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Il salice giallo

4. Commento traduttologico

4.1 Analisi traduttiva

4.1.2 Dominante e sottodominant

Per decidere quale strategia traduttiva adottare, il traduttore necessita innanzitutto di individuare la dominante del testo preso in analisi. Non è facile dare una definizione di tale concetto, ideato per la prima volta da Roman Jakobson:

La dominante può essere definita come la componente sulla quale si focalizza l’opera d’arte: governa, determina e trasforma le varie componenti. È la dominante a garantire l’integrità della struttura.58

In sostanza, si tratta della caratteristica testuale più importante, che garantisce unità e integrità; è strettamente soggettiva, in quanto determina gli aspetti che il traduttore sceglie di trasporre nel testo di arrivo e quali tralasciare: ogni traduttore può quindi individuare una dominante diversa a seconda della propria interpretazione del testo, e della propria cultura e società. La dominante del prototesto

57 op. cit., p. 47.

non sempre coincide con quella del metatesto: ciò che magari per l’autore era importante, potrebbe non esserlo più per il traduttore che, proveniente da una cultura diversa, decide di non dargli la stessa rilevanza. Questo aspetto, però, non deve essere visto come un cambiamento totale del testo: come cita Umberto Eco rifacendosi a Jakobson (1935)

Potremmo dire che il traduttore deve scommettere su quale sia la dominante di un testo. Se non fosse che la nozione di ‘dominante’, rivista ora a distanza di tempo, è più vaga di quel che sembri: talora la dominante è una tecnica (per esempio, metro verso rima), talora è un’arte che rappresenta in una certa epoca il modello di tutte le altre (le arti visive nel Rinascimento), talora la funzione principale (estetica, emotiva o altro) di un testo. Quindi non ritengo possa essere concetto risolutivo per il problema della traduzione, quanto piuttosto un suggerimento: cerca quale sia per te la dominante di questo testo, e su quella punta le tue scelte e le tue esclusioni.59

Oltre alla dominante, nel testo sempre presenti delle sottodominanti che riguardano quegli elementi che non possono essere tralasciati nella traduzione, ma che il traduttore considera di livello inferiore rispetto alla dominante.

Per quanto riguarda il testo preso in analisi, ho individuato una dominante nella critica sociale. Come più volte ribadito nel corso dell’elaborato, lo scopo dell’autrice è, infatti, quello di criticare diversi aspetti della società cinese contemporanea, illustrando attraverso i suoi personaggi le difficoltà che devono affrontare quotidianamente le donne e le classi più deboli della società. Se, infatti, a primo impatto siamo di fronte alla storia di una ragazza che si sottopone a un’operazione (primo racconto) e un’altra con una particolare vita familiare e lavorativa (secondo racconto), attraverso una lettura più profonda non possiamo non evidenziare la dura critica che Sheng Keyi vuole esprimere rispetto alla società cinese, specialmente nei confronti della situazione femminile attuale. Attraverso le vicissitudini delle due eroine, infatti, lo scopo dell’autrice è quello di far capire al lettore come una donna sia costretta a fare scelte estreme, o comunque non volute, pur di conformarsi alla società, talvolta rinunciando addirittura alla propria felicità o ai propri istinti.

Essendo il testo tradotto di natura narrativa, ho individuato una sottodominante espressiva: lo scopo dell’autrice è infatti quello di esprimere i propri sentimenti e la propria visione personale attraverso le azioni dei suoi personaggi; entrambi i racconti sono per l’appunto incentrati maggiormente sulle sensazioni fisiche e sensoriali delle due protagoniste e sui loro più intimi pensieri. In questo modo, il lettore si trova particolarmente coinvolto e riesce facilmente a identificarsi con le loro paure e i loro sentimenti, provando una sorta di empatia nei confronti di tali personaggi. Talvolta

le riflessioni dei personaggi sembrano rivolte direttamente al lettore, come si trattasse di una sorta di “confessione” o una presa di coscienza dei loro difetti e delle loro paure. Il lettore si trova infatti ad accompagnare le protagoniste durante il lungo percorso verso una reale conoscenza di loro stesse e dei loro desideri, fino a poco prima rimasti nascosti.

Inoltre, ho individuato una sottodominante emotiva legata allo scopo di intrattenere il lettore: essendo un testo narrativo, come spesso accade, l’autrice decide di invogliare il lettore e di coinvolgerlo senza farlo annoiare; tale approccio è amplificato dall’uso della punteggiatura, caratterizzata da diversi punti esclamativi e punti di domanda, oltre che da frasi breve e coincise, che in alcuni casi contribuiscono ad entusiasmare il lettore, in altri a provare compassione per i personaggi o a soffrire insieme a loro: tutti questi elementi riescono sicuramente nel loro intento di catturare l’attenzione di chi si dedica alla lettura. Grazie alla particolare attenzione riservata ai dettagli il lettore riesce inoltre ad immaginarsi senza difficoltà i luoghi, così come l’aspetto fisico dei personaggi.

Nel metatesto si è cercato di rappresentare le stesse dominanti e sottodominanti del prototesto, in particolare quelle di tipo espressivo ed emotivo, perché considerate di fondamentale importanza per una lettura piacevole e non tediosa. Per quanto riguarda la dominante critica da me individuata, il messaggio trasmesso dal testo di partenza potrebbe non essere colto appieno dal lettore modello in quello di arrivo, come succede in diverse occasioni quando si tratta di traduzioni; perciò si è tentato di sottolineare maggiormente le sopracitate questioni. D’altra parte:

Il traduttore è un lettore capace di bloccare determinate possibilità interpretative del proprio lettore modello e di attivarne altre non previste nel prototesto, l’opera originale.60

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