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Il glioblastoma multiforme è una neoplasia che prende origine dalle cellule gliali ed è la più comune e la più aggressiva tra tutte le neoplasie cerebrali, in quanto presenta spiccate caratteristiche recidivanti ed una elevata radioresistenza. Per tali ragioni la sopravivenza media dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme varia intorno ai 12-14 mesi (Noda et al, 2009).

Negli ultimi anni, l’impiego clinico della chemioterapia con farmaci alchilanti ha permesso un miglioramento della prognosi dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme. I farmaci alchilanti provocano danni al DNA determinando l’appaiamento di una timina al posto di una citosina con conseguente apoptosi della cellula tumorale. L’impiego clinico dei farmaci alchilanti è limitato dall’attività del sistema di riparazione del DNA da parte della proteina MGMT che protegge la cellula tumorale sottraendo il gruppo alchilico introdotto da tali farmaci. Il meccanismo del silenziamento epigenetico a livello del promotore del gene MGMT, compromette il meccanismo di riparo, quindi la cellula tumorale sarà più sensibile al trattamento chemioterapico con farmaci alchilanti. Questo è stato dimostrato da molti studi, tra cui quello di Stupp e collaboratori, 2009, nel quale è stato valutato lo stato di metilazione del gene MGMT in 206 pazienti affetti da glioblastoma e l’analisi della sopravvivenza libera da progressione ha dimostrato che solo i pazienti trattati con temozolomide e che presentavano una ipermetilazione del promotore del gene MGMT avevano tempi superiori (Stupp et al, 2009).

Nella presente tesi, mediante la metodica MethylLight PCR, è stato analizzato lo stato metilativo del promotore del gene MGMT in un campione di 27 pazienti, uomini e donne con età media di 65 anni, affetti da glioblastoma

multiforme e sttoposti ad un trattamento pre e post operatorio con temozolomide. Successivamente è stata effettuata un’analisi statistica per evidenziare l’esistenza di una correlazione tra la percentuale di metilazione del gene MGMT (PMR) ed il tempo di sopravvivenza dei pazienti. Da una prima analisi statistica è risultata esserci una differenza significativa dei valori di PMR tra il gruppo di pazienti con sopravvivenza inferiore a 15 mesi e quelli con sopravvivenza superiore a 25 mesi, evidenziando che quest’ultimo gruppo presentava valori di PMR maggiori. Questo ha confermato che esiste una stretta correlazione tra il tempo di sopravvivenza dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme ed i valori di PMR. Quindi, quanto più è alto il valore di PMR tanto migliore sarà la risposta dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme al trattamento con farmaci alchilanti e tanto più elevato sarà il tempo di sopravvivenza.

In una seconda analisi statistica, volta a stabilire un cut-off di metilazione al di sopra del quale la sopravvivenza dei pazienti risulta essere la più alta, è stata identificata una differenza statisticamente significativa della sopravvivenza tra il gruppo di pazienti con valori di PMR maggiori dell’80% e gli altri due gruppi. Da quest’ultima analisi è emerso che esiste un potenziale cut-off di metilazione del gene MGMT dell’80% al di sopra del quale la sopravvivenza dei pazienti arruolati nel nostro studio è risultata essere superiore a 25 mesi. I dati del nostro studio dovranno essere confermati ampliando la casistica ed eventualmente valutando altri determinanti genetici implicati nella risposta al trattamento del glioblastoma multiforme con farmaci alchilanti.

Il presente studio ha permesso inoltre di mettere a punto una nuova metodica per la valutazione dello stato metilativo del promotore del gene MGMT, la MethylLight PCR, una tecnica complessa ma di estrema sensibilità e

riproducibilità del dato. Questo può essere un buon presupposto per lo sviluppo di tale metodica in future applicazioni cliniche in quanto fornisce dei parametri importanti per la valutazione della risposta clinica dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme al trattamento con farmaci alchilanti. Infatti, la metilazione del promotore del gene MGMT ha un ruolo importante nel favorire una migliore risposta clinica al trattamento con farmaci alchilanti, quindi l’utilizzo della MethylLight PCR per identificare il PMR dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme, permette di predire l’efficacia della chemioterapia. La valutazione dello stato metilativo del promotore del gene MGMT, può inoltre assumere un’importanza maggiore nel caso in cui i farmaci alchilanti dovessero provocare degli effetti tossici molto elevati ed il paziente presenta un PMR molto basso. In tal caso infatti, l’identificazione del PMR può risultare importante per valutare quali sono i benefici che il paziente può trarre dal trattamento chemioterapico rispetto agli effetti tossici che il farmaco stesso può dare.

Studi futuri potranno essere volti alla ricerca di eventuali altri fattori correlati ad una migliore risposta al trattamento con farmaci alchilanti, cercando in questo modo di migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme alla chemioterapia.

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