Tommaseo si legge che
Crogio, pare abbreviatura di Crogiato...E per Cro-giolato, che si Crogiola nel significato di Crogiolare.
Ed ancora,
Crogiolarsi, dicesi di chi sta molto nel letto, o al fuoco, o si piglia tutti i suoi comodi... affine a Deli-ziarsi, in cose per lo più materiali, giacché, compia-cendosi, l’uomo vi si trattiene, vi si alletta.
“Crogiare” è anche vocabolo del dialetto senese che significa “rosolare”, “abbrustolire”, naturalmente al fuoco. In Siena si usa ancora oggi per indicare la primissima esposizione al fuoco delle fette di pane da usare nella cosiddetta e tradizionale “minestra di pane” o per la “bruschetta”, in Toscana “fett’unta”. Il vocabolo attiene anche al colore della pelle, nel signi-ficato di “carnagione di colore roseo”, soprattutto del viso, dovuto a problemi di circolazione del sangue della persona o per una sua “particolare affezione” al vino.
Nel periodo in cui il Crogio svolse la funzione di Camarlingo dell’Accademia furono nominati Arciroz-zo: Ignazio Andreucci detto lo Scialbato, Francesco Bocci e Domenico Grisaldi Del Taia. L’elenco dei nomi degli Arcirozzi è riportato da Ettore Pellegrini (a cura di), Cinque secoli all’ombra della sughera, op. cit., pag. 63.
49 Biccherna (probabilmente da blacherna) sembra un nome originario dell’Oriente; per alcuni esso sa-rebbe stato recato a Siena dai milites che avevano preso parte alle crociate, ma, più verosimilmente, furono i mercanti senesi, i quali, entrati in contatto, nel corso del XII secolo, con l’ambiente economico e con la cultura dell’Impero romano d’Oriente trascinarono quella denominazione nella propria città di origine.
A Costantinopoli, infatti, si trovava il “palazzo
imperiale delle Blacherne” dove aveva sede la dogana e vi si custodiva anche il tesoro dell’imperatore. Con significato analogo in Siena fu chiamata “blacherna” la sede di una pubblica autorità come appare in un atto del 1193 ove si ricorda la “blacherna senensium consulum”. Successivamente il vocabolo, trasformato in Biccherna, venne usato per designare appunto l’uf-ficio che gestiva la finanza del Comune senese.
Le tavolette dipinte della Biccherna, conosciute anche semplicemente come “biccherne” dalla denominazione dell’ufficio per il quale venivano dipinte, oppure de-nominate, con ancora maggiore semplicità, tavolette, erano delle copertine rigide, perché in legno, dei regi-stri contabili tenuti in quel medesimo ufficio.
Fu, infatti, proprio per sopperire alla anonimicità ed alla ripetitività di quei libri che, almeno a Siena, si affermò l’uso, a partire dal 1257 e fino alla metà del XV secolo, di far dipingere le tavolette di legno che tenevano legate e congiunte le pagine del libro con-tabile, assumendo, pertanto, la dimensione del libro stesso.
L’ufficio della Biccherna era deputato inizialmen-te a riscuoinizialmen-tere sia le imposinizialmen-te diretinizialmen-te che quelle indiret-te. Per evitare qualunque confusione gestionale e per acquisire informazioni selezionate, l’attività relativa all’imposizione indiretta, ovvero alla riscossione delle gabelle, costituiva una sezione operativa a sé stante, seguita e documentata con specifici libri contabili. Fu così che quando l’esercizio di riscossione delle gabel-le raggiunse volumi decisamente significativi e livelli di complessità di notevole rilevanza rispetto all’im-posizione diretta, fu deciso di esternalizzare quella specifica attività e di costituire, attorno ai primi de-cenni del XIII secolo, un nuovo ufficio denominato appunto della Gabella generale e dei contratti i cui libri contabili furono anch’essi rilegati da tavolette di legno dipinte, ugualmente belle e culturalmente importanti
to in Accademia, e riportato nei documenti contabili e non, cioè l’esserne il Camarlin-go, inizia frequentemente con la K e non con la C, come, del resto, era prassi scrittu-rale frequentemente seguita, mentre l’altra annotazione riguarda il suo soprannome,
il Crogio, che doveva sicuramente riferirsi al
suo aspetto fisico o ad una sua caratteristica comportamentale.
Se osserviamo le tavolette di Biccherna o quelle di Gabella, in effetti, troviamo più volte la denominazione di Kamarlengho at-tribuita a colui, monaco o laico, che
assu-meva quella funzione49. Già nella tavoletta
di Gabella del luglio-dicembre 1334, raffi-gurante la Natività di Gesù con don Giglio, monaco di S. Galgano, è riportata la sua qualifica di Kamarlengho, così come nella tavoletta di Biccherna del luglio-dicembre Sembra interessante far notare al lettore
che anche nel periodo analizzato si usano indifferentemente, come oggi, le parole “giuoco” e “gioco”. Nei tre Ristretti
dell’Am-ministrazione redatti dai Revisori con
riferi-mento primo Maggio 1772 – a tutto il mese di
Aprile 1773 fino a quello relativo all’annata p° Mag° 1774 a tutto il Mese d’Aprile 1775 essi,
infatti, scrivono di Gioco delle Carte e Gioco
del Biliardo, mentre prima e dopo quelle
date l’uso continuo è della parola Giuoco.
4.1.2.- ...e quella del Kamarlingo Crescenzio Vaselli, detto “il Crogio”, dal 1° Maggio 1787 al 18 Ottobre 180048
Su Crescenzio Vaselli si possono fare im-mediatamente due annotazioni, una si rife-risce al fatto che il titolo del suo ruolo
assun-72
come quelle della Biccherna. Sull’argomento si veda, ampiamente, di Giuseppe Catturi, Arte figurativa e arte
contabile – le tavolette di Biccherna del Comune di Siena (XIII – XVII secolo), sulla Rivista “De Computis”, n.
19, Diciembre 2013.
50 Sembra proprio che la sostituzione della C con la “K” nella parola Camarlingo fosse di uso frequente, soprattutto nelle abbreviazioni della parola. Una tale soluzione, ad esempio, si riscontra nella nota effettua-ta dai Revisori relativa alla destinazione dell’avanzo finanziario da essi rilevato al termine del periodo am-ministrativo, dal dì Primo Maggio 1770 = a tutto Aprile
1771, allorché redigono il Dettaglio dell’Amministra-zione e “K°” (spesso anche Kgo o Camgo) era, come
sappiamo, lo Splendido. Anche nelle diciture di diverse tavolette di Biccherna troviamo la parola Camarlingo abbreviata semplicemente con “K°”.
51 La descrizione del carattere comportamentale del Vaselli è solo una nostra supposizione non suffra-gata da informazioni certe e rigorose.
52 I periodi di competenza dei Rendiconti redatti dai Revisori nel periodo di reggenza amministrativa dell’Accademia da parte del Vaselli, infatti, risultano i seguenti:
1° aprile 1787 a tutto aprile 1788;
1° maggio 1788 a tutto aprile 1789; 1° maggio 1789 a tutto giugno 1790; 1° luglio 1790 a tutto ottobre 1791; dal 10 ottobre 1791 al 30 aprile 1793; 1° maggio 1793 a tutto dicembre 1794; 1° gennaio 1795 all’11 maggio 1797;
redazione del saldo contabile il 19 ottobre 1800, come si evidenzia nell’immagine che segue:
Non conosciamo le motivazioni di una tale situa-zione; dipendeva veramente dal carattere del Camar-lingo? Oppure dalla lentezza della Sedia nel nominare i Revisori? O da una loro lentezza nel redigere i docu-menti contabili di sintesi? O da circostanze ambien-tali che hanno impedito la regolare cadenza annuale degli esercizi?
della responsabilità amministrativa dell’Ac-cademia da parte del Crogio, i Revisori pen-sano di scrollarsi di dosso il “peso” dei pre-decessori e cambiano la denominazione del Rendiconto annuale da Ristretto
dell’Ammini-strazione in Dimodell’Ammini-strazione dello Stato Economi-co dell’Accademia.
Dobbiamo riconoscere che la modifica della denominazione del documento conta-bile di sintesi da Ristretto
dell’Amministrazio-ne a Dimostraziodell’Amministrazio-ne dello Stato...dell’Accademia
appare sicuramente opportuna ed efficace. In effetti, il documento intende giustifica-re lo “stato” amministrativo dell’Accademia riscontrata al termine del periodo di tempo preso in considerazione, uno o due anni.
Ciò che non risulta corretto o comunque non coerente con gli accadimenti registrati nel libro contabile è la qualifica di economico attribuito allo Stato dell’Accademia che si inten-de dimostrare con il documento meinten-desimo.
Gli eventi di cui il documento riporta i sintetici montanti, infatti, hanno natura fi-nanziaria, cioè riguardano le entrate riscosse e le uscite pagate, e non natura economica, ovvero non si riferiscono a costi sostenuti ed a ricavi conseguiti.
La gravità di quello che possiamo consi-derare un errore, tuttavia, risulta attenuata 1339, la qualifica di fra’ Chimento dei Servi
di Maria, è ancora quella di Kamarlengho e così in molte altre tavolette50.
D’altra parte, per giustificare il suo so-prannome, il Vaselli potrebbe essere stato una persona alla ricerca delle comodità e delle piacevolezze della vita che doveva
essere vissuta con un andamento “lento”51.
All’inizio del mandato, infatti, egli segue puntualmente la tempistica del suo prede-cessore nel permettere ai Revisori di redigere annualmente quello che ancora denomina-no Ristretto dell’Amministrazione dell’Acca-demia, con competenza temporale dal 1°
aprile 1787 a tutto aprile 1788 e dal 1° maggio 1788 ad Aprile 1789, ma subito dopo non
si rispettano più le scadenze “canoniche” e l’esercizio chiude a fine giugno, oppure ad ottobre, accorpando più anni, mentre dal maggio del 1797 fino al 18 ottobre del 1800 il registro dei movimenti finanziari riporta solo scritture analitiche dei fatti amministra-tivi ed un’unica determinazione del saldo contabile effettuata il 19 ottobre del 1800,
giorno di conclusione del suo mandato52.
Sui fatti che abbiamo succintamente de-scritto occorre effettuare qualche considera-zione aggiuntiva.
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Ristretto al tempo del Crogio attiene alle
ope-razioni finanziarie che iniziano il 1° maggio di quell’anno. Insomma, la data di inizio del periodo amministrativo di competenza del
Ristretto vaselliano non è il 1° aprile, ma il 1°
maggio del 1787.
Al di là delle puntualizzazioni tempora-li appena evidenziate, sembra interessante notare che con il Crogio nella funzione di Camarlingo, i Revisori, mentre elencano dettagliatamente le singole Entrate ed Usci-te secondo la loro natura, non riUsci-tengono più opportuno raggrupparle per attività esercita-ta, come, invece, al tempo dello Splendido annotavano diligentemente. Le due parti della Dimostrazione, infatti, vengono deno-minate Entrata in Generale e Uscita in Generale ad indicare, verosimilmente, che intendono esporre lo Stato dell’Amministrazione nella sua portata complessiva:
dal fatto che i due aspetti coincidono nel maggior numero dei fatti amministrativi ri-feribili all’Accademia, anche se opposti nelle loro dinamiche, e, d’altra parte, anche nella teoria contabile allora diffusa non era per-cepita puntualmente la differenza fra i due aspetti della gestione, quello finanziario e l’altro economico.
Un errore, o meglio, una disattenzione che crediamo debba essere imputata ai Re-visori si riferisce all’indicazione dell’inizio del periodo amministrativo di competenza del primo Ristretto che essi redigono sotto la responsabilità amministrativa del Crogio. Quel documento di sintesi contabile ripor-ta, infatti, come inizio del periodo di com-petenza, il 1° aprile 1787 con un evidente disallineamento temporale rispetto alla real-tà dei fatti, poiché l’ultimo Ristretto, con lo
Splendido nel ruolo di Camarlingo, si
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53 In effetti, al tempo dello Splendido, per motiva-zioni a noi sconosciute, fu redatto un Ristretto
dell’Am-ministrazione … d’anni quattro e mesi dieci dal prmo Maggio 1780 a tutto Marzo 1785. Quel lungo periodo
richiese ai Revisori, Guido Biadajoli e Ignazio Faini, di distinguere le varie voci di Entrata e di Uscita non solo per attività, ma anche per anno. Il sintetico
Resul-tato finanziario di un così lungo periodo fu un
disa-vanzo di 25 lire, 13 soldi e 8 denari che potrà detto Sig.
Franchi Camgo porre a Sua Nuova Uscita.
Successivamente, i Revisori, Antonio Vannoni e Aurelio Martelli, redigono un Ristretto
dell’Amministra-zione per il periodo dal Prmo Aprile 1785, a tutto Aprile 1787.
in cui lo Splendido aveva tenuto
l’ammini-strazione dell’Accademia53. La motivazione
di una tale “dimenticanza”, tuttavia, potreb-be dipendere dal fatto che, come abbiamo già evidenziato, nel 1798 Siena fu interessata da un violento terremoto che provocò dan-ni sigdan-nificativi al patrimodan-nio edilizio della città, anche se non si rammentano perdite di vite umane. Le “ferite” di quell’evento furo-no rimarginate solo col tempo e nel durante i pensieri delle persone furono sicuramente di tutt’altra natura che non quelli, comun-que rinviabili, della redazione dei Rendi-conti dell’Accademia.
Altra annotazione di rilievo attiene al fatto che dalla Dimostrazione dello Stato
Eco-nomico redatta dai Revisori il 9 Agosto 1790,
la sintesi del risultato finanziario non è più evidenziata nel prospetto denominato
Resul-tato, ma Rimazione, nel senso ovvio di
“rima-nenza”, e tale denominazione viene adottata anche nelle successive Dimostrazioni:
La constatazione che sembra di partico-lare rilievo è il fatto che per ben tre anni, dal maggio 1797 all’ottobre 1800, non vengono nominati i Revisori per compilare le
Dimo-strazioni annuali, ed il Camarlingo continua
ad effettuare, senza interruzione, le scritture dei movimenti finanziari relativi alle riscos-sioni ed ai pagamenti.
Come abbiamo già evidenziato, è solo il 19 ottobre del 1800 il giorno in cui viene determinato il saldo contabile di quei movi-menti, evidenziando un avanzo finanziario di 88 lire ed annotando, specificatamente, che tale risultato è stato opportunamente sottoposto al controllo ed alla approvazione dei Revisori, i quali, tuttavia, si dispensano dal redigerne il Rendiconto.
Il fatto di non aver compilato i Rendi-conti finanziari per i tre anni terminali del secolo non è di per sé un fatto eccezionale, poiché una tale situazione si era verificata al-tre volte, in particolare nell’ultimo periodo
In particolare, quella relativa al periodo successivo, che si estende dal primo Luglio
1790, all’otto Ottobre 1791, redatta dai
Re-visori Antonio Mocenni e Silvestro Pallini richiede degli opportuni Schiarimenti che ri-sultano essere delle vere e proprie “rettifiche contabili”. In effetti, il corretto ammontare dell’Entrata in Generale di 6.542 lire, 4 soldi e 4 denari come quello dell’Uscita in Generale
di 6.755 lire e 12 soldi risultano conseguenti a delle rettifiche chiaramente descritte negli
Schiarimenti che conducono a rilevare un
disavanzo finanziario, cioè una definitiva posizione debitoria dell’Accademia nei con-fronti del proprio Camarlingo, di 213 lire, 7 soldi e 8 denari.
Quegli Schiarimenti prendono come ini-ziale riferimento i totali delle Entrate e delle