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Maria Elisabetta Gerhardinger

in particolare dal Novecento alla nostra contempora-neità. Si tratta in prevalenza di opere bidimensionali di tecniche varie, ma non mancano alcune sculture molto interessanti fra terrecotte, alcuni gessi e ferri battuti, come sintetizzato nella sottostante tabella:

OPERE FORMA DI ACQUISIZIONE E DATA

Arturo Martini, La fata del bosco (alias Il fungo, alias Fata della foresta),

1910 circa, gesso originale, 17,5x6x9 Acquisto da Luisa Gregorj, 2019 Arturo Martini, Piastrella con figura femminile e testo pubblicitario della

Fornace d’arte Gregorj, terra smaltata in rosso, 1910 circa, 15 x 15 Dono di Luisa Gregorj, 2019 - 2020 Neri Pozza, Convalescente, terracotta dipinta, anni ’30, 60x35x70 Dono di Domenico Sasso, 2019 Renato Nesi, Autoritratto con sciarpa gialla, 1942, olio su tela 39,5x35

Il piatto vuoto, 1943, olio su tela 97,5x138 Dono di Patrizia Nesi, 2019

Giancarlo Tramontin, Figura rannicchiata, 1990, legno di balsa dipinto

70x47x5 Dono dell’artista, 2018-2019

Satyam, 7 opere in tecnica fotografica su pannello, date varie Dono dell’artista (Umberto Bidinotto), 2018-2019

Matteo Massagrande, Interno, 1996, acquaforte mm 231x497

Babette, 1998, acquaforte mm400x652 Dono Giorgio Fantin, 2018-2019

Antonio Buso, 5 tecniche miste su tela, inizio anni 2000 (fig. 1) Dono dell’artista, 2019 Pietro Slongo, 8 oli su tela, 1960 - 2012 Dono dei coniugi Bianchi –Nubiè, 2019

Mario Martinelli, Ombra di Memi Botter, 2019, rete metallica 230x280x1 Acquisto dei Diritti d’Autore dall’artista, 2020

Giuseppina (Pin) Monti, Dalla finestra, s.d., olio su tela Juti Ravenna, Finestra di bottega, 1937, olio

Juti Ravenna, Paesaggio (La casa della contessa Barbaroux a Vittorio V.to nel 1956), s.d. (1956?), olio su tela

Nino Tommasini, Villa veneta, 1965, olio su compensato

Transazione giudiziaria fra Comune di Treviso ed Eredi Pin Monti a seguito del

Lascito testamentario di Pin Monti in memoria del figlio Guy Stevenson, 2020

Vari autori fra cui Arturo Martini, Aldo Voltolin, Ascanio Pavan, Carlo Conte, Sergio Storel, Guido Cacciapuoti, 76 opere fra sculture, oli, tecniche miste, disegni e acquerelli, dell’Ottocento e soprattutto del Novecento

Lascito testamentario di Angela (Lina) Perraro Coletti, 2020

Fig. 3. Renato Nesi, Il piatto vuoto, 1943, olio su tela.

DONO PATRIZIA NESI.

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116 prezioso gesso di Arturo Martini La fata del bosco,

ope-ra di gope-rande ope-raffinatezza, prodotta da Martini intor-no al 1910 (fig. 4), quando si cimenta per la Fornace Gregorj in soprammobili lavorati come vere e proprie sculture, ma in miniatura e in piastrelle (fig. 2). È stato acquistato dalla professoressa Luisa Gregorj, ultima erede e custode delle memorie e dei materiali d’arte prodotti nella Fornace Gregorj nei primi decenni del Novecento.

L’importanza del pezzo sta anche nell’essere un ges-so originale, da cui risultano tratti in passato alcuni esemplari in terracotta e un bronzo postumo, comun-que privi del delicatissimo trattamento che l’artista riservò alle superfici questo prototipo.

Per il Novecento più avanzato opere significative sono l’olio su tela Il piatto vuoto del 1937 di Renato Nesi, do-nato dalla figlia Patrizia (fig. 3), e Finestra di bottega di Juti Ravenna sempre del 1937, pervenuto ai Civici Mu-sei a chiusura della vicenda del Lascito testamentario di Pin (Giuseppina) Monti, collezionista e pittrice lei stessa, in memoria del figlio Guy.

Un altro lotto importante per completare quello che sarà il riallestimento la nuova ala del museo Bailo, proviene dal lascito testamentario di Angela Perraro Coletti, grazie al quale il museo ha acquisito nel 2020 alcune opere fondamentali di artisti trevigiani che tro-veranno già posto al Bailo, tra i quali i Cacciapuoti, Aldo Voltolin, Ascanio Pavan (fig. 5). Altre opere pervenute ai musei in questo biennio hanno trovato posto in spa-zi istituspa-zionali accessibili al pubblico in Ca’ Sugana e Palazzo Rinaldi o saranno protagoniste di quelle espo-sizioni temporanee in cui i Musei civici propongono al pubblico, con il criterio della rotazione le proprie rarità.

Una parte qualitativamente importante delle opere pervenute ai Musei Civici trevigiani nell’ultimo bien-nio per dono, lascito o acquisto da parte dell’ammini-strazione comunale troverà inserimento nell’allesti-mento attuale o nel riallestinell’allesti-mento della nuova ala del Bailo di cui è in corso il restauro. Fra queste rientra il

Fig. 5. Ascanio Pavan, Case a San Nicolò, 1913, tempera su cartone esposta a Ca’ Pesaro nella mostra del 1913.

LASCITO LINA COLETTI PERRARO.

Fig. 4. Arturo Martini, Il Fungo

(alias La fata del bosco / Fata della foresta), 1910, gesso (matrice originale).

ACQUISTO DA LUISA GREGORJ.

MOSTRE

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120 diffusione del genere nei vari centri artistici a sud

delle Alpi.

Alcuni prestiti provenienti dalle collezioni di musei del Veneto, inoltre, hanno documentato il successo di questo genere in Italia.

La mostra era completata da una sezione, a cura di Denis Curti, dedicata alla fotografia contemporanea che testimonia come il tema della natura morta sia presente negli scatti di alcuni degli artisti più impor-tanti e celebrati a livello internazionale. La selezione di queste immagini è partita dall’assunto che la foto-grafia è sempre il risultato di una messa in scena. Ogni scatto è il punto di arrivo di un’azione consapevole che vuole declinare con forza la necessità di penetrare la realtà e di andare oltre le apparenze. Si è passati quin-di dalle Vanitas, capaci quin-di trarre in inganno quin-di David LaChapelle, ai crudi e ironici reportage di Martin Parr sul consumo di massa, dai magnifici e sensuali fiori di Robert Mapplethorpe ai Flowers di Nobuyoshi Araki, dalla serie dedicata alle zuppiere di Franco Vimercati all’idea di classicità pittorica di Hans Op De Beeck, al progetto Herbarium di Nino Migliori.

La mostra era quindi composta di sei sezioni: Merca-ti; Interni: tra natura morta e pittura di genere; Tavole imbandite; Vanitas; Caccia; Fiori; La natura morta e il sogno della fotografia.

Catalogo: Natura in posa. Capolavori dal Kunsthisto-risches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea, Catalogo della mostra (Treviso, 30 novembre 2019-30 settembre 2020), ed Marsilio, 2019.

L’esposizione, allestita al Museo Santa Caterina, curata da Francesca Del Torre, con Gerlinde Gruber e Sabine Pénot, ha documentato, come il soggetto della Natura morta si sia sviluppato tra la fine del Cinquecento e lungo tutto il XVII secolo a livello europeo, invitan-doci a guardare sotto una nuova luce uno dei generi più suggestivi della pittura europea. La prestigiosa collezione del Kunsthistorisches Museum di Vienna ha messo a disposizione, per l’occasione, 50 capolavo-ri – presentati per la pcapolavo-rima volta in Italia – di autocapolavo-ri come Francesco Bassano, Jan Brueghel, Pieter Claesz, Willem Claesz Heda, Jan Weenix, Gerard Dou, Evari-sto Baschenis, Gasparo Lopez dei Fiori, Elisabetta Mar-chioni.

Il percorso, al tempo stesso tematico e cronologico, ha mosso i primi passi dalla seconda metà del Cinque-cento, con un’accurata selezione di scene di mercato e rappresentazioni delle stagioni di Francesco Bassano e di Lodovico Pozzoserrato, ancorando solidamente il tema nel contesto geografico del Veneto. Il confronto con i mercati fiamminghi di Frederik van Valcken-borch e Jan Baptist Saive il vecchio hanno condotto il visitatore Oltralpe. È qui soprattutto, nel contesto geo-grafico, culturale e politico dei Paesi Bassi, che tali cre-azioni si perfezionano e specializzano, declinandosi in alcune categorie, come le nature morte scientifiche con i mazzi di fiori, le vanitas o allegorie della caduci-tà, le tavole apparecchiate, le nature morte religiose, le scene di caccia.

Artisti quali Jan Brueghel, Pieter Claesz, Willem Cla-esz Heda, Jan Weenix, Gerard Dou realizzano capola-vori che incantano per fasto, creatività e perfezione di esecuzione. Un gruppo di nature morte italiane ha illustrato, poi, attraverso le opere di Evaristo Basche-nis, Gasparo Lopez dei Fiori, Elisabetta Marchioni la