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Le tabelle dei risultati riguardanti l’analisi di s 137

nei vari campioni di

funghi commestibili presentate nel precedente capitolo della tesi ( Tabelle 3-7 ), mostrano un’eterogeneità significativa e relativa alle aree

geografiche di provenienza, con impatto anche locale.

Osservando la Tabella 3, possiamo notare che i campioni di funghi epigei freschi commestibili provenienti direttamente dalla provincia di Lucca ( regione Toscana ) sono in accordo con l’ipotesi di distribuzione del Cs 137, in base anche a fattori meteorologici e alle precipitazioni avvenute successivamente all’incidente di hernob l. Infatti, i campioni raccolti in zone ad alta quota come l’Appennino Tosco-Emiliano, presentano una concentrazione più alta di Cs 137, in particolar modo nelle località di Sillano ( 53.6-30 Bq/kg ) e Barga ( 40.5 Bq/kg ), luoghi ad maggior frequenza annua di precipitazioni atmosferiche e piogge. Questi risultati confermano l’ipotesi che l’isotopo radioattivo si è accumulato in quantità superiore nei suoli dove le precipitazioni sono state più abbondanti a seguito dell’incidente. on la riduzione dell’altitudine si nota una decrescita nei valori di radioattività e i campioni di B. edulis provenienti dalla zona di Bagni di Lucca e Careggine hanno concentrazioni pari a 17.2 Bq/kg, e di 10.6-15 Bq/kg, rispettivamente. È comunque anche importante rilevare che l’assorbimento di Cs 137 è da ritenersi specie-dipendente: i campioni della specie B. edulis mostrano concentrazioni maggiori rispetto a campioni di Cantharellus cibarius e

Russula cyanoxantha, quando raccolti nella stessa zona; per es., B. edulis, Appennino Tosco Emiliano Barga: 40.5 Bq/kg vs. Cantharellus cibarius, Appennino Tosco Emiliano Barga: 25.3 Bq/kg. Questi dati

rispecchiano il fatto che ogni specie ha un diverso tipo di assorbimento e accumulo delle sostanze presenti nel suolo. Secondo il lavoro di

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Giannaccini et al., (2012), la specie B. edulis è in grado di modulare sostanze estratte dal suolo con scarso impatto rispetto al microhabitat naturale circostante e rispetto ad altre specie. I risultati di funghi freschi, provenienti dalla provincia di Lucca, sono comunque risultati tutti relativamente bassi ed è, quindi, possibile affermare che risultino sicuri per l’uomo e sono adatti ad un consumo continuo.

Analizzando campioni di funghi secchi B. edulis di provenienza da altre regioni italiane, acquistati in attività commerciali, le concentrazioni di radioisotopo sono risultate differenti anche in questo caso in base alla zona d’origine. I valori più alti sono stati riscontrati nei campioni provenienti da Gorizia, Treviso e Trento. Il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e il Trentino Alto Adige sono infatti le regioni italiane tra quelle più colpite dalla nube radioattiva. Data la vicinanza tra queste province e la loro posizione geografica, è possibile affermare che il passaggio della nube abbia interessato prevalentemente il nord-est del paese. Il fatto che campioni limitrofi provenienti dalle province di Vicenza, Padova e Verona abbiano delle concentrazioni inferiori, è indice di una distribuzione non omogenea e soggetta a numerose variabili, tra le quali, come già detto, l’abbondanza delle precipitazioni atmosferiche. Estendendo il raggio di valutazione, regioni limitrofe come Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, sono state interessate in maniera meno marcata. Infatti le concentrazioni di campioni provenienti da tali zone hanno dei valori più bassi e molto vicini tra loro: Bologna, Arezzo e Pistoia presentano una concentrazione di Cs 137 pari a 49 Bq/kg. Tra i valori più bassi troviamo il campione proveniente da Cremona, con una concentrazione di 25.6 Bq/kg, quindi con minore contaminazione radioattiva.

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La valutazione di campioni di funghi secchi, specie B. edulis, acquistati in attività commerciali ma di provenienza estera, ha confermato la diffusione del pulviscolo radioattivo su gran parte dell’Europa. Il valore più elevato è quello riscontrato nei campioni provenienti dalla Romania, 80 Bq/kg, uno tra i paesi dell’Europa centrale più vicino al luogo dell’incidente. I campioni di origine serba e bulgara, hanno delle concentrazioni di Cs 137 pari a 35.7 e 32.9 Bq/kg, rispettivamente, valori non particolarmente elevati e compresi nei limiti previsti dalle normative vigenti. La Spagna (penisola Iberica), con una concentrazione di 17.5 Bq/kg, ha mostrato i valori più bassi europei, riconducibili sia allo scarso impatto della nube sia alle stabili condizioni meteorologiche dei giorni successivi al /04/19 in questa regione geografica dell’Europa.

Il meccanismo con cui i funghi commestibili, tra cui le specie analizzate, accumulano i diversi elementi nei loro corpi fruttiferi non è attualmente stato completamente chiarito (Giannaccini et al., 2012). Diverse ipotesi sono state fatte circa i meccanismi biochimici e genetici che determinano la variabilità dell’accumulo di metalli ed elementi in tracce nei corpi fruttiferi dei funghi epigei commestibili che crescono in natura (Falandysz et al., 2008; Palapala et al., 2002). Bellion et al., (2007). Tali studi ipotizzano che l’accumulo dei microelementi nei funghi possa essere influenzato da molteplici fattori: la trascrizione genica ed i livelli di espressione di proteine fisiologicamente legate all’assorbimento, al trasporto e all’estrusione degli elementi dal terreno e la loro compartimentazione all’interno dei corpi fruttiferi sono ritenuti segnali adattativi di risposta alla variazione di composizione del terreno e dell’ambiente in cui il fungo cresce. Dal punto di vista nutrizionale e tossicologico, ala ( 2010 ) ritiene che oltre ad essere lo specchio per l’adattabilità genetica, i destini metabolici e le diverse specie chimiche

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degli elementi in traccia presenti nei corpi fruttiferi fungini può predire in modo più accurato la tossicità o l’impatto nutrizionale per il consumatore rispetto alla concentrazione assoluta degli stessi. Potrebbe pertanto essere interessante approfondire questi aspetti anche relativamente all’impatto tossicologico della contaminazione da Cs 137, considerando ovviamente le caratteristiche peculiari dovute all’effetto dell’incidente nucleare e alla radioattività dell’elemento in questione. Un altro aspetto da considerare ai fini tossicologici circa l’impatto dell’incidente di hernob l, è l’accumulo del radioisotopo a livello di microhabitat e nella catena alimentare. Infatti, data l’elevata emivita del Cs 137, pari a circa 30 anni, è plausibile pensare che il radioattivo possa essere entrato nella catena alimentare. Per tale motivo, una volta valutata la radioattività presente nei funghi italiani e in particolare della provincia di Lucca e aree limitrofe, abbiamo rivolto la nostra attenzione anche verso altri prodotti alimentari ricollegabili alla contaminazione dei suoli. Oltre ai funghi, sono stati infatti analizzati anche altri potenziali indicatori di contaminazione radioattiva, ovvero frutti del sottobosco dove possono crescere funghi commestibili, i mirtilli. Per tale scopo, abbiamo misurato vari tipi di marmellate di mirtillo di provenienza italiana. Inoltre, abbiamo valutato le carni di cinghiali selvatici derivanti da abbattimenti di battute di caccia nella provincia di Lucca, come indicatori di accumulo nella catena alimentare.

L’analisi di campioni di marmellate di mirtillo acquistati in attività commerciali, di provenienza appenninica o alpina italiana, non ha prodotto risultati rilevanti. I valori oscillano da 17.0 Bq/kg a 3.0 Bq/kg e ciò conferma una ridotta radioattività dei campioni italiani.

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Anche i campioni di carni di cinghiale selvatico hanno mostrato valori modesti, con una concentrazione massima pari a 8.3 Bq/kg. Da questi risultati si evince che la radioattività misurata nei corpi fruttiferi di funghi commestibili cresciuti in natura e di frutti e animali selvatici appartenenti allo stesso microhabitat rispecchia il grado di contaminazione delle aree italiane in risposta all’incidente nucleare dell’Aprile 1986. In particolare, la scarsa presenza di Cs 137

nei funghi della provincia di Lucca si riscontra anche nei mirtilli italiani e nelle carni di cinghiali selvatici, sottolineando la sicurezza per i consumatori nell’ambito della catena alimentare.

Nel suo complesso, il nostro studio non ha prodotto risultati allarmanti. Tutti i campioni sottoposti a conteggio della radioattività sono risultati entro i termini stabiliti dalla legge, pertanto commercializzabili. Dove è stato possibile, abbiamo però evidenziato notevoli differenze a seconda della provenienza dei campioni italiani di funghi e questo dovrebbe essere considerato per valorizzare determinati prodotti locali favorendo quelli provenienti da alcune province/regioni rispetto ad altre. La Toscana, e in particolar modo la Garfagnana in provincia di Lucca, ha mostrato valori molto inferiori rispetto ad altri, sottolineando quanto sia auspicabile la distribuzione e l’utilizzo di prodotti alimentari provenienti da queste zone.

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