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Tagli cesarei :

5 DISCUSSIONE E CONCLUSION

PARTO PRETERMINE

Degli eventi ostetrici avversi quello probabilmente più temuto, per le conseguenze pesanti in termini di morbilità e mortalità neonatale, è sicuramente il parto pretermine.

Sebbene tutte le nascite che si verificano prima di 37 settimane di gestazione siano definite pretermine, la maggior parte delle sequele e dei decessi si ha nei neonati partoriti prima della 34 settimana. (81, 82)

Si può suddividere la nascita pretermine in sottogruppi:

• Pretermine, nascita tra la 23a e la 37a settimana • Quasi a termine, nascita tra la 34a e la 36a settimana

• Moderatamente pretermine, nascita tra la 32a e la 34a settimana • Molto pretermine, prima della 32a settimana

• Estremamente pretermine, prima della 28a settimana

Per basso peso alla nascita si intende un bambino nato sotto i 2.500 grammi di peso al momento del parto, indipendentemente dall'età gestazionale alla nascita. I bambini nati sottopeso non sono necessariamente nati prematuramente, sebbene esista un'ovvia

associazione tra il peso alla nascita e la prematurità. I bassi pesi alla nascita possono essere inoltre suddivisi in ulteriori categorie:

• Basso peso alla nascita, meno di 2.500 g • Peso molto basso alla nascita, meno di 1.500 g

Nei paesi sviluppati, la maggior parte dei bambini nati sottopeso è pretermine.

L'incidenza del parto pretermine varia attraverso i vari paesi, gli Stati Uniti hanno un tasso relativamente alto (12-13%) mentre paesi come l'Olanda (7,1%) e la Scandinavia (6,1%) hanno tassi inferiori. (83)

L’ultimo rapporto dello European Perinatal Health riporta un’ampia variabilità nel tasso di nati pretermine (<37 settimane) in Europa, che è compreso tra il 5% e il 12%, con i valori più bassi in Finlandia e nei Paesi Baltici e i più alti nella Repubblica Ceca e in Austria. La percentuale di nati di peso inferiore ai 2500 g oscilla invece tra il 4% e l’8% con un

gradiente Nord-Sud. La percentuale di nati di peso <1500 g e di età gestazionale <32 settimane presentano un range compreso tra lo 0,7% e l’1,4%,. (84)

In Italia l’ultimo rapporto del Ministero della Salute sui certificati di assistenza al parto (CeDAP) pubblicato nel 2011 riporta i dati raccolti nel 2008 in base ai quali l’Italia si colloca nei valori medi europei. La percentuale di nati prima della 37ª e prima della 32ª settimana di gestazione è rispettivamente 6,8% e 0,9% del totale. La percentuale di nati di peso inferiore ai 2500 e ai 1500 g è pari, rispettivamente, al 6,8% e all’1% del totale. (85)

Nella nostra popolazione di studio non sono stati riscontrati parti prima della 32 settimana ed il tasso di parti pretermine < 37a settimana è del 2,1%. Abbiamo confrontato il numero di parti petermine della nostra popolazione campione con quello atteso sulla base del tasso medio derivato dall'analisi dei registri di sala parto del nostro centro negli anni 2000-2009 (8,31%) ricavando un valore di p= 0.0512

Outcome 1 Outcome 2 Totale Eventi 3 135 138

Attesi 11 127 138 Totale 14 262 276 ABORTO SPONTANEO

Per quanto concerne il rischio di aborto abbiamo confrontato il numero di aborti spontanei riscontrato all'interno della nostra popolazione campione con quello atteso sulla base del tasso medio toscano ricavato dai rapporti ISTAT 2010-2012 (12,7%) (86) (Tabella 10) ottenendo un valore di p= 0.8596

Outcome 1 Outcome 2 Totale Eventi 17 139 156 Attesi 19 137 156 Totale 36 276 312

TAGLI CESAREI

In Italia si conferma il ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, il 37,8% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che nel nostro paese vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. (85)

Dalle indicazioni al taglio cesareo riscontrate all'interno della nostra popolazione emerge che, se consideriamo i soli cesarei effettuati in travaglio, essi rappresentano il 10,14 % del totale. Abbiamo confrontato il numero di tagli cearei in travaglio all'interno della nostra popolazione campione con quello atteso sulla base del tasso medio di tagli cesarei in travaglio derivato dall'analisi dei registri di sala parto (anni 2000-2009) del nostro centro (11,5 %) ricavando un valore di p= 0.8470

Outcome 1 Outcome 2 Totale Eventi 14 124 138

Attesi 16 122 138 Totale 30 246 276

RECIDIVE

Per la valutazione della sicurezza nell'asportazione di coni di profondità inferiore a 10 mm abbiamo confrontato il numero di recidive nella nostra popolazione campione con quelle attese secondo le percentuali riportate in letteratura da Ang et al. per coni di profondità superiore ai 10 mm nelle giovani donne di età inferiore a 35 anni (3,4 %) (70) ricavando un valore di p= 0.7700

Outcome 1 Outcome 2 Totale Eventi 7 149 156 Attesi 5 151 156 Totale 12 300 312

La profondità media dei coni escissi all'interno della nostra popolazione campione è risultata 8,54 mm con mediana di 8 mm (range 5-14 mm) e cioè inferiore al cut off di 10 mm che il lavoro di Simoens C e le meta-analisi di Kyrgiou considerano "sicuro" da un punto di vista di eventi ostetrici avversi quali parti pretermine (69, 41) e rischio di abortività (77). Si noti inoltre che, all'interno della nostra popolazione, anche il cono di maggiore profondità (14 mm) è comunque al di sotto del cut off ritenuto ottimale secondo lo studio di Marie Van Hentenryck. (66) In accordo con i dati di letteratura, non vi è differenza in termini di ricorso al taglio cesareo rispetto alla popolazione non trattata. (66, 79) Anche il rischio di ricorrenza e la necessità di effettuare un secondo trattamento, trattandosi di donne giovani (età media 28,2 anni), con cervice di tipo 1 o 2, non è maggiore rispetto a quello riscontrato per escissioni di profondità superiore come già riportato da Ang et al. (70) e pertanto

concordiamo con l'autore nell'asserire che coni di profondità inferiore a 10 mm dovrebbero essere l’obiettivo per le donne in età riproduttiva (< 35 anni) così da evitare i potenziali effetti avversi nelle future gravidanze e questo senza temere di incrementare il rischio di ricorrenza di malattia in tale gruppo di donne. Ciò può certamente essere consigliato solo nelle circostanze in cui l’intera lesione è chiaramente visibile a livello della esocervice e nella porzione inferiore del canale cervicale, in assenza di ogni segno di malattia invasiva e in assenza di precedenti interventi sulla cervice forieri di possibili alterazioni della

topografia della zona di trasformazione.(87)

Le linee guida continuano a raccomandare un trattamento aggressivo per le pazienti con HSIL che sono a rischio significativo di progressione della malattia. Il beneficio atteso a lungo termine dalla vaccinazione contro l'HPV può contribuire all'ulteriore riduzione delle complicanze ostetriche che derivano da displasia cervicale. Per ora sembra prudente trattare

le pazienti con displasia di alto grado che sono a rischio significativo per progressione a cancro cervicale. (64)

Recenti cambiamenti nello screening con Pap test e nelle linee guida colposcopiche si concentrano sull’evitamento di trattamenti inutili in donne con anomalie cervicali, riconoscendo non solo il disagio e le complicazioni immediate, ma anche le potenziali conseguenze ostetriche a lungo termine. (88)

Dato l’aumento in termini di morbidità neonatale associato con la conizzazione e dato l’alto tasso di regressioni spontanee della displasia di basso grado nelle giovani donne, i medici dovrebbero aspettare prima di effettuare la chirurgia cervicale e la diffusione della

vaccinazione anti-HPV dovrebbe essere promossa per scongiurare la chirurgia non necessaria.

Attualmente non esistono specifiche raccomandazioni nelle pazienti gravide

precedentemente sottoposte a conizzazione, la misurazione ecografica della cervice è solitamente considerata un buon fattore predittivo di parto pretermine. Il cerchiaggio profilattico non sembra ridurre il rischio di prematurità e può anzi essere deleterio. (66)

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7 APPENDICE

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