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Discussione e Conclusion

Dal confronto tra i risultati ottenuti dallo studio e la letteratura sull’argomento si evince

che sono numerosi i parametri da valutare nel definire gli effetti sull’intervallo QTc, e

che dunque devono essere considerati nella loro complessità, in associazione con la

terapia con neurolettici.

La prima differenza che emerge dai dati della letteratura, per quanto riguarda i valori

soglia dell’intervallo QTc, è tra il sesso maschile ed il sesso femminile. Valori < 430

msec sono ritenuti normali nei soggetti di genere maschile, valori compresi tra 431 e

450 msec sono ritenuti borderline e valori >470 msec sono ritenuti prolungati. Nei

soggetti di genere femminile, valori <450 msec sono ritenuti normali, valori tra 451 e

470 msec sono borderline e valori > 470 msec sono ritenuti prolungati.

Questa differenza tra i due sessi sembra essere sostenuta dagli estrogeni; infatti, alla

nascita i valori soglia sono gli stessi nei neonati di sesso maschile e nei neonati di sesso

femminile; al momento della pubertà, nel maschio l’intervallo QTc si accorcia e resta

più breve di 20 msec rispetto a quello femminile del genere femminile, fino all’età di

50-55 anni in coincidenza con il calo del testosterone. Le ‘gender differences’

costituiscono, pertanto, uno degli elementi da valutare nella decisione di un trattamento

con farmaci neurolettici, considerata, anche comunque, l’associazione con altri

parametri e fattori di rischio che possono contribuire all’allungamento del tratto QTc.

maschile, a causa della maggiore durata dei potenziali d’azione cardiaci farmaco-

indotti37.

La letteratura è concorde nell’identificare un altro parametro clinicamente rilevante: la

presenza (molto spesso rilevabile nei pazienti psichiatrici) di squilibri elettrolitici14,  dato

che, tuttavia, non emerge in modo significativo nel campione valutato con la chart-

review.  Di contro, la chart-review avrebbe confermato, seppure parzialmente, una

debole correlazione tra aumento del QTc in corso di terapie psicofarmacologiche ed età

media dei pazienti in trattamento.

Uno studio del 2001, condotto su pazienti con sintomi psicotici, ha analizzato gli effetti

di olanzapina vs placebo, aloperidolo e risperidone. Il valore massimo del QTc

raggiunto con olanzapina è stato 450 msec. I risultati dello studio suggeriscono che

l’olanzapina non contribuirebbe, in misura maggiore rispetto agli altri farmaci presi a

confronto, al un rischio significativo di prolungamento dell’intervallo QTc38. Questo

dato appare confermato dalla nostra osservazione, dal momento che dei 179 pazienti di

cui sono state valutate le chart, un solo paziente ha sviluppato un prolungamento

dell’intervallo QTc (490 msec) con olanzapina.

Uno studio del 2002 ha valutato l’effetto della sulpiride su animali da esperimento (cani

alotano-anestetizzati e cani con blocco atrio-ventricolare cronico). Negli animali

alotano-anestetizzati è stata somministrata una dose da 2 a 20 mg di sulpiride pro Kg

cardiaca, oltre che della contrattilità ventricolare. L’entità delle conseguenze cardiache è

stata maggiore con gli alti dosaggi, osservando un aumento del tempo di

ripolarizzazione indicato dunque come momento elettricamente vulnerabile al farmaco.

Negli animali con blocco atrioventricolare sottoposti a dosaggi da 60 a 120 mg di

sulpiride si è osservata l’insorgenza di torsioni di punta con marcato prolungamento

dell’intervallo QTc. Questi risultati suggeriscono come il prolungamento dell’intervallo

QTc, l’allungamento della fase di ripolarizzazione cardiaca e l’aumento del tono

simpatico siano i meccanismi responsabili dell’effetto aritmogeno indotto dalla

sulpiride. Questo studio avrebbe dimostrato che è necessaria un’attenta valutazione dei

pazienti ai quali somministrare la sulpiride, momento considerato che dosaggi elevati

nei pazienti che presentano una predisposizione cardiaca (come il blocco

atrioventricolare) possono essere correlati a un aumentato rischio di torsione di punta39.

Da uno studio del 2003, condotto su pazienti ricoverati per aritmie non associate a

malattia cardiache in terapia con farmaci antipsicotici, è emerso che alterazioni del

ritmo cardiaco erano presenti solo in pazienti con una storia di asma e in pazienti in

terapia con farmaci che abbassavano la potassiemia40.  Questo dato non è comparabile

con i risultati della nostra chart review, dal momento che non sono emerse comorbidità

con malattie broncostruttive, né terapie concomitanti con farmaci in grado di indurre

ipopotassiemia.

cause di un prolungamento dell’intervallo QTc, dal momento che sono stati segnalati

casi di pazienti in terapia con ziprasidone e con una importante ipocaliemia che,

tuttavia, non hanno sviluppato alcun prolungamento, nonostante l’ associazione tra un

farmaco antipsicotico e un fattore di rischio specifico34.

Uno studio osservazionale prospettico è stato condotto nel 2005 da parte del

Dipartimento di Psichiatria del Policlinico San Matteo di Pavia15.  Sono stati valutati due

gruppi di pazienti di sesso femminile, ospedalizzate per disturbo bipolare, schizofrenia o

disturbo schizoaffettivo. Il gruppo ‘1’ era costituito da pazienti in monoterapia con un

antipsicotico (aloperidolo, olanzapina, risperidone, clozapina); il gruppo ‘2’ era

costituito da pazienti in trattamento con un’associazione tra un antipsicotico

(aloperidolo, olanzapina, risperidone, quetiapina), un antidepressivo (citalopram,

escitalopram, setralina, paroxetina, fluvoxamina, clomipramina) o litio. In questo studio

sono state reclutate pazienti di sesso femminile per la loro maggiore predisposizione a

sviluppare prolungamento dell’intervallo QTc. Sono state escluse le pazienti con

alterazione della frequenza cardiaca, allungamento del QTc basale > a 470 msec, storia

clinica di prolungamento QTc, storia familiare di obitus per casue cardiache. Sono stati

esaminati i parametri elettrolitici e gli ECG. I risultati di questo studio dimostrerebbero

che il gruppo trattato in monoterapia con antipsicotico aveva un minore rischio di

sviluppare l’allungamento dell’intervallo QTc rispetto al gruppo trattato con

Nel campione di soggetti considerati dalla chart review del nostro studio, i 3 pazienti

che hanno presentato un transitorio allungamento del tratto QTc avevano uno schema

terapeutico che prevedeva una associazione farmacologica.

Uno studio del 2011 è stato condotto per verificare gli effetti della clozapina

sull’intervallo QTc. Sono stati studiati i tracciati ECG al baseline e dopo 18 settimane di

trattamento con clozapina. Non è stata riscontrata alcuna differenza nel tratto QTc prima

e dopo il trattamento; unica correlazione positiva è risultata con l’età, ovvero una

maggiore età era associata ad un prolungamento dell’intervallo41. Questo dato è stato

debolmente confermato anche dai risultati della nostra chart-review (correlazione

positiva tra l’aumentare dell’età anagrafica e allungamento dell’intervallo QTc ).

Lo ZODIAC (Ziprasidone Observational Study of Cardiac Outcomes), effettuato nel

2011, ha valutato i rischi di mortalità e di ospedalizzazione in pazienti in trattamento

con olanzapina e ziprasidone per 1 anno. Lo studio randomizzato è stato condotto su

pazienti affetti da schizofrenia in 18 paesi. L’outcome primario era la mortalità non

legata al suicidio dopo 1 anno di trattamento con ziprasidone o olanzapina.

L’olanzapina è stata utilizzata in questo studio come farmaco da comparare in gold

standard. I risultati di questo studio non hanno indicato alcun prolungamento

dell’intervallo QTc nei pazienti reclutati42. Nonostante i risultati di ZODIAC, numerosi

altri studi indicano come ziprasidone determini un allungamento dell’intervallo QTc

dell’intervallo QTc ma non con un aumento significativo del rischio di TdP43.

Questo dato non è, tuttavia, valutabile con la nostra chart-review, visto che nessun

paziente era in trattamento con ziprasidone.

Gli obitus improvvisi conseguenti alla TdP indotta da farmaci antipsicotici

rappresentano meno del 20% dei casi; è molto più rilevante sul piano clinico, il rischio

di fibrillazione ventricolare44. Le raccomandazioni nella somministrazione di farmaci

antipsicotici per ridurre questo rischio sono le seguenti: attento monitoraggio degli

ECG; lento aumento del dosaggio e adattamento della dose in caso di mancata

eliminazione o in caso di politerapie con farmaci che condividono la stessa via

metabolica dell’antipsicotico; monitoraggio della concentrazione del K+; monitoraggio

della eventuale perdita di elettroliti causata da vomito, diarrea, profusa sudorazione,

denutrizione, terapia con diuretici, concomitante uso/abuso o dipendenza da alcool o

altre sostanze, disturbi alimentari della condotta alimentare45.

I risultati della nostra chart-review confermano come nella pratica clinica l’osservazione

di prolungamenti del tratto QT in pazienti in terapia con neurolettici non sia un evento

frequente. I pazienti che hanno sviluppato un prolungamento dell’intervallo QTc erano

in poli-farmacoterapia; tuttavia, anche molti altri pazienti che non hanno sviluppato il

prolungamento, erano ugualmente trattati con associazioni farmacologiche. La causa

alla base del prolungamento dell’intervallo QTc osservato non è identificabile stata

In generale, si può comunque confermare la necessità di sottoporre a un monitoraggio

elettrocardiografico periodico i pazienti in trattamento con neurolettici. In particolare

deve essere posta una maggiore attenzione ai pazienti in polifarmacoterapia.

L’algoritmo di Zareba (2003) propone che, in funzione della situazione iniziale del

paziente, siano attuate tre diverse strategie di monitoraggio12. I pazienti possono essere

categorizzati, secondo il valore del QTc rilevato all’ECG nei seguenti gruppi:

-Tipo A: QTc breve (QTc < 410 msec): 1) non sono soggetti a sviluppare pro-aritmia

2) non si ritiene necessario ripetere l’ECG in seguito all’inserimento in monoterapia di

un antipsicotico

3) è utile ripetere l’ECG solo nel caso di terapie associate che possono influire sui canali

ionici o sulle medesime vie metaboliche

-Tipo B: QTc borderline (QTc 420-440 msec) : 1) rischio limitato di sviluppare pro aritmia

2) è necessario ripetere l’ECG in seguito ad una prima somministrazione del farmaco ed

anche al raggiungimento dello steady state. Nel caso in cui i valori del QTc dovessero

superare i 450 msec o nel caso di polifarmacoterapia, il dosaggio del farmaco dovrebbe

3) durante il trattamento è necessario ripetere l’ECG ogni qualvolta si dovesse

introdurre in terapia farmaci a rischio;

-Tipo C: QTc lungo (> di 450 msec): 1) rischio di sviluppare pro-aritmie

2) è opportuno ripetere l’ECG dopo una prima somministrazione del farmaco ed anche

al raggiungimento dello steady state. Nel caso in cui i valori del QTc dovessero superare

i 500 msec o nel caso di polifarmacoterapia, il dosaggio del farmaco dovrebbe essere

ridotto o andrebbe attuato un cambio farmacologico;

3) durante il trattamento è necessario ripetere l’ECG ogni qualvolta si dovessero

introdurre in terapia farmaci a rischio;

4) monitoraggio costante dei livelli plasmatici di potassio e di magnesio con particolare

attenzione a situazioni a rischio di indurre ipopotassiemia e ipomagnesiemia (ad

esempio, vomito o diarrea). Alla luce dei dati della letteratura si può dunque concludere

che le limitazioni nell’utilizzo dei farmaci antipsicotici non risiedono nel loro potenziale

rischio di indurre aritmie quanto nel fatto che possano indurre nel paziente un

significativo aumento del peso, disordini nel metabolismo del glucosio e dei trigliceridi.

L’indagine dell’assetto metabolico, dunque, insieme al monitoraggio

elettrocardiografico, rappresentano l’aspetto cardine nella gestione del paziente

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