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…è il nome che Gramsci (prendendo l’espressione da A. Labriola) diede al suo originale marxismo, una sorta di MATERIALISMO STORICO che investiva tutto l’uomo…

…tuttavia, possiamo individuare delle differenze tra il materialismo di Marx e quello di Gramsci…

Marx, infatti, considera la praxis, esclusivamente, in relazione ai problemi di natura economica e produttiva (ciò che Marx stesso chiama “struttura”).

Gramsci, invece, interpreta la praxis in maniera più globale, rifacendosi anche alle istituzioni e alla cultura (cioè anche alla “sovrastruttura”). Così, se per Marx, la praxis è, principalmente, la lotta di classe, per Gramsci, invece, è l’egemonia della classe DEL PROLETARIATO…

Infatti, Gramsci considerava la debolezza del proletariato italiano la causa del

fascismo e nello stesso tempo, era un anti-crociano perché…

…gli intellettuali tradizionali concepivano se stessi come autonomi rispetto alla

classe sociale dominante.

Per questo, negli anni della prima guerra mondiale prese posizioni sul modo di

considerare e organizzare la scuola.

IL PENSIERO DI GRAMSCI SULL’EDUCAZIONE

Gramsci considerava la scuola classica una scuola ideale, poiché formativa.

Il suo giudizio era severo contro la scuola professionale che si limitava ad educare “dei mezzi uomini” limitati ad una sola attività.

Anche il socialismo, tuttavia, non aveva saputo interrogarsi sul principio culturale dell’istruzione, non aveva saputo creare una scuola disinteressata e valida per tutti.

L’accusa era rivolta anche alle università popolari che diffondevano nozioni senza riuscire a cambiare le condizioni delle masse.

Il popolo, da solo, è incapace di elaborare in modo coerente la propria concezione del mondo. La PEDAGOGIA POPOLARE era un modo di pensare “disgregato e occasionale”,

privo di consapevolezza critica… da qui IL RUOLO DEGLI INTELLETTUALI, che dovevano guidare il senso comune verso una direzione

consapevole.

CONTROLO L’INADEGUATEZZA DELLE STRUTTURE EDUCATIVE ESISTENTI, Gramsci RICERVACA ALTRE VIE: circoli,

club, direttamente collegati alle

associazioni politiche della classe operaia:

i sindacati e i partiti.

 

Con la Rivoluzione russa queste nuove vie andarono a configurarsi sui modelli

sovietici. Nella RICERCA DI UN

PRINCIPIO EDUCATIVO NUOVO, una nuova organizzazione che partiva “dal

basso”.

Fu proprio la riflessione sul PRINCIPIO EDUCATIVO che lo spingerà dal socialismo idealista al comunismo

leninista.

Necessità di concepire la cultura come coscienza di classe del proletariato, respingere lo studio oggettivo e disinteressato per legarlo ai fini del proletariato. Questa

tesi lo fece uscire dai confini nazionali, così come la cellula produttiva che è l’operaio è destinato a

collegare fabbriche, città nazioni.

In tal senso l’ordine della vita produttiva viene trasferito anche nella vita culturale: l’esperienza proletaria è il

punto d’arrivo del percorso giovanile gramsciano.

  Infatti, l’esperienza giovanile del consiglio di fabbrica

= PEDAGOGIA DI FABBRICA = L’educazione diventa un dispositivo che incarna la materialità

dei sistemi di produzione.

L’operaio deve diventare un intellettuale organico…

Educarsi in fabbrica significa allora costituirsi come soggetto cosciente per la produzione, mettere in atto

una pratica di costituzione di una soggettività antagonista operaia che sia abbastanza forte da

realizzare con successo ‘l’espropriazione degli espropriatori’”.

DALLE LETTERE AI QUADERNI

Negli anni del carcere riprenderà la riflessione su questi temi, senza alcuna possibilità di lotta politica diretta, e senza poter conoscere il suo secondo figlio e i suoi nipoti, figli delle sue sorelle in Sardegna.

Nelle lettere dal carcere i temi vengono affrontati in maniera molecolare e si riproporranno nelle note ai primi quaderni (soprattutto nel primo e nel quarto) dove acquisiscono una dimensione universale (tuttavia, tra le lettere e i quaderni ci fu un continuo interscambio).

Le lettere ai familiari, come quella del 1929 alla moglie Giulia sull’educazione dei figli, costituiranno dunque uno stimolo di riflessione sui rapporti educativi che poi verranno estesi anche a quelli politici…

L’8 FEBBRAIO 1929 Gramsci ottenne la possibilità di tenere dei quaderni su cui prendere nota, nei quali tracciò innanzitutto il piano di lavoro che doveva riguardare 16 questioni fondamentali… che nella lettera del 1929 alla cognata, furono sintetizzati in tre punti:

LA STORIA ITALIANA con particolare riferimento agli intellettuali;

AMERICANISMO E FORDISMO;

TEORIA E STORIA DELLA STORIOGRAFIA.

(Nel piano del 1932, tratterà della scuola unica).

I Quaderni dal carcere sono degli appunti, delle note, a cui si aggiungono delle scritture disomogenee, delle liste promemoria, un elenco dei volumi da chiedere, lettere non spedite, prove di traduzione ecc. che si aggirano intorno al tema della storia e degli intellettuali.

I Quaderni costituiscono dunque un testo piuttosto dinamico che accompagna il pensiero nel corso del suo farsi e che costituì anche un importante strumento di lotta contro il fascismo.

L’interesse per la storia ha ragioni politiche…

“Forse oggi questi interessi diventano più vasti con la filosofia della prassi, in quanto ci convinciamo che solo la conoscenza di tutto un processo storico ci può render conto del presente e dare una certa verosimiglianza che le nostre previsioni politiche siano concrete”. (Ivi, p. 242).

La filosofia della prassi, inoltre, non esclude la storia etico-politica ma non la riduce a questa (cioè i fatti culturali assumono importanza storica oltre a quelli esclusivamente economici e politici).

Quindi, nel 1929 Gramsci redige la prima pagina di un nuovo piano di lavoro e riempie di note i suoi primi novi quaderni…

…poi mentre la sua salute peggiora (avrà una prima crisi nel 1931 e un crollo nel 1933) rielaborò in maniera più sistematica le prime note arrivando a completare altri 20 quaderni (più quattro traduzioni) che porterà con sé nel 1935, quando uscirà per recarsi in una clinica a Formia, dove scriverà l’ultimo quaderno…

Tra i vari punti, del primo piano di lavoro, affrontò la questione DEL RAPPORTO EDUCATIVO, tra

educatore ed educando (che poi verrà esteso a quello tra intellettuali e masse) tra spontaneismo e coercizione/conformismo; rapporto tra scuola e società, tra istruzione e lavoro; il rapporto tra

storia e storiografia…

Già nelle lettere si era dichiarato contro lo

spontaneismo rousseauiano perché l’uomo non è natura bensì “tutta una formazione storica

ottenuta con la coercizione”.

“La natura dell’uomo è l’insieme

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