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I diversi tipi di esperienze di comunità

I diversi tipi di esperienze di

comunità in Italia e in Val di Vara

In queste pagine verrà affrontata un’analisi delle esperienze di associazioni e cooperative presenti nel territorio nazionale e in Val di Vara che lavorano

all’interno e per la comunità. Successivamente verranno riportati i risultati di due incontri avuti con i responsabili di due cooperative citate dai quali emergeranno le problematiche riscontrate, le aspettative per il futuro e i progetti più funzionanti.

3.1 – Esperienze attive in Italia

Attualmente non esiste un elenco nazionale dettagliato e aggiornato sulle cooperative di comunità attive, ma a fine 2014 come si può vedere nella figura che segue erano in totale 24 dislocate in 8 regioni27.

Le esperienze che seguiranno sono molto diverse fra loro e sono state scelte perché, ognuna di esse, ha almeno una caratteristica ritenuta utile per lo studio sul territorio della Val di Vara. Alcune rivelano caratteristiche territoriali simili a quelle della valle oggetto di studio, altre propongo idee molto innovative dalle quali poter prendere spunto.

Figura 3.1- Le cooperative di comunità in Italia nel 2014

Fonte: rivista impresa sociale numero 05/09-2015

3.1.a -Melpignano la prima cooperativa di comunità28- Puglia

Nasce nel 2011, a Melpignano comune del Salento pugliese, per volontà dell’amministrazione comunale stessa. Ufficialmente, viene riconosciuta come la prima cooperativa di comunità in Italia, anche se, come vedremo, in realtà altre esperienze erano in vita già da molti anni, ma senza avere questo status.

La comunità coinvolta è composta da 2300 abitanti ed era guidata da un leader carismatico e forte, il sindaco del paese Ivan Tomeo. Lo scopo della cooperativa è stato fin da subito quello di “perseguire gli interessi generali delle comunità del

Comune di Melpignano e dei Comuni viciniori, svolgendo la propria attività caratteristica a favore dei propri soci” (dallo statuto della cooperativa).

La cooperativa prese vita dal “Progetto Melpignano, impianto fotovoltaico diffuso sui tetti”che vedeva inizialmente la collaborazione dell’amministrazione comunale, di Officina Creativa e del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento. Durante la fase preliminare è stato eseguito uno studio di fattibilità durante il quale ogni partner aveva un compito specifico. L’idea era quella

28 Tutte le informazioni riguardo la cooperativa provengono da Stomeo “La cooperativa perfetta” 2015 e da “Studio di fattibilità per lo sviluppo delle cooperative di comunità”

di promuovere l’installazione di pannelli fotovoltaici domestici da parte dei singoli cittadini e di aumentarne la presenza anche sugli edifici comunali. Durante lo studio si è valutata anche l’eventuale partecipazione di soggetti esterni interessati ad investire sul progetto, prendendo in locazione i tetti delle abitazioni private e ottenendo in cambio l’energia elettrica prodotta. Fondamentale in questa fase è stata la partecipazione attiva dei cittadini che sono stati ben informati ed ascoltati attraverso diversi strumenti:

 alcune assemblee pubbliche durante le quali sono state illustrate alla cittadinanza le caratteristiche principali della generazione di elettricità da energia solare con pannelli fotovoltaici e le linee guida dell’iniziativa;

 un gruppo di animazione sul territorio costituito e coordinato dalla cooperativa sociale Officina Creativa e da alcuni giovani selezionati dall’amministrazione comunale con bando pubblico;

 l’invio di una lettera da parte dell’amministrazione comunale a tutti i cittadini per spiegare le finalità dell’iniziativa e le modalità di svolgimento dello studio di fattibilità;

 la creazione di uno sportello informativo presso la sede del comune e la somministrazione a domicilio di un questionario ai cittadini interessati con la sottoscrizione del modulo di disponibilità del loro tetto di casa.

La prima azione della cooperativa è stata proprio quella di accogliere i cittadini e farli soci, nel 2011 erano 70 oggi circa 160. Il cittadino è diventato così socio e utente, utilizza l’energia prodotta in modo gratuito per il proprio fabbisogno familiare e ha la possibilità di gestire altri servizi nella propria comunità. Sono, infatti, i soci a decidere in che modo spendere gli utili del fotovoltaico. Dopo l’installazione dei tetti fotovoltaici sulle case dei soci sono stati realizzati gli impianti, con un iniziale investimento ricevuto con mutuo bancario. Gli utili sono stati reinvestiti per l’installazione della “casa dell’acqua”, un impianto che eroga gratuitamente acqua potabile depurata e refrigerata. Questa scelta ha scatenato un incremento notevole dei ricavi da vendite e prestazioni per la cooperativa29 ed è stato portato come esempio in altri territori della regione.

3.1.b- Cooperativa Valle dei Cavalieri Succiso30 - Emilia Romagna

Nasce a Succiso in provincia di Reggio Emilia nel 1991 ed è per questo la più longeva delle cooperative di comunità, anche se ha naturalmente acquisito questo stato giuridico molti anni dopo. La comunità di riferimento è il paese di Succiso a 781 metri s.l.m. che conta 65 abitanti ed è una frazione del nuovo comune di Ventasso, nato nel 2016 dalla fusione di altri tre piccoli comuni. Il contesto generale è quindi quello di un’area molto periferica, a rischio spopolamento perché interessato da una forte emigrazione per mancanza di lavoro.

La motivazione principale che ha portato le persone a pensare di creare una cooperativa è stata la chiusura dell’unico bar del paese che ha seguito quella della bottega. Senza più alcuna attività commerciale quale punto di ritrovo, i giovani facenti parte della pro loco locale, con una forte motivazione decisero di unirsi e creare la cooperativa “Valle dei cavalieri”. Investendo inizialmente soldi propri i partecipanti all’attività hanno riaperto un bar e una bottega di prodotti alimentari nei locali risistemati della vecchia scuola elementare, concessa in comodato d’uso dall’amministrazione comunale per un affitto simbolico di circa 1.000 euro all’anno. Con il passare degli anni la cooperativa è arrivata a occuparsi della gestione di un agriturismo, un ristorante e un centro benessere. Queste attività abbracciano il principio del “turismo di comunità locale”, un tipo di turismo naturalistico che si rivolge a chi desidera ricercare un rapporto più stretto con il territorio ospitante e con la comunità di persone che lì vive. Per questo offre anche servizi per il turismo in collaborazione con l’ente parco territoriale. Oggi, dopo 25 anni la cooperativa continua il suo operato e ha aggiunto nuove attività, come l’allevamento di pecore e la produzione di formaggi e nuovi servizi, come l’accompagnamento dei bambini a scuola per conto del comune e i servizi di vicinato. Ogni persona si impegna nelle varie attività senza avere un ruolo ben definito.

I campi di intervento della cooperativa sono molteplici e comprendono turismo, servizi ambientali, assistenza socio-sanitaria. Lo scopo che si è prefissata nel suo

30 Le informazioni riportate in questo paragrafo provengono da http://www.valledeicavalieri.it/ ; http://www.vita.it/it/article/2016/12/24/succiso-il-paese- cooperativa-dove-ogni-giorno-si-cambia-lavoro/142013/ ; “Studio di fattibilità per lo sviluppo delle cooperative di comunità”

statuto infatti è quello di “perseguire l’interesse generale della comunità alla

promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di attività diverse”.

La base della cooperativa poggia su tre obiettivi principali che ritiene importantissimi per una comunità in area montana: salvare il paese dal processo di spopolamento, avere un impatto positivo sull’occupazione e occuparsi attivamente di tutela e salvaguardia del territorio.

Al momento la cooperativa ricorre all’apporto di 7 lavoratori dipendenti che si occupano della gestione generale e di molti volontari che si occupano della gestione degli eventi. Inoltre, si avvale della collaborazione del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, della pro loco appunto e dell’amministrazione comunale. La collaborazione della comunità poi è molto intensa, viene invitata a partecipare alle assemblee per essere ascoltata e coinvolta nelle varie iniziative, seppur senza una partecipazione diretta alle scelte.

Negli ultimi anni si è parlato di Succiso in numerosi articoli e media nazionali e sono giunte delegazioni da tutto il mondo per comprendere il modello di sviluppo della cooperativa e capire come poterlo esportare in altre aree.

3.1.c- Artemisia cooperativa di comunità agricola- Molise

La cooperativa Artemisia è la prima cooperativa di comunità agricola del Molise, nasce a Castel del Giudice un comune di 316 abitanti in provincia di Isernia, a 800 metri s.l.m. È stata presentata dal primo cittadino dello stesso comune nel luglio 2017 al “Festival della soft economy di Symbola31” . Il comune ha già messo in atto

politiche molto efficaci per lo sviluppo agricolo, economico e sociale del territorio, negli anni scorsi infatti sono sorti il meleto biologico e l’albergo diffuso nato in stalle in disuso.

31 Symbola è una fondazione che nasce nel 2005 per promuovere la soft economy, un modello di sviluppo orientato alla qualità in cui tradizioni e territori sposano innovazione, ricerca, cultura e design; che tiene insieme competitività, valorizzazione del capitale umano e rispetto dell’ambiente, produttività e coesione sociale. Conta oltre cento soci e mette in relazione soggetti diversi tra loro come organizzazioni, associazioni e personalità del mondo economico e imprenditoriale, della cittadinanza attiva, delle realtà territoriali ed istituzionali, del mondo della cultura. Da www.symbola.net

La nuova cooperativa vuole spingersi oltre e darà lavoro a 5 giovani di Castel del Giudice e ai migranti appartenenti alle quattro famiglie che sono presenti nel territorio comunale grazie al progetto Sprar32.

L’idea di partenza è stata quella di mettere in collegamento le attività già esistenti e coinvolgere la cittadinanza, per rilanciare lo sviluppo locale in quest’area interna a rischio spopolamento. Proficuo si è rivelato senza dubbio l’incontro che ha visto da una parte giovani motivati, competenti e desiderosi di mettere a disposizione della comunità le proprie professionalità senza abbandonare il territorio e dall’altra un’amministrazione comunale dinamica, disponibile e virtuosa che ha svolto un ruolo di promozione e accompagnamento.

Questi hanno compreso fin da subito che era necessario il coinvolgimento di altri enti quali Slow food, Legacoop e Legambiente, per il supporto in fase progettuale dove sono utili competenze specifiche e una certa dose di esperienza.

Quindi al momento la cooperativa si trova in una fase iniziale e prevede di operare in diversi ambiti oltre all’agricoltura, il turismo e i servizi così da diventare opportunità per i giovani e per rilanciare l’economia locale.

3.1.d- Il teatro povero di Monticchiello33 - Toscana

In Toscana al momento l’istituto delle cooperative di comunità non è molto diffuso e molto forte. Anche per questo, nel corso del 2017, sono stati firmati alcuni protocolli di intesa fra Regione Toscana, Anci Toscana, Alleanza delle cooperative e Legacoop al fine di promuovere le cooperative di comunità quali modelli di innovazione sociale.

32 Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Da www.sprar.it

33 Info da: “Cooperative di comunità per lo sviluppo dei territori marginali, firmata intesa” di Fortini Walter in comunicato congiunto Toscana Notizie - Ufficio Stampa Giunta Regione Toscana e ufficio stampa Alleanza delle Cooperative; www.teatropovero.it

Queste, sono state individuate come possibili risposte alle esigenze dei territori in condizioni di vulnerabilità e come strumento per ampliare le attività economiche finalizzate allo sviluppo comunitario. Sono previste una serie di iniziative di divulgazione e promozione, accompagnate da punti informativi nelle centrali cooperative, qui saranno messe a disposizione competenze specialistiche e materiale documentale per chiunque sia interessato. La Regione , inoltre, si è impegnata nel verificare forme e modalità di sostegno alla realizzazione degli studi di fattibilità per progetti pilota e per la costituzione di nuove cooperative di comunità.

Intanto, una realtà già esistente in Toscana, molto singolare per tipologia e costituzione è il Teatro Povero di Monticchiello. Questo nasce negli anni ‘60 come progetto sociale e culturale, a seguito di una profonda crisi collegata all’eclissi della mezzadria. Nel 1980 raggiunta una certa maturità diventa “Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello” occupandosi progressivamente della gestione di attività sociali e assistenziali nella comunità del paese. Nel 2017, a seguito del protocollo già citato, è stata riconosciuta come una delle cooperative di comunità della Toscana. Montichiello è un piccolo borgo del comune di Pienza, in provincia di Siena, si trova a 500 metri s.l.m. in quella che viene definita Val d’Orcia ed è abitato da circa 200 persone.

L‘idea di ricreare un teatro di piazza, come già detto connessa ad una crisi economica e ad un conseguente spopolamento del paese, ha seguito una metodologia

“partecipata” in tutte le sue fasi. Gli abitanti del borgo, riuniti in un’assemblea e i membri della compagnia teatrale si confrontano per mesi per trasformare in chiave teatrale le esigenze e le preoccupazioni della popolazione. Questo elemento è molto significativo per quanto riguarda la partecipazione attiva della comunità.

Dagli anni 2000 la Val d’Orcia vive una rivalutazione culturale, economica e sociale molto importante, con visite turistiche mai viste prima. Da quegli anni la cooperativa, con lo scopo di rendere partecipi e attivi anche i più giovani e di ampliare il

progetto, apre un museo e inizia a gestire vari servizi quali: un’edicola- libreria, un biblioteca, un ufficio turistico, un centro internet, il servizio distribuzione farmaci a domicilio, un emporio poli funzionale. Per fare tutto ciò la cooperativa ha

ristrutturato un vecchio granaio che oggi è la sede principale per tutte le attività e ufficio informazioni per turisti. Inoltre, ospita i servizi socio-sanitari per conto di un

altro importante progetto regionale che vuol essere un punto dove offrire un accesso semplificato ai servizi per tutti i cittadini, anche lontani dalle città34.

Quindi, da un progetto che includeva solo il teatro si è passati a un servizio completo a favore dell’intera comunità, da un’idea nata come stimolo culturale e sociale a una cooperativa e poi cooperativa di comunità, oltre 50 anni dopo la sua nascita.

3.1.e – Sulle realtà nazionali

Le esperienze selezionate e descritte mostrano una parte di ciò che è presente sul territorio nazionale. Come si è potuto vedere le possibilità sono tante e le variabili altrettanto numerose e variegate. Le persone e le loro idee rendono diversificate le realtà e permettono di adattare la cooperativa, con le diverse caratteristiche e i processi che contraddistingue ognuna di essa, alle esigenze reali di un territorio. La persona che conosce e vive in un luogo sa quali difficoltà esistono e quali potenzialità si possono attivare. Questo aspetto è di fondamentale importanza per lo studio in atto in quanto è proprio l’attivazione dei cittadini spontanea e indipendente dalle istituzioni che si intende sottolineare nelle prossime pagine.

Il fatto di attivarsi attorno ad un’idea culturale come può essere l’esempio del Teatro Povero di Montichiello, oppure con un’impronta agricola come Artemisia in Molise, o per esigenze legate all’aspetto demografico come Valle dei cavalieri in Emilia- Romagna, poco importa in questo contesto. Cambiano solamente la modalità e la motivazione iniziale, ma restano una partecipazione attiva, le idee provenienti dalla cittadinanza e un impegno costante e duraturo verso la comunità quindi anche verso se stessi. Anche un progetto piuttosto lontano che riguarda un solo aspetto non necessariamente di interesse per l’intera comunità può trasformarsi e ampliare le proprie attività e divenire più inclusivo.

La conoscenza di questi esempi e gli spunti di riflessione che ne scaturiscono saranno utili per l’ultima parte di questo studio.

34 Il progetto “Ecco Fatto!” è realizzato da UNCEM Toscana (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) in collaborazione con Regione Toscana e offre dei punti multiservizi per un accesso più semplice alla pubblica amministrazione, dove è possibile per esempio stampare referti medici grazie alle funzionalità della Carta Sanitaria Elettronica, avere informazioni sui progetti regionali.

3.2 – Esperienze in Val di Vara

Come si è detto il territorio della Val di Vara è vasto e non è stato facile selezionare le esperienze di cooperative e realtà presenti. La scelta si è basata sullo scopo e le attività svolte, in particolare ho scelto le cooperative che in diversi modi e con vari servizi tentano di accrescere il benessere comunitario e la salvaguardia del diritto di cittadinanza. Sono numerose anche le cooperative agricole e le cooperative sociali che non perseguono scopi comunitari e propongono attività o servizi a favore di diversi destinatari al di fuori della comunità locale con uno scopo lucrativo ben diverso, per questo non sono state selezionate, ma restano importanti risorse per il territorio accrescendo senza dubbio il capitale economico e il tessuto sociale

3.2.a- Cooperativa di comunità Vara

Nasce nel 2016 nel comune di Follo, in bassa Val di Vara, in un’area in crescita demografica e con un’età media sorprendentemente giovane. I fondatori sono stati dieci persone di varie età ed estrazione sociale alcuni che ricoprivano già un ruolo istituzionale come il consigliere comunale, altri che erano semplici cittadini. In questa zona si può osservare una concentrazione abitativa lungo il corso del fiume a discapito delle zone collinari dove si riscontra una diminuzione della popolazione e una percentuale molto alta di residenti anziani. Il rischio sottolineato nello Studio di fattibilità della cooperativa è quello che il territorio comunale si trasformi in quartiere dormitorio dove le persone restano solo qualche ora della propria giornata, allontanandosi per lavorare e per tutte le altre attività. Inoltre, il documento rileva un’importante abbandono dell’attività agricola e un alto tasso di disoccupazione giovanile.

Lo scopo mutualistico della cooperativa è quello di rafforzare il tessuto sociale ed economico della comunità, favorendo nuove occasioni di lavoro e opportunità di reddito, e producendo o gestendo beni e servizi direttamente fruibili dalla cittadinanza per soddisfare i propri bisogni.

Per questo i tre obiettivi generali sono stati: tutela, valorizzazione e promozione del territorio, tutela e promozione della salute e della sicurezza sociale, sviluppo di innovazione tecnologica, organizzativa e sociale.

I punti di forza oltre alla giovane età della popolazione, risiedono nella posizione centrale rispetto al territorio provinciale e nella presenza di vaste aree verdi. Da qui l’idea della cooperativa di incentivare turismo, recupero agricolo, il potenziamento di un polo artigianale e le attività da fare all’aria aperta come equitazione, trekking ecc.. Dopo un attento ascolto dei bisogni durato circa un anno e mezzo, i fondatori della cooperativa hanno deciso i settori di intervento e quattro linee progettuali.

 Welfare di comunità che offra servizi minimi in integrazione e supporto al servizio pubblico, soprattutto per la popolazione anziana, con lo scopo di bloccare lo spopolamento delle zone collinari.

 Agricoltura e servizi per l’ambiente per un recupero della funzione agricola, una valorizzazione dell’ambiente e dei prodotti. Si occupa della gestione e manutenzione del bosco e dei corsi d’acqua.

 Turismo di tipo consapevole e legato al territorio. Con la nascita dell’agenzia turistica “cinque terre val di vara” la cooperativa è diventata un’agenzia di viaggi che opera solo online offrendo pacchetti turistici completi. Inoltre, gestisce alcuni immobili di proprietà di privati destinati alla ricezione turistica. Con la gestione ricettiva diffusa si tende al recupero di case inutilizzate, evitandone così il decadimento.

 Servizi alle imprese con la creazione di una rete fra le mille imprese presenti nel territorio per fornire loro servizi avanzati in un’ottica di welfare aziendale, quali servizi alle famiglie, servizi integrativi socio-sanitari, servizi per l’infanzia.

Il progetto della cooperativa, quindi, riunisce tutti i settori di intervento in un unico modello di sviluppo sfruttando le professionalità presenti nel territorio. L’obiettivo di fondo resta quello di “fare comunità” e cioè di promuovere il senso di appartenenza per produrre insieme nel futuro.

La cooperativa ha deciso di assumere la forma di SCARL (Società cooperativa a responsabilità limitata) e può avere come soci: persone fisiche, in qualità di socio lavoratore, utente, finanziatore, persone giuridiche come società o cooperative già esistenti, oppure enti locali presenti nel territorio.

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