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Discussione e Conclusion

Tavola 7 Barbone endocrinopatico, stesso follicolo a confronto con entrambe le colorazion

6. Discussione e Conclusion

Sulla base dei risultati ottenuti dall’analisi dei preparati istologici di biopsie cutanee di cani di razza Barbone, colorati con le due procedure precedentemente descritte (EE e Von Kossa), è emerso che la colorazione routinaria EE conferma quanto già segnalato dai testi scientifici, ovvero che le granulosità basofile localizzate nella guaina esterna del follicolo sono un riscontro comune, soprattutto nel Barbone anziano. Dall’altro lato invece, dato inaspettato, si è notato come la colorazione Von Kossa frequentemente non confermi la presenza di depositi di calcio ; il 70% dei preparati su cui è stata eseguita questa colorazione infatti è risultato privo di tracce di mineralizzazione. Il 30% di casi in cui la colorazione von Kossa ha confermato la presenza di depositi di calcio appartiene per lo più ad animali di età superiore agli 8 anni, quindi confermando che la mineralizzazione nei Barboni è legata alla senescenza (Muller&Kirk’s Small Animal Dermatology, 7th edition, 2013). Tra i pochi casi di età inferiore agli 8 anni risultati positivi al Von Kossa la maggior parte provengono da soggetti con lesioni istopatologiche infiammatorie focali; per questi casi non è possibile escludere che la mineralizzazione possa essere imputabile alla situazione infiammatoria nelle vicinanze anche se questo tipo di lesione non è descritta per altre razze con analoghe lesioni di tipo infiammatorio.

Confrontando i risultati ottenuti all’ematossilina-eosina con quelli ottenuti al Von Kossa dei Barboni non endocrinopatici si può notare che nella maggior parte dei casi il Von Kossa determini meno positività rispetto a quanto possa invece emergere dall’analisi morfologica con EE. Infatti:

- La negatività della mineralizzazione è stata confermata dal Von Kossa (eccetto che in due casi che sono risultati invece debolmente positivi); - Lo ScoreEE=1 è risultato negativo al Von Kossa (eccetto che in 3

casi);

- Lo ScoreEE=2 è risultato negativo nel 57% dei casi e abbassato a uno Score VK=1 nel 36% dei casi;

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- Lo ScoreEE=3 è risultato nella maggioranza (80%) dei casi effettivamente corrispondere a una mineralizzazione calcica, anche se di entità più moderata rispetto a quanto rilevato con l’ematossilina eosina.

Quando è stato possibile rintracciare lo stesso follicolo nella stessa area con le due colorazioni, i depositi basofili rilevati all’ematossilina-eosina sono negativi o debolmente positivi al VK.

Dai nostri risultati è quindi possibile dedurre che i depositi granulari basofili non sempre rappresentano la deposizione di sali di calcio. Inoltre, poiché lo ScoreEE1 rappresenta le granulazioni più lievi è impossibile escludere che in realtà si tratti di frammenti di nuclei o fibre della guaina esterna che a seconda di come vengono tagliate assumono un aspetto simil-granulare e quindi che il Von Kossa sia necessario per accertare la natura del materiale basofilo osservato. Questo però non spiega perché mineralizzazioni evidenti all’ematossilina eosina risultino poi debolmente positive al Von Kossa.

Nel gruppo dei cani di altre razze, non anagen-dominated, la mineralizzazione diagnosticata all’analisi istopatologica di routine con EE è un evento raro; un risultato interessante è stato il rilievo di mineralizzazione follicolare in 3 Schnauzer su 6 esaminati e di questi 2 in maniera evidente e con interessamento di diversi follicoli; questa razza viene messa in analogia con il Barbone in quanto entrambe a crescita continua di mantello o anagen-dominated (Muller&Kirk’s Small Animal Dermatology, edizione 7th, 2013).

CONCLUSIONI

Sulla base dei risultati appena discussi è possibile affermare che la mineralizzazione follicolare nel barboncino è un’evenienza riscontrabile, in assenza di lesioni infiammatorie vicine, soprattutto oltre gli 8 anni di età. Questa lesione, anche quando molto evidente all’ematossilina eosina sotto forma di granulazioni basofile, risulta meno evidente alla colorazione Von Kossa; è possibile inoltre affermare che alla colorazione ematossilina-eosina

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molto più frequentemente rispetto all’utilizzo dell’altra colorazione, sono stati riscontrati piccoli accumuli di materiale basofilo ma che la loro origine potrebbe essere non di natura calcica. E’ possibile ipotizzare quindi che il materiale basofilo rappresenti una alterazione diversa dalla mineralizzazione o una alterazione molto precoce nella deposizione dei Sali di calcio, non sufficiente a determinare una reazione alla colorazione specifica di Von Kossa.

In caso di biopsia cutanea su un cane di razza Barbone in cui è presente questa alterazione all’ematossilina-eosina e in assenza di diagnosi correlate con l’infiammazione, una colorazione con tecnica di Von Kossa può essere utile per determinare se effettivamente si tratta di mineralizzazione e soprattutto se l’entità corrisponde a quanto valutato con l’ematossilina eosina. Nel caso il Von Kossa risulti confermare l’entità della mineralizzazione rilevata con l’ematossilina-eosina o nel caso addirittura la enfatizzi, se in presenza di altre alterazioni suggestive di iperadrenocorticismo si può aggiungere un punto a favore per questa diagnosi. Per ottenere un risultato più attendibile sarebbe consigliabile colorare con le due colorazioni due sezioni ottenute consecutivamente, nella stessa sessione di taglio del blocchetto per aumentare la probabilità di poter investigare lo stesso follicolo. Nel caso invece la tecnica di Von Kossa risulti negativa o evidenzi una mineralizzazione più blanda rispetto a quanto riscontrato all’ematossilina-eosina probabilmente ci troviamo di fronte a un’alterazione della guaina esterna tipica della razza Barbone.

Dal punto di vista genetico, l’ablazione del gene Abcc6 conduce a mineralizzazione ectopica nei tessuti connettivi, di cui il primo segno, in topi knockout è risultato essere a carico della guaina connettivale delle vibrisse (Klement et al 2005). Detta mineralizzazione è risultata essere accelerata da carenze alimentari di Magnesio in esperimenti condotti recentemente sempre in topi Abcc6-/-

(Jiang 2012). Ad oggi non è stata descritta una mutazione di questo gene nei Barboni ma data la specificità di razza con la quale queste lesioni vengono riscontrate, potrebbe essere interessante condurre studi specifici di sequenziamento del DNA per evidenziare eventuali polimorfismi. L’unica correlazione presente in

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letteratura tra il gene sopra menzionato e i cani Barboni, riguarda il riscontro di un’altra patologia ereditaria chiamata degenerazione progressiva dei coni e bastoncelli, in cui Abcc6 potrebbe essere coinvolto (Pacione 2003).

A causa dei pochi casi a disposizione non è stato possibile affermare se questa alterazione riguardi anche la razza Schnauzer, ma per i risultati ottenuti e il tipo di crescita continua del mantello in questa razza sono auspicabili ulteriori approfondimenti su un numero maggiore di soggetti.

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7. Bibliografia

1. FCI Standard N° 172 / 18.04.2007. [Online] 6 Marzo 2007. http://www.enci.it/media/2441/172.pdf. 2. Abramo F. , Albanese F. e Masserdotti C. . Malattie Dermatologiche, Guida alla diagnosi clinica,

citopatologica e istopatologica, Indicazioni terapeutiche (Cane e Gatto), 1a edzione, Elsevier-Masson EDIZIONI. 2009.

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