Non*già»tilda maneggiarloognuno
j
Perché ehiDonadopra gran dettraua D'aomelarancio farà spettoun prono.
SimeoniC Sì
AlSig.GaetanoCavalli Novarino
.
0
mio Gaetan,che Diovibenedica,E
vifaccia maggiordiquanti furo Uomini saggi nell'etadeantica:Se voi sapesteil casoacerbo edoro L'altr'jerdi buonmattino chem'avvenne Voi vidaresteper larabbiaal
maro
.Àveatempratealmen cinqne osei penne:
D'inchiostroneroempiuto il calamajo Fattodi carta provvisionsolenne;
E
m' avea datoin predaapiùd'un pajo Di que' pensier,chesan di poesia,Perfareinvostra lodeun librogajo:
Chiamaicon 1'altre Suorein compagnia, Che m'accordassel'apollinea cetera,
Sulcavai Pegaseola musa mia:
Scritto aveagià questoprincipio:
A
1'etera,Superba Dea,con glioricalchituoi
Manda
diGaetanoipregi:etcetera..36
E
con liscieparoleavea dappoiDettoaltecose; infinoi'v'avea messo
IlfaretratoOronte,eiLidiEoi.
Io vipingeva onordelbel Permesso,
Anzi lagloria de lalingua etrusca:
E
diceaquel chenon sodireadesso.Tuttelevoci v'eran dellacrusca,
E
tantoaffaticai sutal pensiero,Cheporto ancorla facciaumidae fosca Quandocon voltominacciosoe fiero
VidiapparirVoricrinito Dio,
Che sìmidisseintuon superbo ealtero Mostrantiquesto foglio.
-
equal desioCieco ti spingea dispiegarlelodi Di chiinvolossi aidenti deI'oblio ? Io stessoancor nonhotrovato i modi
Degnia innalzarspirto sìvivo e chiaro:
E
tugliaccenti temerario snodi?Guarda istrutti dalui quanti cantaro QuidelAdige
ameno
insu leriveE nome
almondo
hansìgradito ecaro.E
guardame
chein sue leggiadreevive Cartequeiraltecose apprendo ornaiChe
nè Platonfilosofando scrive;E
tucornacchia bestemmiarvorrai Diquesto alunnole mirabilgesteE
tantalucenon t'abbagliai rai P Si stracciquestofoglio, esicalpesteE
siaognipezzosotterrato echiuso In un bordel traillezzoetra lapeste;E
se porrai più latuacetrainusoE
cercheraicosipor beccoinmolle Ti schiaccitricome focacciail muso.Malmenarsì tuttiimieiversi Eivolle; Poi se ne uscìdallamia stanza ratto Borbottando qual pentola chebolle.
Intal guisarestai dasensi astratto,
Che
mi parevanon aver cervelloO
seraveva, nonP
avevaaffatto.Perdutoholenzaaccorgermiil cappello
E
la massaja eh' erasulla porta Gridòcome una pazza;vello» vello.Da
indi in poi portolafacciasmorta;Sì il cord'affannoe di dolorehopunto.
Che
la miavita apiù potera'accorta.Ecco aohetristo termine son giunto Perfarein vostra laude un' operetta,
E
dir di voi quelche credevaappunto.Se fossestataalmeno unasaetta,
Che
m'avesse colpito su latestaChiusoavrei gliocchie sarei mortoinfretta•
Or
sepietà del casomiosidesiaIn voi, chesieteunomicciuoldabbene, Toglietemi da penasìmolesta,
Pregate Apollo chemi diadel bene
Cou
quelprincipioe finecheio vorreiE
lasua rabbia eilsuo furore affrene,.Se qualche versoinvostra lodeiofei,
Secaddi inquestofiero precipizio,
Baderòin avvenireafatti miei. Intanto,Amico,fattemiil servizioj
Quel pajodi Galline Faraone SpediteljchèiofaronneunSacrifizio.
AlloStesso
.
Dal
sonno appena appena erami desto»Quandoquel buonvillano, Amico mio,
Venne co'Galli Egizj inun belcesto.
Mi
parve divederDomineddio! GittaiperterraquasiYorinale,
Nè
sapeva dalgusto,senTer'io.Me
gliposi disoprailcapezzaleE
sigli accarezzai, eh'ebbi timore Difarqualche peccato sensuale;Stettiin lettoqueldìpiùdi quattr'ore,
E
dolci attisoavie senza fine Vi fei, perchèmi davanneV umore.
38
ParoleEbree,Caldee,Greche,e Latine Usoivao schiamazzandointuon canoro
Da
quellebocche vaghe e pellegrine.Dati ad
uom
nongliavrei perun tesoro:Erail lorcanto or tardo orprestoappunto Simile aquelde'iCappucciniin coro
.
Facea aogui passoammirativoun punto.
Gli teneacari comel'occhioil cieco;
E
finme
gliingozzavadi pan unto.Tutto ildì, tutte l'oreioeraseco Sotto, sopra,incantina,alfocolajo»
E
fiuo alcessolivoleva meco.
Ma
silascinoi Gallior nelpollajo:E
diciamdell'amore che viporto Cosi d'agostocome ili geunajo.
Quandoquel vostro fogliomifu porto RingraziaiilCiel di si buona veutura
E
caddi perletizia quasi morto.Indi apersicontento lascrittura, Lalessi,larilessi,la baciai,
E
dissispesso:oh cara creatura1To
qua chevocil tòchedettigailDeh,
sentichosentenze daToscano»E
piùvoltedacaporitornai.E
dissi benedettasia lamano,La penna,il foglio,il calamar,l'inchiostro
E
quel cervel,che iusinoad oraèsano.
Un
sielegantestileè tuttovostro,
Vi nacquein capodapicoio piccino
,
Ed
or served*esempio alsecolnostro.
Qui civorrebbe ingegno spiccardino:
PerBaccosietein verounagran testa, Dolce .cortese,aflabile,e divino.
Nessun sinistrovisconciao molesta,
V
ho sempreconosciuto di proposito Cosiin didi lavor,come
difesta.La
vostralingua incore hàilsuo deposito; Quasiunaltrome
stesso iovi direi, Se non temessidirqualche sproposito«Le
ciottecosevostrei'mistarei,
Solperudirle,apaneed acquaun'anno
E
ciò tutto giurarviancopotrei.
Se Donavessi ilfìstoloeilmalanno,
E
un certo vizio dipoltroneria Vorreilodarvi,cometanti fanno.
Ma
questo affaticarla fantasiaE
darleconla sferzaeconlo sproneE
pesod*altramente chelamia.Vi mancasolo unpo' di discrezione:
Quel comprar librie nonglifar vedere Soncose a dirla schiettapocobuone.
Voidovevateasennomiotacere:
E
nonfarmid'invidia una minaccia»Checosaella nonèdacavaliere
.
Vossignoriatropp' alto selaallaccia:
E
unardir pazzo stuzzicare altrui,
Che
pan vipuote render per focaccia.
SeallaCittàd'Antenorenonfui,
Sealmard'Adrianongiunsi,ebbi inpaese Sorte efortunaalparagondiVui
.
Ma
qui nonvo'per lettere contese:Non
posso nonseguir F usanzamia D'essercon tutti affabileecortese.Come
il proverbiodice:oralaVia Mettetetralegambe,eal paralello Poscia vedrem,tra di noi due, qualsiaChepiùusasse in torlibriarte, ecervello.
Allo Stesso.
Voleva
coltacerfarviun'ingiuria;Ma
cangiando parere,infretta in fretta, Mosso da onesta epudicalussuria,Una
lettera,amico,purae schietta Ischiccherareio voglio cosi acaso.Come
la pennaediloervelmi detta; Perdarvi cognizion d'ognimiocaso:In altro tempo adempiròal dovere,
Sequestavoltanon hocolmoilvaio
40
Fò
inprimisetanteomniaaVoi sapereChe
soa giunto incampagna(i)allegro esanoE
sìdi buona voglia eh' è unpiacere.
Nelbere e nel mangiare ho del villano
,
L'aria m'ha sì allargate le budella,
Che
non ho più figura da cristiano.Ogni vivanda è saporita e bella, Sia cascio, sien ricotte, ova, castrato,
Fegato di capretti o di vitella. l'mangio sì, che s*un mi fosse a lato
,
Quando
stonimi a la mensa, io credo certoChe
mi terria per pazzo o ispiritato.Tuttocolcorpoe l'animain sconcerto
Or
grido a polli,oraal servo, oraal cane, Tenendoil piattocon leman
coperto, Quasifossero tuttiArpievillane,Che
colbecco e col griffa disonesto Involar mi volesser fino il pane.Veroè, chemiaffaticodi far presto Bocchefacendo aguisa d*
uom
che ponta,
Se il corpo a far 1'ufficio non ha sesto
.
Ma
lamia fame è così nota, e conta In questa valle, che mi accenna a dito Fino il piovano, e stupefatto il conta.Non
dico poi s'ho di cacar prurito:Due
volteilgiornohohimano
lebrachesseE
pria di tor la penna vi son ito.Se vostra Signoria qui mi vedesse Credo che leccherebbesi le dita, S' altro per meraviglia non facesse
.
Iufatti quisi fadolcelavita:
Mena
laForosettaallegri balli,Ed
ilsuo amantea far Iostessoinvita.Sciolti saltarsi veggonoicavalli, Fareale pugnai villanmaledetti,
E
guerreggiare armati asproniigalli.Godo
cent'altri amabilidiletti;Verbigrazia,sepiovecolbadile
Nè
1'ortoiofode'nuovi ruscelletti,
»^
...,,,,, —, —- .—
i^—^
—
li;LjNobileFamigliaRotaMorandopo&tiedo unaaneniMimaVilla .Canal,prewolaCbiuta,dellaquale qui pari*ilPoeta
,
Vòipassericercando sulfenile, Focolezione sul*orlod*unfosso:
Giuoco talora acorrernelcortile.
Salgo sovente aun'asinelio addosso,
II suini
amo
peril pesce invesco,Ma
questi sonpiaceridauom
grosso.Con
le altrui donnevolentieriio tresco; Spesso m'assido sùVerbosa sponda Del fiume,econ lor parlo,egodoilfresco.•Rapido veggo navigar per 1*onda Qualche barclietto pien di forestieri,
Che
meri veloce va sasso da fionda,Tal ora a libri volgo anchei pensieri,
E
leggo per lo più I*opra di Dante,
Ov'egli va tra Cherubiui neri:
Qualche suoverso incido ne le piante
E
poi l'adorno con erbetta o fiore,E
vi fo sopra delle note tante.
Sfogo così il poetico furore:
Se voi faceste questa vita meco,
Vi crescerebbe più d'un palmo ilcore:
E
te tanto il Pompei non fono cieco Con voi verrebbe in queste ombrose riveA
far tragedie al latin uso, e al greco.Quisi vedrebber femine festive Superbi alzar trofei, sparger di fiori
Le strade ovunque una tal coppia arrivo»
Io nuovi inventerei plausi ed onori,
Preparerei il'incontri e i trattamenti
Con
dispendio profuso e dentro e fuori,
Andrebbero sù e giù cuochi e serventi:
Chi con piatti francesi, e chi con ceste
A
far con simelria gli apprestamenti.
Tutti i villan per ville e per foreste Spargerebbe!* delizie, e laberretta Ternano io
man
come persone oneste.Deb!
venite ambi a la magion diletta, De* miei giorni felici albergo antico,Delprimo vivermiogiàstanzaeletta.
Quitroverete ioquesto luópo aprico Fidi silenzi, cristallinefonti
E
piùche inaltraparteil cieloamico;Qui gliattiriascolterete, i sassi ei monti Far eco al suon d*armoniosa lira,
E
in tronche voci a voi risponder prontij Quidove1'albailcrii» »'adornae spiraAurapiù fresca,eladiurna luce Detta ogni augello,che 6?amorcospira; Quidove fuorde* moliti il sol più luce,
E
tuttointento al rapido viaggio Gli anelantidestrieri alcarroadduoe\ Qui albel seren del luminosoraggio,Dove più vago il tremulo smeraldo Spiegano de le frondi il pino eil faggio; Quiin
somma
dove1'usignuol piùbaldoRaddoppia l'armonia di ramo inramo, lfamorversoambidue fatto più caldo
Con
alta voceafesteggiar vichiamo.Ad
AlviseMocenigo.Jl Diavol,chemi tennein tantiguai In
somma
de lesomme
ebbe quel fine, Ch'io non credettieh' arrivassemai.S'io fossistato ignudosule spine, Signor miocaro,nonavreisofferto Dogliecosì bestialie peregrine.
Orache sono uscito aCicloaperto Da nuovaforza incognitasospinto,
Fo un capitolo in lodealvostro merlo•
Senonè dato aognunl'ireaCorinto,
Verbigraiiacoi pieneglistivali,
Non
si nega vederloalmen dipinto.Vo
dir:se nonposs'io delCaporali Oppnr delBerni pareggiarlo ingegno» Diròalmencose veree naturali.Voi, chegiàsiete ungentil'
uom
sidegno Argomentando 1'animo elamente Del donator,non1'arereteasdegno.Digitizedby
\
\.
Pai primodi,clie vi mirai presente
1*in'ebbidaldilettoa isbattezzare, Sìdi'abbagliava
Amor
soavemente.Quando v'bo uditoposcia a improvvisare Gridai:Misericordia!èApollo istesao Venutouelcastello(i) adabitare.
Tantointellettoad
uom
non ò concesso;Venerate faltissimocampione,
Genti, che avetecampi in sulPermesso
.
ELVi diVoi per fama opeuione,
Cì.cfosteunbeli'ingegno spiccardiuo:
Ma
il sapervostroavanzala ragione. Stettiin udirvi cheto a oapo chinoChe miparevan proprioi vostriversi D'
uomo
nongià,ma
d'agnolo divino«Eransìbei, sìdidolcezza aspersi,
Che
men
dolce fiail meid'Ibla,ed'Inietto,£
pel contentoambe
lelabbraapersi.Dallefenestre,e quasianchedal tetto Balzavan gliabitanti del Pegaso Per udireun capitolo,o un sonetto.
Anzi era ognun diloro persuaso Chefoste de*Poetiil Generale, L'archimandritta vero di Parnaso.
Se sapessidirben comedir male, Vorrei fareun processoinvostro onore,
Che s'io tacessiavrei dell*animale.
Ma
suonano alapiazza letre ore: Il sonnofa cambiarmiilbucospesso,E
cavamilapenna diman
foore.Didentro alpolverio piùvolte bomesso i
La pennaincambioporlanell'inchiostro:
Peròfofine, e se mi vien permesso,
Servitormidichiaroe tuttovostro. (a) ;
\
(i) CastellodiS.t'elica.
(a)Etiiteun Capitelobob«saballoadelevata dali
iariapoita.
i
!
44
A
Nicola Casati« .Stranopeniicr,Casati,evati desio Iticapo vi siè litioche volete Intenderdov'iosonoecheface'io:
Questo èbensegnochebuon tempoavete, J2 un tranquill' ozio,che da tuttii rei Pensier,che affligonine,liberosiete.
Se purtanto d'udirgiiacerbi miei Casibramate, sepiacer vi faccio, (Cheinmaggiorcosa farvelo vorrei) In questo mardi triboli ed'impaccio
Priacheadopriatemeco arma obastone Entrodibotto,e lamiaMusaabbraccio• 1'mistoin casa efoconversazione
Contuttiglianimai ebealmondosono, Poiché Vhantolta mecoessiapigione.
Quandoperbizzarialacetra iosuono Emulianch'essigridanoalorvoglia
,
E
fan rumore comeinGel
fail tuono.Sefiachealcantola mia voce ioscioglia, Armoniapiùdolcissimanons'ode
Ilmeseallorche ogni asinos'ammoglia.
S'io scrivobo piùd'unsoree,chemirode Lacarta,il calamar,lapenna,e poi Striscian d' inchiostroilibricolle code•
Ne
riache contro lorponto m' annoi,Che1'unoePaltromettonsi inbattaglia,
E
fannoilviso degliantichi eroi.Saigon,•'iovoadormir,perlainnraglia Con unostuol digrilli,e dizanzale Certi vespa],eh'han nido nella paglia:
E
tutta notte ognibestiam'assaleCon
tantimorsi,chenarrarli appena Potriaun dottofilosofomorale;Onde
il mattin,quand'io midesto,hopiena Dilividure lamiavita,comeLadronchefu dannato alacatena•
Da
sìaltoaffannocolleforzedome
Escodelletto, e pongomialiospecchio Per ordinarlerabbuffate chiome:E
mentreche allavoromiapparecchio La servaanticapiùdellaCarneaCon
milleciancioassordami V orecchio:E
se iorispondo alatua lingua rea,Meco
s'avventacome
incontro Achille Fenel campotrojan Pentasilea.Ma
quel eh'è peggio ha dueinsolenti ancille Simili agli atti,a leparole, alviso Che pajon proprioduepuliia sentille.Queste semprem'inlronan cTimproviso Co'saltilorcollorgracchiarlatesta,
Che m' handacapoa piè tuttoconquiso
Ma
quel,che piùd'ogni altromimolesta,E
nncertomio vicin fatto allagreca,Checon perpetuo tuono mitempesta.
Batte co'pièlazolfa, eilviolin seca,
E
fa tal mormorio,che suon di tromba Noja minoreairaltruicapo arreca.Oh
quantevolte in un'oscuratomba Rinchiusoi'misareiperfuggir,lasso!Sìcrudo suon cheincapomi rimbomba Disperato convittiche passo passo
Escadi casa audirlenuovealtrui;
E
di questoe diquelpiglimi spasso.Ma
il padremioeh'è vecchio,esordo,acui Spessom'accoppio apassi tardi e lentiMi
astringesemprea ragionaroonlui.E
perquantod'alzarmiavoce tenti,O
a tuttoparlaonon risponde, omove
Perlepubbliche vierisoalegenti.Casati,in
somma
it piùinfelicealtrove Occhio mortainonfiache vegga:tanto Son mievicendeinusitateenove. Ilvecchio padre,che hadidottoilvanto,Dopo
un brieve passeggioalfin sifermaDa
Giacopolibrajoe posaalquanto.Assiso sta sovrauna tediainferma
Ed
or quelletteratoor questo morde,E
l'è taluncheidettisuoiconferma.Evvi un Guasparchefale gentisorde,
E
sevede medaglie, chesien buone»Ei lerapiscecon lemaniingorde.
Ecci uncertobuonvecchio cicalone
Con
gli astrusivocaboli,cheLimio Meravigliarlesemplici persone.Certi altripoi, cheincircolosistanno, Ridono spessoinsiem di quel poeta Che tanto
move
co'suoi versi ailauno;Farlodiquel,chespeseoroe moneta Periarcheigiornalistiedaltri molti Del suo infame lavoroavesser pietà.
Talunragiona poi divaghivolti
Deimodide ledonne, e quai sonbelle
E
quaisienbrutte,comelangli stolli.Proferisceciascun cherarequelle Sonojchedicerusacon liditi Spessonon6Ìstropiccinolapelle:
E
con sìfattechiacchere einfiniti Detti ciascun eimove asuo piacere,Ove
inquell'orapiùil desio l'inviti.Chi va dallasua dama, echi vaabere:
Siodono mille addio:viraccomando:
Baciole mani:emille buonesere.
Più sohiusii rai tener nonposso,quando Col padremioalamiacasaio torno
, Irai,chelentoilsonno va abbassando.
io «tonimi in letto, finchériedeilgiorno:
Poim'alzo ratto,evestomi ilgiubbone
E
allamia cura,oailibrimieiritorno.Or
dallerozze rimeepocobuone Intesiavete tuttiifatti miei:Peròfofin convostrapermissione ; Sepiùlietofoss'io,piùcanterei .
A
tutti(T awiso perpetuo.S
io fosonetti,odaltrecosetali Chi unacosa,e chi1'altrariprende;OgniPoeta sooncacca leggende;
Lasentenza ne dà pròtribunali.
Diconoil lorparerfinglispeziali,
£
più vuolcicalar, chimeno
intende:Movon
quistioni orribili, tremendeDa
farperderla forzaaiserviziali.
Stampato houn Canzoniero,enon sapea, Oheil comporrealdì cToggicosebuone Glièpropriodareaporci latreggea
.
Pria di vederloognun dàopenìone.,
E
sivuole allacciarelagiornea,
Chipiùoltrenonsadel pecorone.
AlSig.Lodovico
N. N.
Lodovico
gentil,sotto le cigliaUn
nasohai tuda Imperatorromano;A
chi lo vede, oachi Ioprendeiu mano, Glisi rompeli bracchier per maraviglia.È
curvo,e a beccodifalconsimiglia:£
soffia,e fischia inmodo
così strano,Che
ilGel
ne guardi ognifedelcristiano,E
lo tenga lontan duecentomiglia.Liscioè
come
un cristallodi Boemia;Ha
duenarici,che solocol fiuto Potriantuttaassorbire una vindemmia.11bel sessolo vide,egliè piacciuto:
Ed
oguor tiproverbia,e ti bestemmia,
Perchè no*1 faivestiredi velluto:
In
somma
egliètenuto Fraimiracoli veri di natura,E
l'immortalitàn'ha preso cura.Cotesta tua figura L' ha giàscolpitann dottostatuario Per porladel Mafleinel Lapidario.
4«
Un
Ltpre cacciatoda' Poeti»Spinto m'avetea correre,o«ignori,
Per timordi vostr'armeal campointorno.
E
chifuggito non sariaquel giorno,Se dietro aveapoeticacciatori?
Pur sedal volto argomentavaicuori,
Pur sedal volto argomentavaicuori,