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Il salice giallo

4. Commento traduttologico

4.2 Microstrategie traduttive

4.2.9 Fattori Lessical

4.2.9.2 Lessico specifico

Come già anticipato, il lessico specifico presente nel testo è assai ridotto; tuttavia, in alcuni casi ho dovuto effettuare una ricerca per tradurre al meglio alcune espressioni. Prendiamo il primo testo: in diverse frasi vengono citati vocaboli specialistici del campo medico; data la presenza minima di tali termini, ho deciso di inserirne la traduzione tecnica, non considerandola di particolare ostacolo alla lettura del testo di arrivo; per tradurre al meglio ho eseguito una ricerca in rete e verificato di averli resi nel modo corretto. Ho deciso di non inserire note esplicative: avrei aggiunto informazioni che probabilmente non rientrano nella sfera di interesse del lettore modello.

人民医院彩超机探测结果是乳腺增生。(p. 2)

I risultati della mammografia mostrarono una proliferazione della ghiandola mammaria in corso nel seno sinistro. (p. 24)

彩超时,李医生在一边看了,也摸了,彩超图和人民医院的一样,只是医生结论不同:左乳发 现良性纤维腺瘤,无恶化可能,现在切除也可,观察一段再切除也行。(p. 3)

Fu il dottor Li ad esaminarla. La radiografia era uguale a quella dell’altro ospedale, però la diagnosi era diversa: aveva un fibroadenoma benigno che poteva ancora essere curato, lo si doveva solo tenere d’occhio. (p. 25)

Nel secondo testo, invece, notiamo una descrizione molto dettagliata del letto a baldacchino e della sua struttura. Anche in questo caso i termini utilizzati sono piuttosto precisi e hanno richiesto un’attenta ricerca, ma non sono di particolare impedimento per la lettura (anche in questo caso, infatti, non ho inserito note).

月光使床架表面呈现凹凸不平的阴影,若在白天,能清楚地看到这是一张具有晚清风格 的床,据说是桑桑的曾祖父结婚时所用,有名的三滴水床,全部用黄杨木做成,采用榫卯结构, 衔接紧密,雕花板上的每一处都有繁缛精细的雕刻,密集的细格子里有许多菱纹、动物、植物、 人物形象,组成热闹而丰富的构图,只是个别图案已经残缺,并且落了灰尘,就像陈年往事的 遗骸。(p. 40-41)

La luce della luna si rifletteva sul letto, che, coperto dalla zanzariera, sembrava pieno di buchi. La luce era così forte che sembrava giorno, e si notava chiaramente che quello era un letto di tarda epoca Qing;

le avevano detto che apparteneva al suo bis nonno quando era sposato; era un letto a baldacchino intagliato, fatto in legno di bosso, con struttura a incastro a tenone e mortasa; sui bordi del legno c’erano delle incisioni molto dettagliate: castagne d’acqua, animali, piante e figure umane. (p. 44)

Infine, anche le seguenti due frasi presentano termini “non comuni”:

屋檐下凝垂了冰条子,利剑似的悬挂。(p. 43)

Delle stalattiti di ghiaccio scendevano dalla grondaia, affilate come spade. (p. 45)

楼梯过道摆放着许多蜂窝煤,堆积的箱子、腿脚不全的桌椅一直架到天花板。(p. 38)

Il pavimento del corridoio che portava alle scale era cosparso di bricchetti di carbone a nido d’ape, con tavoli e sedie senza gambe ammassati l’uno sull’altro, fino a toccare il soffitto. (p. 42)

Per quanto riguarda la prima frase, ho avuto diverse indecisioni su come tradurre il termine

bīngtiáozi 冰条子. Inizialmente avevo optato semplicemente per “ghiaccioli”, ma mi sembrava un

termine poco accurato e troppo generico; quindi ho poi pensato a “stalattiti”: dato che la scena si svolge in un paesaggio invernale, freddo, il lettore non dovrebbe trovarsi in difficolta leggendo tale termine; secondo il dizionario, però, il termine stalattite si riferisce alla “Concrezione calcarea a forma di colonna che pende dal soffitto delle grotte carsiche”, e non si tratta del nostro caso; pertanto, ho quindi scelto infine il termine “stalattiti di ghiaccio”, più preciso e più semplice da immaginare.

Per quanto riguarda la seconda frase, invece, ho avuto alcune difficoltà nella traduzione del termine fēngwōméi 蜂窝煤. Inizialmente avevo optato per la semplice traduzione di “pezzetti di carbone” o “pezzi di carbone”; tuttavia, mi pareva un termine troppo generico e poco specifico, quindi, dopo una piccola ricerca ho scovato il termine “bricchetti”. Nemmeno questo, tuttavia, mi pareva abbastanza: se analizziamo il termine originale, in cinese viene specificata la base esagonale di tale bricchetto: il termine fēngwō蜂窝 viene infatti utilizzato per descrivere le strutture “a nido d’ape”. Quindi, infine ho scelto di tradurlo con “bricchetti di carbone a nido d’ape”: nonostante possa sembrare un termine poco comune, ho preferito non mutare la sostanza del testo di partenza.

4.2.9.3 Realia

Con il termine “realia”, coniato per la prima volta dai traduttologi dell’Europa orientale, intendiamo quei referenti la cui esistenza è limitata alla realtà della cultura emittente:

In ogni lingua ci sono parole, che, senza distinguersi in alcun modo nell’originale dal co-testo verbale, ciò nondimeno non si prestano a trasmissione in un’altra lingua con i mezzi soliti e richiedono al traduttore un atteggiamento particolare: alcune di queste passano nel testo della traduzione in forma invariata (si trascrivono), altre possono solo in parte conservare in traduzione la propria struttura morfologica o fonetica, altre ancora occorre sostituirle a volte con unità lessicali di valore del tutto diverso di aspetto o addirittura “composte”. Tra queste parole s’incontrano denominazioni di elementi della vita quotidiana, della storia, della cultura, ecc. di un certo popolo, paese, luogo che non esistono presso altri popoli, in altri paesi e luoghi. Proprio queste parole nella teoria della traduzione hanno ricevuto il nome di «realia» (Vlahov e Florin 1969:432).63

Nell’ambito della traduzione, sono pochi i testi in cui non sono presenti realia: è chiaro che traducendo un testo da un’altra lingua, sia esso tecnico o di natura narrativa, ci si troverà di fronte ad un confronto tra culture diverse, sentendo la necessità di trovare un compromesso. Le unità di misura sono un tipico esempio di realia: se in Italia usiamo i chilometri, negli Stati Uniti usano le miglia e in Cina i 里. Nelle frasi in cui sono presenti questi elementi, spetta al traduttore decidere come affrontare questo problema, lasciando l’unità di misura del testo di partenza anche in quello di arrivo, oppure ricorrendo al termine più simile nella cultura ricevente.

You’ll need to get your friends to bring three hundred kuai to bail you out. Tomorrow morning, everyone will be moved to the detention centre at Zhangmutou. It’s a good forty kilometres from here.’ His skin was almost as black as his boots and his expression was that of a consummate professional.64

Tale estratto dalla traduzione inglese di Ragazze del Nord, presenta una particolare scelta effettuata da Shelly Bryant per la propria traduzione: il termine cinese kuài 块 (che si riferisce all’unità monetaria cinese) è trascritto in pinyin e non è stato tradotto in alcun modo (sarebbe impossibile convertire una cifra ogni qual volta si parli di denaro).

Nei testi tradotti, esattamente come nell’estratto sopracitato, ho deciso di utilizzare termini della lingua italiana dove possibile:

去益阳市教师进修学校,要走过几里长堤,穿过简陋的兰溪镇,在镇的另一边,有个 简单的公共汽车站,搭乘简便的汽车,约行驶一个多小时才能到达。(p. 44)

63 Bruno Osimo, Il Manuale del Traduttore, op.cit., p. 111. 64 Sheng Keyi, Northern Girls, cit. p. 166.

Per andare alla scuola di Yiyang doveva camminare per qualche chilometro lungo l'argine del fiume, passare lungo il paesaggio semplice e banale di Lanxi, una città vicina che aveva una sola fermata dell'autobus. (p. 47)

Oltre alle unità di misura, ho avuto qualche problema di resa per quanto riguarda il sistema scolastico. Quello italiano consiste in scuole materne, scuole elementari, scuole medie superiori (solitamente di cinque anni, ma per alcune scuole professionali vige il sistema 3+2 in cui gli ultimi due anni sono facoltativi e incentrati sulla specializzazione); quello cinese, invece, consiste in scuole materne, nove anni di elementari e poi la Junior High School e la Senior High School, che sarebbero superiori e superiori specializzate. Nel secondo testo, infatti, vediamo i seguenti termini:

初中: abbreviazione di 初级中学, Junior Middle School; Junior High School; 中专: abbreviazione di 中等专科学校, Secondary Specialized School.

È evidente che per la traduzione italiana è stata necessaria un’attenta riflessione; inizialmente, infatti, secondo la mia traduzione il personaggio maschile frequentava le superiori, mentre la protagonista femminile l’università. Tuttavia, una frase scritta poco dopo mi costringe a cambiare scelta, facendomi intuire che lei non fosse già all’università:

A Yiyang, però, solitamente tali studentesse cercavano gli studenti universitari, mentre le universitarie cercavano gli studenti già laureati: il contrario sarebbe stato strano. (p. 48)

Quindi ho infine optato per tradurre, rispettivamente, con “superiori” e “specializzazione”.

Il rimando alle anatre mandarine è un altro dei realia da me individuati; nel testo, infatti, viene descritto un lavandino decorato con delle anatre rosse; un lettore occidentale potrebbe non cogliere il motivo per cui l’autrice abbia voluto sottolineare questa descrizione; in realtà, nella tradizione cinese, è consuetudine regalare ai novelli sposi oggetti vari con tale decorazione per augurare loro un felice matrimonio. Quindi, ho ritenuto opportuno inserire una nota per spiegarne il reale significato, in modo da offrire al lettore una completa comprensione del testo. Di seguito, il succitato passaggio:

Sfortunatamente, aveva ancora nella mente una chiara immagine di quel paio di scarpe da donna viste a casa di Lu Yitong, del loro colore e della loro eleganza; ricordava l'arredamento di casa sua, la tonalità: tutto ciò era un segno evidente che qualcuno in quella casa si era appena sposato. Specialmente quelle anatre rosse decorate sul lavabo. (p. 45)

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