• Non ci sono risultati.

4. La mangiatrice di uomini: immagini della prostituta in Flaubert, Zola e Maupassant

4.2 La donna consumata

Per i nostri tre romanzieri, e anche per molti altri, il fatto di comparare la donna o una parte del suo corpo a un alimento sfocia su una rete metaforica le cui ramificazioni sono numerose. L’eroe de L’Education sentimentale, Frederic Moreau, sottolinea che la pelle di

Madame Dambreuse sembra tenera come quella di un frutto conservato (p. 160). Rimarca

inoltre anche l’odore di marzapane (la pasta di mandorle) che emana dalla chambre de toilette (spogliatoio) di Rosanette (p. 162). Maupassant va oltre, nel senso che in lui la metafora si accosta alla metonimia; ecco la sua descrizione di Boule de Suif:

«Piccola, rotonda ovunque, pancetta grassa, con delle dita gonfie, strozzate alle falangi, simili a una filza di corte salsicce; con una pelle lucida e tesa, una gola enorme che sporgeva sotto il suo vestito, restava tuttavia appetitosa e di successo tanto la sua freschezza faceva piacere da vedere» (p. 19).

E’ soprattutto in Nana che la metafora si trasforma in metonimia; in altre parole, la donna diventa un alimento potenziale. Dei personaggi maschili, o talvolta il narratore stesso, esprimono a più riprese la loro ammirazione per «questa ragazza bianca e grassa». Georges Hugon paragona l’attrice a dello zucchero (p. 1166). Anche Nana si percepisce come cibo. Stesa davanti al fuoco annuncia a Muffat:

«Ho la schiena cotta [...] Aspetta, mi cuocio un po’ il ventre ... [...] Aspetta, mi cuocio il lato sinistro ora [...] Ho l’aria di un’oca [...] Oh! è questo, un’oca allo spiedo [...] Mi giro, mi rigiro. È vero, mi cuocio nel mio sugo» (p. 1274-5).

Il narratore conclude: «E, cotta da tutti i lati, calda come una quaglia, si andò a ficcare nel suo letto, scampanellando per Zoé [la fedele cameriera/mezzana N.d.A.], per far entrare l’altro, che aspettava in cucina» (ibid. p. 1277). Qui il legame tra consumo alimentare e consumo sessuale non può essere più esplicito.

In effetti, gli uomini in Nana sono dei veri buongustai e il loro piatto preferito, non è certamente la coscia di pollo. Fauchery esclama a proposito di Nana: «Oh, è ben grassa! C’è di che mangiare» (cap. I, p. 1110). Il giovane Georges Hugon, paragonando Nana a dello zucchero, ride con una risata di «giovane buongustaio» (p. 1166), e dopo la sua prima notte con l’attrice, ha il volto «annoiato e goloso ancora di ragazza che ha ballato troppo» (p. 1240). Durante la scena della cena, il narratore informa che la cortigiana Blanche de Sivry era «molto assaggiata dai Russi, a causa del suo sovrappeso» (p. 1176). A teatro, Bordenave, volendo rassicurare Nana

che è scontenta di ricevere il principe e i suoi amici nel suo camerino, le dice: «Non vi mangeranno» (p 1207); la risposta del principe non è rassicurante: «Ma non è sicuro». Quanto al conte Muffat, la sua ossessione prende la forma di una golosità sessuale: «una pubertà golosa di adolescente» » (cap V, p. 1227) e «una golosità da bambino che non lasciava spazio né alla vanità né alla gelosia» (p. 1260).

In Flaubert e Maupassant l’immagine della donna consumata si costruisce per mezzo di allusioni molto più sottili. Ai segni del consumo di cibo si aggiungono i segni economici. I genitori di Rosanette vendono la loro figlia a un vecchio signore che la porta in un ristorante, dove avrà luogo la sua iniziazione gastronomica, sessuale ed economica. Questo basterà per trasformare Rosanette in prostituta. Vorremmo ricordare qui l’importanza dei pasti condivisi dalla lorette e Frédéric e segnalare che nel XIX secolo il fatto di mangiare in pubblico con una donna lasciava supporre un legame sessuale tra di loro, in una maniera quasi così chiara come il celebre ritratto di Rosanette «appartenente al signor Frédéric Moreau». I ristoranti così come i tavoli costavano denaro. Proprio come il ritratto e le cene, la lorette rappresenta un oggetto di consumo tra i tanti altri che vengono a tentare il borghese. Frédéric stesso si rivela il portavoce di questa filosofia:

«Quanto alla Marescialla, lui si giurava di non rivederla più; altre altrettanto belle non mancano, e poiché occorre del denaro per possedere queste donne, giocherà in Borsa il prezzo della sua fattoria [...] schiaccerà con il suo lusso la Marescialla e il mondo» (p. 241).

Il testo di Maupassant gioca sul senso letterale e metonimico, vale a dire sessuale, della donna consumata. All’inizio del testo, quando i viaggiatori sono tormentati dalla fame, il mercante Loiseau propone per scherzo che si mangino i viaggiatori più grassi. Questo consiglio, sebbene scioccante per delle persone «ben educate», lascia le sue tracce nel racconto; il conte, cercando di persuadere Boule de Suif a concedersi al Prussiano, le dice: «E tu sai, mia cara, che lui potrebbe vantarsi di aver gustato una bella ragazza quale non ne troverà molte nel suo paese» (p. 59). Quest’adulazione, unita alla descrizione alimentare già citata, rafforza ancor di più il concetto di consumo che appare nella comparazione fatta precedentemente tra le donne borghesi che tramano il complotto contro Boule de Suif e un «cuoco goloso che prepara la cena di un altro» (p 52): non c’è dubbio su che cosa (o chi) costituisca il piatto principale.

In queste circostanze non è sorprendente che l’unica scena di pasto piacevole a Tôtes (un nome che suggerisce «tôt» (prima, presto) e «toast» (una fetta di pane tostato), derivati dal latino tostus che vuol dire grigliato o cucinato) si svolge nel momento stesso del sacrificio culinario e sessuale della prostituta. Contrariamente agli altri pasti, l’allegria regna e i buoni borghesi si ubriacano tanto di champagne che pensieri sconci (la parola, che utilizza nel testo Maupassant è grivois) - facciamo notare che la parola grivois deriva dalla parola grive (tordo), un uccello che si distingue per un amore avido per l’uva.

Come si vede, in questi tre romanzi la donna è ridotta a un oggetto di consumo sessuale, cosa che è camuffata attraverso il riferimento alimentare. E tuttavia un dubbio persiste: la vittima accetta senza lamentarsi questa schiavitù più totale, la trasformazione del suo essere in oggetto? Oppure lei non sarà tentata di vendicarsi già alla prima comparsa di debolezza fisica del suo partner? Queste debolezze si manifestano nell’uomo dopo un pasto e dopo l’atto sessuale. Il comportamento sessuale della mantide religiosa acquista un senso inquietante, dopo Darwin,

nella misura in cui il consumo fisico (qui del maschio) segue subito il consumo sessuale. Se, da un lato, i testi storici e letterari dell’epoca descrivono la prostituta in funzione della sensualità e della golosità e, da un altro lato, l’esempio tratto dalla natura dell’atto sessuale trasformato in atto d’incorporazione si è rapidamente tradotta in mito e in fantasia maschile, è legittimo prendere in considerazione l’accostamento di questi due fenomeni nei tre testi presi in esame.