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CLASSE: AMPHIBIA ORDINE:ANURA

5. DISCUSSIONE E CONCLUSION

I dati faunistici, acquisiti con il presente lavoro, sono un primo passo per la conoscenza più approfondita della distribuzione e frequenza degli Anfibi in un territorio come la Lunigiana caratterizzato da un elevato valore conservazionistico, come dimostrato dai siti d’interesse comunitario in esso istituiti (SIC), ma ancora relativamente poco studiato. I dati ecologici rilevati ci mostrano che i transetti scelti, nei vari torrenti, si trovano ad altitudini diverse, da un minimo di 160 a un massimo di 547 m slm e gli orientamenti prevalenti degli stessi sono: NW-SE, NE-SW e NS. Quindi i ritrovamenti (metamorfosati, ovature, larve) più abbondanti coincidono con l’orientamento prevalente. Gli stessi ritrovamenti sono distribuiti in maniera uniforme lungo tutti i transetti analizzati e ciò sta a indicare un buon utilizzo dell’habitat (Stoch e Genovesi, 2016) e una buona qualità ambientale, se si considerano gli Anfibi come bioindicatori (Frugis, 1998).

Le specie che prediligono l’ambiente torrentizio (Lanza, 1983; Doria e Salvidio, 1994; Vanni e Nistri, 2006), come S. salamandra, S. perspicillata, B. bufo, R. italica, R. dalmatina e R. temporaria, sono state da me trovate durante i sopralluoghi nei torrenti scelti per la ricerca. Tra esse i taxa più comuni sono risultati la Rana appenninica e il Rospo comune, uniformemente distribuiti nei cinque torrenti nonostante le altitudini diverse e perciò ben distribuiti anche a livello altitudinale (Figura 46). Infatti queste due specie risultano comprese tra le altitudini estreme di tutti i transetti, dai 160 m slm (T. Canal della Ghiaia) ai 550 m slm (T. Mangiola). Ciò viene a confermare gli studi già effettuati e presenti in letteratura (Farina, 1980; Vanni e Nistri, 2006; Cianfanelli et al, 2016), che indicano un intervallo altitudinale per B. bufo tra 140-1260 m, mentre per R. italica da 150-835 m slm. Il ritrovamento del Tritone alpestre nel Geriola rappresenta probabilmente un evento anomalo, trattandosi di una specie che predilige habitat non torrentizi per la riproduzione, ma la presenza di questa specie, nei suoi diversi stadi di sviluppo, è confermata nell’area dalla sua osservazione in alcuni fontanili posti in località Irola (Comune di Villafranca in Lunigiana). Tuttavia non è stato possibile annotare il dato perché fuori dai transetti in studio.

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Anche S. salamandra ha una buona distribuzione nel territorio in esame e le quote in cui è stata osservata sono comprese tra i 200 e i 550 m slm. Quindi ad un’altitudine più bassa rispetto ai 300 metri indicati daCianfanelli et al., 2016, comunque in linea con le quote di presenza in Toscana individuate tra 90 m e 1430 m slm (Vanni e Nistri, 2006).

Invece S. perspicillata, nel territorio analizzato, risulta presente solo in due torrenti (T. Canal della Ghiaia e T. Caprio), a un’altitudine compresa tra 160-367 m slm, come del resto risulta dai ritrovamenti di Cianfanelli et al. (2016) nel comune di Pontremoli. Per quanto riguarda I. alpestris, il ritrovamento sul torrente Geriola conferma la presenza della specie in Lunigiana, ma fornisce un’ulteriore precisazione in quanto pone a 200 m la quota più bassa di presenza, individuata fino a questo momento tra i 300 e 1244 m slm (Cianfanelli et al., 2016). A differenza degli altri Anuri in studio, R. dalmatina e R. temporaria sono state osservate in numero esiguo forse perché prediligono ambienti più terricoli (R. dalmatina) o vivono ad altitudini più elevate (R.temporaria) (Lanza, 1983; Fasola et al.,1996; Vanni e Nistri, 2006). Infatti le ovature di rana alpina sono state ritrovate sul torrente Verdesina a una quota di circa 500 m, mentre la rana agile è stata osservata nelle zone limitrofe boscate del T. Canal della Ghiaia, a una quota di circa 250 m slm. Questi dati, comunque, corrispondono a quelli citati da Cianfanelli et al. (2016), per quanto riguarda la Lunigiana e a quelli di Vanni e Nistri (2006), per la Toscana.

Il presente lavoro ci fornisce informazioni anche sulla fenologia delle principali specie di Anfibi in esame, in quanto per altre non è stato possibile raccogliere un sufficiente numero di dati (Tritone alpestre, Rana alpina e Rana agile). Tuttavia si può affermare in generale che l’attività riproduttiva inizia a partire dalla fine dell’inverno, col variare della temperatura (Blaustein et al., 2010; Mazzotti et al., 2013) e con la diminuzione della portata d’acqua nei torrenti considerati. L’attività biologica di S. perspicillata è in accordo con i dati bibliografici (Fiacchini e Di Martino, 2006; Spilinga et al., 2008) e mostra che le femmine si recano al sito riproduttivo già a marzo e che la presenza di larve è stata pressoché continuativa per tutto il periodo di osservazione (marzo/ottobre). Allo stesso modo nessuna differenza è riscontrabile tra dati bibliografici (Lanza 1983; Vanni e Nistri, 2006) e quelli ricavati dall’osservazione sul campo per quanto riguarda S. salamandra, le cui fasi riproduttive vanno da marzo ad ottobre.

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Il periodo riproduttivo del Rospo comune inizia nel periodo di aprile, quando è possibile assistere all’accoppiamento in acqua, con un picco di presenze di individui e ovature nel mese di maggio, a cui corrisponde in seguito un picco di larve nel mese di giugno. Tutto ciò in accordo coi dati della letteratura (Vanni e Nistri, 2006). Per R. italica, la presenza di larve già nel periodo di marzo ci consente di concludere che la riproduzione è iniziata nel mese di febbraio, mentre la presenza di individui per tutto il periodo indagato non è legata al solo ciclo riproduttivo, ma caratterizza proprio la biologia della specie, strettamente acquatica in habitat boscati, similmente a quanto osservato nell’area per B. bufo. Anche in questo caso non ci sono discordanze con i dati bibliografici (Vanni e Nistri, 2006). Inoltre, bisogna sottolineare che i metamorfosati più osservati tra gli Anfibi Anuri sono i maschi, ciò è abbastanza comune secondo la letteratura e può essere dovuto al fatto che le femmine si recano in acqua solo per la deposizione, mentre i maschi rimangono a lungo pressi i siti riproduttivi, anche nella speranza di accoppiarsi di nuovo (Biggi et al., 2006; Vanni e Nistri, 2006).

Le analisi biometriche eseguite confermano le differenze dimensionali tra maschi, femmine e giovani. Inoltre, in entrambe le specie (R. italica, B. bufo) esiste un evidente dimorfismo sessuale, più marcato nel Rospo comune. La Rana appenninica evidenzia uno scarso dimorfismo sessuale rispetto alla taglia e sono gli arti anteriori dei maschi a risultare di dimensioni maggiori, in accordo con quanto pubblicato (Pellegrini et al., 2008). Invece B. bufo ha un dimorfismo sessuale molto accentuato rispetto alla taglia convalidando altri studi (Cvetkovic et al., 2008). Tra i campioni museali e quelli dei torrenti, abbiamo potuto rilevare differenze di nota nella dimensione (lunghezza totale) dei maschi di Rana appennica, ma non nelle femmine. I maschi di Rospo comune non hanno differenze dimensionali, invece le femmine presentano differenze significative. Queste caratteristiche dimensionali ci danno informazioni utili per conoscere meglio le popolazioni di Anfibi della Lunigiana e potranno essere usati come base per effettuare ulteriori confronti, sempre secondo i protocolli di Stoch e Genovesi (2016).

Per quanto riguarda la presenza di Batrachochytrium dendrobatidis nelle specie di Anuri in studio, sono risultati positivi solo B. bufo e R. italica, con valori d’infezione relativamente bassi (range da 3 a 21,5 GE) e non significativi.

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Questa non è la prima ricerca che s’interessa alla diffusione del fungo in popolazione di Anfibi italiani (Tessa et al., 2013; Canestrelli et al., 2013; Zampiglia et al., 2013), ma sicuramente è la prima che prende in considerazione popolazioni della Lunigiana. Mettendo a confronto i dati (Tabella 14), si nota che tutti i torrenti esaminati presentano individui infetti, sia di una specie che dell’altra, quasi in egual misura (cinque individui di Rana appenninica su 22 e otto individui di Rospo comune su 34 campionati). Se si prende in considerazione lo studio di Zampiglia et al. (2013), si può notare che la percentuale d’individui infetti di R. italica è il 19%, relativamente più basso rispetto a quello della stessa specie in Lunigiana (22,7%). Anche se i dati raccolti sono relativamente pochi, risulta sicuramente degno di nota il ritrovamento del fungo in un numero così limitato di campioni e in una zona, la Lunigiana, a confine con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, dove B. bufo è risultato negativo alla presenza di B. dendrobatidis (Maggesi, 2015). Ma anche perché la Lunigiana ha caratteristiche montane e proprio l’altitudine è uno dei fattori apparentemente collegato alla gravità della malattia: le mortalità di massa più distruttive sono state osservate sulle specie montane (Skerratt et al., 2008).

Secondo una recente ricerca su un bufonide americano (Anaxyrus [Bufo] americanus; Murone et al., 2016), i livelli considerati infettivi superano in media dalle 189 a oltre le 1089 zoospore per individuo. Sebbene si tratti di un'altra specie, è lecito ipotizzare che il tasso di zoospore osservate nel campione esaminato nel presente studio non debba destare attualmente preoccupazione per lo stato di salute degli Anfibi dell'Alta Lunigiana; tuttavia, è auspicabile che il monitoraggio dello stato sanitario delle specie individuate, soprattutto di quelle risultate già positive all’infezione, prosegua nei prossimi anni. Complessivamente lo stato di salute delle specie di Anuri in studio può dirsi relativamente buono e conferma la teoria per cui la presenza dell’infezione non significa necessariamente la presenza e diffusione della malattia, ma che questa si manifesti eventualmente nel caso di un deterioramento delle condizioni ambientali e climatiche, che vanno a incidere sul sistema immunitario degli Anfibi Anuri (Carey et al., 1999).

Quindi è importante esplorare e monitorare ancora il territorio della Lunigiana per avere una buona visione d’insieme delle condizioni ambientali e faunistiche, soprattutto se si considera la presenza di specie endemiche o protette in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE o negli allegati della LR /56/2000, tra gli Anfibi del presente studio.

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Ringraziamenti. Si ringrazia il Ministero dell’Ambiente per i permessi di raccolta detenzione e manipolazione a specie in Direttiva Habitat (Permessi a M.A.L. Zuffi, Prot.0006884/PNM del 05/04/2016). Per la logistica e l’ospitalità, il signor Marcello F. dell’agriturismo La Cascina di Baruccia di Grondola. I miei relatori, il prof. G. Petroni, la dott.ssa M. Boschetti e il dott. M.A.L. Zuffi, per il continuo supporto e aiuto durante le fasi preparatorie e le escursioni di campo, l’attenta revisione del ms, il supporto nelle analisi statistiche. Il prof. S. Salvidio, la dott.ssa E. Grasselli e la laureanda G. Bianchi del DISTAV dell’Università di Genova per avermi dato la possibilità di assistere alle analisi dei campioni. La dott.ssa. A. Nistri del MZUF per la disponibilità mostrata nell’utilizzo degli archivi museali. Il “compagno di avventure” sul campo, dott. A. Culicchi, per avermi sostenuto nelle escursioni e la compagna di studi, dott.ssa A. Saggese per l’incoraggiamento, durante tutti questi anni.

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