Domanda 5 Sicuramente per vari aspetti assolutamente sì, nell’ottica che dicevo prima, t
4. Margine di discussione tra operatori e Direzione, finalizzata all’individuazione di possibili miglioramenti riguardanti le modalità di presa a carico
Gli educatori esprimono grande soddisfazione per le discussioni inerenti al progetto SUPSI. È percepito un buon grado di partecipazione e di coinvolgimento. Attualmente un dubbio emerso è la misura nella quale, quanto discusso e progettato, potrà essere messo in atto, rispettando le modalità e le tempistiche auspicate.
I nuovi strumenti permetteranno di rendere meglio strutturato il lavoro all’interno dell’Istituto, vi è però la necessità, secondo gli intervistati, di rendere partecipe al cambiamento anche la rete esterna. I servizi devono essere resi consapevoli del grande lavoro in atto, così da poter effettivamente chiarire le modalità operative del von Mentlen.
La discussione critica con la Direzione, volta a discutere riguardo ai complessi cambiamenti in atto, è percepita come sempre possibile e bene accetta, anche se, viene riferito, essa non sempre porta i risultati sperati.
5. Valorizzazione del ruolo dell’educatore
Gli educatori si sentono attualmente più valorizzati rispetto a quattro anni fa. La volontà della Direzione di lasciare maggiore libertà agli educatori nella gestione del lavoro quotidiano, ha ottenuto un riscontro positivo sulla percezione del personale.
Gli educatori si sentono allo stesso tempo molto sostenuti dalla Direzione nelle situazioni più delicate, apprezzando gli interventi svolti fino ad ora.
I capigruppo intervistati riferiscono di apprezzare la valorizzazione del loro ruolo derivante dal concetto di Direzione allargata, anche se vedono aumentare il loro carico di lavoro. Non riportano però particolari soddisfazioni legate alle decisioni prese in quel contesto, ritenute di scarsa importanza.
L’ambiente generale percepito dagli educatori intervistati risulta essere molto positivo, portando il bilancio attuale verso una buona valutazione.
Modalità gestionale attuata
Domanda 1
Dalle interviste svolte, risulta che l’attuale Direzione, nella sua modalità gestionale, attribuisce molta importanza al ruolo dell’educatore in quanto professionista. Quanto incide in questo, il suo passato professionale di educatore all’interno del von Mentlen?
▪ Quali sono gli aspetti facilitanti e ostacolanti riguardo a questo aspetto?
Domanda 2
In quale misura le cinque piste emerse sono state tenute in considerazione durante i cambiamenti istituzionali avvenuti fino ad ora?
Domanda 3
Il von Mentlen si trova attualmente in una fase che possiamo definire di “rinascita”, in quanto sta ridefinendo in generale il suo metodo di lavoro interno. In che misura ritiene importante la collaborazione con gli educatori durante questo processo?
Allegato 10
Trascrizione della seconda intervista alla Direzione
Seconda intervista – Vito Lo Russo
Domanda 1 Innanzitutto, sono felice del lavoro che stai svolgendo poiché mi permette di
valutare la situazione attuale attraverso dei dati oggettivi. Quando penso a come sta andando l’Istituto, so che il mio sguardo è condizionato dal fatto che sono il Direttore. Questo rende la cosa imparziale. Dalle informazioni che mi dai vedo due cose fondamentali. La prima è che gli educatori effettivamente si trovano bene qui, la seconda è che sollevano delle problematiche che riconosco anche io. Mi fa molto piacere vedere che alcuni dei suggerimenti di miglioramento che ti hanno dato, li ho pensati anche io, e alcuni li sto già attuando. Il formulario di autovalutazione del personale, è una cosa che sto sviluppando da qualche tempo e che volevo proprio di presentare in una delle prossime riunioni. La tua tesi ci aiuterà a migliorare le cose in modo più mirato, facendo anche vedere al Cantone come alcuni problemi siano ritenuti importanti anche dagli operatori, e non solo da me. Devo ammettere che quando ho assunto il ruolo di Direttore, inizialmente avevo una grande paura, perché non sapevo come avrebbero reagito i miei colleghi. Io ero convinto di poter svolgere bene questo ruolo proprio grazie all’esperienza di venticinque anni come aiuto-educatore, educatore in formazione, educatore formato e per finire capo-gruppo. Questo mi ha aiutato perché quando svolgo il mio lavoro so di cosa sto parlando, so che cosa stanno vivendo in questo preciso momento nei gruppi i miei colleghi, quindi da questo punto di vista mi ha aiutato e mi aiuta tutt’ora. Credo che loro stessi capiscano quanto sono vicino a loro a livello professionale e personale. Naturalmente non è tutto positivo perché, è vero che un po’ sono condizionato. Però se metto su una bilancia i lati positivi e quelli negativi, sono molto più preponderanti quelli positivi in questa carriera. Io mi ritengo un Direttore “educativo”, ovvero che vedo le cose dal punto di vista di un educatore. Proprio per evitare la problematica della confusione dei ruoli però, mi sono prefisso di non intralciare il lavoro degli educatori. Facendo degli esempi concreti, difficilmente io intervengo sui ragazzi, anche se in quel momento il ragazzino sta facendo qualcosa che a mio parere non dovrebbe fare. Se però non ci sono gli estremi per intervenire, non intervengo, al limite chiedo come mai quel ragazzino sta facendo quella cosa piuttosto che un'altra. Un altro esempio è che non rispondo più alle e-mail. Se c’è una mail destinata agli educatori rispondono gli educatori, se c’è una mail destinata a me rispondo io. Non passano più attraverso me tutte le mail. Abbiamo un sito dove raccogliamo tutte le mail dove se io ho bisogno, posso andare a vedere tutte le mail di tutti, ma non è un’abitudine quella di leggere tutte le mail di tutti i gruppi e di tutti gli educatori. Questo perché capisco perfettamente che se questa cosa fosse ancora così, dovrei rispondere molto spesso magari perché so che l’educatore torna domani allora rispondo già adesso, oppure so che conosco bene il servizio allora rispondo io. Questo però vuol dire intralciare il lavoro degli educatori. Vuol dire fargli perdere credibilità. Mi sono proprio prefisso queste cose, di non intralciare il loro lavoro anzi, di
responsabilizzarli. Qualche volta rispondo: ma tu cosa faresti? piuttosto che dire io all’educatore quello che deve fare, cosa che non è evidente.
Domanda 2 In modo del tutto sincero, da quando ho cominciato, credo che queste cose
dentro di me erano già presenti. Il fatto di voler valorizzare di più gli educatori, voler dare più tempo per occuparsi dei ragazzi, responsabilizzarli anche nei confronti dei servizi esterni, era già dentro le mie idee. Io non ho ripreso fisicamente il lavoro di Ponti, però c’era nella mia idea di
miglioramento. Non ho seguito una scaletta o delle tempistiche particolari rispetto ai cambiamenti da apportare. Dopo appunto, con l’arrivo del sostegno della SUPSI stiamo facendo tutto con delle scadenze che vadano bene un po’ per la SUPSI e un po’ per noi. Abbiamo concordato insieme cosa fare e con che tempistiche. Il lavoro di Roberto mi ha aiutato a ragionare sulle problematiche più urgenti. Quando lavori hai in testa molte cose che non vanno, che spesso sono quelle che noti di più. Quando però ho cambiato ruolo, avevo in testa cosa non mi andava particolarmente bene da educatore, così ho lavorato in quella direzione, per quanto mi è stato
possibile.
Domanda 3 Devo dire che io negli anni al von Mentlen ho vissuto due Direzioni differenti,
una molto rigida, quasi autoritaria, ed una molto aperta, diciamo confidente. Io cerco di stare nel mezzo. Mi piace mantenere quel rapporto di confidenza con tutti i dipendenti ma nello stesso tempo mantenere il mio ruolo e riuscire sempre a dire quello che penso in qualità di Direttore, senza precludermi niente. Cerco di mantenere un rapporto di lavoro ma anche confidenziale. Non so se sia la soluzione migliore, credo che ogni persona abbia il suo stile e dia la sua impronta rispetto al suo ruolo. Per il momento mi sembra di ottenere la fiducia dei miei colleghi il che, non dico che mi basti, ma era quello che volevo maggiormente. Io poi ho dei parametri per misurarmi, che sono per esempio il grado di soddisfazione dei miei colleghi e dipendenti. Li valuto anche attraverso a quanto mancano per malattia, quanto sono disponibili se chiedo qualche cosa, quanti rispondono alle attività. Se penso adesso, a memoria, una cena organizzata anni fa dove si sono iscritti in quattro o cinque, a quelle che stiamo organizzando ultimamente come la prossima che si terrà, siamo iscritti in sessanta. Questi sono dei parametri che mi fanno pensare che l’ambiente di lavoro è buono. L’altro aspetto che mi dà molto su cui riflettere è che chi viene qui come stagista o come civilista, poi ci vuole rimanere. Questo è anche un fattore che da qualche parte mi mette in difficoltà perché devo dire qualche volta no, ma dall’altra parte mi gratifica perché vuol dire che al von Mentlen si sta bene, si lavora bene e si è soddisfatti di quello che si fa.