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Discussione

Nel documento uso dei farmaci Atlante (pagine 146-153)

Discussione

SezIone 4

4 .1 . Commento ai risultati

Il presente rapporto descrive l’uso dei farmaci per il

tratta-mento delle principali condizioni cliniche che interessano

tutte le fasce di età (dai bambini agli anziani) con l’obiettivo

di evidenziare eventuali differenze esistenti tra gruppi di

po-polazione con diverso livello socioeconomico. Si tratta di uno

studio su scala nazionale che analizza i consumi dell’intera

popolazione italiana con dettaglio provinciale.

Consumo

Per quanto riguarda la popolazione adulta, in termini assoluti

le categorie terapeutiche per le quali si osservano maggiori

tassi di consumo (espresso come numero di dosi giornaliere

pro capite) sono quelle degli antipertensivi e degli

ipolipe-mizzanti, seguite da quelle dei farmaci per l’ipertrofia

prosta-tica benigna negli uomini e degli antidepressivi nelle donne.

Mediamente, in tutte le province italiane, per gli uomini si

registrano livelli di consumo di farmaco più alti per la maggior

parte delle categorie terapeutiche analizzate, ad eccezione

dei farmaci antidepressivi, degli antiosteoporotici e dei

far-maci per il trattamento delle patologie tiroidee (iper- e

ipoti-roidismo), per le quali il consumo è nettamente maggiore tra

le donne rispetto agli uomini.

A livello geografico si osservano livelli di consumo

comples-sivamente più alti al Sud e nelle Isole per la maggior parte

delle categorie terapeutiche. Un trend inverso, con consumi

maggiori nelle aree del Nord e minori al Sud, viene invece

os-servato per i farmaci antidepressivi; infine, per i farmaci

an-tidemenza, il tasso di consumo è più alto nelle province del

Centro Italia. Tra le categorie terapeutiche analizzate nella

popolazione pediatrica, si osserva un consumo più elevato in

quella dei farmaci respiratori, in misura maggiore nei maschi

rispetto alle femmine, seguita dalla categoria dei farmaci

an-tiepilettici e per la cura del disturbo da deficit

dell’attenzio-ne/iperattività.

Sulla base dei risultati osservati si può affermare che il tasso

di consumo di farmaci è un buon proxy di malattia,

coe-rentemente con quanto già noto in letteratura, dal momento

che per quasi tutte le condizioni cliniche in studio la

distribu-zione geografica e per genere osservata riflette

l’epidemiolo-gia già nota delle malattie.

I risultati, complessivamente, suggeriscono che la posizione

socioeconomica sia fortemente correlata con l’uso dei

farmaci e che il consumo dei farmaci sia più elevato tra i

soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente

a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che

po-trebbe essere associato a uno stile di vita non corretto. Tale

fenomeno è evidente per quasi tutte le condizioni analizzate,

Nello specifico, quello che si osserva è che rimuovendo

l’ef-fetto della deprivazione i consumi si riducono nelle

aree maggiormente deprivate, concentrate

principalmen-te nel Sud Italia.

Infatti il tasso di consumo è correlato con molti fattori, alcuni

prettamente legati all’individuo, quali la gravità della

patolo-gia, la consapevolezza della propria condizione di salute e la

compliance alle cure che, a loro volta, possono essere

corre-lati con il livello socioeconomico dell’individuo.

Altri aspetti, anch’essi associati al consumo farmaceutico,

sono invece relativi a caratteristiche dell’assistenza sanitaria,

come ad esempio il diverso comportamento prescrittivo dei

medici, la differente organizzazione dei servizi sanitari

terri-toriali, che potrebbero rendere conto di una quota parte della

variabilità dei consumi tra aree geografiche.

Aderenza e persistenza

Dall’analisi di tutte le patologie nel loro insieme si può

con-cludere che i livelli medi di aderenza e persistenza al

trat-tamento farmacologico calcolati a livello nazionale siano

in generale poco soddisfacenti, anche se per entrambi gli

indicatori si osserva un gradiente decrescente Nord-Sud.

Per quanto riguarda l’aderenza le categorie terapeutiche

con una percentuale maggiore di soggetti aventi alta

ade-renza sono gli antiosteoporotici, sia per gli uomini che per le

donne, con livelli pari a circa il 70%, e i farmaci per l’ipertrofia

prostatica benigna per gli uomini (circa 62%). Livelli

estre-mamente bassi (anche inferiori al 25%) si registrano per i

farmaci per l’ipotiroidismo (19,1% per gli uomini e 11,4% per

le donne) e per il morbo di Parkinson (22,9% per gli uomini

e 18,3% per le donne). In generale, le donne sono meno

ade-renti rispetto agli uomini per tutte le categorie terapeutiche

analizzate, ad eccezione dei farmaci antiosteoporotici.

Relativamente alla persistenza, la percentuale di soggetti

ancora in trattamento farmacologico a 12 mesi dall’inizio

del-la terapia supera il 50% solo nel caso dei farmaci

antiperten-sivi, ipolipemizzanti e antidemenza negli uomini, e nel caso

dei farmaci antidemenza e antiosteoporotici nelle donne.

An-che per questo indicatore per le donne si osserva una minore

persistenza al trattamento rispetto agli uomini.

A livello nazionale si rileva che l’aderenza e la

persi-stenza sono maggiori nelle aree meno deprivate,

tutta-via nella maggior parte dei casi (vedi schede per patologia),

l’interpretazione dell’andamento è resa difficile dalla notevole

variabilità che si osserva all’interno delle regioni, non

essen-doci un gradiente univoco tra i terzili di deprivazione

all’interno delle singole regioni.

Inoltre, a differenza di quanto si verifica per il tasso di

con-sumo, rimuovendo l’effetto della deprivazione i livelli di

ade-tra le aree geografiche derivino dai diversi sistemi sanitari

regionali e non siano influenzate dai livelli di

depriva-zione socioeconomici, facendo supporre che una volta

che il paziente abbia avuto accesso alla cura farmaceutica

la presa in carico non si modifichi al variare del livello di

deprivazione.

D’altra parte l’indicatore utilizzato, ossia l’indice di

depriva-zione a livello comunale, riesce a cogliere il fenomeno con

parziale accuratezza (come descritto nella sezione 1

dedica-ta ai metodi), perdedica-tanto ulteriori approfondimenti sarebbero

necessari. Verosimilmente le differenze potrebbero essere

spiegate da altri fattori quali: comportamento prescrittivo del

medico nella scelta della terapia, differenti caratteristiche

cli-niche dei pazienti, differenze nella presa in carico dei pazienti

cronici e diverse politiche di assistenza farmaceutica a livello

locale.

4 .2 . Limiti

Il principale limite dello studio deriva dall’impossibilità di

di-sporre di un indicatore socioeconomico individuale da

mette-re in mette-relazione con gli indicatori di uso dei farmaci calcolati a

livello di singolo paziente. L’utilizzo di un indicatore di

depri-vazione comunale genera necessariamente una distorsione

(cosiddetta “ecologica”), di entità difficilmente

quantifi-cabile. Tale distorsione, tuttavia, potrebbe avere un effetto

maggiore sugli aspetti di farmacoutilizzazione (aderenza e

persistenza), non consentendo di rilevare l’eventuale impatto

dei determinanti socioeconomici, che presumibilmente

agi-scono a livello individuale (a differenza di quanto si osserva

per il consumo, su cui probabilmente agiscono anche fattori

socioeconomici contestuali catturati dall’indice aggregato).

Sono state altresì condotte analisi di sensibilità per tutti gli

indicatori, restringendole ai soli comuni con meno di 30.000

abitanti, tuttavia i risultati non hanno mostrato differenze

si-gnificative.

Un altro aspetto da considerare è correlato alla fonte dei dati,

ovvero il flusso informativo della farmaceutica convenzionata

di Tessera Sanitaria. Questa fonte non consente di tracciare

farmaci utilizzati presso le strutture pubbliche (ospedaliere

o assimilabili) o dispensati tramite la distribuzione diretta,

nonché acquistati privatamente dal cittadino. In particolar

modo il ricorso all’acquisto privato dei farmaci, notoriamente

maggiore per i soggetti più benestanti rispetto a quelli più

svantaggiati, potrebbe portare ad una sovrastima del

diffe-renziale di consumo contribuendo a spiegare in alcuni casi

l’ampia variabilità osservata.

Si evidenzia inoltre che la DDD – unità di misura standard

della prescrizione farmaceutica – definita dall’OMS come la

“dose di mantenimento giornaliera media di un farmaco

uti-lizzato per la sua indicazione principale nell’adulto”, è

sta-ta utilizzasta-ta anche nelle analisi condotte per la popolazione

pediatrica, sebbene questa misura non sia adeguata per tale

fascia di popolazione.

Si fa inoltre presente che, in alcuni terzili sono state rilevate

scarse numerosità di nuovi utilizzatori e di conseguenza non

sono stati mostrati i risultati degli strati in cui il numero di

soggetti è risultato inferiore a 30.

Infine, un altro elemento critico per l’interpretazione dei

ri-sultati è dato dall’indicatore di consumo utilizzato, non

in-terpretabile in maniera omogenea per le diverse patologie.

Ad esempio, mentre per l’ipertensione arteriosa l’indicazione

ad iniziare il trattamento farmacologico è chiara sulla base

delle raccomandazioni delle linee-guida, per la demenza

l’in-dicazione al trattamento farmacologico dipende dallo stadio

e dalle fasi della malattia.

4 .3 . Prospettive future

Lo studio condotto conferma la grande potenzialità analitica

delle banche dati delle prescrizioni farmaceutiche.

L’approc-cio comparativo a livello nazionale di fenomeni legati alla

sa-lute e all’assistenza si conferma uno stimolo fondamentale al

miglioramento delle cure, sia per il livello centrale di governo

sia per le istituzioni che hanno responsabilità di governo e

monitoraggio della qualità dei servizi a livello locale.

L’espe-rienza della presente analisi, che per la prima volta affronta

il tema complesso e delicato dell’equità nell’assistenza

attra-verso l’uso dei principali indicatori di farmacoutilizzazione,

potrebbe supportare le autorità sanitarie regionali nel dare

priorità al continuo miglioramento dei flussi amministrativi

sanitari in termini di completezza, qualità e tempestività.

Inoltre, il presente rapporto pone le basi per nuovi studi ed

approfondimenti che potranno affrontare i limiti della

me-todologia qui utilizzata e dare un ulteriore contributo alla

comprensione del fenomeno studiato e dei meccanismi che

lo regolano.

Previa analisi di fattibilità, si potrà valutare ad esempio la

possibilità di ampliare le analisi, includendo anche farmaci

erogati attraverso il flusso della distribuzione diretta o

uti-lizzati in ambito ospedaliero, rappresentati anche da farmaci

ad alto costo e impiegati per altre patologie. Questo sarebbe

possibile prevedendo l’integrazione di dati provenienti anche

dai seguenti flussi amministrativi:

n

prestazioni farmaceutiche erogate in distribuzione

diretta (D.M. 31 luglio 2007 e successive modifiche e

integrazioni);

n

flusso informativo della Scheda di Dimissione

Ospedaliera (SDO) (D.M. 8 luglio 2010, n. 135 /

disci-plinare tecnico D.M. n. 380/2000 ed integrato dal D.M. 8

luglio 2010, n. 135).

Un altro sviluppo interessante potrebbe essere rappresentato

dalla conduzione di studi nell’ambito della rete degli Studi

Longitudinali Metropolitani (SLM), i quali dispongono di

in-dicatori socioeconomici individuali. In questo modo potrebbe

essere affrontato il principale limite di questo studio,

descrit-to nella sezione dedicata, legadescrit-to all’utilizzo di un indicadescrit-tore

basato su dati aggregati con la conseguente “distorsione

eco-logica”. Per analisi di contesti non metropolitani potrebbero

risultare utili le estensioni degli SLM ai livelli regionali,

laddo-ve questi siano disponibili. Sebbene l’indicatore di liladdo-vello

so-cioeconomico su base dati aggregati riesca a cogliere

l’impor-tante ruolo del contesto socio-assistenziale, la disponibilità di

misure a livello di singolo individuo potrà offrire elementi di

riflessione ulteriori e sarà molto utile alla comprensione della

complessa relazione tra fattori sociali, condizioni di salute ed

uso di farmaci.

Tra gli sviluppi auspicabili a partire da questa prima

iniziati-va si annovera anche la conduzione di studi epidemiologici

su coorti di pazienti affetti da patologie specifiche arruolati

attraverso i sistemi sanitari informativi integrati. L’approccio

longitudinale di coorte rappresenta la metodologia migliore

per la valutazione di indicatori di processo e di esito delle

SezIone 4

cure ed è già applicata in altre iniziative a livello regionale

e nazionale. Il vantaggio di questo approccio consiste

nel-la possibilità di affrontare con maggiore accuratezza i temi

dell’appropriatezza prescrittiva, dell’aderenza ai trattamenti

e persistenza nei consumi definiti appropriati.

Tali sviluppi permetterebbero di caratterizzare in modo più

accurato la popolazione in studio, ossia il denominatore dei

diversi indicatori, sia dal punto di vista socio-demografico che

clinico, permettendo una migliore interpretabilità delle

misu-re epidemiologiche sull’uso dei farmaci e quindi una migliomisu-re

confrontabilità tra aree geografiche differenti o gruppi di

po-polazione diversi.

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