionalizzata (A Ford e Taylor però

Gramsci rimproverava di sviluppare nel lavoratore solo una parte macchinale)

Tuttavia, Gramsci si pose il problema se il tipo di industria e di organizzazione del lavoro fordista, cioè, far subire agli operai-massa tutto un processo di trasformazione psico-fisico per adattarsi al nuovo modello di operaio, fosse un’esigenza razionale.

Dopo un’attenta riflessione, stabilì che il modello era razionale, ma per generalizzarsi richiedeva un processo lungo in cui sarebbe dovuto avvenire un mutamento delle condizioni sociali, morali e materiali…

…e quindi non solamente con la coercizione ma con l’autodisciplina, individuando in questo sistema un miglioramento del tenore di vita dell’operaio.

L’americanismo gli appariva pieno di

contraddizioni proprio perché governato da una forza sociale ‘altra’ rispetto al proletariato, ma poteva proprio per questo essere superata…

“L’americanizzazione richiede un

Documenti correlati