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1.4 Tratti distintivi della Generazione Z

1.4.5 Disponibilità economica ed imprenditorialità

Un altro aspetto fondamentale per comprendere al meglio la mente ed i comportamenti di questa giovane generazione, è soffermarsi ad osservare il loro rapporto con i soldi e l’economia.

Rispetto alle generazioni precedenti sono persone con una capacità di spesa maggiore, grazie alle paghette elargite dai famigliari, hanno una disponibilità economica importante sin dalle scuole elementari. I genitori nonostante lascino libertà di scelta su come spendere il denaro ai propri figli, hanno saputo responsabilizzarli sull’aspetto economico, ne scaturiscono ragazzi coscienti dell’importanza del loro portafoglio, con una forte propensione al risparmio per eventuali necessità future.

Si nota un forte distacco dai Millennials anche in questo ambito: la generazione Z non subisce il fascino del dover seguire i propri sogni a qualsiasi costo come succedeva in precedenza, ma è fortemente focalizzata sulle conseguenze finanziarie delle loro decisioni; non è più presente l’idea che non sia necessario avere un buon lavoro e una buona retribuzione per essere felici, essi sono al contrario convinti che avere tanti soldi sia uno dei principali indici di successo per una persona.

A fare la differenza nel portafoglio di questi giovani membri della società non è solo il denaro fornito dai genitori, ma come mai prima d’ora, i ragazzi hanno capito l’importanza e l’urgenza di costruirsi una propria attività da cui ricavare profitto che sia cucita su di loro secondo interessi e passioni.

Riconosciamo nella generazione Z persone estremamente consapevoli di se stesse, indipendenti e motivate, estremamente innovative ed orientate al successo, in altre parole

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hanno una mentalità imprenditoriale. Sin da piccoli hanno sviluppato un metodo di apprendimento rapido tramite internet e la tecnologia, eredi della Generazione X, ne hanno assimilato i tratti principali, uno tra tutti l’individualismo che porta a volere lasciare un proprio segno nel mondo.

Si impegnano in piccole attività, come impartire lezioni o vendere merce usata, che gli conferiscano un salario, seppur piccolo, che li istruisce già alla vita ed al lavoro futuro, alla capacità di auto crearsi e gestire il proprio lavoro; infatti, ricerche mostrano come il 62% della generazione Z sia propenso a cominciare un proprio business piuttosto che lavorare per un’azienda già esistente ed avviata, disapprovando il tradizionale modello gerarchico ancora fortemente presente nella maggiore parte delle imprese.

Sono spinti ad impegnarsi anche durante il tempo libero in attività produttive e creative, che non siano un mero passatempo, ma un qualcosa da cui possano costruire ed apprendere. Il mezzo sicuramente più utilizzato e spesso più remunerativo a loro disposizione è proprio YouTube, piattaforma che con questa generazione ha raggiunto l’apice della popolarità. Tramite YouTube i giovani entrano in contatto tra di loro scambiandosi conoscenze, sono tante le persone che da un semplice canale hanno creato un impero.

Tenendo a mente il loro approccio realista alla vita, comprendiamo come siano attratti da persone vere, pertanto come sia possibile che qualsiasi persona nel mondo con una videocamera ed un microfono possa divenire importante tramite un canale YouTube. Sono attratti da persone oneste, imperfette e normali come loro stesse, non si ricerca più la star come modello da seguire, ma sono gli youtuber le star del giorno d’oggi: ragazzi comuni con un talento ed una passione che hanno saputo rendersi accessibili a tutti creando un canale di contenuti utili, per tutorial su videogiochi, make-up, vita vissuta o qualsiasi altra cosa che li incuriosisca. Alcuni tra questi youtubers sono divenuti vere e proprie personalità nel loro campo con milioni di followers acquisendo pertanto compensi elevati grazie alle vendite delle pubblicità ed alle collaborazioni con i brand che se li contendono per riuscire a guadagnarsi la fiducia ed il favore della Generazione Z.

Sulla scia dell’individualismo che li pervade, notiamo come vi sia stato uno spostamento dalla share economy (WE-conomy) appartenente ai Millennials per favorire invece la ME-conomy, dal cui nome possiamo prontamente capire il significato: l’urgenza che hanno gli Zers di lasciare una loro impronta nel mondo si traduce in volere personalizzazione totale, poter

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creare il proprio prodotto, pertanto la capacità di affermare “l’ho fatto io!”, questo concetto vale sia per i loro progetti personali di impresa sia per acquistare prodotti e servizi da brand già esistenti.

Un esempio dell’importanza che la generazione Z ha nei confronti dei brand e la conseguente necessità che le aziende hanno di confrontarsi con questi giovani è la decisione del retailer statunitense Target che nel 2017 ha deciso di coinvolgere una selezione di dieci ragazzi tra i 7 e i 14 anni per aiutarli a creare una capsule collection pensata e creata apposta per questa generazione.

Creando “Art Class 2017 Collection” Target si è reso conto della necessità di includere i più giovani nei processi aziendali in quanto sono una generazione di ragazzi focalizzati sull’esprimersi attraverso i propri vestiti e crearsi il proprio look, ha capito che le loro preferenze cambiano più velocemente di quanto non lo facessero le precedenti generazioni, il che sfida i retailers a percepire e produrre gli ultimi trend nel tempo minore possibile. Tra tutti i partecipanti alla capsule collection, riconosciamo Aidan Prince (aka BAHBOY su YouTube), ballerino professionista dall’età di 4 anni e fondatore del suo canale Youtube divenuto un vlog con un seguito importantissimo, che ha contribuito alla collezione creando un paio di jeans con una tasca extra sulla coscia sostenendo che fosse necessaria per i ragazzi di oggi in quanto non sanno mai dove tenere lo smartphone, inoltre, non è una semplice tasca, ma attraverso il tessuto di cui è fatta, è possibile usare il cellulare senza il bisogno di tirarlo fuori dalla stessa. I jeans sono andati subito sold out, sottolineando il fatto di quanto i ragazzi sentissero il bisogno di questa novità e quanto abbiano apprezzato che le loro idee fossero portate avanti da loro coetanei.1

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CAPITOLO II

Il retail